Serie TV > Provaci ancora prof
Segui la storia  |       
Autore: Rachele_Saranti    30/01/2016    3 recensioni
A volte le parole feriscono. Camilla l'ha capito a sue spese, ma riuscirà dopo mesi di lontananza da Gaetano a trovare le parole giuste per aggiustare il tutto?
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Camilla Baudino, Gaetano Berardi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Furono i primi raggi di sole che sbucavano tra le tapparelle della finestra a svegliare Camilla.
Dopo una notte di pianto e di incubi, era riuscita da poco a prendere sonno. Non si era nemmeno svestita. Il cuscino, macchiato di trucco, mostrava la grande sofferenza della donna.
Stropicciato e completamente mal messo.
Camilla aveva accantonato la lettera letta la sera precedente, i disegni di Tommy , e i diversi ninnoli che aveva tenuto. Per Gaetano e il piccolo Berardi aveva preso una scatola a posta, perchè loro, avevano un posto ben collocato e importante nella sua vita e nel suo cuore.
Una scatola all'apparenza come tutte le altre, ma non per lei. Quella era la scatola dove Gaetano aveva messo il suo regalo per lei. Un cappello, abbastanza stravagante e molto ampio. Quello lo aveva riposto con cura nell'armadio, mentre la scatola era divenuta una sorta di portagioie.
Una piccola stellina da sceriffo, alcune fotografie scattate insieme al parco del Valentino, una marea di disegni fatti con tanto affetto da Tommy, rose rosse ormai secche, e un biglietto giallognolo dalla scritta : E anche se tu non me lo dici...io ti amo.
C'era tutta la sua vita lì dentro. le diapositive che dieci anni prima Gaetano le aveva scattato di nascosto, mentre indagavano su un caso. lo ricordava ancora...se ne stavano loro due nella sala proiezioni. Stavano indagando insieme, cercando di fare mente locale su chi potesse essere coinvolto nelle indagini, quando Gaetano fece notare a Camilla quanto fosse venuta bene in quelle fotografie al funerale della vittima.
E poi...i suoi occhiali da sole, quelli che aveva dato a Livietta, e Gaetano si era ritrovato in casa proprio per colpa di suo nipote Nino.
Il primo sacchetto di grissini a sesamo che aveva condiviso con lui, nel suo primo caso da Prof/detective.
Troppi ricordi, tutti troppo insieme.
Camilla con un mugugno si alzò, e si stropicciò gli occhi.
Potti si era messo accanto a lei, e scodinzolando la guardava.

-Potti...hei che ci fai qui?
-Wooof
-Eh lo so... non ho affatto una bella cera.

Il cane scese dal letto e a passi felpati la seguì, mentre lei si dirigeva verso l'armadio. Quell'armadio.
L'armadio in cui due delinquenti avevano rinchiuso lei e Gaetano, legandoli come salami e imbavagliandoli. Si erano tolti il pezzo di stoffa ,che copriva le loro bocche senza permette loro di respirare, a vicenda. Poi la tensione erotica si era fatta più carica.
Corpo a corpo, il suo esile e mingherlino, contro quello possente e in accappatoio di Gaetano. Il suo seno contro i suoi pettorali, il suo ventre, contro gli addominali d'acciaio del commissario.
Occhi negli occhi, le mani fortunatamente dietro e legate.
Gaetano dopo averle tolto il bavaglio, aveva incominciato a baciarle il collo. Il suo bellissimo collo che lui aveva iniziato a sognare e desiderare già anni prima.
Un bacio, poi un altro. Lo strusciare delle sue labbra sulla pelle. Camilla avvampò. Il fiato iniziò a mancarle, e una sensazione di caldo e ardere proveniente dal profondo, iniziò a scuoterla.
Più lui la toccava, con grazia, passione, gentilezza, desiderio, più lei respirava cercando ossigeno. Sebbene la sua volontà fosse stata quella di impegnarsi in quel patto di solidarietà amorosa con Renzo...quella situazione la stava totalmente sviando. Al diavolo le buone intenzioni! Doveva per forza succedere qualcosa...lei non avrebbe retto ulteriormente alle "avance" non a parole, di Gaetano.
Un rantolo, la sua voce stava diventando più calda e roca. deglutì, socchiudendo gli occhi, mentre Gaetano continuava a ispezionare il collo della prof.
Poi finalmente qualcosa successe. Renzo rincasò con il piccolo Tommy. Ma non si diresse subito in camera da letto. Già...C'erano Livietta e Greg. Anche loro erano stati legati e imbavagliati.
Gaetano premette di più il suo corpo contro quello della donna, e lei involontariamente, cercando di tenersi in equilibrio, fece forza contro di lui. I loro corpi ormai aderivano perfettamente l'uno contro l'altro.
Gaetano continuò a baciarle, il collo, salendo più in alto verso la mascella e il mento.
Poi il rumore di una porta che si apre.
Renzo entra nella stanza.

-RENZO SIAMO QUI! SIAMO NELL'ARMADIO.

Camilla sa che ha solo pochi secondo a disposizione per ricomporsi, prima che il marito la trovi.
Ma riesce ugualmente a tornare abbastanza...normale.
Lui apre l'armadio, mentre Gaetano guarda Camilla con aria delusa, frustrata interrogativa e leggermente assassina.

-Slegaci!

Camilla non sapeva più dove guardare. Gaetano invece continuò a fissarla, a fissare i suoi occhi, le sue labbra, il suo viso, corpo. Renzo dall'altra parte iniziò a togliere le funi che le bloccavano i polsi della donna.

-Dopo io e te facciamo un bel discorsetto.

Niente di più niente di meno.
Camilla richiuse l'armadio, mentre un groppo in gola aveva reso irrespirabile l'aria della camera.
Il cane scodinzolò guardando di sbieco la donna.

-Sai Potti che facciamo oggi?
-Woof
-Andiamo da Paolo, e poi...

Ma il cane la interruppe.

-Eh? Come dici? Eh no...non abbiamo ancora finito di parlare. però ti posso dire che il commissario De Matteis, con me, è diventato...meno rigido.
-Woof
-Dici che lo fa solo perchè sono incinta? Beh...probabile.
-woof woof.
-Eh...

Camilla si sedette sul letto, guardando il cane, e poi prendendoselo in braccio.

-Sai,nemmeno io mi sarei aspettata quella reazione da Marco. Ma noi abbiamo deciso di voltare pagina

Il cane leccò il palmo della mano della donna.

-Ma certo, lo sai che tu sei il numero uno. Prima di te , solo Livietta e la piccola Camilla.

Poi guardò di nuovo gli oggetti della scatola dei ricordi.
Prese in mano la stellina che Tommy le aveva regalato con tanto amore e affetto.

-Sai, sarebbe stato davvero bello...
-Woof
-Lo so, ma ormai io ho fatto la mia mossa. Insomma, ho sbagliato, ma non posso tornare indietro Potti. E poi magari Gaetano si starà cercando di rifare una vita.

Il cane guaì.

-Lo so. Mancano tutti e due anche a me. E poi... questa bambina...- abbassò lo sguardo , e cambiò espressione divenendo triste e malinconica - Avrei voluto crescerla con il papà...proprio come nei miei sogni. Ma i sogni si sa Potti...sono desideri.

Bussarono alla porta.
Carmen entrò in vestaglia.

-Hei, come stai oggi Camilla?
-A parte che ho mal di schiena? Mio dio, non ricordavo un mal di schiena del genere da quando aspettavo Livia.
-Eh...è così che accade...
Camilla accennò un mezzo sorriso.
-Fai colazione con me?
-No, in realtà vorrei andare in Commissariato.
-Di domenica.
-Eh...di domenica.
-Ma...Ma Camilla, perchè non ci vai domani? Non credi che sia meglio che tu ...
-Che io finisca di parlare con Paolo De Matteis.

Carmen rimase in silenzio, vedendo la donna scegliere alcuni "stracci" da indossare per quella fredda mattinata, prima di raggiungere il bagno.
In pochi minuti fu pronta per uscire.

-Ah Carmen...credo che ...credo di non esserci per pranzo quindi non mi aspettare.
-Ma Camilla...
-Stai tranquilla, e pensa a Lorenzo. Ci vediamo sta sera.

Abbracciò la donna e prendendo l'ascensore in poco tempo si ritrovò al piano terra.
Gustavo il portiere, la raggiunse.
-Buongiorno professoressa Baudino.

-Buongiorno a lei Gustavo.
-C'è posta.
-Per me?
-Eh sì...da Milano.

Camilla sgranò gli occhi vedendo una busta gialla bella grande.
La osservò, la contemplò, poi decise di prenderla dalle mani dell'uomo.

-Grazie mille Gustavo, e buona giornata anche a lei.

Prese il pacco e lo portò in macchina.

-Vediamo chi è il mittente.

Una calligrafia abbastanza infantile, e un pochino sbaffata.
La scrittura di un bambino.

-Berardi Tomm...Tommy!

Gli occhi di Camilla si accesero di una luce e di una gioia che aveva provato davvero molto poco negli ultimi tempi, da quando i due Berardi non facevano più parte della sua vita.



"Cara Cami,
Come stai? Ho chiesto alla mamma se mi portava da te, ma lei ha detto di no perchè doveva lavorare. E allora io ti ho scritto questa lettera di nascosto e mi sono fatto aiutare da un mio amico per spedirtela. Ma perchè voi grandi siete sempre così pieni di cose da fare?
Mi manchi tantissimo, e mi manca anche Potti. Livietta come sta? E zio Renzo?
Senti, ma io volevo chiedertelo perchè papà a me non dice nulla : ma che cosa è successo tra te e papà?
Lui dice che avete litigato. Non potete fare la pace? Ti prego Camilla, io non voglio che tu sia triste e nemmeno il mio papà.
E poi, era bello quando stavi con noi.
Sai, in realtà non dovrei dirti nulla, ma io lo so che tu a noi ci vuoi bene, anche se papà dice il contrario. voglio che tu faccia pace con lui e che le cose ritornino come prima.
Allora, papà mi ha portato a vedere Roma. Sai che è proprio bella? Avevi ragione tu Milla...
Ti voglio bene, e mi manchi tantissimo. Voglio vederti.
salutami Potti.
Tommy."


Camilla rimase in silenzio, mentre due lacrime solitarie rigarono il volto molto truccato della donna.
Deglutì amaramente, e tirò su con il naso.

_Fosse così facile Tommy.

Poi notò la piccola postilla fatta a matita dal bimbo, che prima le era sfuggita.

-Ti lascio delle cose che potrebbero servirti. Perchè papà ha lasciato delle cose solo a me, perchè ha detto che si fida di me. Però io mi fido di te Camilla...


Dentro la busta trovò un mazzo di chiavi, e un indirizzo.
Rimase a bocca aperta. Per lo stupore, la sorpresa, la gioia, e la felicità.

-Via della Barcaccia 47, secondo piano , n° 5... ovviamente deve

trattarsi di Roma.
Camilla ripose con cura il biglietto nella busta assieme alle chiavi, e rimise tutto in ordine, continuando a stringere la lettera all'altezza del cuore, tirando un sospiro di sollievo.
Poi prese il cellulare.

-Carmen, Ciao sono io... Eh guarda...è una storia lunga, ma non credo che sta notte tornerò a dormire. Fidati...Carmen ti prego, fidati! Sto per fare la cosa più giusta che abbia fatto in questi ultimi dieci anni.

Riattaccò il telefono, e lo ripose in borsa. Poi qualcuno bussò al finestrino.

-Marco!

Il signor Visconti si ergeva davanti alla portiera, con un sacchetto in mano.

-Camilla! che ci fai in macchina? Dovevi essere a letto! Hai sentito quello che ha detto la dottoressa ieri?
-Ma...Io...Io stavo andando ...
-Non dirmi che volevi davvero raggiungere da sola mio fratello in commissariato?

Camilla abbassò lo sguardo.

-Marco, tu sta sera parti per Roma?

La domanda spiazzò il viticoltore.

-C..Cosa? No!No perchè? Aspetta...
-Ascolta, io ho davvero poco tempo. Devo parlare con tuo fratello, e devo fare una cosa. Possiamo parlare di quello che è successo ieri in un altro momento?
-Veramente io sono venuto qui per la colazione.

Rispose lui porgendole un sacchetto con dentro alcuni cornetti caldi alla crema.
Camilla rimase a sua volta interdetta.

-Marco io sono davvero desolata, ma in questo momento ho davvero una cosa importante da fare...

Marco guardò dentro l'auto e trovò nel sedile accanto a quello di guida, il pacco di Tommy.

-Che cos'è quello?
-Quello cosa?
-Quel pacco?

rispose Marco indicando la busta.

-Eh..appunto di quella che volevo parlarti.

Il Visconti fece il giro della macchina e aprendo la portiera si mise nel sedile accanto a quello della prof, spostando ovviamente la busta del piccolo Berardi.

-Marco devi portarmi a Roma.
-Ah...ecco perfetto quindi la nostr...eh? Cosa? No!
-Marco ti prego. Tommy mi ha appena dato la chiave di volta per...
-Tommy?
-Il figlio di Gaetano.
-Gaetano...il commissario?
-Eh sì.Ma è una storia lunga. Marco non abbiamo tempo da perdere. Mi ci devi portare.
-Eh ma Camilla, io oggi proprio non posso. Alle due ho un incontro con un viticoltore.

La risposta dell'uomo demoralizzò la donna.

-Ma no! ma come?! E adesso che faccio?
-Eh lo so Camilla, mi dispiace. Ma Rachele deve venire con me...a meno che...
-A meno che?
-A meno che...- l'uomo guardò la donna , e i suoi occhi si illuminarono.
-Resta qui un secondo-

disse uscendo dalla macchina e impugnando il cellulare.
Camilla osservò l'uomo titubante.
Rachele intanto si era recata in commissariato, proprio da Polo De Matteis.

-Posso?

bussò alla porta e senza nemmeno farselo ripetere due volte entrò.

-Hei, ma che ci fai qui?
-Ti ho portato la colazione. Ho visto che non hai mangiato nulla a casa, e ho pensato di portarti questo.

Rachele mostrò con orgoglio un contenitori di plastica salva freschezza all'uomo. Dentro un dolce di color del cioccolato.

-Che cos'è?
-Browne di New York. So la ricetta a memoria. Mia madre era un portento a preparare queste delizie. Così ho pensato che sarebbe stato un gesto carino dare il benvenuto in questo nuovo commissariato...a uno degli uomini più importanti che abbia mai incontrato.

De Matteis sorrise imbarazzato.

-Non credi di esagerare con gli aggettivi? E poi lo sai che preferisco non mangiare durante il lavoro.
-Ma oggi è domenica, e tu stai solo rimettendo a posto l'ufficio. Quindi...non hai scuse, Non puoi sottrarti all'assaggio di questa prelibatezza.

Gliela posò sulla scrivania, osservando la targa placcata d'oro su cui era stato inciso il nome di Paolo, seguito dalla carica ufficiale.

-Capperi! L'hai lucidata per bene!
-Perchè tu non lo faresti?
-Tenere lo studio lindo come il tuo? Si...può darsi, ma con qualche tocco stravagante qua e là. E per quanto riguarda la targa...beh no. Non valuto le persone in base alla targa meglio placcata sulla scrivania.
-Già...tu vai a più fondo nelle cose. Mi chiedo ancora perchè non hai deciso di fare psicologia, se ficcare il naso nelle vicende altrui ti riesce così bene...
-Peccato che tu non abbia la mia stessa sensibilità allora Paolo, ti potrebbe essere utile. Anche in fatto di donne.

Rimasero in silenzio a guardarsi negli occhi.
Rachele lo guardò fulminandolo con lo sguardo, quando il telefono di De Matteis squillò. Questi però non rispose subito...forse non facendoci più di tanto caso.

-Non rispondi?
-No, non voglio cedere alle tue provocazioni....sai essere così irritante a volte. Mio fratello ti ha istruita bene, non c'è dubbio.
-Non sto parlando di me, lo so bene di essere irritante. soprattutto con te. Io parlavo del telefono. Non rispondi?

Paolo notando il telefono vibrare, finalmente si degnò aprire la chiamata.

-Pronto? Marco, che cosa c'è? Cosa? Che cosa significa? ,,,No! Non ci pensare nemmeno! No, Marco no...MARCO NON TI AZZ...MARCO NON RIATTACCARE!


Troppo tardi.

Il Visconti evidentemente aveva appena detto a De Matteis qualcosa di abbastanza snervante.
Paolo sospirò e respirò profondamente prima di sbattere il telefono sulla scrivania alterato.

-Dicono che lo yoga possa aiutare a distendere i muscoli. io una volta tenevo una sorta di giardino Zen...se vuoi lo compro anche a te da tenere qui in ufficio...
-Ma tu hai sempre voglia di scherzare.
-In realtà sei tu che sei sempre con il broncio. Era Marco?
-Sì.
-Wow...arrabbiarti con tuo fratello di prima mattina deve essere proprio una bella seccatura. Sono sicura che ti stesse chiedendo un favore.

La canzonatura di Rachele ricevette uno sguardo , forse uno dei peggiori, di Paolo.
Posò alcuni oggetti sul tavolo, prima di guardare dalla finestra la strada.
Un'auto rossa se ne stava archeggiata fuori,
Rachele si affrettò ad affacciarsi anche lei.

-Wow...Marco è qui e...Non è da solo!- guardò meglio - Ma quella non è Camilla?-
-Eh...infatti.
-Quindi è qui per l'appuntamento. Vi siete dati appuntamento qui no?

Paolo non rispose, infilandosi la giacca.

-Che fai?
-Ho una cosa da fare. Senti...ti affido lo studio e soprattutto la mia collezione di lapis. Mi fido del tuo gusto trasandato.

Rachele scosse il capo ridendo.

-Quindi è questo il favore che devi fare a Marco!

Paolo non rispose, si fiondò fuori dal commissariato, mentre Rachele dalla finestra lo vide andar via.


Dopo nemmeno un'ora Marco fu di ritorno a casa accompagnato dalla stessa Marchesi.

-Quindi hai fatto in modo che Paolo accompagnasse Camilla fino a Roma?
-Beh in un certo senso sì.
-Ora mi spiego perchè era così innervosito.

Marco sogghignò.
I due giunsero fino alla porta dell'appartamento, e Marco inserendo la chiave nella toppa, entrò.

-Abbiamo l'incontro con i del Duca oggi alle due del pomeriggio. Quindi abbiamo la mattinata libera. Che facciamo?
-Non saprei.- rispose Rachele accarezzando il viso di Marco.
- Davvero non lo sai?
-Che ne dici se ci facciamo una bella passeggiata in centro Torino, e mi porti a bere una cioccolata calda.
-Hummm..e poi?
-E poi...pranzo al ristorante tu ed io in piazza Vittorio Emanuele...poi facciamo tutto corso Dante Alighieri a piedi, e poi...
-Valentino?
-Naaaa. Andiamo a vedere la pinacoteca vicino al Ponte. La mostra è gratuita, e Camilla mi ha detto che ci sono diversi quadri interessanti. Sempre se tu vuoi.
-E se dopo il pranzo, torniamo a casa e ci guardiamo un film?
-Pranzetto...cinema e riposino!? Meglio di quanto potessi desiderare!

rispose la ragazza sghignazzando allegramente e dando un casto bacio sulla guancia a Marco.

-Sei incredibile!
-IO? Ma guarda che fai tutto te! Mi stai trattando come una regina!
-Ti meriti questo ed altro!

I due si diressero in camere differenti, dove si cambiarono per poi uscirne pochi minuti dopo, completamenti trasformati.
Marco, indossando gli occhiali da sole, si guardò un ultima volta allo specchio, prima di raggiungere la giovane già nel corridoio.
Lei tutta contenta sventolava sotto i suoi occhi, una chiave piuttosto piccola e colorata.

-Guidi te o guido io?
-Il Sidecar a dicembre mi sembra esagerato.
-ma noi siamo anticonvenzionali...

Marco l'abbraccio, stropicciandosela tutta.

-Hai ragione! Qualche follia va fatta a volte! Meno male che ci sei tu a ricordarmelo!

Il viaggio verso Roma si dimostrò stranamente abbastanza tranquillo. Camilla e Paolo ebbero modo di confrontarsi e discutere a lungo, fino a quando la stanchezza e la spossatezza ebbe la meglio sulla donna, che in quel momento dormiva beata.
Via della Barcaccia. De Matteis era giunto a destinazione. In realtà non ci aveva nemmeno messo troppo a trovare la via giusta. D'altra parte, lui Roma la conosceva bene.
Camilla sedeva dalla parte del passeggero, completamente assopita e con un aria stranamente tranquilla. Una posa eterea, angelica; il suo viso diafano e scarno era coperto in alcuni tratti dalle ciocche di capelli ricci.
De Matteis ebbe quasi paura a svegliarla. In effetti non la svegliò. non subito. Volle osservarla in silenzio, studiandola nei minimi particolari. Era così strano e difficile per lui vedere la prof, finalmente inerme, senza che lo ostacolasse nelle indagini di polizia con le intuizioni miracolose, senza che proferisse verbo.
Era solamente lì, addormentata e rannicchiata quasi in se stessa, mentre le mani affusolate, contornavano la pancia, quasi come per difenderla da ogni male.
Era davvero bella.
Paolo ripensò a lungo alle parole che si erano detti in macchina durante l'andata, ed era convenuto probabilmente su una cosa : Rachele, aveva ragione. Loro due, erano molto più simili di quanto egli avesse mai potuto immaginare.
Preso quasi dalla tenerezza, avvicinò il pollice allo zigomo della donna, e glielo sfiorò. Una carezza delicata e una confidenza che Paolo non aveva avuto mai per nessuna donna.
Le toccò i ricci, e al tatto questi gli sembrarono morbidi e setosi. Un profumo misto, difficile da decifrare. Una fragranza buonissima che sapeva di Camilla. Inconfondibile.
E poi la pelle...bianca e vellutata. Due occhi grandi e ora chiusi, mostravano un trucco steso con maestria ed eleganza.
Paolo la guardò meglio.
Il viso dell'uomo si fece ancora più vicino, e questi, sganciatosi la cintura, avvicinò il dito indice alla bocca carnosa della profia. Quella labbra, vellutate..
Passarono altri minuti in silenzio, dove l'uomo ebbe quasi modo di memorizzare ogni minimo particolare della professoressa. Lei continuava a dormire profondamente.

-Camillla...che frana che sei! Ma mio fratello ha ragione, alla fine, nessuno riesce a resisterti.

Deglutì, e quasi timidamente abbassò lo sguardo.
Camilla sentendosi toccare, sebbene lievemente, dischiuse le palpebre e le sue iridi nocciola ancora assonnate si incatenarono a quelle di De Matteis.
Un momento di smarrimento, di confusione. Che cosa stava facendo Paolo?
L'uomo avanzò, sino a imprimerle con gentilezza un bacio a stampo.
Fu un attimo, un secondo. Poi De Matteis si staccò e abbassò nuovamente lo sguardo. Camilla rimase lì immobile, incapace di dire o fare qualsiasi cosa.
L'aveva baciata, una cosa leggera ovviamente. Però era successo.
Camilla deglutì imbarazzata, mentre Paolo cercò di trattenere dentro di se ogni tipo di emozione.

-Siamo arrivati. Questa è via della Barcaccia. Il resto lo sai. Se hai bisogno di qualsiasi cosa, basta che chiamo. OK?

Non si voltò nemmeno per guardarla negli occhi. Camilla si voltò verso di lui, e con una mano delicatamente gli accarezzò la guancia, sorridendo.

-Grazie...

Paolo annuì, mentre la donna prendendo la borsa, si affrettò a uscire dall'auto.

-Camilla?

la richiamò Paolo.

-Cerca di essere felice e... non farti più sfuggire le occasioni. Almeno tu, non commettere i miei stessi errori.

Camilla annuì e sempre a testa china di diresse verso casa di Gaetano.
Il destino le aveva appena fornito un'altra occasione, e lei questa volta non voleva assolutamente perderla.
Così mentre la professoressa Baudino si allontanava a larghe falcate dal parcheggio, il commissario De Matteis si ritrovò di nuovo tutto solo.
Si sedette di nuovo alla guida, e rimase lì a pensare e sospirare.
Il suo legame con Camilla era cambiato in quei giorni. Quel bacio. quell'unico casto e veloce bacio che era riuscito a darle però gli era piaciuto tanto. Era qualcosa che da tempo aveva in mente di fare.

Doveva essere quasi sera, quando Gaetano tornò a casa. Aprì la porta ed entrò, sbattendo poi la borsa per terra.
Sospirò, e respirò con rabbia.
Le sue giornate da quando Camilla non era più con lui erano divenute dei veri e proprio incubi.
Respirò ancora l'aria di casa, e la trovò piacevolmente cambiata. Sapeva di pulito, sapeva di buono, sapeva di Camilla.
Si guardò attorno perplesso, togliendosi il cappotto.
Luci spente, e solo il flebile bagliore di qualcosa che proveniva dalla sala.
Candele, candele profumate, e una tavola apparecchiata. Due bicchieri di Vermut e un mazzo di fiori con un biglietto.
Non poteva essere. Tutto questo era un sogno, una delle sue tante illusioni. Un miraggio.
Camilla non poteva essere lì, lei ipocrita com'era, aveva deciso di rimanere a Torino. Aveva deciso di non scegliere, di mandare all'aria la loro relazione.
Eppure la casa non era più nello stato in cui l'aveva lasciata quella mattina. Era perfettamente in ordine, linda.
Il commissario sgranò gli occhi.
Davanti a lui, su quel divano, sedeva comoda, e addormentata una donna. Il viso stanco, ma pur sempre bellissimo. i capelli meshati e ribelli che incorniciavano quegli occhi e quella bocca così perfetti.
Il trucco pesante che aveva applicato le donava, così come il vestiario. Qualcosa d semplice e di sobrio. Un paio di Jeans scuri attillati, ma nemmeno troppo essendo incinta, una maglia blu con lo scollo a U e un cardigan aperto dello stesso colore della maglia.
Sarebbe sembrata ancora più magra di quanto non fosse già stata, se non per quella piccola rotondità sporgente al livello del ventre.
La Prof era lì sul divano di casa sua. In una mano reggeva ancora il bicchiere di vermut vuoto, mentre l'altra era appoggiata sulla pancia, e sembrava quasi voler proteggere la creatura che stava crescendo da sola.
Gaetano si avvicinò a lei, con timore e cercando di non svegliarla.
Era così bella.
Passo felpato, movimenti lenti, il commissario giunse a pochi centimetri dalla Baudino, osservandola in ogni suo particolare, ancora estasiato.
Era lì, era giunta fino a Roma per lui. Come aveva fatto a sapere dove lui stesse?
beh, logico, dieci anni prima si erano dati appuntamento proprio in quel loft. Ma Camilla poteva anche aver dimenticato l'indirizzo. D'altra parte, lui aveva cambiato così tante volte casa.
Prese la coperta di pile, e gliela sistemò con grazia, accarezzandole una ciocca ribelle.
Lei parve quasi ammorbidirsi al tocco della sua mano.

-Gaetano...

Un nome. Il suo. Nel sonno, quella parola. Camilla aveva pronunciato quel nome. Lo stava sognando probabilmente.

-Gaetano...

un sospiro, un respiro. Una smorfia più intensa, più cupa, più inquieta.

-Gaetano...Gaetano...

Berardi rimase seduto sul pavimento in parquet osservando la donna, senza dire nulla.

-Amore...Ti prego...Perdonami, io ti amo

Il silenzio, un momento in cui lei continuò a dimenarsi ancora di più, e lui incominciò a guardarla preoccupato.
Lo aveva chiamato Amore, lo stava pregando di fare qualcosa...o di non fare. E poi quelle parole. Quelle parole che lui avrebbe tanto voluto sentire quando era ancora a Torino.
Ti amo. Ma solo in sogno doveva sentirla dire queste cose? Certo che lo amasse, ora ne aveva la conferma, ma avrebbe preferito sentire quelle parole da desta.
Continuò a guardarla, mentre la donna piano piano si svegliò dall'incubo.
Già, perchè per lei quello era l'ennesimo incubo.
Gli occhi color del ghiaccio, si incatenarono a quelli arrossati e assonnati della prof.
Un momento in cui si osservarono senza dirsi nulla.

-Camilla...
-C...ciao Gaetano.

Titubanza, paura, imbarazzo. Da quanto tempo la stava guardando? Chissa che cosa avesse mai potuto dire in sogno.
Altri momenti di silenzio, altri momenti di ansia.
Gaetano guardò le mani della prof, ancora sul pancione.
Già quel pancione. Doveva vederci più chiaro, doveva capire molte cose. D'altra parte se la sua prof aveva fatto tanta strada per arrivare fino al suo loft, una ragione c'era. Ma Camilla non era capace di aprirsi. Non se qualcuno la spronava e la stuzzicava. Questo Gaetano l'aveva capito dopo undici anni abbondandoti di frequentazione.

-Noto...che...ti sei data da fare

Una stilettata. Era ironico? Lo pensava davvero? Non poteva davvero pensare che lei avesse avuto qualcun altro dopo di lui. Oppure sì.

-Gaetano...
-Camilla, perchè sei tornata? Immagino che tu non sia sola qui a Roma, perchè nello stato in cui sei...non credo che tu abbia fatto tanta strada da sola in macchina...
-No infatti ma...
-E quindi? Sei venuta fino qui a farmi vedere che bella famiglia felice che stai componendo con la tua nuova "fiamma"?
-Ma..
-Potevi risparmiarti la cena e queste premure. Camilla, quello che tu hai deciso di fare della tua vita non mi interessa più. Sai, è finito il momento in cui mi struggevo per te. Per poi cosa? Un rifiuto?

Camilla abbassò lo sguardo.

-Chi ti ha dato le chiavi per entrare?

Non poteva certamente dirgli che era stato Tommy.Si sarebbe anche arrabbiato con lui, e quel bambino aveva gia sofferto abbastanza, anche a causa sua.

-Io...ho...aperto la porta, con una forcina.

rispose. Scusa più banale e stupida non poteva trovarla.

-Ti intrufoli in casa mia come una ladra...bene! Sai che questa è effrazione con scasso a un pubblico ufficiale?

Camilla deglutì.

-Beh , almeno adesso hai la casa in ordine.

cercò di ironizzare,posando lo sguardo altrove.
Altri secondi di silenzio.
Camilla si alzò dal divano e si massaggiò la schiena dolorante.

-Ci hai messo davvero molto poco a consolarti. Dimmi... a quand'è il matrimonio con Michele?

Camilla alzò lo sguardo stringendo i pugni.

-Io e Michele, non stiamo insieme.
-E prima stavate insieme?
-No. Ti ho mentito,e tu lo sai. Non ho mai fatto nulla con lui. Ci siamo lasciati quando io ero ancora giovane, e da lì non è più successo nulla.
-Falsa testimonianza...aggiungiamo anche questa.
-Gaetano, ti sto dicendo la verità.
-Forse adesso...ma quando ti chiesi di confermare l'alibi di Carpi, tu senza indugi mi dicesti che...avevi passato la notte con lui a giocare a briscola...e non so cos'altro.

Camilla non rispose.

-E quindi, se non è Michele...cos'è? Finalmente il senso di famiglia è prevalso, e tu te ne sei tornata con Renzo?
-Renzo è in Giappone, e io vivo con Carmen adesso.

Gaetano annuì, lasciando intravedere un mezzo sorriso.

-Quindi,mi sa che devi indagare più a fondo per trovare la verità.
-E tu ci hai mai guardato in fondo? Tu hai mai guardato dentro te stessa Camilla per capire che cosa volessi dalla vita?
-Sì.
-Sì? E quando? Dimmelo, perchè mi sa che me lo sono perso.
Gaetano si avvicinò alla donna, riducendo tra di loro le distanze.
-La verità Camilla, è che tu hai sempre voluto me al tuo fianco solo come ripiego. Solo quando non avevi di meglio, solo perchè...perchè tu volevi sentirti sempre al centro dell'attenzione. Ma tu un figlio da me, non l'hai mai voluto veramente....tu nel nostro rapporto non ci hai mai creduto.

Camilla strinse i pugni, e guardò con aria furente Gaetano.
Come poteva dire questo? Come poteva dire che lui non fosse mai contato nulla nella sua vita?

-Ti sbagli di grosso Gaetano.
-Mi sbaglio? Tu dici professoressa?
-Sì, e se non riesci a capirlo , significa che sei davvero...molto infatile. Ma veramente molti infantile!

Infantile.
Un aggettivo che Camilla aveva già utilizzato in passato con lui. Per quella occasione si erano ritrovati a litigare al ristorante giapponese.
Era stata una serata abbastanza complessa quella. Iniziata male e finita non proprio nel migliore dei modi.
Gaetano voleva certezze, questo era sicuro. Aveva invitato Camilla al ristorante e i due avevano incominciato a parlare della loro relazione. Quelli che ne era uscito fuori era stata una litigata, dove la gelosia aveva avuto senza dubbio la meglio. Lei lo aveva definito Infantile e lui le aveva chiesto il modo per fare breccia nel suo cuore.
Ovviamente Gaetano aveva cercato poi di rimediare il tutto con un bel mazzo di fiori,rose rosse....
Ma qualcosa andò comunque storto. Quella, non era sicuramente la loro serata! Sembrava che tutte le forze esterne si fossero coalizzate contro di loro : Renzo, Livietta, Potti...chiunque!

-A capire che cosa Camilla? Capire che cosa?

Domanda provocatoria? Domanda di sprono? Gaetano stava cercando di metterla alle strette con i suoi soliti trucchetti da commissario.
Un respiro, Camilla abbassò lo sguardo, e deglutì.

-Allora? Che cosa hai da dire, per insinuare il fatto che io non capisca? Correggi la mia affermazione.

Gaetano di avvicinò ancora di più alla donna. Pochi centimetri separavano i loro corpi.
Era il momento. Ora o mai più, Camilla doveva giocare la sua ultima carta.

-Io nel nostro rapporto ci ho sempre creduto...avevo solo bisogno dei miei tempi.
-Cos'è? Siamo alle solite? Le solite cazzo di scuse Camilla? Tu che hai bisogno di tempo, e intanto, mentre pensi al nostro rapporto platonico, dove io sono solo uno zerbino, tu te la fai con il primo che passa e rimani pure incinta e...

Non finì la frase.
Un colpo. Un gesto, un attimo. Gaetano portò la mano alla guancia che era diventata rossa.
Camilla gli aveva appena dato uno schiaffo, e ora i suoi occhi si erano fatti tristi e incupiti. Carichi di lacrime e di paura, iniziarono a fissare qualsiasi cosa in quella stanza che non fosse Gaetano.
Secondi di gelo, secondi di rabbia e di amarezza.

-Se pensi questo di me, se non credi che io ti ami veramente, che abbia fatto tutto questo per te, e che questa bambina possa davvero essere frutto del nostro amore, allora...sei davvero caduto in basso Commissario. Molto in basso.

Ecco! lo aveva detto!
Furono le uniche parole che riuscì a trovare la donna,allontanandosi dall'uomo e prendendo la giacca e l'ingombrante e grandissima borsa.
Se ne stava andando. Doveva andarsene. Ormai non c'era più nulla da fare.

-Per me, la visita finisce qua.

Fece per raggiungere la porta, quando Gaetano la fermò,prendendola per un braccio, prima con delicatezza, poi con più forza ma senza farle male, perchè questa si dimenava.

-C...Camilla aspetta...
-No Gaetano....Lasciami andare.
-C...Camilla, per favore. Parliamone.
-Adesso, mi dici così? Ma se fino a qualche secondo prima mi hai trattata proprio come un mostro...come una...una puttana? Come il peggior essere umano su questa terra? Sì Gaetano, io ci ho guardato dentro di me, e ho capito che cosa è giusto. Sono venuta fino qui per dirtelo di persona, ma evidentemente tu hai altre vedute. Comprendo...è comprensibile. Ma adesso lasciami stare.
-Camilla, ti prego...

Gaetano, strinse di più, e con uno strattone la spinse verso di lui.
Lei fece resistenza.

-Non era mia intenzione..
-Che cosa? darmi della sgualdrina? Eh caro Gaetano, questa non è una mia prerogativa. Piuttosto la tua, da quanto io possa ricordare. Perchè io...posso aver commesso tanti errori, ma non sono andata a letto con nessun'altro uomo se non con te, e prima di te Renzo. Michele...è vero, lui mi ha baciato, ma io non ci ho tenuto a voler approfondire la situazione, perchè comunque fossero andate le cose, innocente o meno, io amavo te.

Era fredda, pungente, tagliente.
Gaetano di avvicinò a lei, senza mollare la presa.
Lei lo guardò con diffidenza.

-Gaetano lasciami.Se pensi che io sia venuta qui per umiliarmi,allora te lo puoi scordare.
-Camilla...

Lei abbassò lo sguardo, e lui con velocità le toccò il ventre.
Una scossa elettrica per tutta la colonna vertebrale. tutti e due ne rimasero elettrizzati.

-Camilla, perchè?
-Perchè è giusto che tu ti faccia a tua vita. E io...io la mia.
-Non posso permettertelo. Non se c'è di mezzo nostra figlia.
-Mia figlia crescerà benissimo anche senza di te. Tanto fino a qualche minuto fa credevi che fosse frutto di qualche "relazione" clandestina. E poi...credo che non sia molto diverso dal bel servito che avevi dato a Eva anni fa, quando nacque il piccolo Tommy.
-Tommy è ...è un argomento diverso.
-Ma davvero? A beh. perchè adesso che lui ti riconosce padre è tutto diverso! Certo, adesso sei il suo eroe! Ma anni fa, quando lasciasti Eva da sola a crescere, in modo giusto o sbagliato che sia, quel bambino? Eri anche lì interessato? Eri anche lì "Padre"?
-Le cose sono cambiate, e non voglio commettere lo stesso errore anche con te Camilla...perchè io voglio esserci per voi due. Perchè ti amo, e ti avrei già sposato...
-E poi mi avresti lasciato come è successo con Eva?
-NO!

Un altro piccolo passo e l'uomo fu di nuovo vicinissimo alla donna.
Camilla rimase immobile, mentre Gaetano la cinse in un abbraccio. Ma non un abbraccio qualsiasi. Qualcosa di indescrivibilmente profondo. Quei tipi di abbracci coinvolgenti che significano dolore sollievo e sofferenza, tutto nello stesso momento.

-No Camilla, ti sbagli , ti sbagli di grosso.

Un attimo, un secondo; le sue labbra si avvicinarono a quelle della donna, e gliele accarezzò dolcemente con un bacio. Gaetano socchiuse gli occhi, aspettandosi una qualsiasi reazione di accezione negativa da parte della donna. Uno schiaffo, una spinta per allontanarlo...
Camilla si liberò dall'abbraccio di Gaetano,le sue mani si ritrovarono all'altezza del viso dell'uomo, a cingergli la testa, e a intrufolarsi tra la massa spettinata di capelli marrone chiaro.
I movimenti di Gaetano vennero assecondati da quelli di Camilla, in famelico bacio che sapeva di passione e di necessità.
Le loro lingue danzarono incessantemente, scontrandosi di tanto in tanto. Una lotta che sembrava non avere mai fine; nessuno dei due riusciva realmente a battere l'altro.
Un bacio dalle mille sfumature, proprio come quelli che si erano dati anni prima in quella piazza a Roma, davanti al Bar Mario. Gli stessi e ancora di più carichi di desiderio che li accompagnarono in quella notte piena di amore, quando per la prima volta si riscoprirono amandosi fino alla luce del mattino seguente.
Più i secondi passavano più il bacio diventava soffocante.
Gaetano si staccò per mancanza di ossigeno e con il pollice, accarezzò lo zigomo della donna.
Avevano entrambi il fiatone.
Camilla abbassò subito lo sguardo, ma Gaetano prese il suo volto tra le mani.

-Camilla...

-Gaetano non facciamoci altro del male. Ti prego...
Si staccò dall'uomo, e si diresse verso la porta.

Ecco fatto! L'aveva persa. Ormai definitivamente. Non c'era più nulla che potesse fare. Perchè era venuta? Per rompere definitivamente ogni rapporto con lui? per dimostrargli quanto era stato sciocco a lasciare Torino? A capire che la figlia che lui tanto aveva desiderato, non l'avrebbe mai cresciuta assieme alla donna che aveva cercato di dimenticare in vano?
Senti il rumore di passi che si allontanavano da lui.


***
Ecco ci qua...vie è piaciuta anche questa parte (kilometrica)?
Fatemi sapere.
Un bacione e al prossimo capitolo.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Provaci ancora prof / Vai alla pagina dell'autore: Rachele_Saranti