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Autore: Matt_Sivert_91    30/01/2016    1 recensioni
In una fredda notte invernale Sabrina, diciottenne che lavora in un locale per soli adulti, viene rapita mentre sta tornando a casa.
Si risveglia in un palazzo abbandonato, legata su un materasso gettato a terra ed imbavagliata.
L'intervento di uno sconosciuto, proprio quando sta per essere violentata, costringe il suo aggressore alla fuga.
Il suo salvatore però rimane ferito da un colpo di pistola alla testa durante la colluttazione e perde la memoria. Dopo aver ricevuto le cure in ospedale, Sabrina decide di ospitarlo a casa sua, visto che non ha un posto dove stare.
Inizia così a svilupparsi tra i due un rapporto molto intenso ed anche in qualche modo eccessivo.
Tra le indagini di un ispettore molto ambiguo e il torbido ambiente in cui è costretta a vivere Sabrina, i due vivranno molte vicissitudini e saranno costretti a compiere scelte complicate.
Il passato di Hero, nome affibbiatogli dalla ragazza, è sconosciuto.
D'altra parte quello di Sabrina nasconde un terribile segreto che l'ha profondamente segnata, ma che lei pare aver dimenticato.
Riusciranno i due a crearsi un futuro felice insieme, oppure i fantasmi del passato e l'incombente minaccia del ritorno dell'aggressore glielo impediranno?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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"Come sta il ragazzo che è arrivato ieri con me?" fu la prima cosa che Sabrina chiese al suo risveglio all'infermiera di turno.

L'infermiera la rassicurò prontamente affermando che le sue condizioni erano stabili, quindi non era in pericolo di vita.

Le spiegò che aveva riportato una ferita superficiale alla testa, dovuta ad un proiettile che l'aveva colpito di striscio.

Ad ogni modo i dottori preferivano tenerlo sotto controllo ancora un po', al fine di verificare l'eventuale presenza di danni al cervello.

Sabrina rimase quasi senza fiato. Le tornarono subito in mente lo stato confusionale del ragazzo e l'apparente perdita di memoria.

"Posso vederlo?" domandò con un filo di voce.

"Adesso sta dormendo. La ferita alla testa gli faceva molto male e perciò gli abbiamo somministrato degli antidolorifici. Ha bisogno di riposare" le riferì gentilmente "ora dovrà parlare con la polizia, è da ieri che insistono. Hanno molte domande da farle a quanto pare".

Detto ciò uscì dalla stanza ed al suo posto entrò un uomo.

Era sulla trentina, abbastanza slanciato, dalla corporatura robusta. Indossava una camicia bianca, una giacca blu di velluto e jeans neri.

Portava una barba appena accennata e aveva due profondi occhi marroni che catturarono subito lo sguardo di Sabrina.

"Ispettor Simone Tarri, mi è stato affidato il tuo caso" si presentò stringendole la mano "ah giusto, non ti offendi se ti do del tu, vero Sabrina? ".

Lei diede il suo assenso con un rapido cenno del capo.

"Ottimo, odio le formalità. Ti andrebbe di dirmi cosa è successo ieri notte?" domandò senza tanti preamboli.

Sabrina raccontò tutto ciò che ricordava e si trovò piuttosto in imbarazzo a parlare del suo lavoro, come le capitava sempre dopotutto.

Parlò anche dei tre ragazzi che l'avevano aggredita, prima che l'uomo col passamontagna la rapisse.

Descrisse meglio che poté quegli interminabili minuti vissuti nel palazzo abbandonato.

Il tentato stupro interrotto dall'arrivo del giovane sconosciuto, la successiva colluttazione ed infine i due spari.

L'ispettore, che fino a quel momento l'aveva ascoltata in silenzio prendendo nota sul suo taccuino, la interruppe.

"Quindi hai sentito due colpi di pistola?" domandò sorpreso "quelli della scientifica hanno trovato solo un proiettile, quello che ha ferito il tuo eroico salvatore...ciò vuol dire che forse il tuo rapitore è stato ferito. Interessante. Prosegui pure."

Sabrina terminò il suo racconto parlando dello strano comportamento del ragazzo al suo rientro nella stanza e del suo successivo svenimento, fino all'arrivo dei soccorsi da lei chiamati.

"Grazie, sei stata molto brava" affermò soddisfatto l'ispettor Tarri avviandosi alla porta "vado a vedere se il ragazzo si è svegliato...vieni con me?".

Sabrina non se lo fece ripetere due volte, saltò giù dal letto e lo seguì.

Alla porta della stanza del giovane c'era un poliziotto di guardia che scattò sull'attenti per salutare l'ispettore e li lasciò passare senza fare domande.

Il ragazzo giaceva addormentato, con una vistosa fasciatura a coprirgli la fronte e parte dei capelli.

Sabrina lo guardava con velo di apprensione, anche se sapeva che non era nulla di grave, almeno secondo i medici.

Vedere il suo buon samaritano incosciente la agitava.

Si sarebbe tranquillizzata soltanto al suo risveglio.

Si sentiva tremendamente in colpa per quel proiettile che si era preso per lei.

Non osava immaginare cosa avrebbe provato se avesse riportato danni cerebrali.

A interrompere il flusso di quei pensieri negativi fu Tarri.

"Non sappiamo chi sia. Non aveva il portafoglio con sé e nemmeno un cellulare. Vedremo se al suo risveglio il tuo salvatore avrà un nome oppure resterà un mistero" disse con un'espressione enigmatica sul volto.

Un accenno di sorriso apparve sul viso di Sabrina all'idea di conoscere il nome del ragazzo.

"Sono contento che tu riesca a sorridere dopo quello che ti è successo, è la cura migliore in questi casi, sai? E poi hai un bellissimo sorriso" si complimentò guardandola maliziosamente.

Lei diventò improvvisamente rossa e distolse lo sguardo.

Era inspiegabile, ma qualcosa in quell'uomo la rendeva nervosa ed emozionata al tempo stesso.

Lui, facendo finta di non aver colto il rossore sul suo viso, si diresse verso la porta.

"Se vuoi puoi restare qui con lui finché non si sveglia" le concesse indicando il giovane con un gesto della mano "ti chiedo solo di avvertire il piantone qua fuori quando accadrà, così potrò venire a fargli due domande. Il suo aiuto potrebbe essere fondamentale per catturare il tuo aggressore".

Dopo aver detto ciò, se ne uscì.

Lei si accomodò su una poltroncina di fianco al letto ed iniziò ad osservare il ragazzo.

Aveva i capelli castano chiaro abbastanza corti, ma dritti come se fossero stati appena spalmati col gel.

Il naso era abbastanza grande e appena ricurvo, ma nell'insieme del suo viso non stonava.

Le sopracciglia erano sottili, le guance asciutte ma non scavate, gli zigomi poco pronunciati e la mandibola stretta che terminava in un mento di dimensioni ridotte.

Nonostante stesse dormendo, il suo volto era contratto, come se qualcosa lo turbasse anche in quello stato di incoscienza.

Nel silenzio della stanza si trovò nuovamente a pensare ai fatti di quella notte e si strinse le ginocchia al petto, rabbrividendo e trattenendo a stento le lacrime.

Guardare nuovamente il ragazzo ridotto in quello stato, vivo, ma con il rischio che qualcosa nel suo cervello potesse non funzionare più come prima, le fece perdere la battaglia contro il pianto.

Calde lacrime le rigarono il viso e lei lo nascose contro le ginocchia.

Nessuno aveva mai fatto qualcosa di così generoso nei suoi confronti, tanto meno uno sconosciuto.

E ora lui giaceva lì, inerte su un letto d'ospedale, solo per averla aiutata.

Il trauma per l'aggressione subita e i sensi di colpa per le condizioni del ragazzo non le permettevano di smettere di piangere.

Ad un tratto sentì una voce dire "Perché stai piangendo?".

Lei alzò lo sguardo e vide il ragazzo nel letto che la guardava con un'aria a metà tra il sorpreso ed il preoccupato.

Rimase senza parole e sul suo viso si dipinse un'espressione di gioia.

Le lacrime di tristezza furono sostituite da quelle di felicità.

"Ma io mi ricordo di te!" esclamò il ragazzo riconoscendola e sporgendosi verso di lei "sei la ragazza che era legata sopra il materasso in quella stanza. Come stai?".

A quel punto una fitta di dolore alla testa lo colse all'improvviso e dovette rimettersi sdraiato.

"Resta sdraiato! Ti hanno sparato in testa! Non devi sforzarti" lo rimproverò preoccupata Sabrina riuscendo finalmente a parlare "Io sto bene ora...grazie a te...".

"Mi hanno sparato?" domandò lui sorpreso "non lo ricordo...a dire il vero non mi ricordo nulla di antecedente al momento in cui ti ho vista in quella stanza e ti ho liberata...e neanche dopo."

"Davvero non ricordi nulla? La colluttazione con il mio aggressore, i colpi di pistola, niente?" chiese a sua volta lei ansiosamente.

"No, veramente. Non so neanche come sono arrivato in quella stanza e come sono finito in questo letto di ospedale" rispose il ragazzo.

Il giovane sembrava davvero turbato dalla situazione.

"Sei svenuto dopo avermi liberata, io ho cercato di tamponare la ferita e ho chiamato i soccorsi, poi ci hanno trasportato qui insieme" gli spiegò con un velo di tristezza nella voce.

"Di questo ora ricordo qualcosa...dei rumori, delle luci e...la tua voce..." disse lui guardandola dritto negli occhi.

"Beh si, cercavo di tenerti sveglio...non volevo che tu morissi..." rivelò Sabrina arrossendo leggermente.

Un silenzio imbarazzato cadde tra i due e lei lo guardò per la prima volta con attenzione negli occhi.

Erano di un azzurro particolare, non luminoso ma nemmeno spento, e lei li trovava davvero interessanti.

Il ragazzo dopo pochi secondi distolse lo sguardo ed altrettanto fece lei con il cuore che le batteva all'impazzata.

Ad interrompere quel momento di tensione fu l'ingresso in stanza dell'ispettor Tarri che esordì dicendo "Che bella novità! Il nostro eroe si è risvegliato! Tu non dovevi avvisarmi Sabrina?".

La ragazza abbozzò un sorriso imbarazzato e si scusò.

"Se non ti dispiace ora vorrei fare quattro chiacchiere con il ragazzo, in privato" affermò con fermezza l'uomo.

Sabrina si alzò dalla poltrona e si avviò verso la porta, per poi fermarsi sull'uscio.

"Allora ci vediamo dopo!" esclamò rivolgendo un caloroso sorriso al ragazzo.

Lui rispose con un cenno incerto della mano e lei uscì.

Rimase per un attimo a fissare la porta dalla quale lei era appena uscita, ripensando ancora alle sue parole, ma fu richiamato alla realtà dalla voce dell'ispettore.

"Mi presento, sono l'ispettor Tarri e mi trovo qui per farti qualche domanda su quello che è accaduto ieri notte. Magari mi potrai aiutare a sbattere dentro il maniaco che ha cercato di violentare quella povera ragazza. Innanzitutto dimmi come ti chiami ragazzo".

Il fatto che lo chiamasse ragazzo in qualche modo lo infastidiva.

Provava un inspiegabile senso di avversione verso quell'uomo, ma decise di far finta di nulla.

"Mi chiamo...ehm..." mentre si sforzava di ricordare il suo nome una fitta di dolore gli attraverso il capo partendo dalla ferita.

"Non ricordi il tuo nome?" domandò con sguardo pieno di perplessità Tarri "Mi sai almeno dire da dove vieni?".

"Non...non ricordo" balbettò il giovane.

Il dolore alla ferita era sempre più forte.

"Allora scommetto che non sai nemmeno cosa ci facevi ieri sera in quella zona disabitata e come hai fatto a trovare la ragazza e il suo aggressore, vero?" insistette l'ispettore con un tono sprezzante.

"Io...non saprei" rispose tentennando il ragazzo.

Era come se la testa gli stesse scoppiando ed ogni domanda non faceva altro che peggiorare la situazione.

"Mi sa che il colpo di pistola ti ha fuso il cervello, meglio chiamare il medico" borbottò Tarri sbuffando.

Quella frase provocatorio lo fece infuriare.

"Il mio cervello non è fuso!" gridò con rabbia.

Proprio in quel momento alla porta si palesò il dottore che si era occupato di lui.

"Si può sapere perché non mi avete avvertito quando il paziente si è svegliato? Ha bisogno di fare altri esami e soprattutto di riposare! Non può interrogarlo ora" si rivolse con un tono indispettito all'ispettore.

"Sembra che abbia perso la memoria, è possibile?" domandò quest'ultimo senza fare una piega.

"Certo che è possibile, anche se non sono state evidenziate lesioni con gli esami strumentali, a parte un lieve edema. Non è detto che il colpo non abbia avuto ripercussioni sul suo sistema mnemonico" spiegò brevemente il medico "farò dei test e l'aggiornerò, ma ora lo lasci in pace".

Alle parole del dottore l'ispettore lasciò la stanza.

"Mi raccomando, mi faccia sapere se lo smemorato ricorda qualcosa" disse usando un volume di voce abbastanza alto da farsi sentire anche dal ragazzo.

Questi lo fulminò con lo sguardo.

'Spero che metta tanto impegno nel risolvere il caso quanto ce ne mette a provocarmi...' pensò appoggiando la testa dolente sul cuscino.
   
 
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