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Autore: ARed    31/01/2016    3 recensioni
Bella ed Edward sono una famosa coppia di attori, famosi per essere i protagonisti di una delle saghe di più successo degli ultimi anni.
Sono felici e innamorati, ma qualcuno gli vede come delle semplici macchine da soldi. Persone senza scrupoli, a cui non importerà nulla di far soffrire i due protagonisti, colpiti da un tradimento che come un fulmine a ciel sereno gli separerà.
“Era un inferno che visto dall’esterno poteva sembrare il paradiso”
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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BIG BANG 

Il giorno era arrivato, se avevo potuto saltare una serie di incontri di lavoro, quello con la Warner per la programmazione della promozione dell’ultimo capitolo della saga era inevitabile. E a quell’incontro ci sarebbe stato anche lui. 
Io e Sam raggiungemmo gli uffici della Warner a Hollywood, scesi di fretta dalla Mercedes nera, e i flash accecanti cominciarono a colpirmi, JJR cercava di tenermeli lontani il più possibile, finalmente raggiunsi l’entrata. Ero in ritardo, tanto per cambiare. 
Avrei rivisto tutti, Bill, Jasper, Irina, lui.. 
Sarei stata al centro dell’attenzione per tutta la riunione, era la cosa che più odiavo al mondo. Non ci pensare Bella , mi feci coraggio e presi l’ascensore. << È solo un’ora>>, mi ripeteva Sam di continuo. 
Avevo il cuore a mille per l’agitazione, rivederlo dopo quella notte, quando mi ero svegliata odiandolo con tutta me stessa. 
Raggiungemmo la porta della sala riunioni, il mio respiro era irregolare, presi una boccata d’aria e mi misi i Ray Ban, che avrebbero di sicuro coperto le mie occhiaie. 
Sam aprì la porta ed io entrai, a testa alta mi aveva detto Rose, e così feci. Il chiacchiericcio finì di colpo e tutti si voltarono a guardarmi, ero uno spettacolo così attraente? 
Un debole << Ciao>>, uscì dalla mie labbra secche. Appena i miei occhi trovarono i suoi,  il mio cuore mancò un colpo e le lacrime cominciarono a bruciare agli angoli dei miei occhi. Trattieniti Bella, trattieniti, non devi dare spettacolo, mi ripetevo nella testa.  
Bill fu il primo ad alzarsi e ad abbracciarmi, << Benvenuta, coraggio!>>, poi fu il turno di Irina,  
<< Quanto mi sei mancata Bells!>>, anche lei mi era mancata, tanto. Lei sapeva di me ed Edward dall’inizio, probabilmente quando neanche noi due lo sapevamo. 
Jasper avanzò verso di me e mi strinse in uno dei suoi fortissimi abbracci, di quelli che a momenti ti inclinano le costole e ti bloccano il respiro. << Va tutto bene, tranquilla>>, non riuscì più a trattenermi e una lacrima scese, con velocità disumana la eliminai dal mio volto. Gli feci un debole sorriso e mi avviai verso la mia poltrona quando Edward si alzò, << No!>>, lo fermai con un gesto della mano, non avrei retto un suo abbraccio, sapevo che effetto mi avrebbe fatto. Calò il gelo, lui si sedette e lo feci anche io. L’uno di fronte all’altro, solo il tavolo di vetro della sala ci separava. 
Dovevo finire in fretta, porre le mie condizioni ed andarmene il prima possibile. 
Sam cominciò a parlare ma la fermai, avrei parlato io. Sarei stata più convincente,  
<< Allora.. ho deciso di rinunciare al Comic-con di quest’anno.. non riuscirei a reggere tutta quella gente>>. Era davvero troppo stare davanti a tutti loro, figuriamoci davanti ai fan. 
<< No, tu ci vai. Io rinuncio>>, intervenne Edward. La mia rabbia salì alle stelle. << Ho detto che io non  ci vado. Chiaro?>> . << Calma ragazzi>>, disse Walt, uno dei produttori.  
<< Isabella, Edward, voi avete un contratto che vi obbliga a fare il Comic-con, le altre apparizioni si possono evitare>>, continuò. Io non ci sarei andata, al diavolo il contratto!  << Se ci sarà da pagare una penale, la pagherò. I soldi di certo non mi mancano!>>. Di quelli ne avevo abbastanza, ma non facevano la mia felicità. 
<< Sentite ragazzi..>>, intervenne Micheal, uno dei dirigenti della Warner, <<.. sin dall’inizio vi abbiamo chiesto di evitare un certo tipo di relazione fra di voi..>>, che diavolo, come si permetteva? La testa mi scoppiava e non gli permisi di finire la frase:  
<< Micheal, se volevo parlare della mia vita privata..>>, sottolineai quell’ultima parola, Edward teneva i suoi occhi verdi fissi su di me, << ..sarei andata a fare due chiacchiere con quelli di Us Weekly, e non sarei qui!>>. Speravo che tutti avessero percepito il mio messaggio.  
Le mie interviste e quelle di Edward furono divise, così come le apparizioni in tv, e al  Comic-con, avrei partecipato in collegamento via Skype. Avrei rifiutato volentieri, ma amavo il Comic-con e i miei fan quindi su quello avevo ceduto, ma alle mie condizioni. 
L’unica cosa che avremmo fatto assieme sarebbe stato il servizio fotografico per EW e la première di Los Angeles ad ottobre.  
E poi sarebbe sparito dalla mia vita, che sarebbe andata avanti, come quando, cinque anni prima, lui ancora non l’aveva stravolta. 
<< Allora, vi mostriamo il trailer ufficiale>>, disse Bill, entusiasta. Sapevo che andava molto fiero di quest’ultima parte del film.  
Il trailer partì, era un capolavoro, ero davvero molto orgogliosa di aver fatto parte di quel mondo per cinque anni, di aver conosciuto persone fantastiche, di aver conosciuto lui. Io e lui, o meglio i nostri personaggi si erano promessi amore eterno. Il mio autocontrollo cominciò a vacillare, non riuscivo a guardami in video. Per fortuna il trailer finì, e fu seguito da un applauso pieno di entusiasmo, anche io applaudì. 
Non parlai per il resto della riunione, non avevo più nulla da dire, neanche ascoltai per dirla tutta. Volevo solo che finisse. 
<< Bella, come stai?>>, mi chiese d’un tratto Angela, che era seduta alla mia destra. Non capivo, perché tutti volessero  sapere come stavo. Non ce la facevo più stavo per esplodere. Ero stanca di essere al centro dell’attenzione. 
I miei occhi, nascosti dalle lenti scure dei Ray Ban, si riempirono di lacrime, e non riuscì più a trattenerle, le lasciai libere di scorrere sul mio viso pallido. 
<< Perché tutti volete sapere come cazzo sto, eh?>>, esplosi.  
<< Volete sapere come sto?>> . 
Mi tolsi gli occhiali lanciandoli al centro del tavolo, mi alzai di scatto. << Ecco come sto!>>, lo dissi tremando, ora tutti potevano vedere il dolore segnato dalle mie occhiaie, opera di continue notti insonni. 
Non ce la facevo più, dovevo uscire da quella sala piena di occhi che mi fissavano. Mi sentivo soffocare. 
<< Che cazzo le hai fatto Edward?>> disse Jasper, con un tono di voce che mi fece paura. 
Uscì dalla sala riunioni, sbattendo la porta, lasciandomi alla spalle il dolore. Illusione. Perché tornò, crudele, e mi squarciò il petto a metà. Un’altra, familiare, crisi di pianto mi colpì. 
Qualcuno mi abbracciò le spalle, non sapevo chi fosse, ma mi voltai e affondai il mio viso, inondato dalle lacrime, nel petto di quello sconosciuto. Mi sentivo, protetta, sicura, a casa.. come solo tra le braccia di Edward..  No! Alzai lo sguardo e lo vidi, il suo viso rispecchiava perfettamente il mio dolore, ormai singhiozzavo. Volevo staccarmi e scappare via, ma una parte di me voleva rimanere così, ferma, per sempre. Mi strinse ancora più forte, le mie lacrime continuavano a scendere.  
<< Sfogati>> 
Era quello di cui avevo bisogno, sfogarmi con colui che mi aveva causato quel dolore. 
Non so per quanto rimanemmo così, ma mi decisi e alzai lo sguardo. Lui mi fissava , 
<< Cosa ti ho fatto?>>, mi prese il volto tra le mani, mi si fermò il respiro, con i pollici cercò di asciugarmi le lacrime, inutile. Perché tornarono, più forti di prima.  Appoggiò la sua fronte alla mia, le nostre labbra a pochi centimetri, i suoi occhi nei miei. Volevo fuggire, volevo baciarlo, non ci capivo più nulla! E poi posò le sue labbra sulle mie, mi sentivo bene. No! No! No, Bella no! Riuscì a staccarmi, volevo dire tutto e volevo non dire nulla. Perché noi donne siamo così complicate? Riuscì solo a dire: 
<< Dobbiamo tornare dentro>> , mi voltai e fissai la ragazza davanti a me, aveva il volto rigato  dalle lacrime, era orribile, ero io. 
<< Oh, mio Dio!>>. 
<< Che c’è?>>, nella sua voce la preoccupazione. 
Cercai di ripulirmi il viso, mi passò un fazzoletto, non volevo che mi vedessero ancora così. 
<< È tutta colpa mia, ho rovinato, con quelle lacrime,  il tuo bellissimo viso. Perdonami>>. Sciolsi l’abbraccio, ma una parte di me non voleva. 
<< Non ci riesco>>. Ed entrai nella sala riunioni, ad un tratto calò il gelo, nessuno si muoveva. Edward era immobile accanto a me. << Siediti>> gli dissi, e lo fece. 
Recuperai le forze, feci un bel respiro, che mi si bloccò in gola. Il dolore stava tornando. Dovevo sbrigarmi, non volevo fare altre scenate. 
<< Non cambiate nulla. Tutte le interviste, le conferenze e gli show che dobbiamo fare assieme, gli faremo. Sarò presente al Comic-con, fisicamente>>, precisai. << Non voglio compromettere il mio lavoro e che i fan lo insultino per qualcosa che riguarda solo me e lui>>. Non riuscivo a credere alle mie parole, non potevo averle dette ad alta voce. 
<< Ne sei sicura?>>, mi chiese Micheal. 
Edward mi fissava, sorpreso, più di me, forse. Tutti mi fissavano fermi come statue. 
<<  Si >>  riuscì a dire e aprì la porta. Sam si avvicinò a me, << Aspetta! Vengo con te>>. 
<< No>>, volevo e dovevo rimanere sola.  
Non presi l’ascensore, non avevo la pazienza di aspettarlo, preferì farmi i dieci piani per le scale. Quando raggiunsi la hall, Troy, il mio autista, mi aspettava. << Vai a prendere la macchina!>>, gli ordinai acida. Non riconobbi la mia voce.   
Cinque minuti dopo ero seduta sui sedili posteriori della Mercedes diretta verso casa. Ero tremendamente confusa, il mio viso era completamente bagnato. Non riuscivo a fermare  i miei singhiozzi, volevo trovarmi ancora tra le sue braccia. 
Quando uscì dalla macchina i paparazzi mi assalirono, non ci vidi più, cominciai ad insultarli a mandarli a quel paese. Perché non mi lasciavano in santa pace? Era un inferno che visto dall’esterno poteva sembrare il paradiso. 
A casa c’era solo Alice, seduta sul divano a leggere un e-book sul IPad. Rose era andata a New York, per qualche giorno, da Emmet. 
La salutai, senza guardarla, e sfrecciai come un fulmine in camera mia, buttandomi di tutto peso sul letto. Pochi secondi dopo, mi raggiunse. 
<< Bella..>>, era preoccupata, si sedette accanto a me , avvolgendomi in un abbraccio.  
<< Sto bene>>, riuscì a dire tra un singhiozzo e l’altro.  
<< Ti va di raccontarmi quello che è successo?>>, cosa dovevo raccontarle? Che avevo dato spettacolo davanti a tutta la Warner? Che ero esplosa davanti a tutti? Che avevo fatto una figura di merda?  
<< Niente..  solo.. che>>, non riuscì a formare una frase che avesse un minimo di senso, perché i singhiozzi me lo impedivano. << Va bene.. non ti preoccupare. Ora sei a casa e al sicuro>>, disse stringendomi ancora più forte nel suo abbraccio. 
<< Mi manca>>, sussurrai, sorprendendomi, perché per la prima volta lo avevo ammesso ad alta voce. Ed un altro fiume di lacrime si preparò a scendere. 
<< Tu lo ami>>, e la sua non era una domanda. Aveva fatto centro. Per settimane avevo combattuto contro me stessa, la mia onestà, sapevo di amarlo, ma non volevo ammetterlo ad alta voce, lo avrebbe reso reale. La guardai, per quello che i miei occhi pieni di lacrime mi permisero, sapeva di avere ragione. 
<< Io non ci riesco.. quelle foto..>>, continuavano  a comparire nella mia mente. 
<< Bella, non ti chiedo di dimenticarle. Prova ad accantonarle, a richiuderle in un angolino sperduto della tua mente. Tu lo ami, e l’unica maniera per superarla è stare vicino a lui>>, perché mi diceva questo, lui mi aveva fatto così male. Ma solo tra lue braccia mi sentivo a casa, al sicuro. << L’altro giorno, quando avevi la febbre e lui è venuto a sorvegliarti per tutta la notte, hai dormito tranquilla per ore>>. 
<< Era l’effetto della tachipirina..>>, giustificai. 
<< Era lui>>, mi corresse lei, << Prova a parlarci, con calma. Lui ti ama. Ogni mattina mi chiama chiedendomi di te>>, non ci potevo credere, ogni giorno si accertava delle mie condizioni. Lui ci teneva a me. Io ci tenevo a lui. 
Mi ero addormentata con Coco in braccio, anche lei dormiva. Avevo fame, non avevo cenato. Guardai l’ora, era l’una e mezza passata, ma non avevo sonno. Volevo solo rivederlo, sdraiarmi accanto a lui, abbracciarlo, baciarlo..  
Decisi di andare da lui il mattino seguente, ma la mia voglia di vederlo era troppa. E, lo sapevano tutti, in amore e in guerra niente regole, tutto è lecito. Mi vestì in fretta e furia, un paio di jeans e una maglietta, presi le chiavi  della mia 500 e feci per uscire. Prima, però, lasciai un biglietto sul tavolo della sala.  
Non volevo che Alice si preoccupasse ulteriormente per me, non trovandomi nel letto il mattino seguente. 
“Sto andando da Edward, non ti preoccupare. 
Baci B. 
PS: lo so sono matta!” 
Scesi in garage e salì sulla mia amata 500, se uscivo dal cancello laterale avrei evitato la maggior parte dei paparazzi. Beh, erano quasi le due di notte, forse si erano addormentati. Non smettevo mai di sperarci. 
La strada sembrava tranquilla, nessun flash arrivò. Accelerai per andare a riprendermi ciò che era mio di diritto, Edward. 
 
Oh, oh che cosa succederà? Riuscirà Bella a rinchiudere in una parte della sua testa tutto il suo dolore? 
Alla prossima, un bacio. 
AlmaRed  
PS: Grazie a tutte! 

   
 
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