Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
Segui la storia  |       
Autore: DianaSpensierata    31/01/2016    1 recensioni
"Mi mancava non sapere che cosa dire, mi mancava essere spiazzata dal suo irresistibile modo di fare, mi mancava il suo sguardo che sapeva e il suo sorriso che non necessitava parole, mi mancava avere qualcuno con cui poter parlare a quel modo. Mi mancava lui, in tutto il suo complicato e affascinante essere, a volte così forte che non riuscivo nemmeno a darmi della stupida."
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jackson Family, Martin Bashir, Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2. Impossible




– Andiamo mamma, o faremo tardi! –
La soffice voce di Ronan, già orientata verso la strada, mi dipinse il primo di una lunga serie di sorrisi sul volto. Gli annunciai il mio arrivo e mi soffermai davanti allo specchio giusto un attimo prima di raggiungerlo, studiando la mia figura e concludendo che tutto sommato ne ero soddisfatta.
Nonostante avessi promesso a me stessa che non sarebbe accaduto, dopo la gravidanza avevo iniziato a mettermi “in tiro” sempre meno e ora avevo il classico guardaroba comodo, da mamma, eppure la cosa non mi dispiaceva, anche perché il mio metabolismo mi aveva permesso di ritornare a un peso accettabile, superiore di soli pochi chili al precedente e comunque insistente sui punti giusti. Perciò potevo ancora permettermi di uscire di casa con un paio di pantaloni della tuta e un golfino e sentirmi a mio modo femminile. E dopotutto, pensavo sempre con una traccia di volta in volta inferiore di rimpianto, non c’erano posti in cui andassi che richiedessero un tipo di abbigliamento diverso.
Presi per mano mio figlio che iniziò quasi subito a trascinarmi verso il parco, che raggiungemmo dopo circa un quarto d’ora a piedi (da notare che in condizioni normali ci avremmo messo almeno venti minuti). Varcammo la staccionata, lui si guardava intorno, io guardavo lui.
– Allora? La vedi? –
Scosse la testa piuttosto deluso. – Non c’è – disse semplicemente.
Mi sedetti su di una panchina e lo invitai ad accoccolarsi in braccio a me, aggiustandogli la maglietta. – Non preoccuparti, in fondo è presto… aspetteremo fino a ora di pranzo, ti va? – annuì, ma vedendolo così mogio non potei fare a meno di aggiungere: – E se ti va, dopo possiamo invitarla a mangiare al bar con il suo papà…–
Gli occhi di Ronan si illuminarono. – Lo faresti? –
Ahimè, ciò che dicevi a Ronan poi andava fatto. Mi ero ingarbugliata da sola, ma in fin dei conti, che cosa poteva essere un toast con quella famiglia… – Perché no? Adesso non ci resta che aspettare che arrivino…–
Appoggiò il capino sulla mia spalla e guardò in alto, nel cielo. – Mi racconti ancora la storia del sole e della luna? –
Sorrisi, recuperando da quel piccolo scomparto del mio cuore la favola con la quale ero cresciuta. – Tanto tempo fa, durante una notte d’estate non riuscivo a prendere sonno. Ero molto piccola, avrò avuto quattro o cinque anni… –
– Come me? –
– Proprio come te – confermai accarezzandolo. – Così andai nella camera da letto della nonna. Lei provò a cullarmi ma ero molto turbata così decise di portarmi di fuori a vedere l’alba. Giungemmo in cima alla collina che c’è dietro la casa, te la ricordi? – Ronan annuì, nonostante non visitassimo i miei genitori da più di un anno. – Insomma, aspettammo, aspettammo e aspettammo, finchè il sole non iniziò a spuntare. A quel punto però accadde un fenomeno strano…–
– Quale? – chiese lui ridendo. Come se non lo sapesse!
Scossi la testa divertita. – Beh, devi sapere che la luna, fino a quel momento alta e ben nitida nel cielo, scomparve. Vedemmo l’alba ma della luna non c’era proprio più traccia… così chiesi alla nonna il perché… e lei mi rispose…–
– “Claire, il sole e la luna non si incontrano mai” – terminammo in coro. Gli sorrisi ma lo vidi pensoso, come se questa volta il finale non gli fosse bastato…
– Mamma, ma è vero? –
Credo che la prima volta in cui tuo figlio mette in dubbio la parola di qualcuno sia sempre un giorno importante… eppure in quel momento mi soffermai di più sulla sua domanda. Era vero?o, più che altro: ci credevo?
Ogni volta che mia madre mi diceva quella frase, le domandavo: – Ma proprio mai mai mai? – e lei confermava, puntualmente, ma io non ci volevo credere. Non volevo credere nell’esistenza dell’impossibile.
Poi però ero cresciuta e pian piano avevo iniziato, senza volerlo, a pormi tutta una serie di limiti… specialmente negli ultimi anni, giunta alla convinzione che dietro quella frase si nascondesse un messaggio direttamente rivolto a me, che mi diceva che io ero la luna, e l’uomo perfetto il sole. E che il nostro destino fosse, beh, quello sopra citato.
Volevo però che mio figlio fosse libero di credere, di scegliere senza essere condizionato dalle mie esperienze, così mi limitai a rispondere: – Tua nonna la sapeva lunga, ma il mondo non è forse pieno di sorprese? –
Ancora oggi rido pensando che quella fu l’ultima frase che dissi prima che i miei occhi, seguendo il tono concitato e il piccolo indice di Ronan, si posassero su Michael Jackson.

Il frenetico chiacchiericcio di mio figlio mi arrivava a sprazzi, mentre in una sorta di stato di trance riconoscevo la figura che, celata dietro gli alberi, circondata da tre uomini enormi e coronata (come ogni Re che si rispetti) da un ombrello, si incamminava lungo il parco quasi come niente fosse, complice l’area ancora praticamente deserta a quell’ora. Tentai di riscuotermi e tornai a rivolgere l’attenzione a Ronan che continuava ad annunciarmi l’arrivo della famosa Paris. Famosa in tutti i sensi, dunque…
Tuttavia, riconobbi a fatica, lui era ancora un bambino e se aveva il dono di parlare con lei senza sentirsi in soggezione, chi ero io per sottrarglielo? – Vai a salutarla, forza – lo incitai.
– Vieni con me? –
Tentai di sottrarmi. – Ma amore, lei è tua amica, non vorrei metterti in imbarazzo…–
– Ma non devi stare con noi, devi parlare con suo papà! –
Tuffai il viso tra le mani, a metà tra il divertito e il disperato. – Ronan, non penso che…–
– Dài, per favore! L’avevi promesso… così poi andiamo a mangiare tutti insieme! – mi tirò per un braccio e poi si sistemò a un palmo dal mio naso con lo sguardo più adorabile che avesse mai esibito. – Ti prego…–
Con che coraggio potevo rifiutare? Vittima di quell’immenso amore materno, a malincuore lo seguii dirigendomi verso un roseo futuro lastricato di figure di merda, perché sotto pressione ero il tipo da farne una in fila all’altra. Chi l’avrebbe mai detto, mi dissi, che avere un figlio mi avrebbe messo in situazioni così complicate? Scossi la testa rassegnata mentre Ronan continuava a tirarmi per il braccio. Eravamo a pochi metri dalla famigliola, impossibile non accorgersi che li avevamo puntati.
Vidi le guardie del corpo drizzarsi e osservarci con aria indagatrice, ma prima ancora che suo padre, intento a parlare con uno dei bambini, si accorgesse di noi, Paris salvò la situazione correndo incontro a mio figlio. – Ciao, Ronan! –
Non potei fare a meno di intenerirmi guardando quei due piccoli scriccioli sorridersi, lui un po’ impacciato, lei decisamente più aperta anche se un po’ insicura, che richiamò poi suo padre.
Michael si voltò sorridendo verso la figlia, il viso curato, leggermente truccato, protetto da un paio di occhiali da sole e incorniciato dai capelli neri, più corti di quanto ricordavo li avesse avuti. – Posso andare a giocare con Ronan? – gli domandò Paris.
A quel punto (cosa che potei solo intuire finchè non si tolse gli occhiali) Michael si voltò verso mio figlio. Deglutii, tesa senza un particolare ragione, o forse per mille ragioni… – Quindi sei tu il Ronan di cui mi parla tanto – disse con tono allegro e gentile.
Paris arrossì. – Papà! – lo rimproverò.
Era una scena davvero adorabile, non potei fare a meno di ridere. Quasi con uno scatto lo sguardo di Michael si spostò verso di me, cogliendomi impreparata a quel confronto così diretto. Si ricompose un attimo e si alzò in piedi. – Scusa, non ti avevo vista. Tu devi essere la madre…–
– Claire Morgan, molto piacere – gli tesi la mano.
– Michael Jackson – rispose prendendola nella sua e stringendola con decisione ma eleganza, esibendosi in un piccolo inchino col capo.
– Ti ho già visto in giro, possibile? – scherzai per spezzare quella dolce tensione che mi si era formata all’altezza della pancia.
Lui ridacchiò. – Sì, in effetti vengo spesso in questo parco…–
– Papà, noi andiamo a giocare – ci interruppe Paris, prendendo Ronan per mano e correndo via con lui. Erano davvero uno spettacolo insieme… erano anche molto simili, entrambi con i capelli castani, gli occhi chiari (che ero riuscita a intravedere attraverso la mascherina colorata) e un sorriso favoloso.
– Va bene, non allontanatevi troppo! – si raccomandò, per poi voltarsi verso uno degli uomini che li accompagnava: – Tienili d’occhio, per favore…– quello annuì e si allontanò, portando con sé anche gli altri due bambini.
E ora, a faccia a faccia con il Re del Pop, come ne uscivo viva?




Angolo autrice
Ciao ragazze! Con molta calma, è arrivato anche il secondo capitolo... spero vi stia piacendo o almeno incuriosendo, ci ho messo l'anima, veramente. Perciò, a voi (numerose!) lettrici silenziose, una piccola preghiera... fatevi sentire! Sarete ben accolte, dal sito e da me, promesso!
Un abbraccio e alla prossima.
DS



 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson / Vai alla pagina dell'autore: DianaSpensierata