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Autore: Inathia Len    31/01/2016    3 recensioni
Utimo anno a Hogwarts di James, Sirius, Remus, Peter, Lily, Severus, Regulus (anche se tecnicamente lui è al sesto anno) e Deirdre Woe. Ma chi è codesta fanciulla? Leggete, leggete…
Leggete per conoscere dell’anno in cui James Potter fece capitolare la bella Lily Evans.
Leggete per conoscere dell’anno in cui Lily Evans divenne la sorella adottiva di Sirius Black.
Leggete per conoscere dell’anno in cui Sirius Black sfidò nuovamente la sua famiglia e Regulus Black.
Leggete per conoscere dell’anno in cui Regulus Black divenne un Mangiamorte e si sposò.
Leggete per conoscere dell’anno in cui Remus Lupin combatté la sua maledizione.
Leggete per conoscere dell’anno in cui Peter Minus lottò per essere un degno Malandrino.
Leggete per conoscere dell’anno in cui Severus Piton cercò di sistemare le cose con Lily.
Leggete per conoscere dell’anno in cui Deirdre Woe entrò nella vita dei fratelli Black.
Ma la storia non si fermerà qua. Si andrà oltre, parlando del “dopo-Hogwarts”, delle tre volte in cui i Potter sfidarono Voldemort, della profezia, della morte da eroe di Regulus, della fine per arrivare all'inizio, a Harry.
EX "Sirius Black il comico (sai che risate)
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Classe 1960'
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Tornare a casa dal funerale e trovare la casa vuota è un duro colpo. È silenziosa, Sirius non l'ha mai sentita così.

Guarda l'ampio soggiorno con la cucina a vista, guarda le due camere da letto... è la casa dei suoi sogni. La casa dove ha sempre sognato di vivere. Quando ancora era a scuola, aveva pensato che una volta finita Hogwarts, si sarebbe trasferito da qualche parte insieme ai Malandrini e avrebbero continuato la loro vita da nababbi. Poi, crescendo, ha realizzato cosa c'era nel mondo esterno e allora la casa nella sua testa si è trasformata in una specie di porto/ostello per chiunque. Avrebbe ospitato chiunque ne avesse avuto bisogno, la sua porta sarebbe sempre stata aperta per tutti...

Poi aveva incontrato Deirdre e, quando finalmente aveva fatto pace con il suo cervello e aveva capito che l'amava davvero, aveva cominciato a modellare la sua vita attorno a lei. Aveva cominciato a pensare a una vita insieme.

Poi, tanto per cambiare, la guerra gli aveva tolto i suoi sogni.

 

 

Il cielo è terso, cosa che non capita spesso a Londra. O piove o c'è una nebbia che non ci si vede, di solito. E Sirius quasi la preferirebbe, la nebbia, adesso. Perché con gli uccellini che cantano e gli alberi con ancora quasi tutte le foglie, più che un funerale di novembre, gli sembra un pic-nic di metà marzo.

Che bel modo per festeggiare il suo compleanno... tanti auguri, Sirius Black, e vaffanculo.

Da quando sono arrivati al cimitero, si è poggiato contro un albero, ha incrociato le braccia al petto e aveva preso a scrutare la folla con occhi sottili.

Aveva bevuto, sì, non lo avrebbe negato se glielo avessero chiesto.

Ma davvero si aspettavano che avrebbe potuto sopportare una cosa del genere da sobrio?

Qualcuno gli si avvicina e solo girare la testa per vedere chi è gli provoca una fitta alle tempie niente male.

È una donna, non l'ha mai vista in vita sua.

Veste di nero, ha persino un velo scuro in testa. È elegante e gli ricorda come si vestiva sua madre o qualche sua parente di sesso femminile per le occasioni importanti. Per un attimo va in panico, temendo che sia davvero qualcuno dei Black, probabilmente venuto a sfottere.

Ma quando la donna alza lo sguardo, a Sirius si ferma il cuore.

È uguale a Deirdre. È come Deirdre sarebbe stata se avesse vissuto altri dieci anni.

Gli occhi grandi e azzurri sono segnati da piccole rughe di espressione e così anche la pelle chiara. I capelli neri sono elegantemente acconciati sotto il velo.

-Isabelle- si presenta lei con voce roca e Sirius collega la somiglianza al nome.

È la cugina di Deirdre, quella che aveva sposato un babbano e la cui famiglia era stata perseguitata per questo.

-Sirius- dice a propria volta. Ha notato che lei ha volutamente omesso il cognome e lui fa lo stesso.

-Come...?- chiede Isabelle.

-Avery- risponde secco Sirius, ficcando le mani tremanti in tasca. La cerimonia deve ancora cominciare e lui preferirebbe fosse già finita da un pezzo. -L'ha pugnalata Avery, un Mangiamorte.-

Isabelle non dice nulla.

Sirius sa che lei capisce il suo dolore e sa che non c'è bisogno di dire niente. Anche perché aprire bocca un'altra volta significherebbe vomitare tutto quello che bevuto sulle belle scarpe della cugina di Deirdre, che potrebbe non gradire.

-Mi dispiace conoscerti solo ora- sussurra alla fine Isabelle e poi se ne va e Sirius sa che non la vedrà più. Perché per entrambi sarebbe troppo doloroso vice versa.

 

 

 

In casa tutto è rimasto come l'ultima volta che c'è stato.  

Che ci sono stati.

C'è la tavola apparecchiata per la colazione, in cucina, con ancora la tazza con latte e cereali che Deirdre non berrà mai più.

C'è la sua felpa abbandonata sul divano, lasciata lì in fretta. Forse era in ritardo per andare ad Hogsmeade... forse il destino stava cercando di salvarla...

Nell'ingesso ci sono le sue Converse. Non quelle gialle, no. Sirius ha voluto che fosse seppellita con quelle. Sapeva che erano le sue preferite... quelle e il maglione della divisa di lui. E un vecchio paio di jeans scampanati. Nella bara sembrava pronta ad alzarsi e dirgliene quattro per come si era fatto atterrare a Hogsmeade da Avery, da vero cretino incompetente.

Sirius vaga per l'appartamento stranito, gli sembra di non conoscerlo più.

Davvero su quel divano è morto Logan Vanderbergen?

Davvero Regulus è stato lì?

Davvero Deirdre non tornerà più?

Gli sembra che gli sia stata infilata una mano dentro e che qualcuno gli abbia strappano l'anima, lasciandogli solo un involucro vuoto di dolore.

 

 

Appoggia un fiore alla tomba e sbatte più volte gli occhi. Hanno scritto solo “Deirdre”, nessun cognome. Non era più una Woe per volontà della sua stessa famiglia. Non era mai stata davvero una Smith. E ora non sarebbe mai nemmeno mai stata una Black. Anche quello le era stato portato via.

Poi una piccola Alpha e un'Omega segnavano la data di nascita e di morte: 

a 1960, w 1978. 

Una vita condensata tra due numeri, due lettere e otto cifre che non volevano dire assolutamente niente. Se non che non sarebbe mai più tornata da lui, che era tutto finito.

-Avrebbe adorato quello che hai fatto con la lapide- mormora Lily, mettendogli un braccio attorno alla vita e poggiando la testa sulla sua spalla.

-C'era abbastanza pompa magna nella cerimonia?- chiede Sirius quasi atono, ricordando la lettera di lei.

Lily fa un breve sorriso misto a lacrime.

-Di certo c'erano abbastanza pianti... chi era quella donna che ho visto prima?-

-Sua cugina Isabelle.-

-Non sapevo avesse una cugina...-

-Me l'ha nominata un paio di volte, ma non l'ho mai davvero conosciuta.-

Rimangono in silenzio abbracciati fino a quando non arriva qualcun altro, che posa dei fiori sul terreno. È James, anche lui con gli occhi lucidi.

Sirius non ce la fa, Sirius non ha ancora pianto.

È arrabbiato, quello tanto.

È triste, sì, anche quello, ma soprattutto non riesce ancora a farsene una ragione.

Può essere questa la morte? Prima stai abbracciando qualcuno, poi ti dicono che non stringerai mai più quel corpo caldo, te lo chiudono in una bara, metri e metri sotto terra, e tu devi imparare a vivere quell'assenza?

-Io me ne vado- dice Sirius, senza riuscire a sopportare tutto quello un minuto di più.

-Dove?- gli chiede James, genuinamente preoccupato.

L'altro scrolla le spalle.

-A festeggiare. È o non è il mio compleanno? E mi sono anche perso Halloween per via dell'attacco ad Hogsmeade... mi merito di festeggiare, no?-

James guarda Lily e a Sirius non sfugge quello sguardo.

-L'ultima volta che ho controllato, voi due non eravate i miei genitori- dice acido e lo schiaffo di Lily che segue sa benissimo di esserselo meritato. Ma tutto quello a cui riesce pensare è che il dolore per lo schiaffo è la prima vera cosa che sente da quando è successo tutto.

-Sei un cretino- sibila lei, le lacrime agli occhi. Non lo sta più abbracciando, lo guarda furiosa e basta. -Mi avevi detto che saresti cambiato, che avresti smesso di chiuderti in te stesso... parlaci, Sirius! Dicci come ti senti, cosa pensi...-

-Oh, e poi magari ci facciamo le trecce e ci scambiamo i braccialetti dell'amicizia?- proseguì Sirius in falsetto. Sapeva che comportandosi in quella maniera la stava ferendo e basta, ma quella discussione gli stava facendo finalmente provare qualcosa, lo scuoteva dall'apatia in cui era crollato quando tutto era cominciato.

-Sirius, noi vogliamo solo aiutare- prova a dire James, più diplomatico, ma lo sguardo di fuoco dell'amico lo zittisce.

-Ne riparliamo quando muore Lily. O quando muori tu, James. Allora sì che sarò pronto a scambiare esperienze in un gruppo di sostegno. Fino a quel momento, voi non sapete un cazzo di niente.-

 

 

Se n'era andato dal funerale dopo aver più o meno discusso con tutti. Forse era stato l'alcol a parlare, forse aveva reagito così perché era l'unico modo che conosceva per contrastare il dolore. Quando era morto Regulus, era dovuto essere forte per Deirdre. Aveva nascosto le lacrime e le emozioni, aveva inghiottito il dolore e lo aveva usato sul campo di battaglia per colpirne sempre di più.

Ora per chi doveva tenere duro?

Quando era morto suo fratello, era tornato in sogno da lui. Deirdre lo avrebbe fatto? Sarebbe tornata? O era già andata avanti, senza di lui? Lo incolpava di quello che era successo?

Si rende conto di essere crollato a sedere sul pavimento solo quando prova a tirarsi in piedi.

No.

Non era colpa sua.

Avery.

Jonathan Avery.

È lui l'assassino, è stato lui a immobilizzarlo perché non potesse fare nulla, obbligandolo a guardare.

È stato lui a spingere il coltello nel ventre di Deirdre.

E l'urlo che è seguito Sirius non l'avrebbe mai dimenticato. È con lui giorno e notte.

Si tira  su in piedi e si appoggia alla spalliera del divano per non crollare una seconda volta. Barcollando, si dirige verso il bagno e vomita tutto quanto ha in corpo -principalmente alcol- e poi si sciacqua la faccia. Si sente leggermente più presente a se stesso, ma comunque l'immagine che lo specchio gli restituisce non la riconosce. Sembra invecchiato di colpo, i capelli sono un unico grumo scuro appiccicoso, la pelle è pallida e lucida, gli occhi grigi sembrano spiritati. L'ombra della barba lo fa sembrare un maniaco.

Vuole andarlo ad ammazzare. Sa che non cambierebbe le cose, il suo inconscio lo sa perfettamente, ma si è reso conto di provare qualcosa solo quando è incazzato. E pestare Avery dovrebbe dargli l'adrenalina necessaria per sentirsi di nuovo vivo, giusto il tempo di ucciderlo. Ucciderlo di botte, alla babbana, così come lui ha ucciso Deirdre. Vuole sentire le sue ossa spezzarsi, una ad una...

Ma non è ancora abbastanza ubriaco per poterlo fare. Gli serve l'apatia che gli da l'alcol, il distacco necessario per esserci e non esserci al tempo stesso.

Barcollando torna verso la cucina, ignora con insistenza la ciotola con i cereali e apre il frigorifero, quasi accecandosi con la luce. C'è una sola lattina di birra, le altre se l'è scolate per la morte di Regulus e per il funerale. Dovrà accontentarsi di quella.

La beve con ferocia e quando è finita accartoccia la lattina con rabbia, lanciandola per terra.

Poi un rumore lo fa sobbalzare.

Circa.

Per quanto possa sobbalzare una persona che non si è nemmeno resa conto che la giornata è passata e che è venuta la sera.

-Sirius?-

Questa volta è la voce di Remus. Hanno finito di fargli da balia?

-Ciao Lunastorta- biascica, lasciandosi cadere sul pavimento. Di andare ad ammazzare Avery, adesso, non se ne parla. Non con mamma Lunastorta nei paraggi. -Hai portato il resto della corte dei miracoli o sei solo? Ah! Corte dei miracoli! Ecco come ci saremmo dovuti chiamare, non Ordine della Fenice. Corte dei Miracoli!-

-Credo ci sia il copyright sopra- commenta Remus. È sulla soglia della cucina e non sembra preoccupato nel trovarlo così combinato. Inarca semplicemente un sopracciglio e sembra indeciso se aiutarlo ad alzarsi o meno. -Sei un idiota, Felpato- dice poi.

-Maddai... giuro che non lo sapevo- biascica lui.

Remus ha alzato gli occhi al cielo, Sirius lo sa senza vederlo. Lo sente che si siede accanto a lui e si sente in dovere di avvertirlo.

-Potrei aver vomitato da qualche parte sul pavimento. Non ne sono sicuro- borbotta e l'altro tira fuori la bacchetta e controlla velocemente.

-No, tutto pulito.-

-Bene... devo essere riuscito a beccare il cesso, allora. Oppure il bagno sarà un macello... in ogni caso...- e scrolla le spalle. -Hai portato della birra?-

Remus gli mostra le mani vuote nella penombra della cucina.

-Oh, ma sei inutile! Esattamente, a cosa servi tu?-

Remus sospira.

-Sono venuto a vedere come stavi.-

-Nuoto nel mio vomito. Alla grandissima direi, no? E ora vai, su, che ho una cosa da fare- prova a ordinargli, ma accompagna il farfuglio con uno svolazzo poco convinto della mano e il tutto finisce in farsa.

-Sei un idiota.-

-Cambia repertorio- grugnisce Sirius, reprimendo un conato. Remus, anziché allontanarsi, tira di nuovo fuori la bacchetta, pronto a pulire. -Remus, davvero, vattene.-

-Non mi convinci, lo sai, vero?-

-Maledetto mannaro...-

Poi si sente sollevare praticamente di peso, non sa dove sta andando ma di Remus si fida. Dovunque lo stia portando, deve andare bene se ce lo sta portando lui. E poi, sinceramente, ha davvero poca importanza. 



 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

 

Okay, un centesimo capitolo decisamente triste e deprimente. In un primo momento avevo pensato che questo sarebbe stato un capitolo-celebrativo-a parte dalla storia... ma poi mi sono detta che alla fine è un capitolo piuttosto centrale nella storia, c'è in parte il funerale di Deirdre (non ce l'avrei fatta a scriverlo tutto intero... troppo deprimente) che è stato il personaggio attorno a cui avevo costruito la storia. Quindi alla fine è celebrativo a modo suo. Triste è triste, Sirius crede di non avere più nessuno. Quando è morto Reg, si è aggrappato a Deirdre perché in parte conosceva il suo dolore, ma ora... ora si sente solo come non mai. 

E risolve i problemi a modo suo, annegandoli nell'alcol. Meno male che c'è Remus...

La cugina di Deirdre del capitolo (vedete la foto sotto per il suo aspetto fisico) l'avevamo nominata un sacco di tempo fa. Giusto per rinfrescarvi la memoria, quando ancora i ragazzi erano a scuola Deirdre aveva detto a Sirius di questa cugina che aveva sposato il fratello babbano di un ragazzo che aveva conosciuto ad Hogwarts. I due avevano avuto un figlio, ma gli Woe avevano cominciato a perseguitarli e alla fine il fratello di Isabelle, Demetrius, aveva ucciso suo marito e suo figlio. Una cosa mega allegra, in pratica. Però era l'unica degli Woe (anche se ex) che ci vedevo ad andare al funerale di Deirdre. 

Bene, questo è quanto. Vi ringrazio immensamente per le recensioni dello scorso capitolo, spero sarete altrettanto generose anche questa settimana.

Alla prossima,

I.L.

 

  
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