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Autore: LadyStark    31/01/2016    1 recensioni
"Bhe, ci sei andato vicino, ma hai commesso un errore, hai finto di avere qualcosa che lui non ha"
"Cosa?"
"Sentimenti umani"
Se un caro amico del Dottore, fosse al centro di una distorsione temporale nella Londra odierna?
Se Il Dottore venisse distolto dai suoi piani da una massa di capelli rossi? E se si rendesse conto che, per sconfiggere il suo nemico avesse bisogno di un umano da una mente brillante e umana?
[Sherlock Crossover]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angeli Piangenti, Companion - Altro, Doctor - 12, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ok, eccoci, si inizia. Spero solo di aver avuto abbastanza ordine per riuscire a trascrivere tutto dalla mia testa al foglio Word!
Buona lettura!

 
1.Anomalie
 
Il Dottore stava per richiudere la porta della Tardis per andare all’appuntamento. Per questa volta pensò fosse meglio evitare gli spostamenti rischiando di precipitare su una stella nana in una galassia lontana qualche migliaio di anni luce, ma non fece a tempo a finire di formulare il pensiero. Venne travolto da un’ombra che urlava disperatamente e gli correva incontro. Solo dopo un secondo si rese conto che l’ombra e le urla appartenevano a una ragazza che, rossa in viso, i capelli scompigliati e la giacca aperta che quasi le cadeva dalle spalle, lo aveva raggiunto e cercando di tenere a freno il fiato corto per la corsa stava cercando di mettere insieme una frase di senso compiuto.
- Quel tizio, la borsa…. là! …. Denuncia! -  biascicò aggrappandosi a un braccio del Dottore per riprendere fiato. Il Dottore incarnò le sopracciglia, donando uno sguardo a metà tra il confuso e il “oh mi spiace, vai ad aggrapparti a quell’albero laggiù in fondo” alla malcapitata. La stava per cacciare quando lei, tirando indietro i suoi capelli ricci e rossi, riprese a parlare con un sospiro.  – Mi hanno appena rubato la borsa. Era un uomo alto, l’ha presa ed è corso via. Devo fare una denuncia per furto! Posso usare la sua cabina, agente? -  chiese. Il Dottore la guardò come se fosse un dalek in procinto di sterminare un’intera legione elfi silvani, ma non rispose. Fissò la mano della ragazza sul suo braccio, poi lei, che non capiva cosa avesse di strano quell’uomo. Ritrasse la mano, notando l’insistenza e la rigidità di lui, fece un cenno di scusa e poi timidamente indicò l’insegna della cabina blu. Ma certo! Ecco perché quella sottospecie di furia gli era corsa incontro. Bei capelli, una bella tonalità di rosso, freddo ma uniforme, pensò il Signore del Tempo con una punta di invidia.  – Allora? – chiese la ragazza, decisamente spazientita, continuando a gettare occhiate al fondo della via dove aveva visto scappare il ladro della sua borsa. Il Dottore tornò alla realtà, pensando rapidamente a una scusa per allontanarsi; rovistò nelle sue tasche fino a trovare la sua carta psichica  - Cabina rotta, ragazza, non posso aiutarti, sono un tecnico, visto?  Ci vediamo -  disse velocemente prima di procedere, ma nel giro di due passi sentì nuovamente la pressione sul suo braccio.  – Scusa tanto, ma mi hai appena fatto vedere un biglietto con un insulto seguito da “Sono di fretta”. Fammi entrare -  protestò lei, non guardando più nella direzione presa dal ladro della sua borsa, ma determinata a non farsi prendere in giro per la seconda volta nel giro di pochi minuti.

Il Dottore con un rapido gesto si liberò dalla stretta della ragazza dai capelli rossi, davvero dei bei capelli rossi, e continuò a camminare  - Ma io sono davvero di fretta, non ti posso aiutare. – Aveva problemi ben più grossi e ben più urgenti da sistemare. In fin dei conti una borsa rubata valeva decisamente meno di una possibile distorsione dello spazio – tempo.  – Se esci da una cabina con scritto “polizia” non puoi usare questa scusa, bello. Sei obbligato ad aiutarmi, che tu sia un poliziotto o meno! -  urlò lei disperata, prima di accasciarsi a terra, mentre sentiva gli occhi farsi gonfi e la speranza di ritrovare la sua borsa abbandonarla. 

A quelle parole il Dottore si fermò, chiuse gli occhi e maledisse mentalmente il senso di umanità che la razza autoctona della Terra riusciva a usare per far leva sul suo senso di colpa e sulla sua identità. “Sono il Dottore e salvo le persone!” non poteva dire qualcosa tipo “Sono un autista di navi spaziali e trasporto la gente qua e là nello spazio tempo”? Sarebbe stato sicuramente più facile.   – Va bene, ti aiuto. -  disse voltandosi -  basta che non fai quella cosa con gli occhi e l’acqua -  gesticolò imitando le lacrime mentre si spiegava e si avvicinava alla giovane. Lei prontamente si alzò e si avvicinò a lui, allungando la mano e cercando di recuperare la forza di fare un sorriso di circostanza – Grazie – disse – io sono Linda Dent*, vengo da Dublino e mi hanno appena rubato la borsa. Me l’ha rubata un uomo, alto, credo con i capelli neri, ma non ne sono certa, ero in coda alla cassa di un grande magazzino, stavo per pagare e lui mi è corso incontro, ha strattonato il mio braccio, ha preso la borsa ed è corso via, è andato da quella parte. Ho provato a rincorrerlo ma l’ho perso di vista nella folla. Poi ho visto la cabina, c’è scritto polizia e mi serve aiuto… dentro la borsa avevo il mio portafoglio con i miei documenti, i soldi e, oddio! Le chiavi dell’albergo! E la carta d’imbarco! Come faccio a tornare a casa?   - aveva detto tutte quelle parole di fretta, come se si fosse preparata il discorso e solo alla fine aveva dato segni di cedimento di fiato e, a giudicare dai suoi occhi, che tornavano a essere gonfi di pianto, di emotività.

- No no no no, niente cosa con gli occhi e acqua ti ho detto!  - replicò velocemente il Dottore agitando le mani davanti al volto della ragazza – Non ti posso aiutare a ritrovare la tua borsa, ma se sei d’accordo ti accompagno alla prima stazione di polizia, d’accordo? Io sono davvero di fretta -  tese la mano e l’aiutò a calmarsi mentre lei si ricomponeva, riavviando con una mano i fantastici e morbidi riccioli rossi che le erano finiti davanti al volto. – Chi sei tu? Non mi sembri inglese  - chiese prima di seguirlo – perché non posso entrare nella cabina a chiedere aiuto? E perché mi fissi i capelli? – l’ultima domanda che aveva posto le era sembrata così strana e fuori luogo, che per un attimo si dimenticò del furto subito e si mise a osservare l’uomo: capelli brizzolati, folte sopracciglia, magro, pantaloni con una fantasia a quadri che non invidiava e una giacca che le ricordava tanto quelle dei maghi agli spettacoli amatoriali, nei giardini del quartiere. Ma la cosa che l’aveva colpita era lo sguardo di quell’uomo, completamente in distonia con il suo modo di fare: uno sguardo grave, di una persona che ha visto tanto, forse troppo. Forse per questo si comportava in quel modo per niente ospitale e decisamente per niente inglese!

-Sono il Dottore, in questa rigenerazione preferisco gli Scozzesi, non puoi entrare nella cabina perché le ultime in funzione appartengono agli anni 50, quella ormai è un pezzo da museo, per non parlare che per il momento è davvero fuori uso e mi piacciono i tuoi capelli, bel rosso, tonalità “Tiziano”giusto? Un vero burlone Tiziano.. – replicò il Signore del Tempo, abbozzando un sorriso come gli aveva insegnato Clara. Ovviamente fu un sorriso spezzato, bastò il ricordo della giovane a provocargli un dolore sordo nel petto.  – Possiamo andare? -  chiese per distogliere l’attenzione che la giovane gli stava dando. Lo fissava in quel modo orribile in cui gli umani a cui si era affezionato lo fissavano le prime volte: un misto di curiosità, impossibilità di trovare un nesso logico nelle parole che diceva e un sorriso che equivaleva alla frase “pensavo di essere io quello strano, ma grazie al cielo qualcuno sta peggio di me”.  – Sono Irlandese, in vacanza, mai stata a Londra, cerco aiuto, perdona se non mi sono studiata tutta la storia della città -  sbuffò lei standogli dietro mentre il Dottore aveva cominciato a camminare con passo sicuro. – E poi scusa un secondo – iniziò Linda mentre lo fermava mettendogli una mano sulla spalla – hai detto che sei scozzese in questa rige…cosa? E soprattutto, Dottore…Chi?-

Oh ecco, tutti glielo chiedevano: tutti, arrivati al momento delle presentazioni non riuscivano a capacitarsi del fatto che non dicesse il suo nome di battesimo. Come se avessero potuto capire e comprendere il Gallifreyano! In ogni caso, aveva deciso lui il suo nome e il suo nome era Dottore, perché nessuno nell’universo aveva intenzione di accertare la cosa, senza scatenare guerre per sapere con quale nome era stato dotato alla nascita!

- Il Dottore. Semplicemente il Dottore. Ora, vuoi davvero che ti aiuti o vuoi solo farmi perdere tempo a fare domande? – Linda cercò di seguirlo, ma poi, d’impulso si fermò, sparendo dalla visione periferica del Dottore. Poco male pensò lui, era riuscito a togliersi dai piedi una seccatura senza neanche doversi impegnare troppo. Sospirò, voltandosi per un attimo, si girò di nuovo per procedere, poi la sua mente elaborò l’immagine che i suoi occhi avevano registrato: quella ragazza da quei fantastici capelli rossi stava tornando indietro alla Tardis e stava cercando di aprirla, risultando anche alquanto buffa nel tirare e spingere alternativamente la porta della cabina blu.

- Ehi! – urlò il Dottore raggiungendola con un paio di ampie falcate – cosa fai alla mia cabina? –
- Ah ora è la tua cabina? Chi sei? Perché sicuramente non sei un dottore, vestito così poi.. forza Paul dimmi, chi sei veramente e cosa diamine è questa scatola!- 
- Paul?- chiese il Dottore, mentre cercava di fermarle le mani che continuavano ad armeggiare cercando un punto di apertura della cabina blu
– Sì, Paul, il mago, veniva sempre alle mie feste quando ero bambina, era vestito uguale a te. Quindi finché non mi dici come ti chiami, perché hai una tessera che insulta le persone e  cosa diamine è questa scatola, ti chiamerò Paul. – rispose risoluta lei, riavviandosi i capelli dietro le orecchie e continuando a spingere la porta.
Ci fu un momento di silenzio e di stupore quando la porta della Tardis si aprì, poi le reazioni dell’umana e del Signore del Tempo furono esattamente all’opposto. Lei sorrise di un sorriso di sfida  e spinse la porta più forte, determinata a capire perché quel giorno l’universo aveva deciso di privarla della sua borsa e della facoltà di capitare in situazioni sensate. Il Dottore  invece si sorprese di come avesse fatto quella ragazza ad aprire la sua nave, sarà stato il fascino dei capelli? Subito dopo però un velo di preoccupazione si dipinse sul suo volto, quella specie di petulante chioma rossa stava per entrare nella Tardis! Cercò di fermarla ma quando riuscì a farfugliare qualcosa lei era già dentro, sul volto l’espressione di stupore tipica di tutti gli umani che mettevano piede per la prima volta là dentro.

La cosa che però stupì anche il Dottore era notare come le luci della sua nave spaziale si fossero accese, e in sottofondo si udiva il suono dei motori, pronti a partire. Corse al pannello di comando, avvicinandosi allo schermo che poco prima gli aveva mostrato l’anomalia che lo aveva preoccupato; quell’anomalia era scomparsa, al suo posto era presente una mappa della galassia di Andromeda. Linda dal canto suo era rimasta ferma, cercando di trovare una spiegazione logica a quello che i suoi occhi le stavano facendo vedere. Quando riprese  possesso della parola l’unica frase che riuscì a dire fu : - Sei davvero un mago allora -. Il Dottore, ricordandosi della sua presenza, si diresse verso di lei studiandola attentamente: non sembrava avere niente di diverso dagli altri umani, eccezione fatta per i capelli di quel colore così magnifico.  Andò con calma a chiudere la porta della cabina blu, che una persona l’avesse forzata e fosse riuscita a entrare era un conto, ma  lasciare la porta aperta in modo che tutta Londra entrasse era un po’  oltre i programmi che si era prefissato.  Nel momento in cui chiuse la porta sentì i motori della Tardis mettersi in funzione e subito dopo sentì un grido provenire dalla bocca della nuova ospite. Dannazione! Che cosa stava succedendo alla sua cabina? La stessa domanda nel frattempo era stata formulata anche da Linda, che cercando di trovare un punto di appoggio per rimanere in piedi, esclamò preoccupata: - Si può sapere che cosa stai facendo? Fammi uscire! -.
Il Dottore corse al pannello di controllo, prendendo il controllo della nave, cercando di raccapezzarsi.  – Non so cosa tu abbia fatto Glenda, ma siamo in viaggio! -  disse, sorridendo.
- Mi chiamo Linda! – disse lei avvicinandosi, dopo aver riacquistato l’equilibrio -  e cosa intendi per viaggio? Diamine, possibile che non risponda a nessuna delle mie domande, Paul?
- Sono il Dottore – replicò il Signore del Tempo  girando intorno ai comandi – e se fossi in grado di leggere capiresti che stiamo viaggiando  nella linea temporale della Terra, andando indietro di circa un migliaio di anni -. Corrugò la fronte per un secondo poi, quando con un nuovo strattone la sua nave gli diede il segnale di essere atterrata  - Camelot! -  esclamò infine, facendo una piroetta e preparandosi per uscire. Fu la voce di Linda che lo fermò: - Mi vuoi spiegare cosa diavolo sta succedendo? – chiese a pieni polmoni, raggiungendo con passo marziale il Dottore, fissandolo cercando di trovare la pazienza di non prenderlo a schiaffi per ottenere delle risposte.  Fu un duello di sguardi, quelli di lei, verdi e limpidi, erano infiammati di quella rabbia che gli umani brillanti hanno quando qualcuno cerca di nascondere loro qualcosa – un vero peccato di quegli umani fossero sempre più rari nell’epoca della ragazza, quelli di lui, profondi come lo spazio stesso, indagavano la figura che aveva davanti, incerto se credere che fosse un nemico o un qualsiasi tipo di problema da risolvere. Alla fine le sue deduzioni lo avevano convinto che quella che si trovava davanti era una semplice umana, tra i 20 e i 30 anni probabilmente, poco più che una neonata essenzialmente, e, almeno per il momento, non trovava niente di strano o anomalo in lei, a parte i suoi fantastici boccoli rossi. Con un sospiro alzò le braccia al cielo, si girò e mentre apriva la porta della Tardis iniziò a spiegare: - Sono Il Dottore, un Signore del Tempo, questa è la mia nave, Tardis, si è più grande dentro, tecnologia gallifreyana, il mio pianeta di origine. Ho due cuori, 2000 anni, e mi piace viaggiare nel tempo e nello spazio. Ora, carissima Brinda… -
- Linda! –
- Quello che è. Ora, stai per incontrare il regno più conosciuto sul pianeta terra -  aprì la porta della cabina blu, poi invitò la ragazza a uscire – Benvenuta a Camelot! -  finì esclamando con un sorriso.

Linda strabuzzò gli occhi, non riuscendo a capacitarsi di quello che vedeva: fino a due minuti prima c’erano case, strade, macchine, ora invece, quello che le si mostrava era un bosco fitto, da cui si poteva scorgere una piccola cittadina medievale, con un castello al massimo del suo splendore. Sentì il sangue defluirle dal viso e il campo visivo ridursi. L’ultima cosa che riuscì a dire prima di sentirsi cadere fu qualcosa che somigliava molto a : - Ora credo che tu possa mettere in pratica la tua professione allora, Dottore - .


*Si, Dent, come il protagonista della Guida. No nessun collegamento "parentale", solo, come dicevo, una piccola citazione.
 
  
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