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Autore: Alektos    19/03/2009    1 recensioni
“James, che succede?”, chiese, “Stai male?” Questi lo guardò con gli occhi sbarrati ed evitò un qualsiasi contatto con la mano di Sirius che cercava di afferrarlo per farlo smettere di tremare. Black lo aveva già visto così prima d’ora. Passarono diversi secondi e come James si fu ripreso leggermente, non senza sforzo, parlò.
Genere: Parodia, Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Le citazioni di questo capitolo provengono da: Ariosto, Ligabue, Backstreet boys e Calimero.

 

La Pazzia di James

 

Di qua, di là, di su, di giù discorre
per tutta Hogwarts; e un giorno a un ponte arriva,
sotto cui largo e pieno d'acqua corre
un fiume d'alta e di scoscesa riva.

Il campione di Grifondoro, James Potter, stanco, ferito e abbattuto, galoppava per la foresta proibita sottoforma di cervo. Pazzo, era pazzo. La sera prima, durante la festa per la vittoria, Lily non lo aveva degnato di un solo sguardo: lui, che per tutta la sera non aveva avuto occhi che per lei… e Lily non aveva avuto occhi che per il libro di Pozioni.
Riprese sembianze umane e si sedette in posa romantica e malinconica proprio al limitare della foresta, sulle sponde del lago: una lieve brezza gli scompigliava i capelli, le acque limpide integravano il panorama e, ogni tanto, un suo sospiro si univa al delicato canto mattutino degli uccelli.

Peter si era svegliato per becco di Fanny e Remus e Sirius ci avevano messo un po’ ad accorgersi che James non era nel suo letto.
James li raggiunse a colazione: spettinato, in modo non fashion, la camicia mezza fuori dai pantaloni e la giacca sgualcita. Praticamente l’ombra di sé stesso. La Sala Grande ammutolì e il capo delle ADP svenne: no, non poteva essere lui il loro idolo. Ma cosa gli era successo?
L’imbarazzo regnava sovrano e i Malandrini, perlomeno i tre rimasti sani, splendenti e smaglianti, non sapevano come reagire: si scambiavano occhiate strane, stupite e interrogative. Quando videro che il loro amico non toccò praticamente cibo, a parte due cosciotti d’agnello, del purè, una buona tazza di caffè, due fette biscottate con marmellata e un bicchiere di spremuta, capirono che la cosa era grave.
Sirius continuava a passargli una mano davanti agli occhi e a scompigliargli i capelli nella speranza che reagisse; Peter lo fissava inebetito e, viste le reazioni degli altri due, Remus prese il controllo della situazione: James andava affidato a mani più esperte, quindi decise di portarlo in infermeria.

“Madama Chips,” disse Remus in tono preoccupato una volta che il malato fu sistemato in una branda, “La prego, lo guarisca!”

Durante la giornata fu completamente inutile rivolgere la parola a Sirius, troppo preoccupato per l’amico per riuscire a fare anche una cosa semplice come pensare: appena aveva un secondo libero correva in infermeria dove veniva puntualmente cacciato fuori dalla Chips. Il resto del tempo lo passava seduto su una sedia ora in una ora nell’altra aula, dondolandosi avanti e indietro e mormorando “No-no, deve guarire. Deve guarire.” Per colpa sua la McGranitt aveva tolto cinquanta punti a Grifondoro ma dopo aver visto che nulla funzionava aveva optato per un incantesimo Tacitante.

Il caos regnava nella scuola, i ragazzi esultavano perché per una volta i Malandrini sembravano ragazzi comuni; le ragazze erano in panico e non facevano altro che sospirare, piangere e disperarsi. I fantasmi e Pix erano al capezzale di James, il poltergeist disperato per la momentanea perdita di due compagni di scorribande così preziosi. Gazza era rinchiuso nel suo studio, ubriaco fradicio a festeggiare la momentanea dipartita di quei mostri che puntualmente gli rovinavano le giornate.
Peter seguiva Sirius come un segugio per evitare che facesse pazzie e Remus svolgeva i compiti di sempre con perfetta puntualità: lui non era preoccupato per James, sapeva perfettamente cosa lo turbava e se solo gli altri lo avessero ascoltato ora non sarebbero impazziti. Quando arrivò in biblioteca si sedette al fianco di Lily l’unica persona a parte lui che sembrava non essere preda di alcun tipo di follia.

“Ciao Lily.”

“Ciao Remus.”

Dopo aver aperto i libri, il Malandrino continuò.

“Lily, ti piace James?” Lei lo guardò.

“No.”

“Ah, ok.” Entrambi si misero a studiare in silenzio.

Durante il pranzo le ADP e CDS esibirono al braccio una fascia nera: erano in lutto. L’aura di splendore che di solito aleggiava intorno al gruppo dei quattro vagava sconsolata e spenta per i sotterranei di Hogwarts: lei e Piton si erano dati agli scacchi magici e al succo di zucca per dimenticare.

“Anche a te ha rovinato la vita James? Vero?”

L’aura si mosse ed emise un lieve singhiozzo poi mangiò il cavallo di Piton. Ad osservare la scena vari uccellini e fiorellini appollaiate sulle nuvolette che solitamente fungevano da scenografia.

Sirius non toccò cibo; non lo invogliarono a mangiare nemmeno le crocchette di cui solitamente era ghiotto.

“Ma come fai a mangiare?” Chiese il piccolo Peter, “Io ho lo stomaco chiuso,” pigolò

“Semplice: io non ho lo stomaco chiuso, quindi mangio.”

“Sei un insensibile!” Urlò Sirius, calde lacrime rigavano il suo volto.

“Al contrario, sono sensibilissimo. Io so cos’ha James e sono tranquillo, non come voi due pazzi visionari.” Peter e Sirius lo guardarono come se si trovassero davanti a Silente sbarbato. I loro occhi erano avidi di sapere. “E no, non ve lo dirò. Così almeno per il resto delle giornata avrete qualcosa a cui pensare e non andrete in giro a fare gli zombie disperati.” 
Prima di andare alle lezioni pomeridiane i tre passarono da James e lo trovarono che dormiva profondamente. Ad ogni piccolo spasmo Peter emetteva un gridolino e Sirius si copriva gli occhi con la mano.
Mentre si recavano a Divinazione incontrarono Lily e Remus si avvicinò a lei, lasciando che gli altri due li precedessero.

“Ciao Lily.”

“Ciao Remus.”

“Ti piace James?”

“No.”

“A, ok.” Arrivati davanti alla porta dell’aula Remu, da bravo cavaliere, lasciò che entrasse prima la ragazza che lo ringraziò.
Il resto della giornata lo trascorsero tutti in Biblioteca dove Remus ripeté a Lily la domanda, ma la risposta non cambiò. Sirius e Peter erano invece impegnati a consultare i più avanzati tomi di medicina magica per cercare una qualunque malattia, anche esotica, che avesse gli stessi sintomi di quella di James: inappetenza, malinconia, follia, tristezza. Ogni tanto Remus li osservava e scuoteva la testa.
La sera quando tornarono da James, Madama Chips gli disse che era ora che glielo levassero dai piedi: le ADP avevano tentato in tutti i modi di entrare in infermeria facendole perdere un sacco di tempo e disturbando la sacra quiete che doveva aleggiare in quel luogo.

“Ma non può!” Urlò Sirius. “È malato, sta male!”

“Signor Black, si fidi, ne ho visti tanti di malati nella mia vita e il signor Potter non rientra in questa categoria. È strano, questo sì, ma non malato.”

“Ma…” Sirius tentò di ribattere ma Madama Chips non gliene diede il tempo. Pochi minuti dopo James comparve da dietro una paratia, era pallido, con profonde occhiaie e i capelli pettinati. Molto peggio di quando lo avevano lasciato lì alla mattina.

“E la Chips sostiene che sta bene!” Ululò Sirius entrando nel dormitorio di Grifondoro; fortunatamente nessuno lo aveva sentito, tutti gli studenti al momento erano a cena.

“Si riprenderà Felpato.” Disse Remus.

James, che fino a quel momento era stato zitto, si bloccò appena prima giungere davanti alla scala che portava al dormitorio maschile. I tre amici si bloccarono di colpo e fissarono il ragazzo perplessi; lui, a sua volta, fissava una sedia posta in un angolo un po’ appartato della Sala Comune.

“Oh, mia Dea…” Disse avvicinandosi alla sedia, “Il mio turbamento è grande, come il mio amore per te.” Ora James si era inginocchiato. “Tu, splendente come il sole il primo giorno d’estate; tu, perfetta come l’imperfezione; tu che quella che non sei, non sarai; I want it that way, love me, non scartarmi perché sono piccolo e nero.”

Sirius era coricato per terra e stava piangendo, mugugnando, di tanto in tanto, che bisognava portare James al San Mungo; Peter era di sasso e Remus si stava facendo un bella risata, come non gli capitava da anni.

La scena aveva del melodrammatico.
“Mia Dea, perché non mi vuoi? Sono forse troppo bello per te? Troppo intelligente? Romantico? Sensibile?”

“James, io ti amo e ti voglio tutto per me! Solo per me!”Ovviamente l’apparizzione e la risposta di Lily erano solo un’allucinazione. James abbracciò l’aria e cadde al suolo battendo la testa. Dopo qualche secondo di smarrimento si mise a sedere e poi in piedi, non capendo…

“Andiamo in camera, Ramoso,” Remus lo scortò al loro dormitorio seguito dagli altri due. James andò alla finestra e vide una coppia in lontananza camminare mano nella mano.

“Perché tradirmi così?” James si tolse la maglietta e la lanciò per la stanza, poi, dopo qualche passo toccò alla maglietta della salute. “Chi ti è devoto più di me? E tu? Cosa fai? Cammini e te ne vai con il vile marrano!” I suoi occhiali caddero per terra mentre lui continuava a camminare e a farneticare. Poi toccò ai pantaloni e infine, sedendosi sul letto, si tolse le calze. Fu in quel momento che Remus lo immobilizzò con un incantesimo e gli fece ingoiare a forza una pozione per dormire. Sirius rimase a vegliarlo con Peter; Lunastorta prese i suoi libri e si diresse nella Sala Comune, che nel mentre aveva iniziato a riempirsi. Andò a sedersi allo stesso tavolino di Lily.

“Ciao Lily.” Salutò.

“Ciao Remus. Come sta James?”

“Non troppo bene, ma si riprenderà.”

“Ok.”

Passarono alcuni minuti, poi Remus guardò nuovamente Lily.

“Lily?” Chiamò.

“Sì?” Rispose l’interessata alzando lo sguardo dal suo tema.

“Ti piace James?”

“Sì.”

“Ah, ok.” Entrambi si rimisero a studiare.

 

 

Grazie a pRiNcEss LiLlUzzA per il suo commento: temo lo scoprirai nella prossima puntata. (Sì, lo so, mi odi. XD)

  
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