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Autore: Wolfgirl93    01/02/2016    3 recensioni
Il periodo Edo fu un anno di rinascita per il Giappone, è in questa cornice che le vite di due uomini di intrecciano come legate da un filo invisibile che cambierà per sempre le loro vite.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daichi Sawamura, Koushi Sugawara
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Salve, è la mia prima storia in questo fandom e spero di essere riuscita a scrivere qualcosa di decente ^^"
Non avendo trovato notizie sui genitori di Daichi e Sugawara ho deciso di inventare di sana pianta.
Ho cercato di documentarmi il più possibile e spero che la storia sia di vostro gradimento.
Buona lettura ^_^

 
Would you lie with me and just forget the world
 

Il periodo Edo fu un anno di rinascita per il Giappone le guerre sembravano ormai un ricordo del passato, tutti i soldati poterono tornare alle loro famiglie pronti a cominciare una nuova vita. Fu un periodo nuovo per il Giappone che sperimentò una sorta di Diarchia, da una parte vi era l'imperatore insediatosi a Kyoto e dall'altra lo Shogun Tokugawa stabilitosi ad Edo.

 

 

 

Kanagawa, 13 Giugno 1844


Molti anni dopo la fine delle varie guerre in un piccolo villaggio alle porte di Edo un bambino nacque alla metà di giugno, il sole era alto nel cielo quando il piccolo emise il primo vagito annunciando il suo arrivo al mondo; attorno a lui la madre, il padre e il fratello maggiore sorrisero per la sua potente voce nell'annunciare la sua nascita.
“Koushi, si chiamerà Koushi.” Annunciò Kaori, la madre del piccolo stringendoselo amorevolmente fra le braccia.
Koichi, il fratello maggiore guardò il piccolo con occhi curiosi, era davvero strano per lui vedere un esserino così piccolo, sorrise dolcemente mentre allungava una mano verso il viso del fratello per accarezzargli una guancia.
Intanto Genjo, il padre del piccolo, stava annunciando la nascita del suo secondogenito a tutti gli abitanti del paese, fu una festa per tutti e per quella piccola famiglia di umili contadini quello fu il giorno più felice di sempre.

Koushi cresceva sano, i suoi occhi dapprima scuri si schiarirono fino a diventare di uno strano colore castano-dorato, colore che in quel villaggio era qualcosa di davvero speciale; i suoi capelli erano uguali a quelli della madre, grigi e morbidi e il suo viso assomigliava più a quello di una bambina anziché a quello di un bimbo, particolare che tutti facevano notare al piccolo Koushi.

Fu al quinto compleanno del bimbo che qualcosa nella sua bella vita iniziò ad incrinarsi, suo fratello iniziò ad ammalarsi e le erbe che gli anziani gli davano sembravano non fare effetto.
“Kaori, le erbe non fanno effetto... Credo che l'unica soluzione sia portarlo a Edo per farlo vedere da un dottore.” La voce di uno degli anziani rimbombò nella stanza del piccolo Koichi, la madre del bambino guardò con sguardo perso l'anziano e annuì cercando di scacciare indietro alcune lacrime.
Koushi non capiva ancora perchè sua mamma piangeva, non capiva perchè non potesse avvicinarsi a Koichi e non capì neppure perchè suo padre di punto in bianco se ne andò di casa; fu una notte di dicembre che tutto gli fu chiaro e il sogno di una vita felice si infranse nel freddo della sua piccola stanza.
“Lo sai che non possiamo permetterci di portare Koichi a Edo e poi anche se riuscissimo a portarlo come pagheremo un dottore? Kaori le medicine sono costose e noi riusciamo a malapena ad ever i soldi per sfamare la nostra famiglia...” La voce di suo padre fu interrotta dai singhiozzi di sua madre, ma poi riprese più ferma e sicura di prima. “Quando ho seguito Momoru nei suoi scambi con Edo ho visto che a Yoshiwara vi è una casa che compra bambini e bambine per poi farli lavorare, mi hanno garantito che i bambini sono trattati benissimo e il prezzo dei piccoli è alto... Con quei soldi potremmo curare Koichi...”
Il silenzio calò nella stanza e Koushi aggrottò le sopracciglia non riuscendo a capire il discorso del genitore, chi è che sarebbe stato venduto a quella casa?
“Mi stai dicendo che dovrei abbandonare Koushi per salvare Koichi?” La voce di Kaori era così acuta e tremante che il bambino dagli occhi dorati faticò a riconoscerla “Genjo... Se non c'è altra soluzione allora accetterò...”
Le ultime parole furono come una lama nel petto del piccolo Koushi, lui sarebbe stato venduto, lui sarebbe dovuto partire. Il piccolo strinse le manine sulla veste logora che indossava e pianse in silenzio, cercò di imprimersi le immagini della sua casa e della sua famiglia così che anche se fosse stato lontano avrebbe avuto dei ricordi felici.

Sei mesi prima del suo sesto compleanno Koushi fu caricato su un piccolo carro e partì per Edo, la sua famiglia lo aveva venduto per salvare la vita a suo fratello e lui non batté ciglio mentre il suo villaggio spariva lasciando dietro il ricordo dei suoi genitori e di suo fratello.
Il viaggio durò diverse ore, il piccolo restò immobile a fissare il paesaggio cambiare lentamente, gli alberi diventano mano a mano più radi e al loro posto iniziò a vedere delle grandi case.
Quando finalmente il carro si fermò il piccolo fu fatto scendere e si ritrovò in un quartiere strano, le strade erano affollate da donne e uomini vestiti di tutto punto e quello che lo colpì di più fu la giovane donna che lo guardava con un dolce sorriso.
“Tu devi essere il piccolo Koushi, vedrai qui troverai una nuova famiglia, seguimi.” La voce della donna era dolce e al piccolo ricordò così tanto quella di sua madre, si voltò un'ultima volta guardando il carro che lo aveva portato fin lì allontanarsi; nello stesso momento in cui allungò la manina per prendere quella della donna e seguirla all'interno di quella bellissima casa, la sua vita cambiò.

 

 

Osaka, 31 dicembre 1844

 

Nel bel mezzo di una notte d'inverno un bambino dai capelli corvini emise il suo primo vagito annunciandosi al mondo, ad abbracciarlo per la prima volta però non furono le calde braccia della madre, ma quelle più rigide ed impacciate del padre.
“Tesoro, è Daichi, come avevi detto tu. E' un maschio ed è sano, apri gli occhi e lo vedrai... Tesoro?” Le parole dell'uomo si spensero come l'anima di sua moglie, quella notte Takeo Sawamura ebbe il suo tanto agognato erede ma quella stessa notte perse anche la sua adorata moglie.

Quell'anno finì in tragedia per la famiglia Sawamura, l'arrivo di un erede aveva portato gioia ma la perdita della moglie del Daimyo di Osaka fu un duro colpo da sopportare; Daichi crebbe con le serve che avevano aiutato sua madre a farlo nascere e ogni anno il bambino diventava sempre più grande e forte.
Takeo Sawamura era cresciuto come un normale contadino, aveva seguito la via della spada e si era fatto valere in varie battaglie, fu notato dallo Shogun Tokugawa e fu nominato da lui Daimyo. Il suo potere militare crebbe sempre di più ora che oltre ad avere un forte esercito poteva anche vantare il possesso di un feudo solamente suo.
Takeo, il padre del piccolo Daichi si premurò solamente di insegnare al figlio l'arte della spada, infatti volle a tutti i costi che Daichi seguisse le sue orme e diventasse suo successore come Daimyo di Osaka, gli allenamenti però non erano facili e per un bambino di soli sei anni era davvero difficile seguire quelle estenuanti sessioni di battaglie simulate e continui allenamenti sulla forza e l'equilibrio.
“Devi essere veloce Daichi, devi prevedere ogni attacco del tuo nemico e contrattaccare subito, ogni secondo ti può essere fatale.” Takeo pronunciò quasi con rabbia quelle parole mentre con un solo fendente fece volare via la spada del figlio puntando successivamente la lama contro la sua gola “Se fossi su un campo di battaglia saresti morto.”
Gli occhi scuro di Daichi fissavano il padre in un misto di paura e tristezza, non sarebbe mai riuscito a batterlo e forse non era portato come lui per i combattimenti. “Padre forse la via della spada non fa per me...”
Fu una gesto veloce, si sentì solo un sonoro schiocco e sulla guancia di Daichi comparve una grossa macchia rossastra, la mano che lo aveva colpito era ancora a mezz'aria pronta a calare di nuovo se necessario.
“Non osare dire altro! Non mi importa se sputerai sangue, non mi importa se verrai ferito, tu diventerai il mio successore come Daimyo e la casata dei Sawamura continuerà a vivere grazie a te!” Gli occhi scuri di Takeo fissarono iracondi quelli del figlio “Per oggi abbiamo finito, domani ti allenerai con gli altri bambini del villaggio e poi con gli adulti, voglio che diventi forte Daichi e giuro sul nostro imperatore che lo diventerai in un modo o nell'altro.”
Daichi annuì lentamente e con passo malfermo si allontanò dal padre per tornare nella loro casa, appena fu lontano dagli occhi del Daimyo ecco che calde lacrime iniziarono a bagnargli le guance; quel giorno Daichi capì che sarebbe dovuto diventare forte, quel giorno capì che la sua vita da bambino spensierato era ormai finita per sempre. 



 
   
 
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