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Autore: Wolfgirl93    25/02/2016    1 recensioni
Il periodo Edo fu un anno di rinascita per il Giappone, è in questa cornice che le vite di due uomini di intrecciano come legate da un filo invisibile che cambierà per sempre le loro vite.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daichi Sawamura, Koushi Sugawara
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Salve ^_^ Scusate il ritardo, spero di farmi perdonare con questo capitolo.
Premetto che ci sono molti errori temporali che vi spiegherò poi a fine capitolo, spero che questa cosa non dia fastidio a nessuno, nel caso scusatemi.
Buona lettura!




 

Edo, 13 Gennaio 1850

 

Era strano, per Koushi, svegliarsi in una stanza così calda, si mise seduto sul futon e guardò quelle pareti color carta da zucchero. “Madre? Padre?”
Una strana sensazione allo stomaco però lo fece rabbrividire, non era a casa sua, non era con i suoi genitori; strinse con forza le morbide coperte color sabbia e pianse in silenzio, era stato portato in quello strano quartiere al calar della sera, la ragazza che lo aveva accolto si chiamava Matsu era gentile e lo aveva accolto con un sorriso dolce eppure Koushi non riusciva a sentirsi a sicuro in quello strano luogo.
Al suo arrivo non era riuscito a capire cosa fosse quello strano posto pieno di case colorate, però la cosa che lo aveva colpito erano alcune bellissime donne che passeggiavano con grazia lungo quelle strade.
Un lieve rumore di passi distolse il bambino dai suoi pensieri, la porta della sua camera si aprì lentamente e Matsu si affaccio sorridendo nel vederlo già sveglio. “Buongiorno, Koushi-kun, oggi ti farò fare un bel giro per la casa così ti spiegherò le regole mentre da domani inizierai la scuola, sei contento?” La voce della ragazza era dolce e Koushi non riuscì a ricambiare un timido sorriso mentre annuiva lentamente.
Gli fu indicato il bagno per i bambini e dopo essersi lavato velocemente con dell'acqua appena tiepida si vestì di fretta pronto a seguire Matsu e visitare quell'enorme casa che lo stava ospitando.
“Allora Koushi-kun, questa sarà la tua nuova casa, ma devi sapere che ci sono delle regole e dovrai rispettarle.” Non era un rimprovero quello della ragazza e Koushi annuì pronto a sentire le regole che avrebbe dovuto rispettare.
“Per prima cosa, è vietato uscire dalla casa da soli, soprattutto per voi bambini. Seconda cosa, il piano di sopra è dedicato alle Oiran, sai cosa sono le Oiran, Koushi-kun?”
Quella domanda spiazzò il piccolo che subito scosse velocemente la testa.
“Beh, credo che tu abbia visto quelle bellissime donne tutte vestite con abiti decorati che passeggiavano fuori dalla casa ieri sera.”
Gli occhioni dorati di Koushi si spalancarono e subito annuì curioso di sapere chi fossero quelle donne.
“Beh quelle donne si chiamano Oiran, questa casa ne ospita alcune, devi sapere che le Oiran sono delle donne bellissime e molto intelligenti, sanno intrattenere discorsi con il più saggio dei Daimyo e sanno ballare e cantare così bene che assomigliano quasi a delle fate.” Le parole di Matsu avevano catturato l'interesse di Koushi che sembrava immerso in un sogno ad occhi aperti fatto di Oiran che cantano e ballano mentre i loro vestiti decorati si muovevano come sospinti dal vento.
“Un giorno posso vedere una Oiran?” Le parole del piccolo sorpresero Matsu che lo guardò con tenerezza, gli accarezzò i capelli e poi annuì lentamente.
“Potrai vederne una solo se farai il bravo, ma adesso torniamo alle regole: dovrai seguire la scuola tutti i giorni fino all'età di dodici anni, a quell'età poi sarà deciso il tuo futuro.” Quelle parole rimasero nella mente di Koushi per tutto il giorno, visitò ogni stanza della casa e fece conoscenza con altri bambini che avevano all'incirca la sua età; quando la visita finì il bambino poté passare il pomeriggio a giocare con i pochi bambini che erano ospitati nella casa. Al calare della sera però poté avere l'onore di osservare alcune Oiran uscire dalla casa, si perse a fissare le loro acconciature intricate e i loro vestiti colorati e quando una di loro gli rivolse un sorriso ecco che il cuore di Koushi provò una strana sensazione, forse non era come essere a casa ma in cuor suo sapeva che anche li sarebbe stato bene.

 

Osaka, 13 Gennaio 1850


“Signorino, vostro padre vi sta aspettando sul carro, se lo farete aspettare ancora si arrabbierà.” disse Kotori, una delle tante serve della famiglia Sawamura.
“Sono pronto!” Annunciò Daichi tenendo fra le braccia un piccolo pezzo di stoffa colorata.
Il piccolo fazzoletto che il piccolo teneva gelosamente fra le manine era un pezzo di un vecchio vestito di sua madre, Kotori glielo aveva dato di nascosto dopo che Takeo le aveva ordinato di buttare via ogni ricordo di sua moglie.
“Perchè dobbiamo andare con mio padre? Due anni fa è partito da solo e ora perchè dobbiamo seguirlo?” Chiese Daichi mettendo un piccolo broncio mentre seguiva la serva verso l'uscita.
“Perchè vostro padre resterà via per molto come due anni fa, ma vuole che voi seguiate le vostri lezioni di spada e quindi vuole tenervi sotto controllo.” Kotori non era felice di quelle lezioni, ogni sera era lei che doveva medicare nuove escoriazioni che il signorino si procurava durante le lezioni, eppure mai una sola sera lo aveva visto rimpiangere il destino che suo padre gli aveva scelto.
Daichi e Kotori salirono sulla carrozza e si prepararono al lungo viaggio che li avrebbe portati a Edo.
“Ascolta Daichi, a Edo le tue lezioni saranno più intense, ho molte conoscenze li e so che loro ti aiuteranno a crescere in forza e in maestria, forse tra qualche anno potresti anche riuscire a battermi in un duello.” Le parole di Takeo era tranquille, voleva che Daichi diventasse forte così che potesse prendere il suo posto un giorno, e il fatto di farlo ferire durante quei duri allentamenti non gli importava.
Furono tre lunghi giorni di viaggio, ma finalmente giunsero a Edo; Daichi si sporse dalla carrozza per guardare quell'immensa città, era così diversa da Osaka e soprattutto sentiva un'atmosfera quasi surreale che lo avvolgeva.
“Kotori, perchè mio padre non sta qui con noi?” Chiese Daichi dopo aver visto il padre ripartire verso il centro della città.
“Beh, Sawamura-dono è un Daimyo e come tale deve sottostare agli ordini dello Shogun, e dato che quest'ultimo vuole avere il potere su tutti i Daimyo, li costringe a passare un anno a Edo così può controllarli.” Anche se era una serva, Kotori, conosceva molte cose che riguardavano queste intricate trame politiche e militari.
Gli occhi di Daichi iniziarono quasi a brillare, adorava sentire quelle storie e di certo quella sera avrebbe chiesto a Kotori di raccontargli quella storia che tanto amava.

Tanto tempo fa, in una città di cui nessuno conosce il nome, viveva un giovane principe.
Questi si allenava con costanza ogni giorno per poter diventare forte e poter, un giorno, diventare re. Il principe viveva nel lusso e nulla mancava alla sua vita, eppure sentiva sempre un senso di vuoto che gli opprimeva il petto, così un giorno interruppe i suoi allenamenti e se ne andò nel bosco vicino casa. Camminò con calma immerso nel verde degli alberi quando vide da lontano una bellissima fanciulla dai capelli argentei, la ragazza cantava seduta su una roccia e quando si accorse della presenza del principe, scappò via.
Durante la fuga però il principe notò una cosa strana, dietro la schiena della giovane vi erano due ali trasparenti; il principe corse subito a palazzo e consultò i saggi, chiese loro che creatura era quella che aveva visto e i vecchietti gli dissero che forse aveva incontrato una fata.
Le giornate del principe erano drasticamente cambiate dopo quel giorno, aveva smesso di allenarsi e passava ogni singolo giorno nel bosco sperando di rivedere quella bellissima fata.
Solo dopo due mesi le sue preghiere furono ascoltate e finalmente rivide di nuovo quel meraviglioso essere.
“Ti prego non scappare, non voglio farti del male.”
“Ogni uomo lo dice, eppure siete tutti uguali. Voi umani siete solo capaci di volere e mai di dare, le fate possono esaudire i desideri e voi ci usate solo per questo.”
Gli occhi del principe si spalancarono, non era a conoscenza del potere delle fate, ma una cosa la sapeva, non gli importava nulla dei desideri.
“Allora giovane fata, lascia che sia io a esaudire un tuo desiderio.”
La fata ebbe un sussulto, guardò guardinga il principe ma poi si avvicinò a lui. “Riusciresti ad amarmi?” Fu solo un sussurro ma il principe lo sentì bene.
Il giovane sorrise e allungò le braccia per stringere quella creatura “Esaudirò il tuo desiderio” Disse prima di baciarla.
Quel momento idilliaco però fu interrotto da delle voci cupe che lentamente si avvicinavano, il principe si pose davanti alla fanciulla ed estrasse la spada pronto a difenderla.
“Fatti da parte ragazzino, non ti faremo nulla se tu ci consegni quella fata.” Finalmente il gruppo di balordi si fece avanti e il principe strinse con forza l'elsa della spada pronto alla battaglia.
Fu uno scontro feroce, eppure il principe ne uscì vittorioso anche se ferito, la fata gli si avvicinò subito ringraziandolo della sua protezione, ma prima che lui potesse risponderle una lama gli trapassò il cuore facendolo stramazzare a terra; uno degli uomini era ancora vivo e aveva usato le ultime forse per vendicarsi sul principe.
L'urlo che emise la fata fu agghiacciante, tutto il bosco sembrò zittirsi, le guance diafane della creatura si bagnarono di calde lacrime e la voce rotta dal pianto s'infrangeva contro la stoffa dell'abito del principe.
“Ti prego esprimi il desiderio di vivere, ti prego.”
Il principe la guardò dolcemente e le passò una mano tremante sulla guancia cercando di asciugarle alcune lacrime.
“Ho giurato che non ti avrei usato come hanno fatto gli altri... Ti ho salvato la vita e questo è il più bel dono che potessi mai ricevere...” Solo in quel momento il principe capì cosa mancasse alla sua vita, qualcuno per cui valeva la pena vivere o morire, ecco cosa gli era sempre mancato.
La fata pianse così tanto che altre sue simili la raggiunsero preoccupate per quei lamenti, la trovarono distesa su un corpo umano.
“Sorella, che cosa è successo? Chi era quell'umano?”
“Colui che amavo...”
Allora l'altra fata capì, chiuse gli occhi ed esaudì il desiderio che il cuore di sua sorella stava esprimendo.
La giovane fata dai capelli argentati cadde dolcemente sul corpo dell'amato e lo seguì nella morte con la gioia nel cuore.
Dopo qualche tempo al posto dei corpi dei due amanti crebbero due piccole piante le cui radici restarono intrecciate per sempre.






 

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Per chi non lo sapesse, le Oiran sono simili alle Gheisha solo che il loro prestigio e la loro intelligenza le aveva elevate così tanto che non erano accessibili a chiunque e soprattutto intrattenere una conversazione con loro era una cosa solo per persone colte.
Purtroppo la storia è abientata nel 1844 e le Oiran in quegli anni sono state sostituite dalle Gheisha ma ho voluto fare questo piccolo errore per dare un significato in più alla storia, nei prossimi capitoli si capirà poi il perchè.
La parte in corsivo è la storia che Daichi adora ascoltare e anche questa avrà un significato importante per la storia, scusate se non è un granchè la mia fantasia in fatto di favole è precaria ^^"
Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto, alla prossima.

 

   
 
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