Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Serpentina    02/02/2016    4 recensioni
Ewan Ellis è convinto che per poter ritenere la sua vita davvero perfetta, gli manchi solo una fidanzata. Riassume le caratteristiche della sua donna ideale in un decalogo e non esita a lanciarsi in una serie di appuntamenti ai limiti del surreale, pur di trovarla. Ben presto, grazie anche all'aiuto di una vecchia amica, capirà che ordine e metodo non vanno tanto d'accordo con l'amore!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve! Sono… no, non Troy McLure. L’autrice! Forse vi ricorderete di me per le altre storie romantiche e velatamente comiche postate su efp. Vi consiglio di mettervi comodi e reggervi forte: questo è il capitolo delle grandi rivelazioni ( e dei momenti imbarazzanti, ma non voglio dire troppo)! Vi ho incuriosito? Sì? Bene! Vi lascio alla lettura, allora!

Image and video hosting by TinyPic

I nodi vengono al pettine

Einstein sbagliò quando disse: “Dio non gioca a dadi”. Non solo ci gioca, ma a volte ci confonde gettandoli dove non li si può vedere.
Stephen Hawking

La giornata era cominciata male, proseguita peggio e pareva destinata a concludersi, se possibile, ancora peggio. Una vera e propria escalation. Aveva sperato di trovare conforto dai guai mattutini - una notte insonne costellata da incubi ad occhi aperti con protagonisti Marion e vari sconosciuti, che si era tradotta in latte rovesciato, tazza rotta e le lenti degli occhiali in frantumi sul pavimento (fortuna che ne possedeva una nutrita collezione) - andando a pranzo dai genitori. L’ignaro ignorava che quei pettegoli di suo fratello e sua sorella Adrienne avevano spiattellato alla madre che si vedeva con una donna. Risultato? Un interrogatorio che manco l’FBI sulla presunta fidanzata, con tanto di profezia apocalittica finale; a detta della matrona di casa Gimpsky, infatti, non avrebbe resistito due minuti in un rapporto monogamo, avrebbe sicuramente “spezzato il cuore a quella povera ragazza, come alle altre”, perché era “un inguaribile immaturo e un irresponsabile”. Di umore tendente al nero, prese volentieri parte alla missione “Basta depressione!” in una discoteca trendy del centro, il Tunnel - una delle sue mete abituali, prima di incontrare Marion - per aiutare Philip a ritrovare il sorriso; secondo il fisico ne avevano bisogno tutti loro, e la musica spacca-timpani e le luci stroboscopiche avrebbero mandato in cortocircuito i loro neuroni, impedendo di pensare. Perfetto.
L’unica ad avversare l’idea era stata Jodie, sebbene avesse, stufa delle pressioni di Albert, accettato all’ultimo minuto di aggregarsi a loro.
–Grande idea portare in un posto pieno di fighe uno che ha litigato di brutto con la sua donna! Complimenti! Chi è il genio? Lo sanno pure i neonati che litigare fa sentire vulnerabili, e la vulnerabilità attiva nel maschio l’istinto di svuotarsi le palle nel primo buco disponibile! Adesso mi toccherà fargli da balia!- aveva strepitato adirata, gesticolando animatamente, prima di sparire tra la folla per tallonare Philip, solo e sconsolato a seguito di una “accesa discussione” con Sarah.
Incapace di divertirsi, abbandonato a se stesso, Albert stazionava al bar, sorridendo divertito al ricordo delle innumerevoli notti brave iniziate nei bagni del locale e concluse nei luoghi e modi più disparati. Una bionda - palesemente non naturale - truccata pesantemente e strizzata in abiti succinti provò ad abbordarlo, ma venne cortesemente respinta.
–È uno scherzo!- sbraitò, sbattendo il bicchiere quasi pieno sul bancone con tanta veemenza da provocare la fuoriuscita di parte del cocktail. –Tu non dici mai di no!
–Stavolta sì.
–Senti, se ti si è tipo accesa quella roba là… la coscienza… spegnila: ho voglia di una cosa veloce e senza impegno, come le altre volte.
–A-Altre v-volte?- balbettò lui, sbigottito: aveva fatto sesso con lei e non lo ricordava? Che razza di verme era?
–Non me ne hai mai fatto pentire- miagolò suadente la finta bionda, allungando le mani. –Com’è che tutto a un tratto fai il santarellino? Ti sei unito a una setta?
–Ho conosciuto una persona- rispose lui, scansandosi: il tocco seducente che un tempo lo avrebbe mandato in estasi, lo disgustò.
–Che ti lascia incustodito in un posto pieno di tentazioni- ribatté lei, strusciandoglisi addosso. –Direi che se la cerca, non ti pare?- prese il suo silenzio per assenso e aggiunse, mordicchiandogli il lobo dell’orecchio –Una sveltina e via. Non lo saprà mai.
–Lo saprei io- replicò, pagò il drink e se ne andò, incurante delle lagne della bionda inviperita.
***

Il malumore di Albert e Philip contagiò il resto della comitiva, che però non si mosse, determinata a divertirsi, anche se forzatamente. Jonathan offrì da bere a Philip per tenerlo buono e a Jodie, che aveva tenuto sotto controllo per tutta la sera nel timore che non tenesse fede alle promesse.
–Ti ringrazio per questo atto di gentilezza interessata- cinguettò lei, per poi brindare alla salute degli innamorati disperati. –Ricambio con un consiglio: sbrigati a confessare, prima che lo venga a sapere da terzi.
–L’onestà prima di tutto?- sbuffò irritato Jonathan.
–La convenienza prima di tutto- rispose Jodie. –Sei suo amico da che eravate bambini, ovvio preferisca te a un estraneo come fidanzato di sua sorella. Si incazzerà da morire quando lo scoprirà, più per averglielo taciuto che per il fatto in sé; ergo: prima confesserai, meno probabilmente ci rimetterai qualche parte del corpo che potrebbe mancarti molto. In più ti toglierai un peso dalla coscienza, così smetterai di vivere da animale braccato. La colpevolezza è anche uno stato mentale, e la tua è talmente palese che, se non fosse concentrato sui suoi problemi, Albert avrebbe già mangiato la foglia!
–Saggia osservazione- ammise lui. –Certe volte mi domando come ho potuto invischiarmi in questo casino. Ho sempre considerato Carrie una sorellina acquisita: la conosco da quando è nata, l’ho vista crescere; Al sa essere severissimo, e io compensavo aiutando lei e Mitzi ad eludere la sua stretta sorveglianza. Ero il suo eroe… finché non crebbe. Divenne sempre più insofferente, sempre più ribelle, sempre più… strana. Finito il liceo la persi un po’ di vista - avevo troppi impegni per starle dietro, né mi interessava più di tanto - le interazioni ridotte all’osso. Poi il Natale scorso… è successo. Lei voleva assaporare il gusto della trasgressione e io ero reduce da una dolorosa rottura. Avevamo bisogno l’uno dell’altra, così…
–Iniziaste ad incontrarvi sempre più spesso. Il resto è storia- sospirò lei. –Tenerlo segreto è stata un’idea di Caroline, vero?
–All’inizio mi andava bene: non volevo sentirmi legato, era soltanto sesso, eravamo d’accordo nel mantenere questa… cosa… sul piano esclusivamente fisico; poi, però…
–Senza offesa: meriteresti uno sberlone da capogiro! Ti sei rovinato con le tue stesse mani! Sa che sei innamorato di lei?
–No. Ho paura che, se glielo dicessi, non vorrebbe più vedermi- pigolò Jonathan.
–Fisiologico. L’amor “che muove il sole e le altre stelle” non è che un cocktail neurotrasmettitoriale capace di indurre una sensazione di gratificazione. In altri termini, una droga. Il contatto con la persona amata equivale a una dose - maggiore o minore a seconda dell’entità: si va dal semplice vedersi al rapporto sessuale, una bomba di endorfine - la lontananza o la fine della storia, provocano sintomi da crisi d’astinenza, gradualmente più lievi fino a scomparire con l’assunzione di una nuova dose, alias nuovo amore. Il resto, ciò che volgarmente chiamiamo “gusti”, è un insieme di costrutti mentali, sovrastrutture socio-culturali incorporate nei sei strati di corteccia cerebrale.
–Sei nata cinica, oppure mangi pane e vetriolo a colazione?
–Ti racconto una storia. C’era una volta una quattordicenne sfigata, una nerd senza speranza, il bersaglio prediletto dei bulli della scuola. Un giorno il loro capo, il capitano della squadra di football della scuola nonché sogno di tutte le studentesse del liceo, sorprese la sfigatella mentre si cambiava negli spogliatoi; progettava di farle uno scherzo, ma le sue “parti basse” presero il sopravvento e così… fece ben altro. La nerd non si oppose: non aveva mai dato peso alla verginità ed era lusingata che un ragazzo dell’ultimo anno, per giunta il più popolare, la iniziasse al sesso. Un cliché degno dei romanzetti rosa di serie Z, ma i due presero a vedersi, rigorosamente di nascosto. Dopo un po’, ovviamente, lei si stufò della situazione e pretese che lui dichiarasse pubblicamente che stavano insieme.
–Lasciami indovinare: picche? Mr. Figo&Popolare le diede il benservito perché l’aveva solamente usata, mentre in realtà si vergognava e temeva per la sua reputazione?
–Bingo. Ma lei non si perse d’animo: andò a casa sua e…
–Cosa fece?
Chi. Il fratello del bidonatore. Il primo di una lunga serie. Riuscì a sfruttare a proprio vantaggio quello spiacevole episodio: intuì che essere “sfigata”, isolata, poteva rivelarsi utile. Lontano dai riflettori, nell’ombra, puoi essere chi vuoi, fare cosa vuoi… con chi vuoi. Al buio era al sicuro: nessuno avrebbe avuto il coraggio di ammettere di averla avvicinata, lasciandola libera di godersi tutto il piacere a sua disposizione. Ma tutto ha un prezzo, e lei pagò caro la sua indipendenza: non si fidava più delle persone, e, per risparmiarsi altre ferite, si chiuse in gabbia. Per essere libera dovette ingabbiarsi. Sembra un controsenso, però non lo è.
–Un genio del male questa tizia! Vorrei stringerle la mano!- esclamò Jonathan. Detto ciò, prese la destra di Jodie e la strinse vigorosamente.
Lei non si scompose: rispose saldamente alla stretta, sorrise e sibilò –Ti ritenevo dotato più a sud che a nord dell’equatore - se capisci cosa intendo - invece, sotto sotto, sei il più sveglio tra noi!
–Devo esserlo davvero, se ho ingannato te! Pensi abbia qualche speranza che la stronzaggine di Carrie racchiuda un cuore tenero che batte per me?
“È più probabile che l’umanità si trasferisca su Andromeda!”
–Vale la pena tentare. Male che vada, è lei a perderci.
***

Si era rifugiato nella toilette, dove aveva lavato la faccia e riconnesso le cellule nervose, quindi nel vicolo sul retro del Tunnel. Una voce femminile lo fece trasalire.
–Beccarsi una polmonite non è un buon modo per espiare i peccati, qualunque essi siano. Anche perché la tua performance - anzi, mancata tale - con quella caricatura di una prostituta redime da sola un centinaio di peccati minori, o una decina di peccatoni gravi- lo baciò su una guancia, ridacchiando alla vista del marchio lasciato dal rossetto, e aggiunse –Sei migliore di quanto pensassi. Un vero uomo. Pochi avrebbero mostrato la tua tempra: non hai obblighi morali verso Marion, eppure…
–Sono stato coerente con me stesso- rispose Albert, sfregandosi le mani contro le braccia, dimentico del segno color prugna sullo zigomo. –Col nuovo me stesso. Sai, una minuscola parte di me - il residuo del vecchio me - è indignata perché, da che mondo è mondo, Albert Gimpsky non aveva mai rifiutato avances di belle donne, soprattutto per una che - siamo pragmatici - non me la darà mai. Il nuovo me, però, sa di aver preso la decisione giusta. È dura ammetterlo, ma… amo Marion.
–Ti capisco. Provo lo stesso, come tu ben sai. Il primo vero amore è destabilizzante, specie in età adulta. Ti sconquassa in una fase della vita in cui non si è predisposti ai cambiamenti, perché i principali - tempesta ormonale e relative conseguenze - sono già stati superati.
–Io… non mi riconosco più, Jo! Ero una testa di cazzo felice, prima che questo- si batté una mano sul cuore –Si svegliasse!
–È tardi per rimetterlo a nanna- asserì mestamente Jodie, e il fisico intuì che si riferiva più a se stessa che a lui. –E, anche se ci riuscissi, non torneresti come prima.
–Nemmeno lo vorrei. Non credo tornerei indietro, neanche se potessi- replicò Albert. –Continuerò a migliorarmi, me lo devo. Andare con quella avrebbe significato buttare tutti i miei sforzi nel cesso e tirare lo sciacquone!
–Ti presentai Marion soltanto perché avevo intuito che ci sai fare con le donne e speravo che, uscendo insieme a te, si rendesse conto di stare perdendo tempo appresso a quel bastardo del mio ex cognato e capisse che poteva aspirare a molto, molto meglio. Ti avrebbe usato per ricostruire la sua autostima, dopodiché ti avrebbe scaricato senza rimpianti, come faceva il vecchio te con le gallinelle che frequentavi. Credevo non potesse esserci nulla tra voi- sospirò Jodie, abbracciandolo teneramente. –Mai stata più felice di essermi sbagliata.
–Non ti sei sbagliata, purtroppo- esalò lui, stringendola con maggiore forza.
Jodie non ebbe il tempo di chiedergli spiegazioni su quella sibillina affermazione perché irruppero, con inopportuno tempismo, Norma ed Ewan, mano nella mano.
–Visto? Te l’avevo detto che si erano appartati!- celiò lei, esibendo un irritante sorrisetto trionfante. –Scusate se interrompiamo il vostro momento magico, ma i ragazzi… oh, Albert, faresti meglio a pulirti.
Il fisico avvampò e, in contemporanea, il botanico impallidì: se Norma non avesse attirato la sua attenzione sulla sagoma delle labbra di Jodie, facilmente visibile anche con la scarsa illuminazione del vicolo, non se ne sarebbe accorto. All’improvviso si sentì ribollire le viscere: Jodie non poteva baciarlo, non poteva! Non di sua spontanea volontà! Sì, doveva essere così: Albert aveva approfittato di lei, della sua dolcezza, della sua fragilità, e - al solo pensiero ringhiò e strinse i pugni come un animale pronto all’attacco - una volta ottenuto quello che voleva - e si sapeva cosa volevano quelli come Albert - l’avrebbe gettata via senza curarsi dei suoi sentimenti.
“Jo non merita uno stronzo del suo calibro!”, si disse, aumentando inconsciamente il volume del suo ringhiare, tralasciando il fatto che aveva dato dello stronzo insensibile a uno dei suoi più cari amici.
–Ewan, smettila di ringhiare, sembri un cane!- lo rimbeccò Norma.
–Non ringhiavo- rispose lui, fulminando con lo sguardo il fisico. –Battevo i denti. Qui fuori si gela.
–No, no, ringhiavi proprio!- insistette Norma.
–Per il freddo- la congelò Ewan. –Comunque eravamo venuti ad avvisarvi che ce ne andiamo: Phil è in piena “sbronza triste” e Johnny gli dà corda, sono insopportabili! Venite con noi, o preferite surgelarvi avvinghiati?
***

Ewan approfittò della pausa pranzo per ingurgitare frettolosamente un hot-dog grondante ketchup e correre al Boston General Hospital. Sebbene godesse, per sua fortuna, di una salute di ferro, aveva disperatamente bisogno di un medico.
Lo chiamò  per avvertirlo, ma la linea, stranamente, era sempre occupata sul numero privato, e non ottenne risposta sull’interno dell’ospedale; senza che la sua determinazione ne risentisse, si finse un paziente e si fece indicare il bugigattolo - che con notevole esercizio di fantasia si poteva definire ufficio - occupato dal suo amico. Preda di una frenesia che poco gli si confaceva, entrò senza premurarsi di bussare.
Avrebbe fatto meglio ad annunciarsi, perché quell’atto impulsivo lo mise davanti a una scena in bilico tra l’imbarazzante, il comico e l’umiliante: Philip - il cui rossore era fatto risaltare dal candore del camice - sedeva scompostamente sulla sedia girevole, col capo piegato di lato, una mano a reggere il cellulare e l’altra qualcosa che spuntava dalle mutande… e l’espressione di un bambino che non trova i regali sotto l’albero di Natale. Aveva chiaramente interrotto un momento di  focosa intimità telefonica.
–Oh, merda- esalò, desiderando come non mai di scomparire inghiottito nelle viscere della terra.
–Il, ehm, lavoro mi chiama, amore. Riprendiamo stasera, sai che non ti lascio insoddisfatta. Anche io ti amo- rivolse uno sguardo omicida al visitatore inatteso. –Non si usa più bussare?
–Non si usa più chiudere a chiave?
–Credevo di averlo fatto- replicò freddamente Philip. –Ti pare che, altrimenti, mi sarei sollazzato al telefono con Sarah?
–Allora è così che passi la pausa pranzo!- scherzò il botanico, allentando la tensione scrocchiandosi le nocche, secondo sua abitudine.
–Conosci modo migliore?- rispose il rosso, muovendo allusivamente il bacino. –Sai, sei fortunato a non averci interrotti dal vivo. Sarah è la donna più creativa che abbia mai conosciuto: è venuta a trovarmi un paio di volte e non hai idea di cosa è capace!
–Preferisco rimanere nell’ignoranza, in questo campo- asserì Ewan, che nel frattempo aveva spostato le mani dagli occhi alle orecchie, serrando contemporaneamente le palpebre. –E, per l’amor del cielo, ricomponiti!
Sbuffando, il medico obbedì, impiegando di proposito più tempo del necessario per divertirsi a spese dell’amico.
–Puoi aprire gli occhi, sono presentabile.
–Meno male. Ma tieni quella mano lontana da me!- Philip scoppiò a ridere e infilò l’arto del “reato” in tasca, scandalizzando Ewan, che ululò –No! Che schifo! Il camice è sacro, porca miseria, da conservare e preservare lindo e profumato, e tu lo contamini con… che razza di dottore sei?
–Quante storie!- soffiò l’altro, prima di dirigersi al lavandino e insaponare abbondantemente le mani. –Non ho toccato una coltura di virus del vaiolo! Il massimo che posso aver trasferito sul camice è qualche scaglia di epidermide… eventualmente peli pubici… e che sarà mai! Viviamo circondati da germi, El: in questo istante, mentre ti parlo e tu mi fissi sgomento, miliardi di miliardi di batteri stanno folleggiando sulla pelle e negli orifizi naturali di ogni abitante del pianeta, perciò non pensiamoci più e godiamoci questa settica vita.
–Se lo dici tu- mormorò scettico Ewan. Nel prendere posto, tuttavia, si domandò se il suo amico si fosse “sollazzato” anche su quella - apparentemente - intonsa sedia di plastica. –Sono, uhm, contento che con Sarah vada tutto bene. Avete fissato la data?
La serafica tranquillità di Philip contrastava con le sue parole.
–No. C’è stato un malinteso: i miei amici di New York mi avevano suggerito di aspettare qualche mese, di non precipitare le cose; ho dato loro ragione e Sarah si è messa a urlare che sto procrastinando perché in realtà non la amo, volevo soltanto colmare il vuoto lasciato dalla scoperta della morte di Pierce e scoparla. Ci siamo chiariti, per fortuna. Quando sei entrato stavamo, uhm, facendo pace.
–Sa di tuo fratello?- esclamò Ewan, esterrefatto: per averle confidato un segreto tanto intimo doveva fidarsi ciecamente di lei, e si sa che la fiducia è la base dell’amore.
–Mi ha accompagnato a Yuma. Poche altre avrebbero accettato di imbarcarsi in un viaggio del genere con qualcuno quasi sconosciuto, invece lei è saltata in macchina e non si è lamentata una volta che fosse una. Mi è stata di grande sostegno e conforto: mi capiva, perché anche lei aveva cercato a lungo una persona cara e ne aveva ricavato solamente delusioni. Io… boh, ha ragione chi ci consiglia di aspettare, forse sono stato avventato a proporle di sposarmi su due piedi, senza riflettere, ma prima o poi ci vedrai con l’anello al dito, perché non potrei essere altrettanto felice con nessun’altra; deciderà lei quando. Sono riuscito a ficcare nella sua adorabile testolina che non mi sto tirando indietro, semplicemente un matrimonio organizzato in un mese è una schifezza e lei merita il meglio! Non abbiamo fretta, quindi perché non concederci una festa memorabile?
–Splendido. Stupendo. Sono strafelice per voi. Tuttavia… non sono venuto per ascoltare i dettagli del tuo eventuale futuro matrimonio, Phil. Avrei una domanda da farti; ti sembrerà stupida, o indiscreta, forse entrambe, però devo assolutamente chiedertelo: cosa provi per Sarah?
–Te l’ho detto: la amo.
–D’accordo, ma non potresti scendere nei dettagli? Che so, lepidotteri o altre bestie nello stomaco, testa vuota… cosa si prova ad essere innamorati?
Philip si aprì in un sorriso compassionevole, increspato da due rughette di espressione agli angoli della bocca, poi enunciò la perla di saggezza del giorno.
–El, sono un medico. Potrei tranquillamente descriverti le caratteristiche dei rumori respiratori patologici, o del polso arterioso, o i segni di una malattia; l’amore, ahimè, non rientra nelle mie competenze. Non potrei spiegartelo neanche volendo, perché non capiresti - zitto e ascoltami, non sto offendendo la tua intelligenza - soltanto gli innamorati comprendono l’amore, e tu non lo sei.
–Sì che lo sono!- protestò Ewan, imbronciato e a braccia conserte. –Con Norma non gioco mica a carte! Se credi che non mi piaccia perché non ci sono ancora andato a letto…
–Potrei cadere in un simile errore se non ti conoscessi- ridacchiò Philip, giocherellando con una penna. –So benissimo che sei un tipo ordinato e metodico - le storie di una notte sono passeggere, le storie serie sono cose serie - che lascia scandire i tempi della relazione alla partner. Niente di così triviale: ho dedotto che non sei innamorato di Norma dalla tua domanda. Chi chiede ha quasi sempre dei dubbi; nel tuo caso, dubbi di natura sentimentale.
–Nossignore. Ho tutte le ragioni per amare Norma alla follia: corrisponde perfettamente alla mia lista- soffiò, estrasse il foglio che si portava dietro da mesi e lo scorse velocemente. –Sembra interessata più all’uomo che ai soldi, è amabile, piuttosto simpatica e socievole, molto bella, intelligente, una discreta cuoca, va pazza per i Red Hot e non avversa il baseball.
–Però? Sento che c’è un “però”.
–Però… non sono felice come dovrei- uggiolò. –E non propinarmi la storiella che la felicità non ha unità di misura, perché ti ho visto, prima, ho visto come ti illuminavi solo pronunciando il suo nome. A me non succede. Assurdo: mi sono dannato nella ricerca di una donna che rispecchi il mio ideale, sottoponendomi a torture mascherate da appuntamenti, la trovo… e non è quella giusta? Va contro ogni logica!
Philip scosse il capo, contorse i lineamenti in alcune buffe smorfie - allo scopo di reprimere le risate - infine affermò –Hai mai pensato che esiste una possibilità altrettanto logica? Ossia che Norma, nonostante i suoi indubbiamente numerosi pregi, non sia la donna per te? Forse non siete destinati a stare insieme. Risparmia il fiato, conosco la tua opinione sul fato. La realtà, secondo il mio modesto parere, è che questo- sollevò la famigerata lista –Non è altro che un elenco, neppure lontanamente comparabile alla complessità dell’essere umano- stroncò sul nascere le repliche di un agguerrito Ewan e concluse teatralmente il monologo stracciando la suddetta lista. –Se ti sta bene fingere di amare un decalogo su un pezzo di carta, continua a uscire con Norma; se, invece, preferisci amare veramente… smetti di illudere entrambi e continua la ricerca, stavolta senza guida cartacea.
Il botanico distolse lo sguardo e sospirò –Mi sento spaesato, Phil. Tutte le mie certezze stanno franando, il mio… cervello, mio vanto da sempre... sta andando a rotoli. Mi vergogno soltanto a pensarci: è da un po’ che… è pazzesco, indegno di qualcuno ordinato e metodico come me…
–Esagerato! Sembra che tu abbia ammazzato qualcuno!
–Solo nei miei sogni- sbuffò una risatina. –Dall’ultima uscita in gruppo sto evitando Albert con ogni mezzo, però capita comunque di incrociarsi, la città non è immensa… e ogni volta tremo all’idea che mi costringa ad ascoltare la cronaca secondo per secondo del kamasutra con Jodie; e più ci penso, più una morsa mi attanaglia lo stomaco, e più stringe, più brucio di una rabbia mai provata prima e muoio dalla voglia di strozzarlo, sgozzarlo, sparargli, decapitarlo con una delle scuri in aula magna… sono una persona orribile! Un maniaco omicida! Curami!
–Spiacente, El, la gelosia attualmente è incurabile.
–Geloso io? Tu vaneggi!
–Benedetti scienziati, così ciechi di fronte all’ovvio!- berciò il medico, incredulo che una persona tanto intelligente potesse al contempo dimostrare una tale stupidità. –Ora chiudi gli occhi e immagina di parlare di Jodie a un perfetto sconosciuto, il tizio senza nome che hai incontrato sull’autobus, o in metropolitana. Cosa diresti?
–Beh… innanzitutto che è brillante. Non è semplicemente questione di intelligenza - ci sono tanti cervelloni più soporiferi di un sonnifero - lei è dotata della capacità di non annoiare mai. Spesso, quando converso, dopo un po’ metto il cervello in stand-by; con lei mai, perché non parla a vanvera. È estroversa, spiritosa, autoironica; non ha avuto un’infanzia e un’adolescenza facili, ma ne è uscita a testa alta e si è fatta strada nel mondo con le sue sole forze. È una tosta, una con le… no, le palle no: è una femminista di ferro e sostiene che questo genere di apprezzamento è sessista; diciamo che ha le bocce, bocce di tutto rispetto - non che le abbia… insomma… un’occhiatina sì, è inevitabile, si fanno notare, ma niente di più - chiusa la questione- si fermò a riprendere fiato e proseguì –E so che farò la figura del melenso e/o sfigato, ma non mi vengono in mente altre parole: è bella. Quando l’ho vista al ballo, con quell’abito blu… mi ha lasciato letteralmente senza fiato. Anche quando mi imbattevo in lei nei locali, o per strada,  restavo incantato. Io…
–Sei cotto- finì al posto suo Philip, esibendo il sorrisetto di chi la sa lunga. –A puntino, direi. Elementare, Watson.
–Questo vizio di completare le frasi altrui è irritante.
–Ti preoccupi di un’inezia del genere? Ti sei lasciato soffiare da sotto il naso la tua metà della mela!- “Oddio… metà… quanto a stazza è il suo doppio!” –E da uno dei tuoi migliori amici! Questo è un problema!- abbaiò, accorgendosi il secondo successivo di essere stato troppo rude. –Mi dispiace. Accidenti, dev’essere terribile rendersi conto di aver avuto “quella giusta” a portata di mano e…
–Potrei ripiegare sull’illusione, fingermi innamorato di Norma- sussurrò Ewan, più a se stesso che all’amico. –Non sarebbe giusto: è troppo sveglia, presto o tardi capirebbe di essere un ripiego e sfogherebbe il dolore vendicandosi; renderei infelici entrambi. Però non lo sono neppure soffrire e restare solo come un cane! Niente paternale, Phil, sarei uno schifoso ipocrita se dicessi che mi basta vedere Jodie felice, anche se non con me. Seguirò la via che mi ha sempre condotto alle giuste scelte: ordine e metodo. Affronterò a muso duro Albert, nella speranza che la sua sia una semplice infatuazione, o una ripicca nei confronti di Marion. Soltanto allora, se avrò speranze, potrò lasciare Norma e farmi avanti con Jo… se ne avrò il coraggio.
Philip, allibito, ingoiò il torrente di frasi rabbiose che scalpitava per uscire dalla sua bocca, incanalandole su una matita innocente.
–Diagnosi sbagliata, El: sei uno schifoso ipocrita.
***

–Al fine di trovare tutte le possibili ampiezze di probabilità per un dato processo, bisogna sommare, o integrare, l'ampiezza sullo spazio di tutte le possibili evoluzioni del sistema nel tempo tra lo stato iniziale e quello finale, incluse quelle evoluzioni che sono considerate assurde secondo gli standard classici. Nel calcolare l'ampiezza per una singola particella nell'andare da un punto all'altro in un tempo dato, sarebbe corretto includere le evoluzioni nelle quali la particella descrive curve elaborate, evoluzioni in cui esce fuori nello spazio esterno e rientra ancora, e così via.
L'integrale sui cammini le include tutte. Non solo: esso assegna a tutte loro, non importa quanto bizzarre, ampiezze di uguale grandezza.
La falsa modestia non apparteneva ad Albert Gimpsky: era fin troppo consapevole del suo fascino e non si faceva remore ad usarlo per scopi da lui reputati degni: infondere nei suoi studenti interesse - se non amore - per la fisica quantistica, ad esempio. Era uno dei pochi insegnanti a poter vantare un silenzio assoluto spontaneo durante le lezioni: chi perché concentrato sulla spiegazione, chi perché concentrato a fantasticare su di lui, nessuno fiatava; tuttavia, quel giorno uno strano fermento serpeggiava tra gli alunni.
Stizzito, sbottò –Potevate avvisarmi che sto perdendo tempo perché siete tutti premi Nobel che non hanno bisogno. Di. Prestare. Attenzione!- salvo poi acquietarsi quando individuò l’elemento di disturbo. Allora sorrise e concesse alla classe dieci minuti di pausa. I ragazzi non se lo fecero ripetere: corsero fuori dall’aula ad ossigenare i neuroni, spossati dalla fatica di assimilare una marea di nozioni. Rimasero in due: lui e la causa della disattenzione generale. Quando gli fu di fronte, dall’altro lato della cattedra, la rimproverò gentilmente –Adoro le sorprese, ma la prossima volta vieni con una mise meno provocante: Madre Natura, o chi per essa, ha dato a te la bellezza e a noi maschietti sangue sufficiente a far funzionare un cervello alla volta - se capisci cosa intendo - e, dato che i miei studenti sono per il novanta per cento maschi…
–Mi conciavo così ogniqualvolta Jorge veniva a casa, però non mi ha minimamente considerata finché non ho iniziato a uscire con te, ci crederesti?
–Ci credo eccome!- esclamò il fisico, reprimendo una risatina davanti alla malcelata delusione di Marion. –Il tuo ex è un coglione!
–Sarebbe un complimento? Parecchio contorto, come la roba che hai scritto alla lavagna: ho capito soltanto “equazione”. Sono negata per certe cose. È Jo quella brava, la testa d’uovo. Primo premio alla fiera scientifica dello Stato dalle elementari al liceo, un curriculum invidiabile, eccellente scacchista... ha imparato il francese da autodidatta, lo sapevi? Il liceo non prevedeva tra le materie lingue straniere. All’università sostenne gli esami per certificare la conoscenza della lingua, superandoli a pieni voti. Ah, naturalmente è anche una buona cuoca e un modello di generosità e altruismo, nonostante in passato l’abbia trattata malissimo.
–Ti sei imbucata ad una delle mie lezioni per fare pubblicità a tua sorella?
–Perché no?- soffiò Marion, tremando impercettibilmente. –È praticamente perfetta! Una donna di successo, realizzata, mentre io… sono solo una bella bambolina che si è rovinata con le sue stesse mani.
Nonostante fosse in genere mite, Albert esecrava chi si piangeva addosso, quindi rispose aspramente. –Hai ragione: la tua vita fa veramente schifo! È orribile avere un tetto assicurato, un bel lavoro, due figli stupendi, una famiglia che ti vuole bene e qualcuno che ti ama!- glissò sul flebile “Saresti tu?” –Sei venuta a sedurmi con la pietà? Non attacca! Vuoi che ti dica che Jo è fantastica? Lo è! Ma tu non sei da meno! L’unica differenza tra voi - a parte il fisico… in tutti i sensi - è che lei, pur avendone la possibilità, non si è auto commiserata; si è rimboccata le maniche per trasformare i suoi sogni in realtà, senza sbirciare nel proverbiale giardino del vicino. Se fossi più matura e meno egocentrica non considereresti le sue vittorie come tue sconfitte! Finisci di invidiarla, concentrati sulla tua vita e vedrai che la sua erba - niente doppi sensi - ti parrà meno verde.
Marion pestò i piedi, irritata dalla brutale sincerità di Albert, prese la borsa e, mormorando imprecazioni, se ne andò.
Al rientro in aula, gli studenti constatarono con dispiacere che la sconosciuta mancava all’appello.
–Peccato- sussurrò uno. –Era una bella distrazione!
–Anche troppo bella- rincarò un altro. –Per studiare, intendo. Volete mettere lei con le nostre compagne di corso?- e indicò sprezzante un gruppetto di ragazze in prima fila.
–Probabilmente è “amica” del prof. Vero, prof? La brunetta in ultima fila è la sua ultima vittima?
–Ti sego la lingua e te la faccio ingoiare, Ferguson!- tuonò Albert. –A meno che… non mi riepiloghi correttamente i postulati di Feynman.

Note dell’autrice:
Non avendolo fatto nelle note iniziali, ringrazio qui Calliope S, marioasi e sunburn1985, che hanno recensito, e irisbjorn, che segue la storia. :-*
Non siate duri con Albert: è stato brutale, ma sincero. A Marion serve uno scossone, abituata com’è ad essere viziata (la piccola di casa, la figlia e bella popolare, quella che si è sposata e ha avuto dei figli, al contrario di Jo, donna in carriera… sì, ha decisamente bisogno di una strigliata!). Si riprenderà in fretta. Non siate duri neppure con Ewan: ce ne ha messo di tempo, però ce l’ha fatta. Ci è arrivato. L’ha capito! E adesso è sul piede di guerra… trema, Albert! XD
Informazioni di servizio: i lepidotteri sono l’ordine a cui appartengono farfalle e falene, mentre l’integrale dei cammini (path integral) è una formula di meccanica quantistica per il calcolo dell’ampiezza, o densità, di probabilità (numero che descrive la posizione di una particella, in accordo però col principio di indeterminazione di Heisenberg), e si basa sui postulati di Feynman. Non essendo questo un manuale di fisica, per approfondimenti consultate altre fonti (magari Albert. ;-) Chi non lo vorrebbe un prof così?).
Il gran finale si avvicina. Riusciranno i nostri eroi nelle rispettive imprese? Lo scoprirete nel prossimo capitolo! Spero di non deludervi e di non avervi deluso finora. :-*
Alla prossima!
Serpentina
Ps: Piccola curiosità: personaggio e coppia preferita? Avete mai pensato a coppie “alternative” (es: Jobert, Marwan, etc)?
 
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Serpentina