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Autore: Kylu    02/02/2016    4 recensioni
“Ci sono” esclama in quel momento Potter l’Idiota.
“Se non riesci a finire il giro o se ci metti secoli… dovrai baciarmi!”
Improvvisamente scoppio in quello che è un incrocio tra un attacco di tosse e una risata isterica. Alice mi batte affettuosamente sulla schiena mentre tutti gli altri scoppiano a ridere.
“Io COSA? Potter, ti sei completamente rincogli…”
“Paura, Evans?” mi interrompe lui.
Io mi riprendo, mi rimetto in equilibrio sulla scopa, gli lancio un’occhiataccia al cianuro degna della McGrannit.
“Ti piacerebbe…”
“Allora è fatta” sorride lui. “Se riesci a fare un giro del campo in volo puoi schiantarmi. Se non ci riesci, dovrai baciarmi”.
Una stupida scommessa.
Una stupida scommessa e inizia tutto.
Una stupida scommessa tra l'arrogante James Potter e l'orgogliosa Lily Evans.
E tra Mangiamorte pronti all'azione, misteri e paure, ma anche risate, avventure e appuntamenti, il gioco è fatto.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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ANGOLO AUTRICE
Da oggi riprendo a scrivere questa (e le altre) fanfiction.
Ho bisogno di scriverlo all’inizio perché alla fine nessuno considera gli “angoli autrice”: perdonate questo capitolo monotono, ma avevo bisogno di riuscire a creare un po’ di fluff tra Lily e Jamie.
A presto, aspetto commenti.
Kylu
 
 
 
 
Il ragazzo si gira nella mia direzione.
Capelli scuri lunghi e lisci, naso adunco…
E occhi verdi. Non è Severus.
“Che?” mi chiede. Poi mi squadra da capo a piedi, mi fa un mezzo sorriso e si avvicina.
“Oh, scusa” gli dico arrossendo. “Mi era sembrato di vedere un… un mio amico.”
“Posso diventarlo anche io, rossa…” mi risponde lui. Oh, per l’amor del cielo!
“Grazie ma no, grazie”. Mi accorgo di essere ancora scalza dopo l’intervento (non richiesto) di Ann.
La magia della Stanza mi fa comparire davanti un paio di ballerine e io le indosso.
Il tipo di prima si è già volatilizzato nella massa di persone che ballano e bevono muovendosi nella penombra. Mi guardo attorno cercando di vedere i miei amici e sforzandomi di cancellare Sev dalla mia mente. Ci provo, davvero.
Ma certe parole ti rimangono attaccate ai neuroni come nient’altro sarebbe in grado di fare. Mangiamorte.
Il mio migliore amico è un Mangiamorte.
Si, l’ho detto.
Mi rassegno, mi siedo sulla prima sedia libera e allungo la mano verso il primo bicchiere che mi capita davanti.

Mezz’ora dopo sono sulla stessa sedia, solo con qualche milione di litri di alcol in più nel corpo. Certo, ancora non basta per dimenticare tutto, ma il mondo comincia a girare più velocemente e questo è esattamente ciò che stavo cercando.
“Lily?”
Mi giro con qualche difficoltà e mi trovo davanti Remus.
“Lily, che stai facendo?” mi chiede con occhi preoccupati, nonostante sappia benissimo cosa sto facendo. “Questo è meglio se lo tengo io” dice, togliendomi il mio ennesimo bicchiere dalle mani. “Dove è finita la brava studentessa contraria alle feste? Soprattutto dopo essere stata così male, Lily, dovresti stare attenta…”
Alzo un sopracciglio e lo fisso. Provo ad imitare la sua smorfia preoccupata e, non so bene perché, scoppio a ridere. “Rem… ‘spetta” biascico quando mi riprendo. “Potter ti ha detto che sono stata male? Stupido Potter.” affermo, annuendo per dare ragione a me stessa.
“Me lo ha detto perché, a parole sue, sono l’unico Malandrino di cui riconosci l’intelligenza e che può starti vicino senza essere affatturato…” Prova a farmi ragionare nonostante le mie penose condizioni, non è dolcissimo?
“Rem” dico, anche se mettere insieme due pensieri coerenti si sta facendo arduo. “Ma lo sai che forse cioè no aspetta. Rem ti piace Emmeline vero?”
Allungo la mano in aria in cerca di un bicchiere inesistente. Accanto a me c’è un ragazzo con una bottiglia in mano e io gliela strappo senza tanti complimenti.
“Scusa?” Vedo Remus che arrossisce, anche se non mi ricordo bene perché.
“Scusa?” ripeto io. “Scusa, scusa, scusa...”
Tra la nebbia confusa dietro alle spalle del mio amico intravedo una zazzera di capelli neri disordinata e un paio di occhiali rotondi che riflettono la luce stroboscopica. Dev’essere abbastanza vicino se riesco a distinguere questi dettagli, ma non saprei dire quanto. Poi mi rendo conto che devo essermi avvicinata io, perché ora sono in piedi e sento Remus dietro di me che si fa largo tra la folla. “Lily?”
Ma io non ascolto. Non ascolto perché sto guardando Potter, le mani di Potter, le mani di Potter strettamente allacciate ad una schiena, che la percorrono lungo tutta la spina dorsale. Il mio cervello annegato nella vodka non registra altri particolari. Si limita a fissare quelle mani e, per qualche ragione, chiedersi come sarebbe essere al posto di quella schiena.
Mi porto distrattamente il collo della bottiglia alle labbra e ingollo una discreta quantità di contenuto. La gola brucia. Vedo una testa bionda spuntare dalle braccia di Potter. Vedo Testa Bionda ridere per qualcosa. Poi la vedo allungare le mani verso la sua camicia nera e slacciarne un bottone.
Sono ferma in mezzo ad una pista da ballo, la testa leggermente inclinata e gli occhi curiosi, a guardare il particolare fenomeno dell’accoppiamento dell’individuo Potter. So what?
“Lily…” ritenta Remus. Poverino, si sentirà trascurato. Mollo la bottiglia da qualche parte, mi giro e gli metto le braccia al collo, cominciando a muovermi a ritmo della musica.
“Che… Che fai?” mi chiede arrossendo. “Lily, sei ubriaca marcia, ti riporto in dormitorio…”
Mi stringo di più a lui per non cedere agli improvvisi giramenti di testa.
“Ma perché sei sempre così serioso?” chiedo con voce lamentosa. “Lasciati andare, su, sei grande e vaccinato, cosa sarai mai una ser- Mi sa che devo vomitare” aggiungo, fermandomi.
“Oh, Merlino, Lily!” Esclama, staccandosi da me. “Adesso cerco Mary e ti faccio riportare in dormitorio.”
“No!” Sentire nominare la mia amica mi fa recuperare un momento di lucidità. “Mary deve star qua ed ubriacarsi e Sirius le deve chiedere… Chiedere.” Concludo, sperando abbia capito qualcosa, e poi stringendomi nuovamente a Rem, la nausea già passata.
Non so quanto tempo passa - non capisco più assolutamente nulla - quando una voce interrompe il nostro più o meno ballo.
“Buonasera” dice la voce di Potter alle mie spalle. Mi giro e vedo tutto come prima: camicia nera, occhiali, capelli. Manca solo Testa Bionda.
“Testa Bionda puff! Sparita?” Ridacchio come non farei mai normalmente. Ma lui non mi guarda. Sta guardando Rem, e il suo sguardo è gelido.
“Ecco, perfetto” sospira lui, sfuggendo gli occhi dell’amico. “Ora te la posso lasciare. Io vado a cercare gli altri. Attento, che ha bevuto come non mai…”. La sua voce mi arriva ovattata. Mi dà un bacio veloce sulla fronte e sparisce. O forse siamo noi che ce ne andiamo. Comunque mi ritrovo su un divano nella zona delle coppiette che si appartano, e sono lì con Potter.
Lui sta parlando, ma io non ascolto. E’ bravo, si sta tenendo a distanza di sicurezza. O forse ha ancora in mente Testa Bionda.
Io gli guardo le mani, il collo, il viso, e l’alcol mi sussurra all’orecchio che vorrei proprio, proprio sapere se la sua pelle è liscia come sembra, se ha ancora addosso il profumo che nei miei ricordi associo alla notte in cui abbiamo dormito insieme.
Mi avvicino e lui si zittisce. Sollevo un dito e gli sfioro una guancia. La barba non fatta mi pizzica il polpastrello. Dev’essere la prima volta che lo tocco di mia iniziativa.
Il mondo non gira più, qualcuno lo sta scuotendo come una maracas.
Si dice maracas, vero?
“Scusa?” mi chiede, perplesso. Ops, devo averlo detto ad alta voce.
Muovo il dito verso la fossetta che gli si crea sulla fronte quando si acciglia.
“Lily.”
Non è una domanda.
“Mmh…” bofonchio io.
Mi avvicino ancora di più, il tanto che basta per sentire il suo profumo, e lo sento trattenere il respiro mentre si sporge impercettibilmente verso di me, verso il mio viso.
Io non so più dove sono. Come mi chiamo? Ha senso questa domanda?
“No, non è giusto.”
Si allontana e io improvvisamente sento freddo. Provo a protestare e riavvicinarmi, ma lui mi chiude entrambi i polsi con una mano e mi tiene a distanza, non tanto da non sentirci sopra la musica, ma abbastanza da non permettermi più di sentire il suo odore.
“Lily… Non tentarmi” mi sussurra, gli occhi preoccupati.
Sento ogni forza abbandonarmi e mi lascio andare contro la stoffa del divano. La nausea monta.
“Con Testa Bionda non ti facevi problemi” sussurro.
“Testa cosa? Di chi stai parlando?
“La biondina sulla pista da ballo…”
“Ma cosa c’entra… Dio, Lily…”
Le frasi successive le colgo appena, mentre mi addormento.
 
                                                                       ***
 
Guardo il viso di Lily, improvvisamente disteso. Sta dormendo, forse. Poco male, quello che devo dirle glielo dirò comunque.
“Ma cosa c’entra… Dio, Lily… Non so neppure come si chiami “Testa Bionda”… Quello era quel che fa un qualunque diciassettenne su una pista da ballo, ma non vuol dire niente. Non hai visto? Appena ho notato te la ho mollata su due piedi. Ma non potrei combinare nulla con te, stasera, eri talmente ubriaca che sembrava ci provassi con Lunastorta. E io, te l’ho detto, non ho intenzione di ferirti o prenderti in giro o… Oh, Jamie” mi interrompo. “Dacci un taglio, i sentimentalismi non sono fatti per te.”
Mi guardo intorno e finalmente scorgo Sirius. E’ con Mary, sono seduti al bancone degli alcolici. Lei sembra allegra. Spero che il piano di Lily funzioni, so quanto sia importante per lei e per Sirius, e poi ci tengo anche io a quella ragazza.
Decido che per questa sera il corpo studentesco di Hogwarts potrà fare a meno della mia fantasticosa presenza. Mi alzo e mi scopro ancora molto stabile sulle gambe; non ho bevuto praticamente nulla. In effetti, mi sto comportando troppo poco da malandrino.
Mi avvicino a Lily e le scosto una ciocca vermiglia dalla fronte. Mi chino a darle un bacio sulla guancia. Le mormoro, leggero come un soffio di vento: “Cosa mi stai facendo?”
Poi la prendo in braccio, curandomi del fatto che gonna e camicia la coprano a dovere, e mi faccio strada tra la gente fino all’angolo più appartato della Stanza delle Necessità. Mi concentro qualche istante e davanti a me compare una porta, una semplicissima porta in legno. La oltrepasso, sempre stringendo al petto con delicatezza il mio piccolo giglio, e la richiudo dietro le mie spalle.
Un letto di legno chiaro sotto una finestra incantata… 
  
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