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Autore: jellyfish    19/03/2009    1 recensioni
Balor, dio della morte, decide di prendere moglie e sceglie la bellissima dea dell’amore Branwen. Dal matrimonio nascono tre figlie femmine che il dio della morte educa come sue future aiutanti. Ma cosa succederebbe se una di loro si dovesse innamorare di uno dei mortali, che invece dovrebbe uccidere? Scatenerebbe di sicuro l’ira del padre. “-saranno le mie eredi. Diventeranno il mio braccio destro. Appena avranno compiuto tutte cinque anni, le educherò io, come più mi aggrada. Mi avete capito? -sì, ma non ho intenzione di ascoltarvi! Non me le porterete via e non ne farete dee di morte e di disperazione come voi! Non lo permetterò- la voce della dea adesso era forte e acuta, disperata quasi. Sapeva benissimo che le sue erano solo vuote minacce, Balor avrebbe fatto comunque quello che voleva e nessuno lo avrebbe mai fermato.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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XV

 

XV

 

-come ti senti?

-u…un po’ frastornato direi

Natan era pallido come se fosse realmente morto e la sua voce era un soffio delicato che Branwen a malapena riusciva a sentire.

-adesso è tutto finito, puoi stare tranquillo, figliolo

-io di chi sarei figlio?

La fronte del giovane era corrugata e un’espressione abbastanza stupida gli era stampata in faccia. Branwen si guardò intorno e con lo sguardo cercò l’aiuto di Flaren.

-saresti mio figlio

Il grande dio aveva parlato con la sua voce forte e ferma, ma che suonava stranamente dolce in questa situazione.

Natan non resse più la tensione e svenne tra le braccia del neoritrovato padre.

-portiamolo a casa, poi dobbiamo pensare a Macha

-purtroppo non vedo altro modo per liberare vostra figlia, che affrontare vostro marito 

-già, non posso fare altrimenti, ma voi sarete dalla mia parte, vero?

-certo! È grazie a voi e alla vostra coraggiosa figlia se il mio figliolo è ancora vivo! Non potrei non aiutarvi!

-grazie! Ve ne sono veramente grata!

Nella voce della dolce dea si poteva chiaramente sentire tutta la sua sincera gratitudine nei confronti del dio del fuoco. Sapeva che senza il sostegno di qualcuno non ce l’avrebbe fatta ad affrontare Balor.

-è il caso di viaggiare normalmente invece di teletrasportarci, non credo che il fisico di Natan, spossato com’è, lo sopporterebbe!

-già, ma come ci arriviamo sulla nostra isola da qui?

-per quello non vi dovete preoccupare Branwen!

La dea guardò con aria interrogativa Flaren, non capendo cosa avesse in mente. Il dio si issò sulle spalle larghe il corpo del figlio e ispirò profondamente, preparandosi a fischiare dentro un fischietto argentato che aveva al collo. Intanto, Branwen lo guardava sempre più stupita. Il fischietto argentato emise un lungo suono cristallino e, pochi attimi dopo, si vide all’orizzonte una piccola barca, scintillante quanto il fischietto, che volava verso gli dei.

-ecco come torniamo a casa senza il teletrasporto! Dopo di voi…

Branwen sorrise, piacevolmente sorpresa dall’ingegno del dio del fuoco e, aiutata dalla sua mano, salì sulla barchetta che le si era fermata davanti ai piedi.

-l’unica scomodità è che ci impiegheremo un po’ ad arrivare…

-non è un problema, così Natan ha il tempo di riprendersi… e poi… se non sono troppo indiscreta, vorrei sapere cosa è successo al ragazzo, com’è finito insomma in una famiglia di mortali

Flaren sospirò sentendo le parole della dea, ma sapeva che prima o poi il discorso sarebbe uscito e si preparò a raccontare.

-io e la mia cara moglie volevamo avere un figlio, la nostra eternità sembrava stranamente vuota senza un piccolo pargolo da crescere – al dio sfuggì un sorriso malinconico nel ricordare gli anni passati, ma si riprese subito e continuò il racconto senza più fermarsi – mia moglie, Sue, la dea dei fiori, è una donna bellissima e dolcissima, ma ha anche lei i suoi difetti. Pretende sempre la perfezione, in tutto e per tutto, non solo per i suoi fiori. Quando nacque Natan, capimmo subito che non era un dio completo, ma un semplice semidio. Io non ne fui per nulla turbato, ma Sue sì e anche molto. Non me ne resi conto subito, accecato com’ero dall’amore per lei e dalla felicità per la nascita del piccolo; dovevo accorgermene quando mi disse che lasciava a me la scelta del nome, ma avevo ancora la mente annebbiata e non mi preoccupai di questo suo segno di non curanza nei confronti del nostro bambino. Decisi di chiamarlo Iridan. Appena lo vidi pensai che era il nome perfetto per lui e anche adesso ne sono convinto. Forgiai per lui la culla più bella che potessi, ma rimanevo accecato e non vedevo l’indifferenza di mia moglie. Qualche giorno dopo il nostro bambino sparì, semplicemente. Un mattino non era più nella sua culla dorata. Pensavo che fosse stata colpa di qualche folle e cercai in tutta l’isola, ma ben presto mi resi conto che il bambino non si trovava più sull’isola divina e nella mia testa si fece strada l’idea che era stata proprio la mia dolce Sue a portarlo via.

Il triste racconto del dio era finito e due grosse lacrimone rigarono le guance di Flaren, preso dalla commozione e dall’amarezza di quel ricordo. Nemmeno la bella Branwen riuscì a essere indifferente a quel racconto. I suoi occhi avevano iniziato a diventare lucidi e le parole di consolazione che voleva rivolgere all’amico le si fermarono in gola. In fondo al suo cuore c’era anche una vena di rabbia e incomprensione verso Sue. Come poteva aver abbandonato suo figlio, solo perché non era un dio completo? Come può una madre non accettare suo figlio? Il suo cuore non poteva nemmeno lontanamente avvicinarsi ad un sentimento simile.

-mi dispiace, davvero, io non so cosa dire…

-non c’è nulla da dire. Conoscevo il carattere di mia moglie, avrei dovuto aprire gli occhi. Ora non so come prenderà il fatto che quel bambino imperfetto sia tornato a casa, ma forse è meglio che non lo sappia

-ma io non voglio vivere tra gli dei!

Flaren né Branwen si erano accorti che Natan si era svegliato e che se ne stava seduto tranquillo ad ascoltare il racconto del padre.

-io non voglio creare problemi di nessun genere! Posso tranquillamente restare a vivere sulla Terra, mi basta sapere che a Macha non sia fatto del male per colpa mia! Se mia madre non mi ha voluto quando ero ancora in fasce, non credo mi voglia adesso e io non mi sentirei a casa in mezzo a persone che non mi vogliono, nemmeno se sono i miei veri genitori 

-capisco… ne parleremo dopo, ormai siamo arrivati e tu devi andare a riposare, mentre noi abbiamo un’altra cosa da fare

Branwen aveva messo subito fine al discorso, avendo visto l’espressione sofferente di Flaren nel sentire che il figlio non voleva tornare a vivere in famiglia. A questo ci avrebbero pensato dopo, adesso dovevano concentrarsi su Macha. Decise di non dire nulla al ragazzo dell’attuale prigionia della giovane dea e, una volta scesi tutti e tre dalla barchetta, condusse Natan nel suo enorme palazzo, in una stanza dove né Balor né nessun altro sarebbe entrato e si preparò mentalmente allo scontro con il marito.

 

 

Ecco un nuovo capitolo della mia storiella!! Ringrazio ancora un volta tutti i lettori, chi commenta e chi mi aggiunge ai preferiti, nonostante la mia lentezza da bradipo nell’aggiornare!!!!!! Bye..Jellj^^

 

  
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