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Autore: Samita    03/02/2016    1 recensioni
Serie di fluff / slice of life casuali, della felice famigliuola Stark. Giusto per diletto. (!) Non si considera Avengers - Age of Ultron nella storyline! (!)
[3] “Tu eri uno Stark – tu” lo additò “ti eri presentato a casa sua in bermuda, due fiori di campo ed un prototipo non immatricolato delle Stark Motors!”
[6] Adam era il leader indiscusso della classe. Delle classi. Di tutta la scuola. E se gli girava di fare qualcosa che richiedesse più di due mani, potete stare tranquilli che qualunque bambino era disposto ad amputarsene una per lui.
[7] “NO!” urlò al figlio. “Vattene!” Lo additò “Sparisci! Evapora! Non voglio vederti! Sciò! Addio! Via! Via! Via!”
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tony Stark
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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(7) Quella volta in cui…




“Papà.”

Oh, no.

“Papà.”

“No.”

Adam premette con forza il muso sulla porta di vetro che separava il corridoio dall’officina.

“Ma mamma non c’è.”

Ti ho detto di no.

Il ragazzino sbuffò, creando un largo alone appannato sul vetro.

“Mi serve per la scuola!”

Sì, certo, come no.

Tony Stark non cadeva per la seconda volta nello stesso trucco.

… terza, ok. Terza volta.

“Non puoi stare qua, mi pare fossimo stati chiari l’ultima volta!”

“Dai, è solo un minuto!” insistette Adam.

Con un rapido gesto stizzito Tony si levò gli occhiali da saldatura, riemergendo dalla scocca su cui stava lavorando.

NO!” urlò al figlio. “Vattene!” Lo additò “Sparisci! Evapora! Non voglio vederti! Sciò! Addio! Via! Via! Via!”

Un’ultima occhiataccia e ripiombò, quasi letteralmente, nel lavoro.


“Dov’è Adam?”

“Non qui.”

Pepper si fece aprire la porta da Jarvis, su cui oramai Tony aveva rinunciato ad avere qualunque tipo di precedenza. Obbediva a lei, non a lui.

Aveva capito come funzionava la baracca.

“È uscito con gli amici?”

“Cosa ne so io?” protestò Tony, senza scollarsi dal computer.

“Jarvis?”

“Temo di non poter rispondere.”

“Tony.”

L’uomo sbuffò, allontanandosi con una spinta dalla scrivania e poi ruotando sulla sedia girevole. “Dimmi.”

“Non è in camera sua. Non è in bagno, in sala, in cucina – non è da nessuna parte. So che è nascosto da qualche parte qui dentro – non avete fantasia, voi due.”

L’ultima volta Adam era rimasto dentro la F60 per venti buoni minuti, mentre lei lo cercava disperatamente in tutta la casa e già s’immaginava scenari post apocalittici causati dal rapimento del figlio. Tony aveva dovuto farlo uscire quando non era più riuscito ad impedirle di chiamare la polizia.

Le ore che seguirono non furono simpatiche.

“Jarvis.” lo chiamò Tony. “Fai vedere a Pepper che Adam non è qui, per cortesia. Dato che a me non crede.”

Al proiettore 3D comparve una rappresentazione della stanza in infrarosso, che mostrava bene le due figure calde di Tony e Pepper – e null’altro.

La donna non era affatto persuasa.

“Va bene, ok – falle vedere le registrazioni, allora!”

Man mano che il video andava avanti, gli occhi di Pepper si sgranavano sempre più.


“Come ti salta in mente di dire cose del genere a un bambino di tredici anni!? TREDICI!

In quel preciso istante, ancora intento a massaggiarsi il volto per la sberla ricevuta, Tony iniziò a sentire la resa addosso.

Non ce la poteva fare.

L’inabilità conclamata era una sensazione del tutto nuova.

No.

Si impettì, storcendo le labbra. “Non pensavo che potesse essere così stupido!”

HAH!” esplose Pepper, istericamente divertita. “Uno Stark in piena pubertà, diciotto brufoli a guancia, sbalzi ormonali – adolescenza, Tony! Significa che è biologicamente idiota!

“Ma se mi hai detto tu di non farlo più entr –”

“Ok, basta. Lo vado a cercare.”

L’uomo aggrottò le sopracciglia, sfiatando. “No, no – è una questione tra uomini.”

Ah, i deliri di Tony. “Vai a prendere Monica, piuttosto. Ci penso io.”

Quello schiuse le labbra, prese fiato e fece per parlare: ma lo sguardo di Pepper lo fece fermarsi prima di far danno ulteriore.

“Io non capisco.” mugugnò, mentre la moglie girava sui tacchi e se ne andava di gran carriera.


“Tu resterai così per sempre, sappilo.”

Monica si strinse alla sue ginocchia, iniziando a dondolarsi. I boccoli neri se ne andavano da tutte le parti, e, come suo solito, sorrideva.

Tony se la prese in braccio, tuffandosi col naso nei suoi capelli – l’odore dei bambini. Ci aveva messo un po’ a capire esattamente cosa fosse, ma in quel momento gli fu chiaro più che mai: erano anni che Adam non profumava più in quel modo.

Aveva iniziato a puzzare, anzi.

E sì che glielo aveva detto, di usare il deodorante.

Gliene aveva anche comperato uno.

Glielo aveva lasciato sul comodino.

Gli aveva pure fatto vedere come funzionava.

Era l’inizio di un brutto periodo, era ovvio. Doveva farsene una ragione.

“Ti comprerò un sacco di bambole, se non crescerai.”

La bimba ridacchiò, stringendosi al collo del padre. “Vabbene!” squittì.

“E un sacco di vestitini rosa. Ti riempirò un armadio di vestiti rosa, con i pizzi, i merletti…”

“Ma a me non mi piace il rosa.”

“Eh?”

La guardò, giusto per capire se non fosse diventato anche daltonico. Non dicevano che tutte le sfortune tendono ad arrivare insieme?

Monica aveva una felpa rosa abbagliante, pantaloni rosso mattone, scarpe viola striate rosa maiale.

Sì, avevano cercato di spiegarle che quei colori non stavano bene, insieme – ma alla fine vinceva sempre lei. L’importante era che tutto tendesse al rosa.

Almeno, fino a quella mattina.

“Paperina, lo sai che la tua felpa è rosa, vero?”

La bimba annuì con ferrea convinzione. “Sìppapà.”

“Non ti piace più la tua felpa?” chiese, lontanamente preoccupato, mentre scendeva le scale dell’asilo.

“No.”

“E che colore ti piace, adesso?”

“Nero.”

“…”

“Come i capelli.”

“Ah. Come i miei capelli?”

“No. Sono grigi. A me mi piace il n-e-r-o!”

… vabé, almeno così non si sarebbe fatta il periodo dark a sedici anni, no? Avendolo avuto a quattro… Era avanti, lei.

“Va bene. Nero.”

“Nero!”

“Nero.”

“Neee-rooo!”


Quando rientrò in casa, ebbe qualche minuto di serena obnubilazione, durante la quale s’era completamente dimenticato dello sciagurato primogenito. Portò Monica in bagno, e nel tempo in cui la preparava per lavarla qualcosa iniziò a grattargli la coscienza.

Ah, già.

Giusto.

Adam.

La casa era vuota, Pepper ancora fuori a cercarlo.

Cercò di preoccuparsi, ma proprio non gli riusciva: era un genitore degenere, doveva farsene una ragione.

“Guarda – ” disse a Monica, asciugandola. “Ti ho anche preso l’asciugamano nero, ti piace?”

“No.” fece la bambina, serissima.

“… ma –”

“A me mi piace il Bianco.”

“Va bene…”

“Sai perché?”

“… perché’?”

“Perché – tu – perché – hai i capelli così – tu.”

Eh, no.

“Sono grigi, amore.”

“No no.”

“Grigi.”

“No.”

Perché?


Mise Monica davanti ai Duplo, sul tappeto, ed afflosciatosi sul divano chiamò Pepper.

“Allora, a casa di chi è?”

“Nessuno. Le ho provate tutte.”

“Dimmi che non hai ancora chiamato la polizia, ti prego.”

“No. Ma fra un po’ lo farò.”

“Senti – prendo un’armat…”

No!

“Ok, va bene! Allora lasciami almeno sentire Steve!”

NO!

“Tu ti rendi conto che è molto più efficac –”

NO, TONY! NO!

“No, va bene, No.”

“Vado ancora dai Simmons e poi –”

Torni a casa, ti bevi una tisana, fai un po’ di bimboterapia con Monica e lasci che me la veda io con il cretino.”

Sentì Pepper sospirare, pronta al crollo.

“Pepper.”

“… sì.”

“Anche se è biologicamente idiota, non è uno sprovveduto. Di sicuro è ancora vivo. Poi lo ucciderò, ma per adesso è vivo, fidati.”


Facile promettere quando hai installato chip tessili in ogni singolo capo d’abbigliamento di tuo figlio.

Pepper, questo, non lo doveva sapere.

Era meglio lasciarla preoccuparsi alla vecchia maniera, finché andava tutto bene.


Alle tre di notte Tony si decise a raggiungerlo: si era chiuso in una stupida sala giochi.

Ancora esistevano, le sale giochi?

Quando ci entrò si rese conto di quanto il concetto di sala giochi si fosse evoluto nel tempo: realtà virtuale di qua, tornei ai classici di là, consolle di ultima generazione e gente di ogni tipo felicemente schiaffata su poltrone da cinema. Gruppi di lan party, cibo, alcool, discorsi che andavano dal Super Bowl alle primarie a – aveva sentito bene? Noam Chomsky? Adesso nelle sale giochi si citava gente come Noam Chomsky?

Il tutto alle tre di notte.

Adam era concentrato su di una specie di battaglia campale proiettata a parete, assieme a una decina di altri personaggi – ragazzi, adulti, una notevole quantità di estrogeni, fra l’altro. Chi li poteva più levare da quei posti, ormai? Avevano tutto ciò che una persona sana di mente potesse desiderare: divertimento, nutrimento, socialità di alto livello.

Fece per avvicinarsi alla postazione del figlio, ma l’accesso gli venne precluso da una ragazza di forse vent’anni, poco più bassa di lui, e un vecchio. Cioè, suo coetaneo.

Oddio.

“Gran finale in atto, non si disturbano i giocatori.”

“Tò, mille dollari.”

“Il premio ha qualche zero in più, amico.”

Tony non si stupì. Soppesò la situazione, domandandosi cosa fosse più conveniente: minacce, mazzette, o stare alle loro regole?

Finì peri rincretinirsi a guardare la battaglia che coinvolgeva almeno una cinquantina di personaggi e altrettanti draghi.

I draghi erano degli evergreen.

“Sapete –” si svegliò d’un tratto “– che uno dei giocatori è un tredicenne?”

“Certo.”

“Adam spacca.” commentò la ragazza. “È un grande.”

Tony si voltò di scatto verso l’altro, oltremodo interdetto. “Sono le tre di notte.”

“Ci sono le firme dei genitori, genio. O guardi e taci, o ti accompagno alla porta.”

Biologicamente idiota.

ADAM!” urlò di colpo, facendosi spazio fra i due a spallate.

“Ma che cazzo, ma perché c’è sempre gente che ha da rompere i coglioni…” si lamentò la ragazza: cogliendolo completamente alla sprovvista, gli si avventò addosso e lo placcò, imbrigliandolo in una presa fulminea e salda. Grugnì qualcosa prima di impattare lo zigomo sul pavimento, lanciando poi un urlo di dolore.

“Ma che sei, la cugina di Widow?!”

“Oh, figo! Grazie!” gli si sedette addosso, ringalluzzita dal compimento. “Che faccio, chiamo?”

“Chiami che?” ringhiò

“La sicurezza. Mi sembri uno da sicurezza.”

“Non sei tu, la sicurezza?”

“Io? No, io gioco a WoW.”

“Ma che –”

A quel punto si levò un boato. Avevano vinto.


Seduto su una poltroncina in penombra, mentre il vecchio – coetaneo – gli sistemava un cerotto sullo zigomo, Tony osservava con ribollente fastidio i festeggiamenti della squadra.

Per intanto aveva tranquillizzato Pepper – ‘Ok, vivo, sano, nessun problema, dormi.’

Almeno, sperava avesse funzionato. C’era solo da sperare che non si mettesse in testa di raggiungerlo, considerato che il giorno dopo avrebbe dovuto andare ad un meeting a New York – non voleva si affaticasse troppo.

“Da quant’è che viene qua, quello?” chiese al tizio, che aveva scoperto essere il proprietario del posto.

“Un paio di mesi, ma impara in fretta.”

“Certo che impara in fretta.”

L’orgoglio del papà non se ne sarebbe mai veramente andato, visto poi quanto era… immenso.

“Cosa sei, lo zio? Non sapevi che aveva l’autorizzazione?”

“Sono il padre e – no, non sapevo che avesse l’autorizzazione.

Quello lo scrutò perplesso, ma senza grandi reazioni. “Mi sa che ti ha fregato, allora. Succede.”

“Non a me.” Grugnì “Evidentemente avete un sistema un po’ fallato.”

“Senti, amico, è più probabile che abbia fregato te che noi, fidati. Sai quanti cazzi e mazzi ci fanno se ci trovano con dei minorenni non autorizzati a partecipare a tornei internazionali, di notte, durante la settimana?”

“Ho intenzione di farvelo scoprire a breve.” Si alzò. “Fammi vedere i tuoi documenti di merda.”

“Se tu mi fai vedere i tuoi documenti di merda.”


Succede così: uno parte con l’idea di far fare una figura di merda colossale a tutta la baracca, e poi…


“Ti dico che sono Tony Stark, cazzo!”

Esci, idiota.

ADAM! Dio solo sa cosa ti aspetta a casa!

“Fuori!”

“Vi giuro che tempo tre ore e vi mando i bulldozer!”

“Matt! Karl!”

ADAM, RAZZA DI TESTA DI CAZZO CHE NON SEI ALTRO!


Sedevano in silenzio, le braccia conserte, il volto immobile.

Due belle manate rosse.

Una a Stark Senior, l’altra a Stark Junior.

La sberla fu sdoganata quel giorno.

Pepper era partita da qualche decina di minuti, completamente priva di sonno: aveva dovuto andare a recuperare Tony in commissariato, e Adam alla sala giochi.

Monica, almeno, dormiva ancora beata.

“Adam Potts, eh?” sibilò Tony, rompendo il mutismo in cui s’erano rifugiati.

Il ragazzino non rispose.

“Hai pagato qualcuno?”

Silenzio.

“Sicuramente hai pagato qualcuno. Il che significa che mi hai pure rubato dei soldi.”

Carte d’identità false, database violati… quelli erano alla sua portata. Ma per aver avuto un adulto in sede che firmasse per conto suo, doveva per forza aver pagato qualcuno. Il silenzio assenso del figlio era abbastanza eloquente in merito.

“Bella la sberla, eh?”

Nulla.

“Dovresti esser contento, ora che ti sei dimostrato abbastanza grande per prenderne una. Considerala una medaglia al valore.”

“Mph.”

“Allora?”

Scollata di spalle. Adam volse lo sguardo ancora più lontano di quel che poteva.

“Solo una domanda.” disse poi Tony, con tono fattosi improvvisamente più accondiscendente. “Quella doveva essere una fuga da casa?”

“…”

“Te la sei presa per quello che ho detto giù?”

“…”

“Senti, non volevo offenderti.”

“…”

L’uomo inspirò a fondo, raccogliendo le forze psicologiche che gli costava quel discorso.

“È mamma che non vuole che ti lasci andare in officina, lo sai.”

“…”

“Non avrai pensato che non ti volessi in casa, vero?”

“…”

“Non mi sembrava di aver detto delle cose così… brutte, sai.”

“…”

“Ma poi mamma diventa una bestia quando s’arrabbia, e –” “Pà.”

“Oh, il ritrovato dono della parola.”

“Quella partita era in programma da settimane. Mi ero solo dimenticato di inventare una scusa.”

“…”

“Dài, ho vinto cinquantamila dollari!”

“…”

“Così posso farmi l’officina mia.”

“…”
“Dai, non t’incazzare…”

“…”

“Se vuoi puoi mettermi in punizione.”

“…”

“Guarda, mi ci metto da solo, così sto tranquillo in camera a farmi gli affari mei.”

“…”

“Oh, se poi vuoi mandarmi alle scuole militari, a me sta bene.”

“…”

“Pà?”

“…”

“?”

“Vaffanculo, stronzetto.”

S’alzò, andandosene in officina.




… iniziò il regime della sberla e degli insulti. Per Adam.






********************************************************************************


OH, salve.

È un po’ che non scrivevo, eh? XD

Ciao a tutti!


PS: AVENGERS 2 NON RIENTRA NELLA STOYLINE, dato che parte da IRON MAN 3.



Samita

   
 
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