Capitolo
1
Non sono mai stata tanto vicina alla morte, e non ho mai desiderato la
vita, come in quel momento. Una serie di circostanze mi ha spinta a
desiderare la morte, ma in quel momento l’unica cosa a cui
pensavo era il mio desiderio di tornare indietro, scegliere una strada
diversa e vivere.
Correvo senza sosta, lottando per sopravvivere. Cercavo di schivare le bombe che cadevano e i nemici che sparavano. Per la prima volta nella mia vita mi sono sentita come un subacqueo che cerca di risalire in superficie prima che si esaurisca la sua riserva d’aria.
Ma come mi sono ritrovata in questa situazione assurda? Diciamo che è stata una serie di eventi che mi hanno spinta a prendere decisioni piuttosto insensate... Facciamo così: cominciamo dal momento in cui ho cominciato a sentirmi inutile...
Credo fosse l’anno 2050. Dormivo nella stessa stanza con mio fratello maggiore, Matt. Io avevo otto o nove anni, e mio fratello doveva averne undici o dodici. Nostra madre, tutte le sere, veniva in camera nostra per leggerci una storia. La mia preferita era la leggenda di Mulan: una ragazza cinese che si traveste da uomo ed entra nell’esercito per amore di suo padre, troppo debole per combattere gli invasori. Adoravo anche il lungometraggio animato che aveva realizzato la Disney, più di cinquant'anni prima, ispirandosi a quella leggenda: ormai lo conoscevo a memoria. Ricordo che nostra madre ci raccontò proprio quella storia, quella sera. Quando ebbe finito, nostra madre uscì dalla camera, augurando la buona notte a Matt.
“Buonanotte, mamma!” dissi io.
“Oh, buonanotte, Mindy!” mi rispose lei, come se si fosse dimenticata di avere un’altra figlia.
Nostra madre ci lasciò soli, e Matt tentò di confortarmi.
“E’ soltanto stanca!” mi disse. “Capita a tutti di dimenticarsi qualcosa, ogni tanto!”
“Ma non capita spesso di dimenticarsi di una figlia!” risposi, triste. “Perché mamma e papà si dimenticano sempre di me?”
“Ti vogliono bene, fidati! Non essere triste: vedrai che ho ragione a dire che è tutta colpa della stanchezza!”
Mi fidai di Matt, ma le cose peggiorarono già l’anno successivo, quando nacque nostro fratello Charlie. I nostri genitori concentravano tutte le loro attenzioni su Matt e Charlie, e io non venivo considerata!
Non hanno mai notato un mio bel voto a scuola, non si accorgevano della mia presenza, e a volte non mi preparavano neanche da mangiare! Ho imparato a cucinare perché mi è capitato più di una volta di vedere mia madre mettere in tavola quattro piatti anziché cinque. Questa storia è durata talmente tanto che ho finito per considerarmi inutile. Non servivo a niente, non avevo uno scopo nella vita, e niente mi riusciva bene, perché nessuno mi appoggiava. Gli unici dalla mia parte erano i miei fratelli e la mia migliore amica Jess.
Mi sentivo così inutile che a volte pensavo di avere il potere dell’invisibilità. Forse era soltanto una mia impressione, ma sembrava che il fatto che io mi sentissi inutile avesse un effetto anche su chi mi circondava: più io mi sentivo inutile, più la gente non si accorgeva della mia esistenza.
Jess non sapeva spiegarsi il perché di tutto questo, dato che lei mi descrive sempre come una ragazza bellissima: ho i capelli castani, lunghi e mossi, e due stupendi occhi azzurri. Partecipo a dei concorsi di bellezza, ma non ho mai vinto a causa di una ragazza, Theresa Jones, che si reputa la ragazza più bella dell’universo, e che deve primeggiare a tutti i costi.
Tutto cominciò il giorno del mio concorso di bellezza. Io avevo quasi ventun’anni, e mio fratello era morto tre anni prima, in guerra. Morto mio fratello, i miei mi consideravano ancora di meno, e mio padre cominciava a dimenticare il mio nome. Matt mi disse che i miei non mi consideravano perché non mi volevano: non hanno mai voluto una figlia femmina, e questo spiega la nascita di Charlie. Matt è sempre stato il loro figlio preferito, e dopo la sua morte questo titolo passò a Charlie.
Quel giorno, appena dopo l’università, sarei dovuta andare a prepararmi per il concorso. I miei non mi hanno mai regalato una macchina, e in quell’occasione non potevano assistere al concorso, così venni accompagnata solamente da Jess e Charlie.
Il concorso era quasi finito, e solamente qualche minuto dopo avrebbero proclamato la vincitrice. La finale, ovviamente, si disputò tra me e Theresa (o Tess, come la chiamano tutti). La sfida finale consisteva nel rispondere ad una semplice domanda personale:
“Qual è il tuo più grande desiderio, in questo momento?”
Tess rispose per prima:
“Vorrei che ci fosse la pace nel mondo, che si risolvesse il problema della fame in Africa, che gli scienziati trovassero una soluzione anche per le malattie più gravi e che ogni persona fosse felice!”
Concluse con il suo solito sorrisetto falso, come se non si capisse che tutto quello che voleva era vincere uno stupido concorso...
Dopo gli applausi, fu il mio turno di rispondere:
“Se devo essere sincera, non mi importa di tutti questi grandi problemi nel mondo! Quello che voglio veramente in questo momento è essere considerata, soprattutto dai miei genitori: sanno a malapena chi sono, e non sono neanche qui, in questo momento! Vorrei essere la figlia perfetta che loro vorrebbero tanto, e se mio fratello fosse ancora qui, forse capirebbero che si stanno comportando nel modo sbagliato!”
Corsi via, pensando che sicuramente avrei perso, con una risposta del genere (e infatti persi veramente). E poi sicuramente ai miei non sarebbe interessato, dato che non erano neanche lì a tifare per me.
Quando tornammo a casa, Jess e Charlie mi consolarono. Anche quella sera dovetti prepararmi la cena da sola. Durante la cena, una notizia del telegiornale mi colpì: stava per scoppiare la Terza Guerra Mondiale, ma se avessimo sconfitto i nostri invasori, questo non sarebbe successo. Il servizio si concludeva con il Presidente che chiedeva che un membro di ogni famiglia si arruolasse nell’esercito, per avere più possibilità di sconfiggere gli invasori.
“Dato che Charlie è ancora troppo piccolo, mi toccherà andare a dare una lezione a quelli là!” disse mio padre.
“E perché?” intervenni io. “L’America è piena di giovani soldati pronti a sacrificarsi per evitare la guerra!”
Mio padre non era molto vecchio, ma aveva avuto un incidente stradale qualche anno prima, così è stato operato e la sua gamba destra è stata sostituita da una completamente metallica. Vive benissimo con la gamba di metallo, ma ogni tanto ha qualche malfunzionamento e questo potrebbe essere un problema serio nel caso andasse in guerra...
“Senti, Cometichiami,” mi rimproverò lui. “Devi imparare a rispettare gli adulti, specialmente me, perché io posso mandarti via da questa casa e costringerti a vivere per strada, dove dovrai lottare per sopravvivere e non avrai nemmeno un soldo!”
Offesa, corsi in camera mia piangendo. Non mi aveva offesa il rimprovero in sé, ma il fatto che non mi avesse chiamata per nome.
Se Matt fosse stato ancora vivo, mi avrebbe difesa. Pensai a Matt, mi ricordai di tutto il tempo passato insieme a lui, e di tutte le volte che era stato dalla mia parte quando i miei non si ricordavano di me. Continuai a piangere ancora più forte, pensando a quanto sarebbero stati felici i miei se io non ci fossi stata. Piansi così tanto che alla fine mi addormentai, e non mi ricordai bene cosa sognai.
Correvo senza sosta, lottando per sopravvivere. Cercavo di schivare le bombe che cadevano e i nemici che sparavano. Per la prima volta nella mia vita mi sono sentita come un subacqueo che cerca di risalire in superficie prima che si esaurisca la sua riserva d’aria.
Ma come mi sono ritrovata in questa situazione assurda? Diciamo che è stata una serie di eventi che mi hanno spinta a prendere decisioni piuttosto insensate... Facciamo così: cominciamo dal momento in cui ho cominciato a sentirmi inutile...
Credo fosse l’anno 2050. Dormivo nella stessa stanza con mio fratello maggiore, Matt. Io avevo otto o nove anni, e mio fratello doveva averne undici o dodici. Nostra madre, tutte le sere, veniva in camera nostra per leggerci una storia. La mia preferita era la leggenda di Mulan: una ragazza cinese che si traveste da uomo ed entra nell’esercito per amore di suo padre, troppo debole per combattere gli invasori. Adoravo anche il lungometraggio animato che aveva realizzato la Disney, più di cinquant'anni prima, ispirandosi a quella leggenda: ormai lo conoscevo a memoria. Ricordo che nostra madre ci raccontò proprio quella storia, quella sera. Quando ebbe finito, nostra madre uscì dalla camera, augurando la buona notte a Matt.
“Buonanotte, mamma!” dissi io.
“Oh, buonanotte, Mindy!” mi rispose lei, come se si fosse dimenticata di avere un’altra figlia.
Nostra madre ci lasciò soli, e Matt tentò di confortarmi.
“E’ soltanto stanca!” mi disse. “Capita a tutti di dimenticarsi qualcosa, ogni tanto!”
“Ma non capita spesso di dimenticarsi di una figlia!” risposi, triste. “Perché mamma e papà si dimenticano sempre di me?”
“Ti vogliono bene, fidati! Non essere triste: vedrai che ho ragione a dire che è tutta colpa della stanchezza!”
Mi fidai di Matt, ma le cose peggiorarono già l’anno successivo, quando nacque nostro fratello Charlie. I nostri genitori concentravano tutte le loro attenzioni su Matt e Charlie, e io non venivo considerata!
Non hanno mai notato un mio bel voto a scuola, non si accorgevano della mia presenza, e a volte non mi preparavano neanche da mangiare! Ho imparato a cucinare perché mi è capitato più di una volta di vedere mia madre mettere in tavola quattro piatti anziché cinque. Questa storia è durata talmente tanto che ho finito per considerarmi inutile. Non servivo a niente, non avevo uno scopo nella vita, e niente mi riusciva bene, perché nessuno mi appoggiava. Gli unici dalla mia parte erano i miei fratelli e la mia migliore amica Jess.
Mi sentivo così inutile che a volte pensavo di avere il potere dell’invisibilità. Forse era soltanto una mia impressione, ma sembrava che il fatto che io mi sentissi inutile avesse un effetto anche su chi mi circondava: più io mi sentivo inutile, più la gente non si accorgeva della mia esistenza.
Jess non sapeva spiegarsi il perché di tutto questo, dato che lei mi descrive sempre come una ragazza bellissima: ho i capelli castani, lunghi e mossi, e due stupendi occhi azzurri. Partecipo a dei concorsi di bellezza, ma non ho mai vinto a causa di una ragazza, Theresa Jones, che si reputa la ragazza più bella dell’universo, e che deve primeggiare a tutti i costi.
Tutto cominciò il giorno del mio concorso di bellezza. Io avevo quasi ventun’anni, e mio fratello era morto tre anni prima, in guerra. Morto mio fratello, i miei mi consideravano ancora di meno, e mio padre cominciava a dimenticare il mio nome. Matt mi disse che i miei non mi consideravano perché non mi volevano: non hanno mai voluto una figlia femmina, e questo spiega la nascita di Charlie. Matt è sempre stato il loro figlio preferito, e dopo la sua morte questo titolo passò a Charlie.
Quel giorno, appena dopo l’università, sarei dovuta andare a prepararmi per il concorso. I miei non mi hanno mai regalato una macchina, e in quell’occasione non potevano assistere al concorso, così venni accompagnata solamente da Jess e Charlie.
Il concorso era quasi finito, e solamente qualche minuto dopo avrebbero proclamato la vincitrice. La finale, ovviamente, si disputò tra me e Theresa (o Tess, come la chiamano tutti). La sfida finale consisteva nel rispondere ad una semplice domanda personale:
“Qual è il tuo più grande desiderio, in questo momento?”
Tess rispose per prima:
“Vorrei che ci fosse la pace nel mondo, che si risolvesse il problema della fame in Africa, che gli scienziati trovassero una soluzione anche per le malattie più gravi e che ogni persona fosse felice!”
Concluse con il suo solito sorrisetto falso, come se non si capisse che tutto quello che voleva era vincere uno stupido concorso...
Dopo gli applausi, fu il mio turno di rispondere:
“Se devo essere sincera, non mi importa di tutti questi grandi problemi nel mondo! Quello che voglio veramente in questo momento è essere considerata, soprattutto dai miei genitori: sanno a malapena chi sono, e non sono neanche qui, in questo momento! Vorrei essere la figlia perfetta che loro vorrebbero tanto, e se mio fratello fosse ancora qui, forse capirebbero che si stanno comportando nel modo sbagliato!”
Corsi via, pensando che sicuramente avrei perso, con una risposta del genere (e infatti persi veramente). E poi sicuramente ai miei non sarebbe interessato, dato che non erano neanche lì a tifare per me.
Quando tornammo a casa, Jess e Charlie mi consolarono. Anche quella sera dovetti prepararmi la cena da sola. Durante la cena, una notizia del telegiornale mi colpì: stava per scoppiare la Terza Guerra Mondiale, ma se avessimo sconfitto i nostri invasori, questo non sarebbe successo. Il servizio si concludeva con il Presidente che chiedeva che un membro di ogni famiglia si arruolasse nell’esercito, per avere più possibilità di sconfiggere gli invasori.
“Dato che Charlie è ancora troppo piccolo, mi toccherà andare a dare una lezione a quelli là!” disse mio padre.
“E perché?” intervenni io. “L’America è piena di giovani soldati pronti a sacrificarsi per evitare la guerra!”
Mio padre non era molto vecchio, ma aveva avuto un incidente stradale qualche anno prima, così è stato operato e la sua gamba destra è stata sostituita da una completamente metallica. Vive benissimo con la gamba di metallo, ma ogni tanto ha qualche malfunzionamento e questo potrebbe essere un problema serio nel caso andasse in guerra...
“Senti, Cometichiami,” mi rimproverò lui. “Devi imparare a rispettare gli adulti, specialmente me, perché io posso mandarti via da questa casa e costringerti a vivere per strada, dove dovrai lottare per sopravvivere e non avrai nemmeno un soldo!”
Offesa, corsi in camera mia piangendo. Non mi aveva offesa il rimprovero in sé, ma il fatto che non mi avesse chiamata per nome.
Se Matt fosse stato ancora vivo, mi avrebbe difesa. Pensai a Matt, mi ricordai di tutto il tempo passato insieme a lui, e di tutte le volte che era stato dalla mia parte quando i miei non si ricordavano di me. Continuai a piangere ancora più forte, pensando a quanto sarebbero stati felici i miei se io non ci fossi stata. Piansi così tanto che alla fine mi addormentai, e non mi ricordai bene cosa sognai.
L'angolo dell'autrice:
Ricordo di aver
scritto questa storia anni fa, durante un periodo di depressione. Non
è stata una fase molto felice della mia vita,
perciò ho pensato di sfogarmi scrivendo. Ho iniziato
provando ad immaginare come sarebbe stata la storia di Mulan se fosse
ambientata in un altro Paese e in un'altra epoca, e poi si sono
aggiunti i personaggi e i dettagli della storia...
Un piccolo avvertimento: una delle mie sorelle, che non ama molto la lettura, ha provato a leggere questa storia, e si è convinta che io sia una pessima scrittrice, che sa scrivere solo cose eccessivamente deprimenti. Se dovesse capitare anche a voi, vi consiglio di leggere altre storie o poesie scritte da me, in modo da farvi cambiare idea. Io spero che non vi capiti, ma non si sa mai...
Scusate il papiro, ma spero che continuerete a seguire questa storia, o almeno me come autrice!
A presto!
Arkytior
Un piccolo avvertimento: una delle mie sorelle, che non ama molto la lettura, ha provato a leggere questa storia, e si è convinta che io sia una pessima scrittrice, che sa scrivere solo cose eccessivamente deprimenti. Se dovesse capitare anche a voi, vi consiglio di leggere altre storie o poesie scritte da me, in modo da farvi cambiare idea. Io spero che non vi capiti, ma non si sa mai...
Scusate il papiro, ma spero che continuerete a seguire questa storia, o almeno me come autrice!
A presto!
Arkytior