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Autore: Mue    03/02/2016    5 recensioni
Drusilla, sesto anno, Corvonero, odia due cose: il proprio nome e David Steeval, il tracotante, biondo e terribile migliore amico di James Potter. E ama due cose: il Quidditch e Tristan Vidal, il capitano della sua squadra.
Allora perché decide di mettersi con il suo migliore amico, scommette di far innamorare di sé il saccente Steeval e stringe un improbabile legame con il bizzarro Lorcan Scamandro?
Un'antica leggenda, vecchie storie di Folletti ribelli a Hogsmeade e un ballo a Hogwarts per una ricorrenza potrebbero ingarbugliare ancora di più questa situazione o darle finalmente la chiave della porta per il paradiso.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Lorcan Scamandro, Nuovo personaggio, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
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XXII.
Il tesoro

 

 

 

“Stuart.”
Drilla pronunciò quel nome in un sussurro, come se stesse evocando il nome di un morto.
Era lì. Era lì, nonostante tutto. Era lì, e aveva appena salvato lei e David.
“Stuart” ripeté, senza riuscire a formulare nulla di più coerente.
Il ragazzo abbassò la bacchetta e si avvicinò. Drilla lo guardò fare un passo avanti, un altro, l'espressione indecifrabile.
Non si fermò davanti a lei. La superò e andò da David.
Drilla fu attraversata da una vertigine terribile.
Non mi ha perdonata, realizzò.
“Stai bene?” chiese Stuart con un tono di voce distaccato a David, porgendogli la mano.
L’altro non rispose. Il suo sguardo incontrò quello perso nel vuoto di Drilla; si accigliò e cercò di tirarsi su appoggiandosi alla parete vicina.
Stuart lo osservò perplesso. “Dave, lascia che ti dia…”
David gli scostò la mano con malagrazia. “Non sono io che ho bisogno del tuo aiuto.”
Drilla sussultò. Si riferisce a me?
Stuart serrò la mascella, ma ancora non degnò Drilla di un’occhiata.
“Vuoi una mano, Drusilla?” chiese una voce sognante lì vicino.
Drilla alzò il capo e vide Lorcan chino su di lei con il suo solito sorriso beato, il vestito grigio del ballo ancora addosso, stirato perfettamente, come se fosse pronto a invitarla a danzare insieme un valzer.
“Lorcan” mormorò. Poi vide la mano che il ragazzo le tendeva e la prese, lasciandosi tirare su.
Non osò chiedere nulla a Stuart, così si rivolse a Lorcan. “Perché siete qui?”
“Mi pare ovvio” disse il ragazzo ridendo. “Siamo venuti a salvarvi.”
Drilla lo guardò allibita. “Ma... come avete fatto a trovarci?”
“E’ merito di Lorcan se siamo qui” disse secco Stuart. Mentre parlava teneva lo sguardo fisso nel vuoto, ignorando volutamente Drilla. “Ha detto che Van Duyne era sicuramente coinvolto, e mi ha trascinato in un inseguimento su e giù per il castello. Lo abbiamo visto andare nelle segrete, e poi uscire attraverso il passaggio che conduce fuori dal castello. Quando siamo arrivati qui, però, abbiamo dovuto fermarci fuori; non sapevamo come superare la sorveglianza dei Folletti.”
“E come avete fatto, allora, a entrare?” domandò David, tastandosi con una smorfia di dolore il braccio inerte.
“Beh” disse Lorcan, tutto allegro. “Mentre noi inseguivamo Van Duyne Emily è andata con James Potter dagli insegnanti che erano in colloquio con il Ministro a decidere cosa fare per dire loro che noi stavamo inseguendo Van Duyne e lo sospettavamo coinvolto, ma prima di arrivarci ha incontrato…”
“Avete finito di chiacchierare, voi?!” esclamò una voce aspra.
Drilla sussultò: all’entrata della grotta, dritto e anche lui ancora vestito nel suo abito da cerimonia nero e scarlatto c’era Quebec in persona.
Il professore in questione si guardò intorno e individuò David. Il suo viso si aprì in un sorrisetto. “Lo sapevo che tu hai il vizio di finire sempre dove ci sono guai, Steeval. Il direttore della tua Casa non sarà felice di saperlo.”
David, esasperato, non riuscì a trattenere un gemito di dolore quando cercò di alzare le spalle in un gesto di sfida.
Quebec, senza proferire parola, gli si avvicinò e lo studiò. “Braccio rotto” osservò bruscamente. “E anche le costole, direi. E’ meglio che fili in infermeria seduta stante.”
David fece una smorfia. “E come? Se siamo…”
“Cos’è questo rumore?” li interruppe Stuart, allarmato.
C’era un fastidioso ronzio che fischiava nella grotta. Tutti si guardarono intorno, e alla fine i loro occhi si puntarono all’unisono su Lorcan.
“Che hai in tasca, Scamandro?” fece Quebec, corrucciato.
Il ragazzo fece un’espressione di gioia. “Oh, avevo dimenticato il Rompicapo!”
Tirò fuori dalla tasca la strana sfera argentata e tutti videro che i cerchi attorno ad essa giravano su se stessi, come impazziti.
“Siamo proprio nella stanza del tesoro” affermò Lorcan allegramente.
David fece un lamento esausto. “Basta con questa storia del tesoro! Non vedi che non c’è nie…”
In quell’esatto momento la sfera lanciò un bagliore accecante, e di colpo la grotta, il soffitto, e persino il terreno sotto i loro piedi cambiarono: la pietra si vaporizzò, come se fosse stata della stessa sostanza del fumo, rivelando, dietro di essa, pareti e pareti incrostate di qualcosa che rifulgeva.
Ci vollero alcuni secondi per abituarsi alla luce e distinguere, in quella superficie informe, centinaia di oggetti concreti... oggetti d’oro e d’argento. E diamanti, rubini, topazi; e mille altre pietre preziose ancora, tutte che riflettevano migliaia di volte sulle loro superfici lucide le fiammelle delle candele. Dappertutto forzieri straboccanti, corone, armi da cerimonia... sembrava di essere piombati improvvisamente in mezzo alla più ricca delle casseforti della Gringott.
“Non posso crederci” borbottò David nel silenzio sbalordito che era calato su tutti loro. “Il tesoro… e proprio sotto il naso dei Folletti!”
Lorcan sorrise compiaciuto, giocherellando con la sfera che ora aveva finalmente smesso di muoversi. “Forse il mio avo non ne aveva bisogno e così lo lasciò dove l’aveva trovato, limitandosi a nasconderlo.”
“Non è possibile” replicò Stuart. “A quel che mi risulta, i Folletti sanno sempre ritrovare il loro oro, se non è stato speso e disperso ovunque. Come facevano a vivere qui e non essersi mai accorti di averlo tanto vicino?”
“Perché il tesoro era protetto da una Barriera Aritmantica” grugnì Quebec, sorprendendo tutti.
I ragazzi lo guardarono, sbigottiti. “Una barriera… che?”
L’insegnante fece un’espressione seccata. “Da Steeval non me ne stupisco, ma almeno da voi Corvonero confidavo in qualche conoscenza in più.”
David sbuffò, ma non ebbe la forza, o forse la voglia di controbattere alla frecciatina.
Stuart, invece, sembrava interessato. “Pensavo che Aritmanzia avesse a che fare solo con numeri, abbinamenti aritmetici, influenza delle cifre…”
“Certo che lo pensi, Dunneth! Non si studia nulla di pratica se non si ha un M.A.G.O. elevato in Artimanzia per accedere ai corsi avanzati dopo Hogwarts” sbottò Quebec.
“Ma a che cosa serve una barriera del genere? Come può impedire ai folletti di trovare il loro oro?” si azzardò a chiedere Drilla.
Quebec s’irritò. “Se ti aspetti che ti faccia qui una lezione sulle barriere numeriche magiche, Cook, sei veramente una povera illusa.”
Drilla era ancora troppo scossa per insistere oltre.
Quebec allungò una mano verso la sfera di Lorcan. “Anche questa è opera di Aritmanzia avanzata.”
Lorcan gliela porse senza pensarci, e Quebec la afferrò e la osservò da vicino. “Come immaginavo, una barriera avversa alle razze non umane. I Folletti non potrebbero mai toccare questo aggeggio.”
Drilla ricordò di colpo quando David aveva cercato di prenderla in mano, restando fulminato.
Steeval non è umano.
Il peso di quell’affermazione, ora che aveva la certezze che fosse vera, le cadde addosso come un macigno. Insieme a tutte le rivelazioni di Quebec.
Era come subire l'effetto ritardato della caduta dalla cima della torre più alta di Hogwarts.
Steeval non era umano. Era un Changeling, un essere che, se cresciuto in un’altra razza, avrebbe potuto assumere un aspetto totalmente diverso. Un essere che possedeva una natura diversa da quella di Drilla. Forse anche sentimenti diversi; sentimenti che lei o altri umani non potevano nemmeno capire.
I suoi pensieri furono interrotti da un tramestio improvviso e alcune eslamazioni lontane.
“Folletti!” esclamò Stuart allarmato.
Aveva ragione: dalla soglia della stanza si udivano voci, passi affrettati, imprecazioni nella strana lingua di quelle creature.
“Dannazione! Credevo di averli sistemati tutti!” esclamò Quebec. “Non devono entrare qui!”
“Beh, non possono, no?” disse David incerto. “Non c’è quella stupida barriera attorno al tesoro che li respinge?”
Quebec lo guardò sprezzante. “Sei proprio senza cervello, Steeval. Quella barriera serve a proteggere il tesoro, non la stanza. E, nel caso tu non l’abbia ancora capito, quel dannato aggeggio di Scamandro l’ha appena dissolta.”
“Allora direi di preparare le bacchette” osservò a denti stretti Stuart, estraendo la sua.
Quebec lo fulminò con un'occhiataccia. ”Voi quattro non farete proprio niente! Tu, Dunneth, forse sei capace di difenderti, ma dubito che gli altri tuoi tre compagni sappiano affrontare un'intera squadra di Folletti! Soprattutto Steeval” aggiunse, mentre David stava già per controbbatere e difendere le proprie abilità.
Drilla non disse nulla. Era ancora prigioniera della consapevolezza che le era appena piombata addosso. Sapeva di dover provare paura, sapeva di dover impugnare la bacchetta di Van Duyne e combattere, ma non ci riusciva. La sua mente era come sospesa sull'orlo di un baratro, e non c'era nient'altro, in quel momento, che la potesse toccare.
Solo David Steeval. David Steeval, e la sua vera natura.
Drilla lo guardò protestare contro Quebec, tenendosi il braccio inerte. Era veramente possibile? Davvero il ragazzo che da sette anni odiava, che aveva baciato... davvero era diverso?
E... anche se lo fosse stato, anche se poteva essere possibile... perché la colpiva così nel profondo? Perché le importava così tanto di cosa fosse Steeval? Della natura di Steeval? Dei suoi sentimenti?
Sentì Lorcan domandare con voce pacata: “Che cosa facciamo?”
Quebec estrasse la bacchetta. “Voi niente. Anzi, vedete di imparare qualcosa sull’Aritmanzia avanzata, dato che siete tanto ignoranti.”
Cominciò a pronunciare una strana, lunghissima formula di cui né Drilla ne gli altri capirono niente.
Septuaginta-duodecim-rei…
Sono numeri, comprese Drilla, distaccata. Numeri e formule di protezione.
Lo scalpiccio dei Folletti si fece più vicino.
Poi Drilla, sentendo i capelli rizzarsi sulla nuca, come se l'aria si stesse riempiendo di elettricità, alzò lo sguardo: lassù, sulle loro teste, un cerchio di numeri e simboli di luce evanescente stava roteando lentamente.
Anche Stuart, Lorcan e David lo videro, e si ritrassero, intimoriti; poi il cerchio iniziò a vorticare sempre più velocemente. Quebec ruggì un'ultima formula e lo fece esplodere di una luce abbagliante. Drilla sbatté gli occhi, sbalordita, e quando tornò a vedere si accorse che l'entrata della grotta era bloccata da una barriera che pareva fatta della più liscia e pura delle lastre di vetro.
I Folletti, visibili oltre quella barriera, saltarono indietro, le facce furibonde.
Quebec si voltò verso i ragazzi, ancora sbigottiti.
“Allora, ci muoviamo o no?”
David sogghignò. “E per fare che? Siamo intrappolati qui, e non ci sono altre vie d’uscita.”
Quebec lo guardò storto. “Fammi il favore di tenere la bocca chiusa, Steeval, invece che vomitare un’idiozia dietro l’altra.”
Afferrò una delle sedie divelte che costellavano la grotta, la posò davanti a sé e mormorò: “Portus!
Poi alzò lo sguardo e li studiò uno per uno. “Dunneth, aiuta il tuo amico idiota a camminare fino a qui. Scamandro, tu trascina fin qua quel criminale, e non preoccuparti di avere riguardo per lui.” Indicò Van Duyne, che giaceva ancora bocconi a terra, dimenticato. Qualsiasi incantesimo gli avesse lanciato Stuart, doveva essere stato pesante.
“E tu, Cook…” La guardò bene in faccia. “No, tu è meglio che non fai nulla. Cerca di controllare i nervi e basta.”
I ragazzi obbedirono tutti e si avvicinarono alla sedia.
“E una Passaporta, Steeval, se non l’hai ancora capito, cosa che ritengo probabile” chiarì Quebec malefico.
David non replicò; era troppo occupato a trattenere altri lamenti per il dolore che gli costava camminare.
“Avanti, mancano venti secondi. Tenetela stretta, perché vi porterà dritta a Hogsmeade.”
“Hogsmeade?” ripeté Stuart.
“Non posso farvi andare direttamente a Hogwarts per le sue magie protettive” spiegò asciutto Quebec.
“Ma lei non viene con noi?” domandò Lorcan candidamente.
“E chi protegge il tuo tesoro dai Folletti, Scamandro? Quella barriera è temporanea, e devo stare qui ad alimentarla” sbottò il professore. “E poi devo controllare che i Folletti non fuggano prima che arrivino gli Auror.”
“Gli Auror?” fece Lorcan perplesso.
Quebec li guardò infastidito. “Sì. Perché, che pensavate di fare una volta arrivati a Hogsmeade? Bere una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa prima di far dare l’allarme?”
“Come…” cominciò Stuart, ma era troppo tardi.
Una familiare sensazione di scossone alla pancia, e tutti e quattro i ragazzi insieme a Van Duyne privo di sensi si lasciarono indietro la grotta, il tesoro e Quebec.

 


 

Note:
Buonasera!
Rieccomi con il nuovo capitolo! Speravo di postarlo prima ma purtroppo il periodo di fuoco non è ancora finito quindi solo adesso ho potuto mettermi con -relativa- calma al pc.
Cosa ne pensate? Mi piace coinvolgere i professori nelle avventure degli studenti, soprattutto il sadico Quebec, e mi è sempre sembrato strano che Harry, Ron ed Hermione siano sempre riusciti a tenerli fuori.
So che Stuart non è per nulla simpatica in questo capitolo ma per quanto abbia un carattere conciliante Drilla lo ha portato all'esasperazione e non è certo il tipo da dimenticare facilmente un torto, anzi. Ma Drilla è una tipa dura e prima o poi riuscirà a farsi perdonare, abbiate fede! Intanto cosa ne dite di lasciarmi una vostra opinione?
Grazie a tutti quelli che lo faranno e a tutti quelli che hanno letto il capitolo e seguono fedelmente la storia. A presto!
   
 
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