Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Blablia87    04/02/2016    8 recensioni
[Omega!verse]
[Alpha!Sherlock][Omega!John]
Pezzi di una filastrocca come briciole di pane lasciate da un passato pronto a riscuotere la sua vendetta.
Genere: Angst, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Molly Rogers – Omega Plus, casalinga e vedova da lungo tempo – giaceva sul proprio letto matrimoniale in una grottesca imitazione di una donna placidamente addormentata.
Immobile sopra le coperte, in camicia da notte, le mani strette sul ventre.
Sul comodino una confezione semivuota di sonniferi.
Quando Sherlock e John entrarono nella stanza, trovarono Anderson intento a raccogliere e catalogare gli ultimi reperti, mente l’ispettore Lestrade seguiva ogni suo movimento con occhi attenti.
“Greg.” Lo salutò John, fermandosi sulla porta.
Sherlock proseguì all’interno della stanza, lanciando un sorriso rapido e palesemente falso verso l’uomo della scientifica, che ricambiò con un ringhio sommesso.
“Vedo che il nostro arrivo era già stato annunciato!” Trillò Sherlock, allegro, mentre John alle sue spalle scuoteva la testa e si portava una mano sul viso.
“Sherlock…” lo chiamò a mezza voce, e lui si voltò sorpreso in sua direzione.
“Che c’è?” domandò.
“C’è una donna morta su quel letto.” Sibilò il medico, accompagnando le parole con un’occhiata eloquente.
“Mhm.” Mugugnò Sherlock, e John ebbe la netta sensazione che non fosse riuscito a captare il senso di quello che gli aveva appena detto. Sospirò e scosse la testa.
“Niente Sherlock. Continua.”
Fece segno con la mano di andare oltre, ed Anderson gli lanciò uno sguardo furente.
“Non bastava l’Alpha a inquinare le nostre scene del crimine?” soffiò in direzione di Lestrade.
L’ispettore fece per rispondergli ma John lo anticipò, con voce calma e pacata.
“Non sto inquinando la scena, sono fuori dalla stanza. Vedi?”
Sherlock alzò l’angolo della bocca in un abbozzo di sorriso.
“Pensavo ne avessimo già parlato.” Disse Lestrade in direzione del suo sottoposto.
“Non ne parleremo mai abbastanza.” Mugugnò quello, così tanto a bassa voce che John riuscì a malapena a sentirlo.
“Bene, dopo il solito momento “Sherlock non sei il benvenuto” direi che potremmo tornare al caso.” Riprese Sherlock, allegro, avvicinadosi al letto.
“John, entra. Mi serve il tuo parere.”
“Abbiamo già il parere del coroner. Stamford è appena andato via.” Sbuffò Anderson. “Adesso abbiamo anche un “consulente medico legale”?” La sua voce era così carica di disprezzo che John entrò nella stanza più per rivendicare il suo diritto di essere lì che per assecondare la richiesta di Sherlock.
“Stamford non lavorano con me.” Rispose atono lui, senza alzare gli occhi dal cadavere. “John.” Lo chiamò nuovamente, facendogli cenno di avvicinarsi.
Il medico passò davanti ad Anderson chiedendogli con gli occhi di spostarsi quel tanto da permettergli il passaggio.
Lui, incrociando le mani sul petto, fece un passo indietro guardando accigliato verso Lestrade, che gli intimò con gli occhi di tacere.
“Direi… “ John guardò prima la confezione di sonniferi, poi la donna. “Che ad una prima analisi si potrebbe propendere per la morte per assunzione elevata di sostanze narcotiche. Certo morire ingerendo benzodiazepine è molto difficile… voglio dire, in commercio non si trovano più i barbiturici, i medicinali di adesso hanno risvolti mortali solo se assunti in dosi massicce…”
Si chinò ad aprirle le palpebre, osservando con aria attenta le iridi.
Sherlock, piegato a sua volta sul viso della donna, alzò gli occhi su di lui e si fermò qualche secondo a guardarlo.
“Doveva davvero avere la ferma intenzione di farla finita, per sdraiarsi ad attendere la morte per ore.” Sussurrò il medico, richiudendole dolcemente gli occhi.
“Mi sembra normale che volesse morire.” Commentò Anderson, alle sue spalle.
“E perché mai?” domandò John, voltandosi.
“Come perché.  Omega. Senza compagno. Avrà pensato che la sua vita non servisse più a niente.” Rispose lui, asciutto.
John sentì il suo viso rispondere a quelle parole prima della sua stessa coscienza. Percepì chiaramente la sua espressione mutare, diventando seria, pronta a contorcesi in una maschera d’ira.
“Grazie per il tuo - inutile come sempre - input, Anderson.” Intervenne Sherlock, riportando alla realtà John con la sua voce. Rimase fermo, aspettando di vedere le spalle del suo coinquilino abbassarsi, segno che fosse tornato in sé. Appena le vide rilassarsi, si voltò verso Lestrade.
“Allora, un secondo suicidio. Dov’è?” domandò, allungando una mano verso l’ispettore.
“Non…” cominciò.
“Mi domando perché ti ostini a chiedere il mio aiuto, se poi ogni volta devo minacciarti per ottenere le prove che mi occorrono per risolvere i vostri casi.”
Lestrade sospirò, avviandosi verso la porta. “Non è così semplice, Sherlock, lo sai.” Mormorò, facendogli cenno di seguirlo nel corridoio dell’appartamento.
“Ogni volta è una lotta riuscire a convincere Donovan e Anderson a non andare dai miei superiori a denunciare quello che succede sulle nostre scene del crimine, quando ci sei.” Continuò, alzando la voce quando fu sicurò che l’uomo della scientifica non potesse sentirlo.
“Non capisco.  Arrestare i colpevoli non è la vostra missione?” domandò Sherlock, voltandosi a guardare John che li seguiva ad un paio di passi di distanza.
“Sì, certo. Ma… ci sono delle regole, Sherlock, ed io con te le infrango tutte, sempre.” Lestrade si era bloccato davanti all’ingresso della cucina.
“Le regole sono noios-“ commentò Sherlock, entrando nella stanza e bloccandosi a osservare con aria rapita la parete bianca sopra i fornelli.
“Sherlock? Tutto ok?” Domandò John, affiancandolo e seguendo la traiettoria del suo sguardo.
“Accidenti…” esalò.
Lettere scarlatte occupavano tutto il muro, allungandosi in brevi lacrime di vernice ancora fresca, a giudicare dal colore lucido e dall’odore.
“Meraviglioso…” Sherlock si avvicinò fino al poter toccare con un dito la pittura.
Abbassò la mano e si strofinò le dita, sovrappensiero, iniziando a leggere.
 
“Uno, due, tre e quattro,
ha gli artigli come un gatto.”
 
“Meraviglioso?” Gli fece eco John, alzando un sopracciglio.
“Certo!” esclamò l’altro, voltandosi e afferrandolo per le spalle. “Non capisci?!”
John fece istintivamente un passo indietro, trattenendo il respiro.
Sherlcok sembrò ricordarsi solo in quel momento che il contatto fisico, soprattutto così irruento, avrebbe potuto (e sicuramente lo stava facendo) dar fastidio all’uomo di fronte a lui. Lasciò la presa, mantenendo comunque uno sguardo entusiasta.
“Un serial killer John!” cinguettò, avviandosi verso Lestrade, e superandolo. “Deve essere Natale!” Urlò, iniziando ad avviarsi lungo il corridoio, diretto alla porta d’ingresso.
“Tutto qui?!” Gli gridò dietro l’ispettore. “Davvero Sherlock?! È per questo che ho discusso un’ora con Anderson e ho intimato a Donovan di rimanere in ufficio?!”
“Avrai presto mie notizie!” fu l’unica risposta che ottenne da Sherlock, prima di vederlo sparire oltre la porta.
Anderson si affacciò nel corridoio e lanciò un’occhiata piuttosto eloqente ai due uomini rimasti. Io lo avevo detto, sembrava dire con lo sguardo.
Lestrade sospirò profondamente, scuotendo la testa.
“Dimmi almeno che a casa è normale.” Disse con tono rassegnato, voltandosi a guardare John.
“Credo che non ci sia neanche la più piccola traccia di normalità, in quell’uomo.” Commentò lui, di rimando.
“Se dovesse scoprire qualcosa fammelo sapere, per favore. Sarebbe capace di non chiamarmi anche se avesse il colpevole seduto in salotto.”
John annuì, e diede una pacca amichevole sulle spalle di Lestrade.
“Per quanto può valere, secondo me sei molto bravo nel tuo lavoro, Greg.” Disse, iniziando ad avviarsi a sua volta.
“Vado a lavoro. Appena ci farete arrivare il corpo e avremo fatto l’autopsia ti farò sapere qualcosa, va bene?”
L’ispettore annuì, iniziando a muoversi anche lui, diretto mestamente verso la camera da letto.
“Sono contento che tu sia andato a stare da lui, John. Dio solo sa se non ha bisogno di un freno.” Sorride, e sparì oltre l’ingresso della stanza.
John uscì dall’appartemento e scese in strada, guardandosi intorno in cerca di Sherlock.
“Non posso crederci. Mi ha lasciato qui.” Realizzò quando non lo vide. Sospirò e si avviò verso la strada principale, in cerca di un taxi che lo portasse al Bart’s.
Non fece in tempo a fermarsi sul ciglio del marciapiede, che una berlina nera con i vetri oscurati si fermò davanti a lui.

L'angolo dell'autrice:
Abbiamo quindi la nostra seconda scena del crimine! E con essa la certezza che qualcosa leghi questi due casi. ^_^
Ho poco da aggiungere a quanto detto nel capitolo, ma come sempre ne approfitto per ringraziarvi tutte/i.
Grazie in particolare a chi trova sempre il tempo di lasciare un commento, amo questi confronti! :)

Alla prossima!
B.
 
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Blablia87