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Autore: AndThenWeKiss    04/02/2016    1 recensioni
La White Pine High School è una delle scuole più prestigiose del Canada, ma nasconde dietro di sé un oscuro passato.
Passato che verrà a galla, dopo una serie di omicidi che inizieranno a prendere piede nella scuola, e che verrà scoperto da una ragazza, Heather, e da alcuni suoi amici.
Il titolo della storia, oltre che "La caduta" può essere tradotto come "L'autunno", stagione in cui si svolge la maggior parte della storia.
Enjoy it.
Genere: Azione, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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La ragazza aprì debolmente gli occhi e davanti a sé vide un suo vicino di casa, nonché grande amico: Alejandro Burromuerto.
Aveva il viso chinato verso di lei, i capelli abbastanza lunghi e marroni gli ricadevano davanti al viso, mentre lui la osservava attraverso i suoi occhi verdi.
Avvicinò la mano al suo viso(di Heather) e le carezzò la guancia con il dorso della mano, Heather sorrise e arrossì: era davvero bello. Tutto in lui, dai capelli marroni alla carnagione abbronzata fino al fisico tonico e allenato le ispirava bellezza.
Comunque lei non avrebbe mai ammesso tutto ciò, quindi lo guardò accigliata e gli allontanò la mano, poi si guardò intorno: pareti viola, scrivania davanti il letto con sopra un computer, tende nere, comodino accanto al letto con sopra un libro, una boccetta di profumo e un abat-jour; gli armadi bianchi erano ancora poggiati alla parete, mentre sulla porta c'erano appesi diversi poster e fotografie: era tornata in camera sua.
-Alejandro, come mai sono qui?
Domandò, massaggiandosi la testa e mettendosi a sedere sul letto.
-Tua madre ha detto che a scuola sei svenuta. Io sono venuto per assicurarmi che tu stessi bene,
Rispose lui con il suo accento latinoamericano. Heather annuì, poi sgranò gli occhi.
-Giusto. Alla vista di sangue e interiora, io svengo. Comunque sia, tu stai male: mi farai ammalare anche a me, quindi puoi uscire.
Rispose lei con il suo solito tono acido.
-Come siamo delicate.
La schernì lui.
-Stai zitto. Piuttosto, si è scoperto chi ha messo quella roba nell'armadietto di Lindsay?
Il ragazzo denegò, poi prese il cellulare dalla cartella di Heather e glielo passò.
-Mentre dormivi ti sono arrivati un bel po' di messaggi.
Disse.
Lei prese il cellulare e digitò il codice pin, dopodiché sbuffò.
-Sono tutti dal gruppo della scuola.
Disse, iniziando a scorrere la chat per leggerla dal principio.

Lindsay ha abbandonato il gruppo.”

Era partito tutto da lì.Scarlett e Beth avevano preso a discutere del caso, mentre alla conversazione si erano uniti poi altri studenti, di alcuni Heather non aveva nemmeno il numero.
Le prove parlano chiaro. E' stata lei.”
Aveva scritto Scarlett, mettendoci anche delle faccine che sbuffavano.
“Smettetela di darle contro! Lindsay è una ragazza buona.”
Era accorso in difesa Tyler, il suo ragazzo.
Talmente buona che a ucciso.” 
Rispose uno dei numeri non salvati, scrivendo anche in modo pessimo e scatenando l'ira di Courtney, che fino ad allora era rimasta in disparte.
Ci va la h lì davanti, ignorante!” 
Heather continuò a scorrere, ignorando la litigata tra Courtney e l'anonimo, arrivando di nuovo da Beth.
Ragazzi, conosciamo tutti Lindsay: ha paura del sangue ed è una ragazza un po' stupidina, non può aver squartato la O'Halloran.”
...E Chris mi ha appena scritto su whatsapp dicendomi che la scuola resterà chiusa fino a nuovo ordine.”
Scrisse inevece Courtney.

Qualcuno aveva ucciso la prof.ssa Blaineley, e Lindsay era la principale sospettata dato che cervello e bulbo oculare erano stati trovati nel suo armadietto rosa.
Per decidere il colpevole era ancora presto,anche se per quasi tutti era chiaro che fosse stata lei; ma la mora sapeva che, nonostante l'odio che provasse nei confronti di Lindsay, non poteva essere stata lei ad uccidere la professoressa, ed era decisa ad indagare.
Si alzò dal letto e guardò l'amico.
-Devo tornare a scuola. Tu puoi tornartene a casa, invece.
Gli disse senza troppi complimenti.
-Princesa, stanno chiudendo la scuola per ciò che è successo: devono indagare.
Rispose lui, andandole vicina.
-Non mi importa niente, anche io devo indagare.
Le rispose lei, infilandosi il trench marrone.
-Non credo ti convenga improvvisarti Sherlock Holmes.
Le rispose lui, prendendola per il braccio per bloccarla.
-Alejandro Asinomorto-e ridacchiò notando lo sguardo seccato del ragazzo-, non ho paura di niente e nessuno. Andrò lì e scagionerò Lindsay, non tanto perché voglio stringere amicizia con lei, ma solamente per togliermi di dosso la reputazione di cattiva ragazza.
Sorrise per via della sua idea geniale, anche se in fondo lo faceva anche per dimostrare l'innocenza della bionda che tanto odiava. Ma questo non lo disse.
-Cara, potrai anche toglierti la reputazione da cattiva con questo gesto, ma sappiamo entrambi che finito questo casino tornerai a chiudere a chiave Lindsay e Beth nel bagno delle ragazze.
Rispose lui, ridacchiando e ricordando dello scherzo che avevano organizzato insieme.
-Alejandro, non è questo il punto.
Rispose lei, chiudendo gli occhi e trattenendo le risate per cercare di risultare convincente. 
-E qual è?
Lei non rispose, si limitò a dargli un bacio sulla guancia e ad uscire dalla sua stanza da letto.
Fuori pioveva, afferrò l'ombrello viola, e quando uscì fuori lo aprì.
-Strano, non ricordavo che piovesse.
Disse avviandosi verso la scuola.

Impiegò parecchio a raggiungere la scuola a piedi, sia per la distanza che per la pioggia, che aumentava d'intensità mano mano che si avvicinava, come se volesse tenerla lontana da quel luogo.
Fortunatamente arrivò davanti all'edificio sana, salva e bagnata: il temporale-dato che ora poteva essere chiamato solo così- aveva distrutto il suo ombrello e non si era più potuta riparare.
Guardò la scuola e rabbrividì davanti a ciò che trovò davanti a sé: la scuola sembrava uscita da un film horror. C'era l'edificio che Heather era abituata a frequentare, tutto intorno una fitta foresta, nastro della polizia tutto intorno e auto della polizia parcheggiate e lasciate con le portiere aperte.
Aveva già avuto modo di vedere la scuola durante un temporale, ma non la ricordava così: era come se qualcosa o qualcuno l'avesse resa inquietante apposta per non farci entrare nessuno, o forse proprio per attirare l'attenzione e far entrare qualche giovane malcapitato al suo interno.
Volse lo sguardo incuriosito e terrorizzato al tempo stesso verso le finestre del terzo piano: correva una terribile leggenda circa quel luogo.
Era un piovoso giorno di Halloween, anno 1930, era una festività molto sentita e praticata nella scuola, e il preside aveva concesso a tutti loro di andare a scuola mascherati, e inoltre avrebbero finito le lezioni un'ora prima.
La scuola aveva assunto un'aria inquietante, era stata decorata nella notte, e proprio affacciandosi dalla finestra del terzo piano si poteva ammirare un antichissimo cimitero con lapidi di grandi personaggi storici.
Purtroppo un temibile assassino era scappato di prigione proprio quel giorno, nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe andato a rifugiarsi nella scuola.
Un ragazzo del terzo piano uscì dalla classe per andare in bagno, ma non tornò più: trovarono il suo cadavere squartato nel bagno, la maggior parte delle sue interiora avevano intasato le tubature, e sul muro era incastrata, tramite un uncino, la testa mozzata di lui. La leggenda narra che durante le giornate particolarmente piovose sia ancora possibile notare gli occhi rossi del ragazzo che osservano i passanti, cercando di intimorirli e non farli entrare nell'edificio, e lasciarli in vita.

Aveva raccontato Chris usando un tono molto macabro che terrorizzò alcuni alunni-tra cui Heather stessa- e fece vomitare le più sensibili, tipo Lindsay e Beth.
Guardò verso le finestre e vide, effettivamente, un paio di occhi rossi che la guardavano minacciosa: sembravano intimarle di andarsene, spesso erano rivolti prima a lei e poi alla strada circostante, sembrava che volessero farle capire di andarsene.
D'un tratto sentì la pioggia ticchettare sul tessuto di un ombrello e non più sulla sua testa, gridò spaventata sentendo una mano poggiarsi sulla sua spalla.
-Ma cosa urli?!
Ruggì una voce terribilmente familiare.
-Courtney Barlow, considerati morta!
Rispose Heather, levandole la mano dalla sua spalla.
-E' da un po' che quegli occhi mi fissano; dici che sia tutto un piano di Chris per allontanare i curiosi?
Domandò Courtney, sistemandosi la sciarpa rosa che aveva intorno al collo.
Heather la guardò: aveva i capelli a caschetto sciolti, indossava un maglione sul viola melanzana, dei jeans e portava delle scarpe da ginnastica. Per ripararsi dal freddo, oltre al berretto e alla sciarpa, aveva anche un simpatico paio di guanti bianchi che se uniti formavano un cuore rosso.
-Non mi interessa, so solo che voglio vederci chiaro. E poi tu cosa ci fai qui?
Le domandò la mora con tono acido.
-Scordatelo! C'è la polizia ad indagare, ci cacceremo sicuramente nei guai. E si dia il caso, che essendo rappresentante di classe, devo indagare su ciò che è successo.
Disse come per rimproverandola, chiudendo gli occhi e agitando il dito indice; sembrava una madre che rimproverava la figlia.
-Ma non c'era la polizia ad indagare? Oppure la piccola Miss Perfettina non vuole ammettere di essere curiosa e di voler aiutare un'amica?
Domandò Heather incrociando le braccia al petto con tono provocatorio. 
-Piantala. Lei non è mia amica. Insomma...Ok, va bene! So che non è stata Lindsay, voglio indagare e aiutarla, ma ho paura ad entrare da sola.
Guardò male Heather, che non era più sotto l'ombrello ma stava già oltrepassando il nastro, riparandosi la testa con una mano.
-Aspetta, Heather!
Disse Courtney andandole dietro.
Le due arrivarono davanti il portone della scuola, quindi la Barlow chiuse l'ombrello nero e prese il cellulare.
L'edificio era totalmente immerso nel buio, l'unica fonte di luce proveniva dalla porta ancora aperta, e non era nemmeno tanta dato che il sole era oscurato dalle nuvole temporalesche.
Courtney accese la torcia del suo cellulare e si guardò intorno: la scuola era come l'avevano lasciata la mattina; intorno all'armadietto di Lindsay c'era dell'altro nastro ed era ancora aperto. Puntò la torcia per terra e vide una striscia di sangue, sembrava che qualcuno avesse trascinato un corpo sanguinante, la striscia insanguinata procedeva verso le cucine della scuola, da dove proveniva un odore schifoso simile a quello di carne avariata e di zolfo.
-Che schifo.
Sussurrò Courtney, puntando poi la torcia di nuovo verso l'armadietto di Lindsay, le due si avvicinarono e oltrepassarono il nastro di sicurezza, l'armadietto era come lo ricordavano: completamente rivestito di un materiale peloso di colore rosa, tranne sull'anta dove c'era uno specchio e sulla parete dove c'erano attaccate foto di lei e Tyler, il suo ragazzo. Appoggiate alla parete sinistra era presente una borsetta aperta e totalmente sporca di sangue, mentre sull'altra c'erano dei libri e il caricabatterie del cellulare, rivestito di brillantini rosa.
-La borsetta è insanguinata.
Osservò Courtney, beccandosi un applauso sarcastico da Heather. La ragazza prese la borsetta e si tappò il naso per via dell'odore che ne proveniva.
-Ho ricostruito cosa è accaduto.
Disse Heather, quasi alzando la voce. Courtney inarcò un sopracciglio e la guardò.
-E' tipico di Lindsay andare a sistemarsi il trucco tra una lezione e l'altra; probabilmente aveva incontrato DJ e Geoff nel corridoio mentre tornava dal bagno, e si è fermata qui per sistemarsi, quando ha trovato l'occhio e il cervello.
Proseguì Heather, chiudendo gli occhi e poggiando i pugni chiusi sui fianchi, orgogliosa della sua teoria. Courtney stava per risponderle qualcosa, quando sentì un rumore di passi venire da quella parte.
Le due oltrepassarono di nuovo il nastro e andarono a nascondersi sotto il bancone delle bidelle, che era vicino la porta ed era “protetto” da una vetrata.
Sulla parete laterale, invece, c'era una porta che conduceva allo stanzino delle bidelle.
-...E se la polizia venisse a cercare i suoi colleghi?
Domandò una voce, era cavernosa e inquietante, un brivido attraversò la schiena delle due, che si avvicinarono e si abbracciarono; incredibile cosa era in grado di fare la paura.
-Stermineremo anche loro. Ah, adoro questo tempo.
Rispose l'altra voce, molto simile alla prima.
-Sbaglio o non siamo soli?
Domandò la prima voce, le due sentivano il suo sguardo addosso, anche se non potevano vedere perché erano “riparate” dal legno della scrivania che poggiava a terra.
-Sarà uno dei poliziotti sopravvissuti.
Rispose l'altro con negligenza.
-Andrà ad avvisare gli altri. Non sei preoccupato?!
Domandò l'altro, alzando la voce e facendo tremare il lampadario di cristallo presente sul soffitto.
-Nemmeno un po'. La scuola sarà chiusa, ricordi? Resteranno-dato che sono in due- chiusi qui dentro, finché non impazziranno e non si suicideranno. E ora andiamo a vedere se il tuo stufato è pronto.
 

I passi si allontanarono, le due tirarono un sospiro di sollievo e si scorsero, con grande disgusto notarono che il portone era chiuso.
-Non mi pare il caso di forzarlo: potrebbe fare rumore.
Sussurrò Courtney, rialzandosi e pulendosi dalla polvere.
-Qui sotto è totalmente sporco, farò un richiamo alle bidelle quando sarà finito tutto questo casino.
Continuò, prendendo il cellulare in mano.
-E ora che fai?
Le domandò Heather, mettendosi accanto a lei.
-Chiamo la polizia, ovvio.
Rispose Courtney tenendo lo sguardo fisso verso il punto dove avevano sentito i passi allontanarsi.
Il telefono squillava, in quel preciso istante una mano si poggiò sulla bocca di Courtney e una su quella di Heather, impedendo ad entrambe di gridare.
-Pronto?
Domandò la donna dall'altro capo del telefono.
-Pronto? Chi è?
-Stupidi mocciosi.
Disse infine, chiudendo la chiamata.
Le due furono trascinate fino allo stanzino delle bidelle, dove furono lasciate libere.
Udirono la porta chiudersi, si abbracciarono e iniziarono a gridare, calmandosi vedendo chi fosse il loro rapitore una volta che la luce si accese.
-Duncan!
Ruggì Heather mollandogli un sonoro schiaffo in faccia.
Lui si massaggio il viso e sorrise.
-Ragazze, calmatevi. Volete che quei due vi sentano?
Domandò con un tono calmo e rassicurante, nonostante gli sguardi furiosi delle due.
-Chi sono?
Domandò Courtney, tastandosi le tasche alla ricerca del cellulare.
-Non lo so. Ragazze, per favore, calmatevi.
Continuò a dire lui.
-Come pretendi che mi calmi?! Ci sono due maniaci che vogliono sterminarci o farci impazzire fino a portarci al suicidio? Come pretendi che io stia calma? Ho paura!
Gli urlò contro Courtney, le mani chiuse a pugno per cercare di trattenersi.
Heather ridacchiò: adorava le scenate di Courtney, ma anche lei provava le sue stesse sensazioni.
-Non dovete dimostrare di avere paura.
Continuò a sussurrare lui, mettendole una mano sulla spalla.
-Tu dici che non devo aver paura? Come faccio a non aver paura?!
Continuò Courtney.
Duncan le bloccò le braccia e poggiò le sue labbra su quelle di Courtney, infilando poi la sua lingua all'interno della bocca e cercando un contatto con quella della ragazza, che per tutta risposta gli mollò una ginocchiata sotto.
-Ma come ti permetti?! Io sono fidanzata! Brutto maniaco! Aspetta che io esca di qui e vedi i guai che ti farò passare!
Ruggì Courtney.
-Ti è passata la paura?
Domandò lui mordendosi il labbro per il dolore, le mani poggiate nella zona colpita.
-Diciamo di sì, ora sono solamente nervosa! Ti uccido, Duncan!
Lui sorrise.
-Non era mia intenzione baciarti, ma era mia intenzione farti innervosire.
Poi guardò Heather.
-Tu invece sei spaventata?
Lei si ritrasse finché non toccò il muro con la schiena.
-No. Non ho paura.
Lui sorrise, poi oltre a chiudere la porta con diversi chiavistelli, spostò davanti ad essa uno scaffale pieno di prodotti per pulire.
-Come mai tutte queste precauzioni?
Domandò Heather.
Courtney le lanciò uno sguardo torvo.
-Stare qui ti ha trasformata in Lindsay? Ci sono due scellerati qui con noi, direi che è anche poco!
Le gridò contro, sputandole anche e facendo ridere il ragazzo.
-Parlando di cose serie.
Disse Heather, allontanando Courtney con una spinta e avvicinandosi a Duncan.
-Dato che dovremmo restare qui finché non si risolve questa storia, potresti darci delle spiegazioni?
Gli domandò, guardandolo male.
-Bene. Domandate pure, io risponderò.
 

   
 
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