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Autore: la luna nera    05/02/2016    9 recensioni
Un tempo esisteva un regno minuscolo e pacifico, affacciato sul gelido mare artico. Il Cuore di Ghiaccio, antico amuleto la cui origine si perde nella notte dei tempi, garantì pace e prosperità fino al giorno in cui il giovane erede al trono compì il gesto che avrebbe cancellato ogni cosa, compresa la sua memoria.
Una lunga avventura lo attende e lo fa vagare senza una meta ben precisa per le fredde lande gelate alla ricerca del suo sconosciuto passato. E il destino lo porta nel piccolo villaggio di Beflavik dove qualcosa sembra esserci veramente......
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN RAGGIO DI LUCE DOPO LA TEMPESTA
 

 
Immerso nei suoi pensieri Burian si avvicinava con passo svelto al Tempio di Odino, ben deciso ad affrontare di petto la situazione. Ma non appena fu abbastanza prossimo all’edificio religioso, si accorse immediatamente che qualcosa non andava: c’era un insolito via-vai di persone vestite di nero, donne col capo coperto da un velo nero, musi lunghi e piccoli assembramenti di gente che parlottava e gesticolava in modo piuttosto riservato. Si avvicinò lentamente tentando di comprendere il motivo di quei comportamenti, varcò la soglia d’ingresso dell’abitazione di Ranja e lì si accorse che nella notte Aryus, Gran Sacerdote di Odino, era morto. Restò di sasso ed avvertì un forte senso di abbandono. Sapendo bene di non essere mai stato troppo ben voluto dal defunto e dalla moglie, decise di ritirarsi in silenzio uscendo all’esterno evitando ogni minimo contatto con Dilia e le persone che la stavano confortando.
Notò l’assenza di Ranja… povera ragazza! Suo padre era morto proprio in quella notte in cui lui aveva fatto quello che aveva fatto! Con quell’azione scellerata poteva essersi pregiudicato molti degli obiettivi prefissati, in primis il libro: Aryus era l’unico a conoscerne il nascondiglio, ora che era venuto a mancare cosa poteva fare per entrarne in possesso?
Si mise seduto sul bordo del pozzo con le braccia conserte tentando di riflettere: una persona stimata da tutto il paese se n’era andata e l’unico pensiero che gli attraversava la mente concerneva il libro… Doveva considerarsi un freddo egoista?
Forse.
Lui era sempre stato troppo diverso dalle altre persone, a lui la vita scorreva accanto senza sfiorarlo con le emozioni come accadeva al resto del mondo.
Alzò gli occhi e vide Ranja entrare nel villaggio in compagnia di uno sconosciuto.  Aveva lo sguardo assente e la sua faccia pareva una maschera priva di qualsiasi espressione, avanzava a passi lenti verso la sua abitazione sorretta dal tizio che portava abiti vagamente familiari. L’uomo lo notò e si fermò ad osservarlo: le sue labbra semi nascoste dai baffi e dalla barba bianca si piegarono in un sorriso compiaciuto poiché poté constatare con i suoi occhi che i suoi sforzi erano stati ripagati e che il tempo gli stava dando ragione.
“Vieni piccola, entra.” L’uomo invitò Ranja ad entrare in casa sua. “Il tuo posto è ancora qui.”
“In verità io non me la sento…”
“Ascoltami bene: io sono venuto qui per aiutarti a ritrovare la tua strada.” Fece una breve pausa, vide che la ragazza lo guardava con aria interrogativa. “So tutto, non temere. So che in fondo tu desideri scoprire chi sei veramente e da dove vieni, ma adesso devi stare accanto alla donna che ti ha cresciuta come una vera figlia, lei ha bisogno di te e tu hai ancora bisogno di lei.”
Ranja non capiva come quell’ometto potesse conoscere tutte quei dettagli sulla sua vita. “Vieni.”
Entrarono nell’abitazione, Dilia abbracciò la figlia e comprese di non essere più sola nell’affrontare il tremendo lutto che l’aveva colpita. Scoppiarono entrambe in un pianto liberatorio, troppa era la tensione accumulatasi nell’animo delle due donne nelle ultime ore.
“Mi occuperò io di celebrare le esequie di Aryus.”
“Grazie, signore….” La donna si asciugò le lacrime, sarebbe stato troppo doloroso per lei celebrare il funerale del marito.
“Ho anche l’incarico di aiutarla nella gestione del tempio per il periodo a venire. Spero non le dispiaccia.”
La donna ascoltò con poca attenzione, aveva ben altri pensieri per la testa, ad ogni modo assecondò quanto proferito dall’ospite piombato lì con Ranja
“Faccia…. Faccia come fosse a casa sua, signor….” Lo guardò rendendosi conto di aver concesso ospitalità ad un uomo del quale non conosceva neppure il nome.
“Theon, il mio nome è Theon e sono Gran Sacerdote di Odino come lo era il suo consorte.” Si avvicinò alla donna e le poggiò la mano sulla testa. “Adesso vada a riposare per un po’.” Dilia si accasciò lentamente sprofondando in un profondo sonno.
 
Il giorno dopo, poco prima del tramonto, era tutto finito. Aryus riposava nel piccolo cimitero poco fuori Beflavik presso il quale era stato accompagnato da tutta la popolazione visibilmente commossa. Dilia aveva mangiato pochissimo, era pallida in volto ed aveva gli occhi circondati da profonde occhiaie. Anche Ranja non se la passava meglio, era sempre molto scossa da tutti i colpi incassati negli ultimi giorni, ma ancora non aveva trovato la forza di guardare in faccia Dilia e chiederle spiegazioni. Dormivano sotto lo stesso tetto come perfette estranee, la ragazza era piombata di nuovo nel silenzio totale sentendosi sempre ferita e tradita da quelli che riteneva i suoi veri genitori.
 
Theon, comparso dall’oggi al domani, si stava dirigendo verso la casetta presso cui abitava Burian. Sapeva che il ragazzo si trovava lì perché i suoi poteri glielo avevano fatto percepire, giunse davanti alla porta ed entrò senza bussare. Lo trovò stravaccato sul suo giaciglio con lo sguardo fisso sul solaio, si voltò leggermente di lato quando lo vide entrare in casa sua. Non si scompose più di tanto, limitandosi solo ad emettere un profondo sospiro.
“Chiedo scusa per l’intromissione, mio signore.”
Al suono di queste parole, Burian si tirò su e lo guardò con l’aria di chi non comprende il significato di quelle parole.
“Il potente Odino mi ha inviato da te ora che i tempi sono maturi.”
“Un momento…. Che vuol dire tutto questo? Lei chi è?”
“E’ ora che i ricordi tornino nella tua mente, principe Burian. Così come te li ho tolti per proteggerti, così oggi posso parzialmente ridonarteli.”
Si alzò dirigendosi verso l’uomo che, per niente impressionato, tese il braccio destro e bloccò il giovane con il dito: glielo piantò in mezzo alla fronte e da quel contatto scaturì un fortissimo lampo di luce bianca. Fu allora che Burian poté rivivere il film della sua vita da bambino rivedendo finalmente i suoi genitori, il re Bondhus e la regina Senja sovrani di Badeneisten. Rivide il suo meraviglioso castello che svettava su di un limpido laghetto, con le sue imponenti torri e i bastioni.
“Quello che vedi, mio signore, esisteva veramente prima che le forze del male si presentassero al cospetto dei sovrani.” Si interruppe ed allontanò il dito dalla fronte di Burian.
Il ragazzo aprì gli occhi il cui colore era di un azzurro più intenso, erano lievemente umidi, dopo anni di insensibilità adesso iniziava a provare delle vere emozioni e si era commosso nel poter rivedere la sua famiglia. “Allora è vero…. Sono veramente un principe…”
“Certo, mio signore. Io facevo parte della meravigliosa corte di Badeneisten e
sono tornato per continuare a guidarti di persona verso il tuo destino, nel recente passato ti ho potuto solo seguire da molto lontano ed è così che i tuoi passi sono giunti fino a questo piccolo villaggio dove troverai il tuo passato.”
Burian lo guardò finalmente in faccia mentre la sua mente stava pian piano mettendo al loro posto tutti i tasselli della sua vita. “Allora mi faccia capire: lei mi conosce fin dalla nascita, così come conosce i miei genitori e il luogo in cui sono cresciuto. Poi è accaduto qualcosa e tutto è scomparso, ma non lei che mi ha guidato fin qui….”
Theon sorrise. “Sì, è giusto. Ho sempre saputo che sei un giovane intelligente, …anche se un po’ troppo scapestrato.”
Alzò il sopracciglio destro. “Come prego?”
“Oh, me ne hai fatte passare di tutti i  colori, altezza!” Mosse le braccia come a voler sottolineare la cosa. “Ma non è di questo che voglio parlare. Domani mattina ci recheremo assieme al Tempio di Odino e chiariremo ogni cosa.”
Ripensò a quello che aveva fatto a Ranja sentendosi un verme. “Devo proprio?”
“Sì, devi proprio.” Si avvicinò alla porta. “Adesso riposati, tornerò domani mattina. Buonanotte, mio signore.” Si inchinò ed uscì.
“Aspetti!” L’uomo si voltò. “Mi dica almeno il suo nome.”
“Il mio nome?” Sorrise. “Theon.” Si voltò e riprese la sua strada.
Burian rimase fermo sulla porta osservando il misterioso Theon allontanarsi nella neve. Rifletté a lungo e ricomponendo piano piano i cocci del suo passato, ricordò che lui era il Gran Sacerdote che si occupava della gestione del Tempio di Odino nel castello di Badeneisten, il suo castello. Il suo volto si illuminò perché finalmente dopo tanti anni quello che cercava si stava lentamente materializzando fra le sue mani. Notò però una cosa alquanto strana: la fioca luce del giorno che stava scomparendo all’orizzonte gli fece vedere con buona sicurezza che non era rimasta impressa alcuna orma dell’uomo che si stava incamminando verso il piccolo porticciolo. Eppure sembrava un corpo concreto! Com’era possibile?
Chi era in realtà Theon? Era davvero quello che gli pareva di ricordare o quel contatto attraverso cui aveva riacquisito parte della memoria era l’ennesimo incantesimo ingannatore?
 
 
Il mattino successivo spuntò sulle casette colorate di Beflavik.
Ranja aprì gli occhi non appena le sue narici furono invase da un invitante profumino che conosceva fin troppo bene: sua madre…. Dilia insomma…. Stava sfornando quei biscottini tremendamente buoni! Adorava sgranocchiarli in compagnia di una calda tazza di the! Balzò giù dal letto, si vestì in fretta e furia precipitandosi in cucina dove trovò la donna indaffarata nella preparazione dei biscotti.
“Buongiorno Ranja.”
La ragazza si bloccò sulla soglia, quello che vedeva l’aveva riportata alla realtà. Abbassò lo sguardo, bisbigliò un “Buongiorno” e si voltò ben decisa a tornare nella sua stanza.
“Ranja, aspetta per favore!” Dilia la richiamò, aveva ancora la voce tremante.
“Ti prego, resta qui. Ho preparato i biscotti che tanto ti piacciono…” Prese il contenitore in cui aveva depositato quelli già sfornati e glieli porse. “Assaggiane uno, ti prego…”
La ragazza guardò dapprima la donna il cui volto era sempre distrutto dal dolore, poi spostò lo sguardo sui dolcetti e ne assaggiò uno incurante del fatto che fosse ancora molto caldo. “Grazie.”
“Ascoltami… Fra poco avremo visite e…. in quell’occasione saprai quello che vuoi e devi sapere.”
La ragazza si voltò. “Va bene. Sono in camera, quando arriveranno queste persone vi raggiungerò.”
Rientrò nella sua stanza tentando di restare calma e tranquilla, nonostante dentro si sentisse ancora scossa e con lo stomaco sottosopra. Si sedette vicino alla finestra ed iniziò ad osservare fuori: la vita sembrava svolgersi con la consueta tranquillità, le persone passeggiavano e camminavano indaffarandosi nel portare avanti le loro attività e i loro impegni, al porto c’erano dei pescatori di rientro dal mare aperto che riponevano il pescato in casse di legno, vide pure la sua amica Arvika in compagnia di Kaspar rientrato sano e salvo dall’ennesima uscita con il peschereccio. Sorrise a quella vista, augurando loro tutta la felicità che meritavano. Sospirò e si slacciò il ciondolo che portava al collo: in cuor suo sentiva che quell’oggetto era l’unico appiglio al suo passato, lo fissò chiedendosi come mai Burian si fosse bloccato alcune sere fa non appena lo aveva notato. Era stata la sua ancora di salvezza, non poteva negarlo, ma questo poteva significare anche che fra lei e quell’essere senza cuore esisteva veramente un legame. E forse nel giro di poche ore ne sarebbe venuta a conoscenza. Si strinse nelle braccia ed un brivido le percorse la schiena: quel ragazzo le era entrato nel profondo, l’aveva fatta quasi innamorare e poi in una manciata di minuti le aveva mostrato tutta la sua freddezza ed insensibilità. L’aveva baciata, abbracciata, accarezzata e fatta piombare nell’incubo della falsità e della menzogna. Aveva tentato di usarla per raggiungere il suo scopo, l’avrebbe fatto di nuovo? Lei non aveva la minima idea di dove si trovasse quel libro, sapeva che lui non si sarebbe arreso neanche di fronte alla morte di Aryus, ma da lei non avrebbe avuto il minimo aiuto, era ancora troppo ferita.
Guardò di nuovo fuori dalla finestra e vide proprio Burian in compagnia di Theon avvicinarsi al Tempio: erano loro le persone che dovevano farle visita?
Sì, erano loro. Stavano entrando nell’abitazione e infatti pochi istanti dopo si sentì chiamare da Dilia. Si allacciò di nuovo il ciondolo al collo, mise una scialle sulle spalle e scese nel salone in cui era attesa da Dilia, Burian e Theon.
 



 
 
 
Ciao a tutti!
 
Vorrei innanzi tutti ringraziare voi fedelissime che recensite puntualmente la storia, includendo pure chi lo fa ogni tanto ovviamente! Non avete idea di quanto sia felice di conoscere il vostro parere e scambiare quattro chiacchiere con voi!
 
In questo nuovo capitolo, dopo la tempesta del precedente, iniziano a venir fuori nuovi dettagli del passato di Burian. Sono felice del fatto che molte di voi hanno già intuito quale sia il legame esistente fra lui e Ranja. Quello che resta da vedere è la reazione dei due ragazzi non appena ne saranno a conoscenza.
E questo lo scopriremo presto.
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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