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Autore: lindadoesntcare    05/02/2016    0 recensioni
Aaliyah Ronning, giovane strega purosangue di origini norvegesi, inizia la sua avventura nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts: la aspettano nuove amicizie, avventure di ogni genere e un primo grande amore. Cosa succederà? Lo scoprirete leggendo.
"Mi svegliai di soprassalto.
Per circa cinque minuti rimasi incantata guardando il soffitto, o meglio, era solo apparentemente così.
In realtà ero incantata nei miei pensieri.
Pensavo al fatto che quella era la notte del primo settembre, al fatto che era finalmente arrivato il mio momento, il mio anno.
Tutto ad un tratto mi strofinai gli occhi e tornai alla realtà.
Mi girai verso il mio comodino, dove era riposta una sveglia, e guardai l’ora. Erano le quattro del mattino.
Entro le otto e mezzo avrei dovuto essere in piedi.
Ero troppo agitata per riaddormentarmi.
Mi alzai, facendo attenzione a non fare troppo rumore, presi la mia lettera dalla scrivania di legno d’ebano e tornai sotto le coperte, ammirandola e fantasticando sul mio primo giorno nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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CAPITOLO 3: sorprese, lezioni e incomprensioni.
La sveglia suonò a un quarto alle sette.
 Mi girai verso il comodino e cominciai a tastarne la superficie per spegnerla, ma la urtai e cadde.
In un primo momento mi chiesi dove mi trovassi, poi me ne resi conto e sorrisi.
Mi alzai lentamente, mettendomi seduta, poi mi girai verso il letto della mia compagna e notai che era vuoto.
-Dev’essere una mattiniera.- pensai.
Mi alzai e andai in bagno.
Ero ancora mezza addormentata.
Provai a bagnarmi il viso con dell’acqua gelata, ma fu piuttosto inutile, quindi decisi di farmi una doccia fredda come ero solita fare a villa Ronning.
La doccia funzionò, dopo quella bella rinfrescata tornai in camera misi l’uniforme e feci il nodo alla mia cravatta verde, poi guardai l’ora e notai che erano soltanto le sette e mezzo.
L’appuntamento con Ashley era alle otto meno dieci, quindi decisi di andare a portare Wen nella guferia.
Percorsi i corridoi del castello cercando di non fare rumore, ma il mio tentativo fu inutile dato che Wen, ansioso di uscire dalla sua piccola gabbia, continuava a starnazzare.
Arrivai nella guferia e ci restai circa cinque minuti, un po’ per ammirare tutti quei bellissimi esemplari che la popolavano, un po’ per  salutare il mio Wen.
Sapevo che sarei potuta andare a salutarlo quando più mi sarebbe piaciuto, ma sembravo comunque una giovane mamma che lascia per la prima volta il suo primogenito all’asilo.
Il gufo sembrò essere contento della sua nuova dimora, almeno avrebbe potuto svolazzare qua e là quando ne avrebbe avuto voglia.
Tornai nella mia stanza per recuperare i vari libri che mi sarebbero serviti nelle lezioni del giorno, quando spalancai la porta notai che Isidora era seduta sul suo letto e che non era sola.
In piedi davanti a lei, tutto bello tirato a lucido, c’era Draco Malfoy.
Rimasi sorpresa di trovarlo lì, ma infondo a me cosa importava? Era semplicemente insopportabile, bello, ma insopportabile.
I miei pensieri furono interrotti da Isidora:
-Buongiorno! Mi sono alzata presto oggi, volevo svegliarti ma poi ho pensato che sarebbe stato meglio lasciarti riposare.-
-Oh, tranquilla. Non importa.- risposi.
-Lui è Draco Malfoy. Draco, lei è…-
-So chi è.- la interruppe lui. –Era nella mia stessa cabina sul treno. Ciao, Aaliyah.-
-Ciao.- risposi io, fredda.
-Io vado, ho appuntamento con Ashley alle otto in sala comune per andare a fare colazione, ci vediamo in sala grande.- aggiunsi.
-D’accordo, a dopo.- rispose Isidora.
Feci un cenno di saluto e camminai velocemente verso il nostro comodo divanetto, mi sedetti e rimasi ad aspettare.
Un mare di pensieri inondò la mia mente, o meglio, erano più che altro tante domande.
Perché Isidora si era svegliata così presto? Era per passare più tempo con Draco? Cosa faceva Draco in camera nostra? Cosa c’era esattamente fra loro? E perché continuavo a pensarci?
I miei pensieri furono interrotti di nuovo, ma questa volta da Mark.
-Ehilà Ronning, come andiamo? Ashley è al ritardo come al solito, mi sono preso la libertà di venire ad avvertirti.- disse sedendosi, o meglio, lanciandosi vicino a me sul divanetto.
-Oh, ciao Mark.-
-Ho interrotto qualche riflessione importante?- disse, mettendomi un braccio intorno al collo e appoggiando l’altro ai morbidi cuscini verdi, con fare disinvolto.
Non volendo essere scortese, quindi lasciai il suo braccio dov’era.
-No, no. Nessuna riflessione, tranquillo.-
-D’accordo. Accidenti! Sono le otto e dieci, dov’è finita Ashley!? Le lezioni iniziano alle nove e dobbiamo ancora fare colazione!- esclamò alzandosi in piedi di scatto.
Appena finì di parlare Ashley apparve nella stanza.
-Buongiorno! Scusate il ritardo, la mia cravatta non ne voleva sapere di farsi fare un nodo decente. Sto morendo di fame, andiamo!-
Non riuscivo a capire da dove venisse tutto quel buon’umore alle otto del mattino.
Quando arrivammo nella sala grande i tavoli erano pieni di pancake, bacon, uova, succo d’arancia e pietanze di ogni tipo.
Ci sedemmo al nostro tavolo.
Mangiai di tutto, ero molto affamata e pensai che una buona colazione mi avrebbe aiutato ad affrontare il primo giorno di scuola.
La prima lezione era trasfigurazione con i Grifondoro.
Salutai Ashley e Mark e mi diressi verso l’aula della McGranitt.
Arrivai cinque minuti prima, trovai un banco vuoto in fondo alla classe e mi sedetti, cominciando a tirare fuori l’occorrente dalla mia borsa.
Dopo pochi minuti la classe iniziò a riempirsi, vicino a me si sedette Millicent Bulstrode, una serpeverde piuttosto in carne.
Forse avrei dovuto rivolgerle la parola, essere carina con lei, ma non mi andava.
Quando anche l’ultimo studente fu seduto, un gatto soriano entrò nell’aula, passò in mezzo ai banchi con disinvoltura e salì sulla cattedra.
Tutti lo guardarono perplessi, quando ad un certo punto scese con un balzo e si trasformò nella professoressa McGranitt.
Tutti applaudirono e mi parve di vedere le sue labbra sottili incurvarsi leggermente, accennando a un sorriso.
Per tutta l’ora la McGranitt parlò di quanto fosse complicata l’arte della trasfigurazione, del programma del primo anno, delle regole della scuola.
Insomma, non fu una lezione vera e propria.
Dopo l’ora di trasfigurazione ci spostammo nel campo da Quidditch per la lezione di volo con Madama Bumb.
Mi consideravo discreta a cavallo della scopa, quelle poche volte che mio padre passava del tempo con me era per insegnarmi a volare e a giocare a Quidditch.
A noi del primo anno non era permesso possedere una scopa tutta nostra, quindi dovetti lasciare a casa la mia Comet 140.
Adoravo la mia scopa, ma mio padre diceva che una giocatrice così brava avrebbe dovuto possederne una migliore.
Non mi consideravo poi così brava. E poi sinceramente diventare una giocatrice di Quidditch professionista non era proprio la mia più grande ambizione.
In sostanza, se avessi ottenuto un ruolo nella squadra di Serpeverde, mio padre mi avrebbe regalato una Firebolt.
Madama Bumb ci ordinò di metterci tutti in fila, ci insegnò come alzare la nostra scopa da terra senza toccarla e come salire in modo corretto.
Furono piuttosto noiose quelle due ore, forse mio padre avrebbe dovuto lasciare alla professoressa il compito di insegnarmi a volare, almeno sarei stata decisamente più interessata.
Malfoy non fece altro che pavoneggiarsi per quanto era bravo a volare, i Serpeverde lo ascoltavano meravigliati, i Grifondoro non facevano altro che alzare gli occhi al cielo ed io ero semplicemente impassibile, o forse troppo sovrappensiero per prestare attenzione a tutte quelle stronzate.
A mezzogiorno terminarono le lezioni e tornammo tutti nelle nostre stanze per lasciarci il materiale scolastico, pranzare con tutti quei libri non sarebbe stato comodo.
A mezzogiorno e venti decisi di iniziare a dirigermi verso la sala grande, ma quando passai per la sala comune vi trovai Mark e Ashley, che mi vennero incontro:
-Eccola qua! Ti stavamo cercando.- disse Mark.
-Com’è andato il primo giorno?- disse Ashley.
-Stavo per andare a pranzare. È andato piuttosto bene, a parte la lezione di volo. Mi sono annoiata parecchio.-
-Beh, suppongo che la signorina Ronning non abbia bisogno di prendere lezioni di volo, il suo papino avrà pagato qualcuno per insegnarle a montare la sua scopa diamantata come si deve, no?- disse Ashley ridendo.
Risi con lei, Ashley era una di quelle persone che riuscirebbe a far sorridere chiunque, in qualunque momento.
Ci avviammo verso la sala grande.
Arrivammo giusto in tempo, appena mi sedetti il tavolo di Serpeverde si riempì di cibo.
Mi stavo servendo delle patate arrosto, quando notai una cosa: a poche persone da me c’era Malfoy, e, naturalmente, accanto a lui c’era Isidora.
La ragazza continuava a parlare, non la vidi tenere la bocca chiusa nemmeno un secondo, ma Draco non mi parve affatto interessato. L’unica cosa che fece fu giocherellare con il cibo che aveva nel piatto usando una forchettina.
Ad un tratto mi accorsi di avere lo sguardo puntato su di loro da troppo tempo, quindi mi strofinai leggermente gli occhi e tornai a concentrarmi sulla mia cena.
Quando fummo tutti e tre sazi uscimmo dalla sala grande e decidemmo di comune accordo di tornare nella nostra sala comune, ci sedemmo davanti al camino.
Improvvisamente Ashley si mise le mani sulla fronte, appoggiando i gomiti alle ginocchia e sospirò.
-Va tutto bene, Ashley?- chiese Mark, preoccupato.
-Non esattamente.- rispose lei. –mi gira la testa, credo di aver mangiato troppo, forse non ho digerito.-
-Vuoi che ti accompagni a sdraiarti nella tua stanza?- le domandai, in effetti non aveva una bella cera.
-Faccio da sola, Leah, ti ringrazio. Ci vediamo domani a colazione, solita ora.- disse lei, prima di dirigersi barcollando verso la sua stanza.
-E rimasero in due.- disse Mark.
-Già.-
-Cosa ti va di fare?- mi chiese lui.
-Credo che uscirò a prendere una boccata d’aria.- risposi io.
-Mi permette di accompagnarla, signorina?-
Risi.
-Certo. Su, andiamo.-
Camminammo per un po’, parlando di tutto e di più.
-Ti va di sederci sotto quegli archetti?- dissi indicando una piazzetta delimitata da degli archi di pietra grigia. –sono stanca.-
-D’accordo. Anch’io sono piuttosto stanco.-
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto.
-Allora, è da un po’ che volevo chiederti una cosa.- disse lui.
Lo guardai e gli feci cenno di continuare.
-Il fatto è che mi sembri piuttosto giù.-
-Oh, tranquillo, non è niente di che.-
Conoscevo bene la causa del mio malumore, ma la consideravo davvero una sciocchezza.
Tuttavia, pensai di potermi fidare di Mark, quindi gli raccontai tutto.
Gli raccontai di come avevo conosciuto Malfoy, di quanto l’avevo trovato interessante e allo stesso tempo odioso, di cos’avevo provato quando l’avevo trovato nella mia stanza con Isidora.
-Come si può rimanere talmente colpiti da una persona appena conosciuta al punto di essere gelosi?- mi chiese lui.
-Non ne ho la più pallida idea.- risposi io.
Mark mi sorrise.
Aveva un sorriso bellissimo, ma questo lo avevo già notato quando si era presentato in sala comune.
Quello che davvero mi colpì furono i suoi occhi, non li avevo mai guardati così da vicino.
Erano di una bellissima sfumatura di verde smeraldo, ti guardavano con dolcezza, anche se lui non era poi così dolce.
Rimanemmo così, faccia a faccia, per pochi minuti. Ridacchiando per smorzare l’imbarazzo.
Prima che potessi rendermene conto presi l’iniziativa e lo baciai.
Lui non mi respinse, mi prese il viso fra le mani e continuò a baciarmi.
Quando mi resi conto di quello che stavo facendo staccai velocemente le mie labbra dalle sue e lo guardai, con aria sorpresa e spaventata allo stesso tempo.
-O mio dio. O mio dio scusami.- dissi io.
-No, non devi preoccuparti Leah.-
-Io…Io devo andare. Il coprifuoco scatterà fra pochi minuti, non voglio prendere una punizione.-
-Leah davvero non ti devi preoccupare, dovresti sapere una cos…-
 Non fece in tempo a finire la frase, tornai in sala comune correndo, in preda al panico.
Leah cos’hai appena fatto? Sei un idiota. Sei troppo impulsiva.
La mia coscienza mi stava torturando.
Entrai in camera col fiatone e sbattei in fretta la porta alle mie spalle.
-Ehm…il coprifuoco scatterà fra dieci minuti. Come mai tutta questa fretta?- mi chiese Isidora, che stava tranquillamente leggendo sul suo letto.
-Devo essermi confusa leggendo l’ora.- mentii. –Scusa se ti ho interrotta.-
-Tranquilla, non fa niente.- rispose lei.
-Sono molto stanca, credo che dormirò.- le dissi spostando la coperta per mettermi a letto.
-Buonanotte, Leah.-
-Buonanotte.-
In realtà non avevo per niente sonno, ero agitata. Anzi, ero tante emozioni messe insieme, troppe.
Mi girai sul fianco sinistro e, con gli occhi ancora spalancati, rimasi lì a pensare.
  
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