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Autore: Van_Horstmann    06/02/2016    0 recensioni
[Warhammer Fantasy Roleplay]Sono anni che la famiglia Van Horstmann soffre per il terribile tradimento perpetrato da Egrimm ai danni dell'Impero, reputazione e alleanze sono state distrutte e così l'unica cosa che il barone Wilhelm Van Horstmann può fare è resistere e attendere che il tempo faccia svanire il ricordo del traditore.
Ma le forze del Caos sono in movimento, un culto forse vicino proprio a Egrimm sta tramando di rapire i due più giovani membri della famiglia Van Horstmann per motivi sconosciuti ma sicuramente terribili.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Eryon non si sentiva tranquillo, i suoi sensi elfici lo tenevano in allerta.
Stanco di rigirarsi nel letto, si alzò in piedi, uscì dalla sua stanza e s’incamminò lungo il corridoio che portava alle scale, poi si fermò di colpo.
Rumore di passi, veloci. Chi corre a quest’ora?
Venivano dalle scale sul lato opposto, dall’ala della famiglia di Ferdinand Van Horstmann, fece un passo verso il primo gradino quando udì qualcos’altro, questa volta dall’ala dove stava la famiglia del Barone Wilhelm.
Un tonfo. Corpo che cade a terra. Peso morto.
Avanzò a grandi passi, in silenzio, il corridoio era illuminato dalle torce, sentì un vocio sommesso, vide due figure davanti a una stanza, era quella dove stava il figlio di Frank, il piccolo Stefan.
A terra c’era una terza figura, supina, una guardia, era Helmut, lo riconobbe solo dalla lunga barba nera poiché il volto era ricoperto di vesciche rossastre.
«Non si apre.» bisbiglio uno dei due.
«La chiave, ce l’avrà la guardia addosso.»
Si voltarono e lo videro, rimasero di stucco, immobili per un attimo, uno era basso e magro, col viso stretto e un naso aquilino, indossava una mantella marrone, l’altro era di altezza media e magrissimo, con un volto quasi cadaverico tanto era pallido e pelle ossa.
Nanetto e Cadavere. Lavorano al pozzo e al magazzino.
Eyron afferrò la torcia più vicina e avanzò addosso ai due che indietreggiarono di fronte al fuoco:«Allarme! Intrusi!» urlò.
«Muori stramaledetto Elfo!» urlò Nanetto, che gli lanciò contro un sacchetto ma ancor prima che lo mollasse Eyron si era già spostato fuori traiettoria e colpì l’assalitore al volto con la torcia.
Un urlo disperato di dolore riecheggiò nel corridoio, seguito dal rumore di passi e dal vociare di persone.
La porta dopo quella della stanza di Stefan si aprì e ne uscì Frank Van Horstmann con gli occhi segnati dal sonno.
«Entrate e chiudetevi dentro! Intrusi!» urlò Eryon.
Cadavere estrasse un coltello da cucina e lo impugnò con la lama verso il basso, attaccò dall’alto dritto al volto.
Eryon schivò di lato e allungò la torcia, il fuoco fece arretrare Cadavere mentre Nanetto si alzò, altre porte si aprirono e i rumori di passi lungo il corridoio si moltiplicarono.
La voce di Mark alle sue spalle risuonò nei corridoi«Che succede?»
«Intrusi!» urlò Eryon.
Nanetto sbiancò quando sentì la voce di Mark, Cadavere lo avrebbe fatto se fosse stato possibile, si voltarono e fuggirono dalla parte opposta, Eryon sferrò un calcio a Nanetto che rovinò sul pavimento di pietra.
«Chi abbiamo qui?» disse Mark, con solo i pantaloni addosso e una spada corta in mano.
Nanetto si girò, dal naso spaccato il sangue colava copioso, guardò prima Mark e poi Eryon con sguardo sconsolato.
«Dobbiamo prendere  Cadavere, era con lui!»
«Non sarà necessario.»
La voce di Lothar venne da oltre l’angolo del corridoio, Cadavere sbucò per primo con l’occhio sinistro tanto gonfio e nero da sparire nel volto tumefatto, il Prete seguì subito dopo con indosso una vestaglia.
Eryon si inginocchiò vicino a Helmut:«Respira ancora, devono averlo avvelenato, il viso è pieno di vesciche.»
Mark colpì Nanetto con un calcio in faccia, vari denti spezzati saltarono sul pavimento:«Brutto bastardo! Ti faccio a pezzi!»
«Non prima che abbia parlato.» disse Wilhelm Van Horstmann che si affiancò a Lothar.
Mark si calmò:«Certo, mio signore. Parteciperò all’interrogatorio, se lo vorrà.»
Nanetto sputò sangue e denti, poi rise:«Interrogatorio» disse in modo quasi incomprensibile «mai, andate agli inferi!».
Estrasse una pietra verdastra luccicante e se la lanciò in bocca.
Mark scattò e afferrò Nanetto alla gola:«Vuole ammazzarsi col veleno! Aiutatemi, non deve ingoiarla!»
Eyron scattò ma si fermò subito dopo, qualcosa non andava, vide gli occhi di Nanetto spalancarsi, tanto, troppo, i bulbi oculari si gonfiarono mentre il naso rotto cominciò a liquefarsi e le labbra parvero saldarsi l’una all’altra.
«Mark, mollalo! Non è veleno!»
«Cosa?»
Nanetto fu scosso da tremiti improvvisi, inclino la testa di lato mentre le mani artigliavano la bocca scomparsa, Mark mollò la presa e arretrò con la spada in mano.
«Eryon, il fuoco!» urlò Lothar.
Gli occhi di Nanetto esplosero, dalle orbite oculari vuote comparvero due lingue sottili e si intravedevano piccoli denti aguzzi, le mani cominciarono a fondersi con il viso, il corpo in mutamento rotolò su sé stesso.
«Il fuoco!»
Eryon deglutì, poi avanzò e puntò la torcia sulla mantella e sulla testa deformata, le fiamme attecchirono subito sulla lana e sui capelli, poi una bocca si aprì sul cranio ustionato e morse il legno.
Mark calò la spada sulla testa di Nanetto, la lama sprofondò come se non ci fossero più ossa ma solo una melma rosacea, il braccio sinistro fuso con la mano alla testa si staccò dall’articolazione della spalla e da essa fuoriuscì un tentacolo viola che agguantò la spada.
Eryon mollò la torcia e afferrò Mark per il braccio:«Via, ora!»
Riuscì ad allontanarlo di qualche passo mentre la spada sparì dentro la testa in continuo mutamento mentre la torcia fu ingoiata dalla bocca che sparì un momento dopo.
Dall’altra parte del corridoio Lothar avanzò con due torce e ne scagliò una:«È una progenie del Caos! Prendete delle armi, molte, tirategli addosso tutto quello che trovate! Usate il fuoco!»
L’addome di ciò che fu Nanetto si rigonfiò, come se qualcosa dovesse uscirne, infine uno squarcio si apri sulla pelle e sui vestiti, una coda nera e scagliosa sormontata da un pungiglione lungo quanto una mano emerse minacciosa da una bocca verticale che andava dall’inguine al collo piena di grossi denti triangolari disposti in modo irregolare.
Eyron balzò indietro, prese una torcia a muro e la scagliò dentro quella bocca, vide Mark fare lo stesso, nel frattempo altri uomini erano sopraggiunti, alcuni rimasero fermi, attoniti, terrorizzati.
«Prendete archi, balestre, pistole! Ora!» urlò Mark.
La coda si allungò e attaccò dritta verso Eryon, che si abbassò e si spostò di lato:«Presto indietro!»
«C’è Stefan in quella stanza, se quel mostro sfonda la porta non avrà scampo!» urlò Mark.
«Quale inferno ha vomitato fuori quella mostruosità!»
Mark riconobbe la voce di Jorn, di girò e lo vide con un’ascia per mano.
Gliene strappò una:«Ottima idea padre!»
Prese a due mani l’ascia e la calò sulla coda, l’acciaio fendette la carne mutante e la progenie parve quasi urlare, un tentacolo irto di spine uscì dalla bocca e attaccò Mark, che saltò indietro e colpì ancora.
Eryon strappò una lancia a un’altra guardia e la spinse dentro quella bocca orrenda, un altro tentacolo uscì per afferrare l’asta, Eryon spinse un altro po’ prima di tornare indietro e vedere Lothar giungere alle spalle della progenie.
Spalle, ammesso che le abbia.
Lothar colpì il mostro con la torcia:«Brucia, creatura del Caos! Brucia immondo! La forza di Sigmar ti bandisce da questo mondo!»
Due tentacoli grossi come zampe di orso uscirono dalla bocca e girarono verso Lothar.
Jorn scagliò la propria ascia che si piantò sull’ammasso di carne mutante aprendo un solco di putridume.
«Scappa!» urlò Eryon.
Ma Lothar non scappò:«Sigmar, concedimi la forza per distruggere quest’orrore!», prese una torcia con due mani colpì la progenie con forza.
Un lampo bluastro illuminò il corridoio, i tentacoli si agitarono come impazziti, poi si irrigidirono e caddero a terra mentre il corpo informe emise versi inumani, dolore forse, la carne della progenie cominciò ad annerirsi e seccarsi.
In pochi istanti il mostro cominciò a ridursi di dimensioni, collassò su sé stesso fino a diventare un qualcosa di simile a una grande maschera di cuoio annerita.
Lothar respirò a fondo, poi disse:«Portate via questi resti e bruciateli.»
«Ancora?» disse Mark.
Lothar annuì.
Urla improvvise giunsero dalle scale, il rumore di passi veloci sugli scalini anticipò di poco Ferdinand Van Horstmann in vestaglia:«Mio figlio! Hanno preso Bastian!» 
   
 
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