I’m Headed
Straight For The Castle
You think women are
weak?
Women are forged of
iron.
My body, it has bled
and blazed
and broken
and yet it beats on.
I am iron,
a little rusted,
perhaps,
but still, I endure
A woman can preach
«Otohime!»
Sua
moglie si
voltò.
«Fa’
attenzione,
Otohime. Prenditi cura di te stessa.»
Lei
sorrise in
maniera amorevole, come quando guardava la propria bambina e i propri
figli
dormire. Aveva negli occhi la determinazione di una madre che sente
minacciato
il futuro delle proprie figlie e dei propri bambini – la
determinazione che un
cacciatore vede negli occhi dell’orsa che sente i piccoli in
pericolo.
Otohime
vedeva
lontano perché amava il proprio Paese e l’idea di
libertà che l’animava era più
forte di qualsiasi divisione.
Otohime
predicava
la convivenza perché ci credeva profondamente. Otohime
predicava perché amava i
propri figli e amava se stessa al punto da schierarsi in prima linea.
A woman can fight
Quante
volte le
è
stato detto che è debole? Quante volte si è sentita
debole? Quante volte questo pensiero ha scavato sotto la sua pelle?
Nami
ha perso il
conto di tutti i momenti in cui non è stata abbastanza
forte, in cui ha pensato
di mettere fine a tutto—
In
molti casi non
si rende conto del fatto che continua ad alzarsi dopo ogni pugno, non
se ne
accorge: solo alla fine di un’impresa respira e capisce che
ce l’ha fatta. Ha
sconfitto di nuovo tutti i mostri davanti a sè.
Una
Furia della
natura. È inarrestabile e lo dimostrerà a se
stessa prima che a tutto il mondo.
A woman can work
Entrando
nella
sezione G-5 della Marina, Tashigi capì che avrebbe dovuto
ricominciare da capo
a farsi rispettare: quegli uomini avrebbero imparato a loro spese ad
adorarla
come una bambola.
Tashigi
non amava
imporsi sulle persone, ma aveva imparato ad assumersi le proprie
responsabilità; non era molto coordinata nei movimenti,
però si allenava a
lungo in tutti i momenti liberi della giornata; non amava gridare, non
amava
essere sotto gli occhi di quella marmaglia, ma gridava e reggeva i loro
sguardi,
quanto riusciva a inquadrarli.
Tashigi
aveva
pensato spesso che avrebbe desiderato nascere uomo. Essere donna era
scomodo.
Essere donna era un peso.
Tashigi
ci
lavorava ogni giorno, imparando ad accettarsi.
A woman can build
«Chissà
come
stanno...» Diceva Bibi, alla sera, alla finestra della
propria stanza.
Sospirava:
non
poteva sporcarsi le mani con il lavoro manuale – anche se le
aveva sporcate col
sangue tempo prima. Poi pensava a quello che aveva fatto per Alabasta e
sorrideva per i propri amici in viaggio, che le avevano insegnato a
credere
mentre tutto crolla sotto i piedi.
L’indolenza
delle
mani le dava prurito.
Però
ogni
volta
che parlava per decidere delle sorti del regno, ogni volta che la sua
voce era
la voce del popolo di Alubarna e di Alabasta tutta—
Stava
costruendo
un Paese dove le persone potessero costruire le loro case e il loro
futuro.
A woman can conquer
Robin
sa di avere
una missione fondamentale: svelare la verità è il
dovere che ha scelto come
sogno – e quando il dovere è passione una donna
può arrivare dove nessuno crede
che possa arrivare.
È
il suo
modo per
sentirsi libera; è il suo modo per onorare la memoria della sua Ohara; è il suo modo per
aiutare il
mondo a sfuggire all’ignoranza.
Quando
la
verità
emergerà dal vuoto, Robin avrà coronato il
proprio sogno, ma non avrà finito di
vivere: allora il suo obiettivo la porterà a raccontare
ciò che è davvero
successo.
Sarà
la
conquista
della conoscenza: al mondo farà del male, ma
l’ignoranza è il male peggiore.
A woman can rule
Hancock,
un
giorno, si chiese quale fosse l’amore più grande
della propria vita. Rufy?
Sandersonia e Marigold? Le Kuja?
La
domanda
sembrava non lasciarle tregua, e più ci pensava meno
riusciva a trovare
risposte. Chiedendo consiglio alla vecchia Nyon le venne detto di non
far la
bambina e di trovare la soluzione da sola.
Appoggiata
la
schiena al trono, Hancock si irrigidì. Il marchio non
bruciava, ma gli incubi
rimanevano.
Aveva
paura per
sè
e per tutte le Kuja. Hancock pensava di sapere cosa fosse meglio per
tutte loro
– la mano inflessibile e il cuore di ghiaccio.
Da
qualche tempo,
però, regnava con più confidenza; raccontare il
dolore significava dominarlo.
A woman can destroy
Viola
– no, Violet –
sferrò un
calcio mostruoso che
colpì Sanji di sorpresa. C’era una pozzanghera di
sangue sotto di lui: in quel
sangue Viola vedeva riflesse tutte le bugie che le erano state offerte
nel
corso del tempo, così come tutte le reazioni che lei stessa
aveva scagliato
contro quei bugiardi.
A
Dressrosa le
donne distruggono. I loro misfatti vengono liquidati dicendo che sono
passionali, ma non è per quello che Viola ha allontanato
degli uomini dalla
propria vita: non è per l’impeto
dell’amore – non è mai per amore che si
uccide
qualcuno!
Viola
è una
donna
e lo sa: ha un potere che la condanna a bugie e verità.
Just as much as a man
can
Note Autrice:
Drabble
non pure
(110 parole), scritte di getto, su alcune delle donne meravigliose di One Piece.
Perché?
Perché io
dovrei studiare per un esame di cui non capisco una mazza di nulla e ci
sbatto
la testa tutto il giorno, e invece scrivo di quello che mi fa male.
Perché ci
sono persone che pensano che la donna sia proprietà di un
uomo e perché queste
persone (massì, io le chiamo persone, ma ho i miei dubbi sul
definirli tali) mi
rovinano il compleanno di Robin (questa è una scusa, in
realtà), e non lo
accetto.
Per
cui, questo
è
il modo che per stavolta ho scelto per sfogarmi, perché
altrimenti avrei preso
a pugni il muro.
Le
donne non sono
di proprietà di un uomo. Una donna
è
proprietà solo di se stessa, così come un
uomo è proprietà solo di se stesso.
Ma
alla gente va
bene, sì, va bene tutto... Va bene
tutto lo stesso...
Scusate, cerco di recuperare il contegno.
Questi
sono i
motivi per cui ho scritto queste piccole cose. Io—spero che
servano almeno a
rifletterci su. E anche per accendere un fuoco in tutti voi.
Le
donne sono
esseri incredibili – e lo sono anche le creature nate dal
pennino di Oda. Ho
scelto di parlare di alcune di loro, qui – non tutte mi
piacciono allo stesso
modo, ma riconosco in ognuna di loro delle qualità che
rispetto.
Il
titolo della
piccola raccolta è un verso di una canzone di Halsey che si
intitola Castle. L’intero
album, Badlands, va contro
l’ideologia della
dominazione maschile che ha come risultato una chiusura su come le
donne vedono
loro stesse.
Il
piccolo filo di
pensieri in inglese all’inizio della raccolta viene da questo
post su tumblr. I titoletti di ogni drabble sono pezzettini di
un’unica frase
di Zoe Saldana: «A woman can preach, a woman can work, a
woman can fight. A
woman can build, can rule, can conquer, can destroy, just as much as a
man
can.»
Avrei
potuto
aspettare la festa delle donne, ma anche no. Il rispetto non vale un
giorno all’anno
e poi per tutti gli altri trecento e passa giorni non ci si pensa. Non
ci
dovremmo pensare perché ci dovrebbe venire automatico, ma
finché non ci verrà
automatico, dovremo continuare a pensarci.
Grazie
per aver
letto.
claws_Jo
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Eiichiro Oda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.