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Autore: OcchidiNiall    08/02/2016    7 recensioni
Presi il mio cellulare dalla tasca posteriore dei miei pantaloni e chiamai la mia sbadata mamma che, conoscendola, in quel momento era in bagno con una striscia depilatoria sotto il naso e i bigodini nei capelli.
«Si può sapere dove sei?» le chiesi infuriata, non appena aprì la chiamata.
«Co-come dov... oh mio dio, oh mio dio.»
Già.
«Okay, non muoverti. Sto arrivando!»
----------------
«Penso che se conoscessi un qualsiasi componente di quella band mi starebbe automaticamente sulle palle.» dissi, con enfasi.
«Io so che quel... Calum... sì, ecco Calum Hood, beh... non è poi così male.» rispose il moro, sorridendomi.
Genere: Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3.
 

«C'è qualcuno?» mi sentii ripetere, solo che, per quanto fossi lucida, non riuscivo a capire di chi fosse quella voce maschile. Forse Niall, l'amico di Harry? O Louis? Scossi il capo e mi diedi una mossa nel rispondere.
«Chi sei?» domandai, senza un minimo di educazione. Avevo il tono della voce molto duro e nervoso, perciò era comprensibile capire il mio stato d'animo.
Dall'altra parte del cellulare sentii ridacchiare, «ehm... veramente tu hai chiamato, vorrei sapere IO chi sei TU.»
Oltre che stronzo era anche scemo.
Sbuffai e, «vorrei ricordarti che sei in possesso del mio cellulare.»
«Beh, io che ne posso sapere?»
continuò abbastanza ironico «come posso essere sicuro che il cellulare sia tuo e non di un'altra persona?»
Guardai Harry che, d'altronde, stava ascoltando tutta la chiamata e, con un gesto fulmineo, mi mimò di rilassarmi e rimanere calma perché, secondo lui, la calma e la serenità erano la virtù di ogni persona. Solo che, per quanto volessi dargli ascolto, in quel momento ero tutto fuorché calma e rilassata.
«Senti tu.» cominciai, ritornando al tono con cui tutto ciò era cominciato «è evidente che il cellulare sia mio. E sai perché? Perché sullo sfondo ci siamo io, un ragazzo riccio e una ragazza bionda, perciò, dimmi dove e quando e riportami il telefono.»
Ci fu un secondo di silenzio e poi lo sentii di nuovo, «d'accordo, mi hai convinto. Ci vediamo, allora, al London Pub, verso le sette, va bene?»
Sospirai e annuii, consapevole che non potesse vedermi «Vada per le sette.»






Mi guardavo attorno, sperando che qualche ragazzo mi si avvicinasse e mi chiedesse se fossi io la ragazza con cui aveva parlato qualche oretta fa. Più passava il tempo e più la mia idea di riavere il mio bel cellulare tra le mani svaniva. Sospirai e decisi di andare dentro il pub per sedermi e ordinare qualcosa. A dire la verità non gli avevo neanche chiesto di che colore avesse i capelli, se era un ragazzino o meno... non mi ero per nulla informata sul suo aspetto fisico, perciò, per quanto ne potevo sapere, il ragazzo misterioso poteva essere chiunque. Ordinai, quindi, un panino e aspettai il mio amico.
Il tempo passava lentamente e io, oltre ad irritarmi per il colossale ritardo di quel tizio, non riuscivo a far altro che fissare il mio orologio da polso (attenzione, indossato per la prima volta). Dopo aver finito il mio buonissimo panino, decisi di uscire di nuovo e dare un'ultima occhiata in giro. Se non fosse arrivato entro le nove, allora, me ne sarei andata sul serio e avrei seppellito la cover del mio Iphone in giardino, con scritto: "Qui giace la mia cover del mio splendido cellulare che, purtroppo, non ho ricevuto più indietro."
Sbottai, buttai la carta che avevo in mano e, da lontano, vidi un ragazzo incappucciato e con gli occhiali da sole. Si avvicinò in modo così veloce che, inizialmente, pensavo fosse un ladro scappato da chissà quale pattuglia e pronto per rapinarmi.
«Non ti darò la mia borsa!» esclamai, dandogli un calcio vicino l'addome e cercando di scappare.
Lui, però, riuscì a prendermi per il polso, bloccandomi.
«Non gridare. Sono... io.»
«Oh beh,» mi girai insospettita «questo dovrebbe calmarmi?»
Lui ridacchiò, «sono il ragazzo del cellulare, mi sono incappucciato perché... fa freddo.»
Scherzava?
«Allora, come prima cosa, ti ringrazio per avermi riportato il telefono. Seconda cosa, non meno importante, ovvio, ma... non so se ti sei accorto che ci sono più di trenta gradi qui fuori.»
Annuì, «fa nulla. Io, comunque, mi chiamo Ca...» si bloccò, lasciando a mezz'aria la sua mano destra «...Carl.»
«Io mi chiamo Jade, ma davvero, Carl, mi fai impressione.» dissi d'un botto, senza rendermi conto.
Lo sentii ridere e annuì, «hai ragione. Ma... adesso dovrei andare, quindi...»
Lo stavo trattenendo involontariamente.
«Oh... g-giusto. Anche io, sai... ho un mucchio di cose da fare e... beh. Ci vediamo, ciao... Carl.»
Alzò la mano e andò via, camminando a passo molto veloce.




 


Calum's pov


«Dove sei stato, Cal?» mi domandò Michael, lanciandomi il basso rosso.
«Ho riportato il cellulare a quella ragazza di cui vi avevo parlato.»
Annuì e sorrise, «riprendiamo le prove?»





Se quella ragazza avesse saputo chi era il ragazzo che le era di fronte, sicuramente non mi sarei liberato così facilmente. A passo svelto tornai a casa, salutando poi il mio gatto che era lì con me.
«Ehi Tom, hai fame?» gli chiesi, ricevendo, come risposta, un miagolìo ben prolungato. Presi, quindi, dalla dispensa il cibo e glielo servii su un piccolo piatto.
Quel gatto era il mio amico silenzioso. Mi piaceva dargli questo nomignolo, poiché, ogni qualvolta che ero giù di morale o triste per dei concerti o altro, mi bastava raccontargli ciò che mi turbava per sentirmi meglio. Certo, non negavo che, di solito, mi sentivo uno stupido a parlare da solo, considerando che, quando lo facevo, Tom era sempre occupato a giocherellare con dei gomitoli rossi, solo che... tutto quel silenzio, a volte, mi faceva davvero bene. Sentire le mie frasi, e il suo "miao" dopo aver finito di raccontare... beh, non aveva prezzo. Forse, se tutto ciò dovrei raccontarlo a qualcuno, di sicuro mi scambierebbe per un piccolo psicopatico. Sorrisi e, involontariamente, cominciai a raccontargli la mia giornata.
«Sai, Tom... oggi ho riportato il cellulare ad una ragazza, solo che... il problema, in sé per sé, non è lei... ma... il fatto che io mi sia finto un'altra persona.»
«miao...»
Che la seduta cominci.




 


ANGOLO AUTRICE:

Mi vergogno per essere mancata per così tanto tempo... davvero mi dispiace, solo che ho avuto (e ho) un casino di impegni che non mi permettono di aggiornare regolarmente.
Ora, però, sono qui con questo nuovo capitolo pronto per essere letto e commentato!
Perciò, mie care lettrici, scrivetemi qui sotto cosa ne pensate!


C xx.


ps. Per chi mi seguiva su facebook, con l'account "Thé Larry Al Limone", volevo informarvi che mi è stato tolto.



ACCOUNT DOVE POTETE TROVARMI:

Instagram/Snapchat: privato(chiedetemi in posta)
Twitter: @tostapayne_


 
  
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