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Autore: Sweet_Lady    08/02/2016    3 recensioni
Il Natale è speciale, unisce le persone, scalda i cuori, ma a qualcuno non interessa e fa di tutto per rovinarlo e renderlo un giorno uguale agli altri. Punizioni, rivelazioni importanti, doveri, sorprese, amori struggenti, malattie, felicità e finalmente la libertà, il tutto davanti a quelle due persone speciali.
In questa storia troverete i giorni di Natale di Oscar e André da quando erano bambini, poi un po' più grandicelli fino a diventare vecchi e vedremo come cambia il loro modo di vedersi l'un l'altra.
Approfitto di questi capitoli per farvi gli auguri di Buon Natale e felice anno nuovo, baci a tutti!
Genere: Fluff, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'amour de Noël

25/12/1790
Era ancora buio fuori e faceva davvero freddissimo. Aveva nevicato tutta la notte ad Arras e il paesaggio era ormai celato da una coltre di neve. Il fuoco del camino era stato ravvivato da poco e giocava ad allungare e a far ballare gli oggetti in quella stanza che era diventato il loro piccolo mondo.
“Che dici…avrà freddo?”
Chiese André tenendo abbracciata Oscar da dietro che, a sua volta, stringeva il loro bambino al seno mentre lo allattava.
“No, sta bene”
Un sorriso e uno sguardo amoroso, quello di una madre, l’orgoglio di essere stata capace di aver creato qualcosa di così grande e misterioso e al contempo piccolo e indifeso.
“È bellissimo, ti assomiglia un sacco”
Sussurrò ancora André e Oscar alzò i suoi occhi.
“Non vedo l’ora che arrivino la Nonna, e Rosalie, e Bernard e Alain…è tanto che non passiamo un po’ di tempo con loro André…”
“Hai ragione, amore, ma non temere, saranno qui di prima mattina. Sono partiti presto da Parigi e io credo che per le otto forse arriveranno”
“Tra due ore, dici?”
“Sì, forse anche prima”
Le stampò un piccolo bacio sulla spalla e continuò a guardare il suo bambino che, con gli occhi aperti e lo sguardo sveglio, si nutriva di quel dolce nettare di Oscar.
Arras era sempre stato il sogno di entrambi. Quando si recavano lì, da piccoli, non erano più agli occhi degli altri come servo e padrona, ma semplicemente Oscar e André, i due bambini cresciuti assieme che non vedevano l’ora di allontanarsi dalle rigide regole a loro imposte per volare con le proprie ali.
Durante i primi mesi di quell’anno la Nonna si era occupata personalmente di organizzare il matrimonio di Oscar e André, impegnando fino all’ultimo minuto della sua giornata tra la preparazione dell’abito da sposa, che Oscar aveva tanto insistito per indossare, il vestito di André e anche delle decorazioni che poi sarebbero servite ad ornare la tavola del piccolo rinfresco che c’era stato alla fine della cerimonia.         
Quando era ormai tutto preparato, Oscar, André, Bernard e Alain, i quali fecero da testimoni al matrimonio, Rosalie e la Nonna, partirono alla volta di Arras per il matrimonio, che avvenne in una tiepida mattinata di marzo, e fu celebrato semplicemente proprio come avevano deciso gli sposi, con pochi invitati e tante rose bianche.
I mesi in quel luogo passavano veloci e André diventava ogni giorno più premuroso e dolce nei confronti della sua Oscar che, poco dopo il matrimonio, aveva scoperto di essere incinta.
All’inizio aveva pensato di essere ammalata: si sentiva gonfia, le girava sempre la testa e aveva sonno e, quando non dormiva, vomitava in continuazione. Aveva passato anche un pessimo periodo con questa convinzione e si era pentita amaramente per non aver capito prima i sentimenti che provava nei confronti del suo uomo, rendendosi così colpevole di tutto il tempo perso tra di loro.
Per fortuna però, appena qualche settimana dopo, la Nonna aveva deciso di far loro una sorpresa e li era andati a trovare senza preavviso. Il Generale e la moglie si erano trasferiti verso nord per degli impegni con una sorella di Oscar, quindi la vecchietta poteva godersi un po’ di riposo con i suoi bambini, ma quando vide la donna così sconvolta si preoccupò subito e si fece dire esattamente i suoi sintomi. Il risultato di tutti quei giorni di colpevolezza e malessere interiore fu che in realtà era in dolce attesa e questo non poteva che rendere felicissima e orgogliosa la Nonna, la quale rimase ad Arras per tutto il tempo della gestazione, rassicurando Oscar sul fatto che sarebbe stata con lei al momento del parto, che si presentò un po’ prima del previsto.
Dopo qualche settimana dalla nascita, però, la Nonna ricevette una lettera dal Generale in cui la informava che sarebbero ritornati a Parigi e che avevano bisogno di lei perché era l’unica persona a loro rimasta fedele e cara.
Da allora Oscar viveva a metà tra la felicità più completa e la nostalgia della sua cara Nonnina, anche se si tenevano sempre in contatto con delle lettere che arrivavano puntualmente ogni tre settimane.
A Palazzo Jarjayes nessuno sapeva niente della gravidanza della sesta figlia femmina, alla Nonna era stato categoricamente vietato di dirlo ad anima viva a Parigi e lei, sinceramente, non aveva più voglia di tenere a bada una sicura reazione negativa da parte del Generale, anche se sarebbe stata costretta a farlo in caso di necessità. Madame Marguerite aveva chiesto molto spesso notizie della figlia alla vecchia governante e le aveva anche detto di essere sicura che lei sapeva qualcosa, ma dalle poche, piccole informazioni che era riuscita a capire, sembrava che Oscar non stesse bene. Indubbiamente anche il Generale era venuto a conoscenza di questa malattia e, anche se ormai Oscar era ricordata come la ribelle, non poteva far altro per preoccuparsi per quella figlia alla quale aveva tolto tutto.
Passarono delle ore da quando il piccolo di Oscar e André si era addormentato dopo aver mangiato e i due, stanchi per tutte le notti insonni trascorse, si appisolarono in attesa di un altro campanello d’allarme, che arrivò non dopo molto e che li avvisava che il bimbo aveva fame.
André si alzò dal letto sfregandosi un occhio con la mano e prese il fagottino in braccio, per poi passarlo ad Oscar e sentire finalmente il silenzio che ritornava a riempire la camera.
“Io credo che mangi troppo spesso, André…non potrebbe tenere i nostri orari così noi ci riposiamo?”
Disse la donna con voce stanca e impastata dal sonno.
“Non ti so rispondere, forse ha solo fretta di diventare grande…”
Oscar ridacchiò.
“Vorrei rimanesse così per sempre, anche se piange e strilla”
Le loro risate furono interrotte dal rumore di zoccoli di cavalli e ruote sul terreno che provenivano dalla strada sotto casa loro, quindi André si alzò dal letto e andò a vedere se si trattava dei loro ospiti.
“Sono loro?”
Chiese impaziente la donna.
“Sì, però sono venuti con due carrozze. Una la guida Bernard e l’altra Alain, chissà come mai…”
“Perché due? Infondo sono in quattro…”
“Non lo so. Resta qui, io vado ad accoglierli, così vedo che cosa combinano”
Lei gli fece semplicemente un cenno del capo e tornò a guardare il suo bambino che ora teneva la manina appoggiata al seno e la guardava con quegli occhi ancora di un colore poco definito.
André si alzò dal letto e le andò davanti, stampandole un bacio nella fronte e accarezzando la testolina del figlio.
“Siete bellissimi”
Sussurrò prima di cercare le sue labbra, ma non fece a tempo a fare nulla che si udì bussare alla porta. In fretta indossò un paio di pantaloni e una camicia alla ben e meglio e scese le scale che lo condussero al piano terra.
Quando aprì la porta si trovò davanti la faccia felice e poco riposata del suo migliore amico e, a salutarlo, arrivò anche una ventata di gelo che lo fece rabbrividire.
“Alain!”
“Ehilà! Come sta il papino, eh?”
Chiese l’omone abbracciandolo di slancio e colpendogli ripetutamente una spalla.
“Bene, sto bene, e tu?”
“Io? Alla grande, grandissima! Ma dì un po’, come sta il Comandante?”
“Oscar sta bene, è stanca, come del resto anche io, ma siamo felicissimi!”
“E ci credo! Ma dimmi, dov’è il fortunato nipote che oggi avrà l’onore di conoscere zio Alain?”
“Sta mangiando, mi sa che dovrai attendere ancora un po’ per conoscerlo!”
E scoppiarono a ridere. Era tanto tempo che i due non si vedevano, quasi cinque mesi, perché Alain non aveva potuto raggiungerli quando nacque il piccolo perché non gli era stata concessa nessuna licenza.
Da lontano Bernard lo chiamò fischiando e gli fece cenno di andarlo ad aiutare con le valigie che dovevano appartenere alla Nonna e a Rosalie. Prima di andare, però, Alain si girò ancora verso l’amico e cercò di parlargli, ma André continuava a camminare per raggiungere gli altri e scambiare gli auguri di Natale.
“Ah, André…non so come la prenderai questa notizia, ma noi non siamo venuti da…”
Ma le sue avvertenze non servirono a niente, perché André si bloccò davanti alla seconda carrozza, riconoscendo le due persone che stavano scendendo.
“Soli…”
“Sì…sì me ne ero accorto…buongiorno Generale, Madame…”
Il sangue gelato nelle vene e il brutto presentimento che qualche cosa presto avrebbe sconvolto i loro piani…non si preannunciava per niente un buon Natale.
“Buongiorno a te, caro André, come stai?”
Chiese gentile Madame Marguerite, parlandogli come se fosse suo figlio, esattamente alla maniera in cui era sempre stato, ma non fece a tempo a risponderle che il Generale interruppe in maniera brusca.
“Dov’è mia figlia?”
Vedendo che la risposta tardava ad arrivare, l’uomo pose la domanda nuovamente e, nonostante André esitasse, questa volta la ottenne.
“È in casa”
“E perché non è qui ad accogliere gli ospiti?”
Ancora una volta la miglior cosa sarebbe stata tacere, ma col Generale c’era davvero poco da fare: testardo come la figlia, non si fermava davanti a niente.
Nel frattempo anche la Nonna e Rosalie erano scese dalla carrozza e si erano avvicinate all’altra, dove c’erano tutti.
“Perché sta…sta allattando, Signore”
I suoi occhi azzurro ghiaccio si sgranarono e la bocca si spalancò, il cuore per un momento cessò di battere e poi riprese in una folle corsa. Nessuno gli aveva mai detto che la sua sesta figlia, quella ribelle, dal sangue bollente, il suo orgoglio, quella che pensava malata e forse talmente grave da non riuscire nemmeno ad uscire per accogliere gli ospiti, in realtà aveva dato alla luce un bambino, magari femmina. Non ci pensò due volte e con uno scatto corse verso quella che aveva capito essere casa loro, una delle tante di quella via, ma fu prontamente seguito da Alain e André, che temevano in qualche gesto folle, conoscendo il tipo.
Oscar era tranquilla, era seduta sulla poltrona vicino alla finestra e aveva una coperta nelle spalle e una nelle gambe, con la quale copriva anche il figlio: André aveva lasciato la porta di entrata aperta e la casa si era raffreddata. Continuava a fissare quel pargolo infagottato tra le sue braccia: era così bello che non si sarebbe mai stancata di guardarlo.
Ad un certo punto sentì la porta spalancarsi di colpo e, pensando che fosse suo marito, chiese:
“Allora, erano loro amore?”
“Oscar, figlia mia”
Fu allora che alzò lo sguardo e lo vide: invecchiato, stanco e con un’aria disperata sul volto.
“Padre…”
Si accorse solo qualche momento dopo che, in effetti, non era proprio presentabile: indossava solamente i pantaloni e la camicia, diventata quasi trasparente a causa del latte che, uscendo, l’aveva resa zuppa, e il corpo del piccolo nascondeva solo in parte la sua femminilità spoglia. Cercò pudicamente di rimediare tirando la coperta che aveva sulle spalle davanti al seno e strinse ancora di più il bambino a se, il quale alzò gli occhietti, forse per controllare perché fosse diventata improvvisamente tesa.
“Figlia…”
Un sussurro il suo che aveva il suono del sollievo e della commozione. Dalla soglia della porta comparvero André e Alain, pronti a intervenire nel caso qualcosa fosse andato storto. Successe però quello che nessuno si sarebbe mai aspettato: il Generale cadde in ginocchio, piangente, al cospetto di quella figlia che aveva tanto temuto di perdere. Alain diede una pacca nel braccio all’amico e, assieme, chiusero la porta e se ne andarono: non c’era nessun pericolo.
“Padre, voi qui?...”
“Oh Oscar, Oscar…non hai idea di quanto io sia stato in pena per te. Pensavo fossi malata, che avessi lasciato Parigi per curarti…non avrei mai pensato di trovarti con un bimbo un braccio”
Un sorriso imbarazzato colorò le labbra della donna che spostò ancora di più le coperte.
“Non sono mai stata malata, Padre”
Lui si alzò dal pavimento e, barcollante, si diresse verso di lei. Una volta raggiunta le accarezzò i capelli e li baciò in un gesto d’affetto che non poteva contare precedenti.
“Tu…così sei diventata madre”
“Sì, a novembre”
“E come si chiama?”
L’aria titubante del Padre lasciava un po’ incerta Oscar…che cosa stava succedendo?.
“Lui è Maxime Jaques Augustin Grandier”
“Un maschio?”
In altre circostanze probabilmente Oscar sarebbe scoppiata a ridere: che affermazione era ‘un maschio?’…lei però sapeva che, dopo sei figlie femmine e nove nipotine, il vecchio Jarjayes ci aveva ormai perso le speranze.
“Sì, è un maschio”
Ci fu un attimo di silenzio in cui la donna credeva che il Padre sarebbe caduto a terra svenuto. Già da quando lo aveva visto entrare aveva notato la sua faccia stanca e l’aria trasandata, di certo non curata come quella di una volta, e aveva temuto in un mancamento, che però non si avverò mai. Il Generale si sedette sul letto ancora da rifare, di fronte a lei, guardandola con  gli occhi bagnati dalle lacrime mentre lei, sempre più in imbarazzo, cercava di coprirsi e non guardarlo spesso.
“Mi odi, Oscar?”
Domanda a bruciapelo la cui risposta era stata incisa sulla pietra, forte, incancellabile, che già una volta era stata esposta e forse sottovalutata.
“No, non vi odio, Padre. Come potrei farlo? È grazie a voi se ora ho una famiglia che amo con tutta me stessa e che mi ricambia completamente”
Un’accusa velata forse, ma sapevano entrambi che era così.
“Per causa mia tu non hai mai potuto vivere i piaceri che caratterizzano la vita delle altre donne, Oscar, e non hai mai saputo niente a riguardo. Hai partorito senza…sapere, forse…senza un’educazione adeguata…”
“Non ci vuole un’educazione per diventare madre, ma solamente amore. Sono felice di quello che so, delle mie conoscenze, e sono convinta che imparerò a fare di meglio. La Nonna mi aiuterà e naturalmente anche André, non ho nulla da temere”
“Certo, perdonami…forse mi sono spiegato male, intendevo che-“
“Ho capito quel che intendevate, Padre, ma io la penso diversamente da voi”
Il Generale sorrise appena fissando il pavimento. Non voleva discutere con lei, non ora che l’aveva ritrovata dopo più di un anno di pena, ma a porre fine a quel battibecco ci penso il piccolo Maxime, che, sazio, si staccò dal seno della madre.
Ora Oscar aveva bisogno di sistemarsi, ma con il Generale lì e senza l’aiuto di André la cosa pareva assai difficile.
“Ehm…Padre, io…”
Lui, capendo di averle imposto la sua presenza senza nemmeno preoccuparsi che la figlia si trovasse in un momento così intimo, si alzò dal letto e andò vicino alla finestra dell’altra parete, cominciando a fissare il paesaggio innevato fuori e lasciandole un minimo di intimità. Oscar avrebbe preferito che fosse uscito e per poi rientrare, ma non poteva certo mandarlo via e poi immaginava che volesse vedere il suo unico nipote maschio.
Cominciò così ad asciugarsi e fece digerire il bambino, mettendolo poi nella sua culla e cambiandosi la camicia completamente zuppa. Quando finì prese ancora in braccio il piccolo e si diresse verso il Padre, porgendoglielo non appena gli fu abbastanza vicina.
“Prendetelo”
Appena Maxime fu tra le sue braccia, il neo nonno sorrise a lui e poi anche alla figlia.
“Sono felice, Oscar. Pensavo di venire qui e trovarti stesa a letto morente, invece…mi hai reso davvero felice”
Lo cullò un po’ fino a che si addormentò e poi disse:
“Vorrei portarlo da tua madre, anche lei pensava che tu fossi malata…posso?”
Il Padre che le chiedeva il permesso le giungeva davvero nuova, ma fece ancora una volta finta di niente e fece un cenno d’assenso col capo.
Madame nel frattempo era in salotto con tutti gli altri, i quali erano davvero preoccupati per quello che sarebbe potuto accadere al piano superiore. La gioia che provò però nel vedere il marito col nipote in braccio, che aveva saputo essere maschio da André, era indescrivibile: finalmente, dopo figlie e nipoti, era arrivato anche lui. Era un brutto pensiero quello che stava facendo, ma l’unica figlia che aveva davvero saputo renderlo orgoglioso, sia nella carriera e sia per il figlio, era sempre stata solo la loro sesta figlia.
Oscar gli aprì la porta perché lui aveva tutte e due le mani impegnate e lo guardò scendere dalle scale tenendo quasi come un trofeo quel piccolino che non sapeva nemmeno che cosa avesse significato la sua nascita nella vita del nonno, come in quella di tutti.
Approfittò di quel momento di solitudine per darsi una rapida sistemata: chiuse la porta e si cambiò i pantaloni, mise una giacca sopra alla camicia e pettinò i capelli e scese immediatamente per controllare quello che stava accadendo.
Il Padre nel frattempo era sceso e aveva trovato tutti radunati in salotto. Si vedeva che erano chiaramente preoccupati e lui non poté far altro che chiedersi se fossero tutti in quello stato perché temevano che avesse fatto qualche cosa ad Oscar o al suo bambino. Non li biasimava però, sapeva di essere considerato da molti come un mostro e dava loro perfettamente ragione.
Madame gli si avvicinò: era stata anche per lei una sorpresa bella e buona sapere che la figlia aveva partorito e non vedeva l’ora di conoscere questa nuova vita.
“Guardate Marguerite, è…è un maschio”
“Maschio, sì…finalmente”
Disse con un tono di voce a metà tra l’infastidito e il desolato. Quando si sarebbero ritirati per la notte, gli avrebbe detto che quello non era certo suo figlio e non poteva scegliere per lui perché i genitori ce li aveva, ma era certa che lo sapesse già.
“Come si chiama?”
“Maxime”
Rispose André, rimasto in silenzio fino ad allora.
“Che bel nome, come mai avete scelto questo?”
“Piaceva a me e a Oscar…non c’è un motivo”
La donna sorrise e si voltò a sentire in rumore dei passi di Oscar che scendeva le scale.
Alain, con un’occhiata, fece segno a Bernard di andare, e a loro si unì anche Rosalie: inutile dire che ormai si sentivano di troppo. Oscar se ne accorse e ci rimase male perché erano mesi che non li vedeva e loro se ne stavano andando. André quindi le passò un braccio attorno alla vita per stringerla in un abbraccio non troppo intimo, vista la situazione.
Il Generale diede il bambino in braccio al padre, che lo prese e lo cullò come faceva tutte le sere per cercare di tranquillizzarlo e permettere ad Oscar di dormire un po’, impresa naturalmente impossibile, e la Nonna lo raggiunse per vedere come stavano nipote e pronipote.
“Io preferirei rientrare, cosa dite voi, Marguerite? Magari torniamo a trovarli domani, tanto noi ci fermeremo qui fino alla fine dell’anno”
“Certo caro”
Rispose la donna prima di avvicinarsi alla figlia e baciarle le guance per salutarla. Madame Marguerite e il Generale se ne andarono in carrozza verso la locanda che li avrebbe ospitati. Sarebbe stato educato invitarli a restare a pranzo o a soggiornare da loro, ma il bambino sapeva essere tremendo e poi ci sarebbe stato troppo imbarazzo.
“Beh, io direi che è ora di chiamare gli altri, sperando che siano rimasti qui nei paraggi. Mi è dispiaciuto vederli andare via”
Disse André e la Nonna gli andò vicino per prendere Maxime, così lui poté uscire.
“Allora bambina mia, come stai?”
“Nonna, mi sei mancata tanto”
Disse abbracciandola e stampandole un bacio nella guancia rugosa.
“Anche tu bambina, anche tu, ma dimmi, ti senti bene? Ti è venuta la febbre? Hai avuto qualche problema nel periodo in cui io sono stata lontana?”
“No Nonna, sono stata benissimo”
“Oh, bene, meglio così. Vedo che Maxime cresce bene”
“Beh, meno male!”
Oscar ridacchiò mentre la Nonna si andava a sedere sul divano.
“Sai, ho avuto paura prima, quando è venuto mio Padre. Ho pensato che volesse portarmi via Maxime, o mi rimproverasse per qualcosa. Non avrei mai pensato che scoppiasse a piangere”
“Tuo Padre è buono, Oscar, ha solo avut troppi fantasmi nella sua vita. Tutte figlie femmine, il senso di colpa per averti cresciuta come un uomo, la paura di perderti perché, non so il motivo, ma era convinto che tu fossi malata, e poi la gioia di avere un nipotino”
“Sarà di sicuro così”
In quel momento i tre amici, rimasti fuori fino a quel momento, entrarono in salotto. Rosalie corse subito incontro a Oscar e Alain e Bernard, nel frattempo, andarono vicino alla Nonna per vedere il piccolo.
“Madamigella Oscar, buon compleanno! Come state?”
“Bene Rosalie, e tu?”
“Anche io”
“Comandante!”
La chiamò Alain e le fece il saluto militare e tutti scoppiarono a ridere.
“Riposo, soldato Soisson, riposo!”
“Beh, faresti meglio a riposare tu Oscar…non so chi ha la faccia più distrutta tra te e André!”
“Ci tiene svegli”
Si giustificò André e Alain prese il piccolo tra le braccia, il quale, ormai sveglio per tutto il baccano, fece del fazzoletto rosso il suo nuovo gioco e cominciò a tirarlo.
“Non ci conosciamo nemmeno da un’ora e già questo marmocchio mi vuole strozzare? Un po’ di rispetto, soldatino!”
Forse quell’affermazione infastidì un po’ Oscar: avevano visto Maxime per pochissimo tempo e sia lui che il Generale avevano dato per scontato che da grande avrebbe fatto il soldato. André si accorse di questo impiccio e si sbrigò a rimediare.
“Chissà, magari da grande non vorrà seguire le nostre orme e diventerà un marinaio…cosa ne sai tu?”
“Eh già, un lupetto di mare…in qualsiasi caso, non per dire eh, ma noi veniamo da Parigi e nel frattempo si sono fatte le undici. Io propongo di mangiare qualche stuzzichino prima di pranzo, altrimenti svengo qui!”
Risero tutti ancora, spensierati e finalmente felici di essersi ritrovati.
La Nonna prese in mano la situazione e disse a Bernard e Alain di andare a prendere le valigie e sistemare carrozze e cavalli, ad André di andare a mettere Maxime nella culla, visto che dormiva, e poi raggiungere gli amici per aiutarli, Rosalie naturalmente l’aiutò a cucinare e Oscar aveva il permesso di andare in camera a riposare, ma lei, non volendosi sentire inutile, decise che avrebbe aiutato preparando la tavola e svolgendo lavori che non avrebbero procurato danni, tipo mettersi ai fornelli.
In effetti, da quando lei e André erano andati ad abitare nella loro casa e la Nonna era dovuta ritornare a Parigi, aveva imparato a preparare qualche cosa di commestibile, aiutata naturalmente anche da André, che di certo ne sapeva più di lei nell’arte casalinga, ma mettere a rischio il pranzo di Natale non era proprio il caso.
Quando gli uomini tornarono dentro trovarono qualche fetta di pane caldo col formaggio come antipasto e poi, quando furono tutti seduti a tavola, poterono gustare la magnifica cucina della Nonna.
Durante il pomeriggio Oscar si ritirò quando il suo bambino la reclamava o aveva fame e spesso era seguita da André, anche se riteneva che fosse maleducato lasciare da soli gli ospiti. Del resto gli altri avevano trascorso tutto il tempo chiacchierando e giocando a carte, vedendo vincitore prima Alain e poi la Nonna.
Arrivò la sera e Bernard e Rosalie si ritirarono in una locanda per la notte promettendo di tornare a trovarli il giorno dopo e la Nonna invece si fermò a casa loro.
“Allora bambini miei io vado a dormire che è tardi. Mi raccomando di non stare svegli e se ci sono problemi io sono di la, d’accordo?”
“Va bene Nonnina, a domani”
André le diede un bacio nella fronte e la salutò ridacchiando senza farsi vedere: possibile che facesse ancora le raccomandazioni come quando erano piccoli?.
“Oscar dimmi, che effetto ti ha fatto vedere tuo Padre? Avrei voluto rimanere con te, ma non mi sembrava proprio il caso…”
“Ti avrei voluto anche io vicino e ti giuro che ho temuto davvero che avesse cattive intenzioni e che non sarei riuscita a difendere nostro figlio”
L’uomo la raggiunse nel letto e l’abbracciò. Sapeva quanto le costava esternare le proprie paure, riservata com’era, eppure la fiducia che gli dava lo faceva davvero commuovere.
“Sono stata felice però che sia tornato e che non abbia cercato di rovinare la mia felicità, anche se poteva aspettare un altro momento per dirmi che era pentito…”
Disse arrossendo mentre ricordava l’enorme imbarazzo di quella mattina.
“Spero che sia un bravo nonno”
“Certo che lo sarà, e poi lui è già nonno”
“Di tutte nipoti femmine. Io non gli permetterò di fare di Maxime il suo soldato, come ha fatto con me, non se lui non vorrà”
“Non darti pene adesso, amore, è piccolino, ha un mese e di certo nessuno ce lo porterà mai via, vi difenderò anche con la mia vita e Maxime, in questa nuova Francia che sta nascendo, avrà il diritto di scegliere chi vorrà essere”
“Sì, sì André, hai ragione tu e noi lo sosterremo sempre”
I due si stesero e Oscar appoggiò stancamente la testa sulla sua spalla e lo cinse con un braccio e una gamba, abbracciandolo come faceva tutte le notti, e lui le passò un braccio sotto la testa e l’altro attorno alla vita, cullandola finché non la sentì addormentarsi. Una preghiera ai suoi genitori ormai molto lontani e li ringraziò per tutto quello che avevano fatto per loro, silenziosi e in ombra, li avevano protetti e condotti l’uno tra le braccia dell’altra, verso la felicità più completa.

Ciao a tutti/e! Questo è il penultimo capitolo della mia storia di Natale (finalmente…ormai siamo in febbraio!). Qui Bernard, Rosalie e Alain hanno avuto una parte decisamente superficiale, lo so, non “servivano” però volevo che fossero presenti anche per condurre i genitori di Oscar a casa loro. Non so ancora bene che cosa verrà fuori nel prossimo capitolo perché le idee non sono ancora chiarissime, visto che è la prima storia che concludo, ma in qualsiasi caso spero che lo apprezzerete!
Un bacione, Chiara.
   
 
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