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Autore: janefademerrick    08/02/2016    0 recensioni
Fade è una giovane senza famiglia che vive arrabattandosi in una grande città.
Drack è un ragazzino dall'aspetto inquietante che la incontra per caso.
Nef è una famosa rockstar che ignorava la loro esistenza fino a che, un giorno, essi piombarono inaspettatamente nella sua vita...
Si sconsiglia la lettura ai minori di 14 anni (poi magari per i 14enni questa storia è una favoletta)
Genere: Avventura, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Come ogni mattina Fade era di pessimo umore: mentre pattinava fra le strade del quartiere, cercava di non pensare a niente, tranne a quello che avrebbe mangiato per pranzo, e soprattutto, al modo di procurarselo. Nessuno le avrebbe fatto la carità e lei non era certo tipo da chiederla, le era sempre stato più facile prendere quello che le serviva passando come un’ombra e, come un’ombra, sparire.

Si fermò presso un piccolo market sbirciando dentro dalla porta d’ingresso. Il posto non era un granché: piccolo, buio e pieno di cose ammucchiate l’una sull’altra senza nessun senso logico.

«È perfetto» pensò, e subito svanì all’interno.

«È talmente stretto che a malapena ci entrano i miei capelli» contemplava mentre cercava un angolo più nascosto per racimolare qualche scatoletta di cibo; lo trovò e con aria vaga iniziò a visionare la mercanzia: «Tonno sott’olio, olive verdi in salamoia, gamberetti, alici... Non è proprio il massimo ma accontentiamoci...». Dopo aver controllato ulteriormente l’assenza di un eventuale commesso insospettito, afferrò una scatoletta di tonno nascondendola in una tasca dei pantaloni lisi; fortunatamente la magliettaccia nera che indossava era abbastanza lunga da coprirle almeno metà delle cosce e nascondere qualsiasi sospetto gonfiore.

Come un’esperta artista di strada, scivolando all’indietro sui rollerblade, afferrò a caso un’altra scatoletta che velocemente mise nella tasca opposta, per poi finire il suo elegante numero in una giravolta fino alla cassa, dove avrebbe finto di lamentare che nel negozio non c’è nulla di suo gusto. Purtroppo la perfezione del suo piano fu rovinata da un piccolo dettaglio, talmente piccolo da non essere visto. Ancor prima di terminare la giravolta, la ragazza urtò contro qualcosa sul pavimento capitombolando a terra e sollevando in aria un mare di scatolette e generi vari. La rovinosa caduta, oltre ad un livido sul fondoschiena, la portò a trovarsi faccia a faccia con la causa del suo schianto: un bambino di circa 12 anni la fissava sbigottito con i suoi occhietti neri e rotondi.

In un primo momento le venne l’istinto di urlargli contro, ma osservandolo bene, ritornò sui suoi passi; quel bambino aveva un qualche cosa di inquietante e affascinante al contempo. Innanzitutto aveva i capelli color rosa, «cosa piuttosto strana per un bambino» pensò, tagliati in una dritta acconciatura a caschetto; secondo, era vestito in modo alquanto bizzarro: aveva una sorta di camice da dottore in miniatura che gli cadeva scampanato su dei pantaloni mimetici troppo larghi per lui, infine portava sulla testa degli occhialoni rotondi con le lenti rosse.

«Starà facendo un cosplay?» si domandò cercando di ricordare in che periodo dell’anno vigeva la Fiera del Fumetto in città (e ancor di più cercando di ricordarsi che giorno, mese e anno stesse vivendo in quell’istante).

L’eternità del momento fu interrotta dagli schiamazzi del commesso che, notando la maglietta della ragazza scostatasi da sopra le tasche, aveva chiaramente visto delle protuberanze a forma di scatolette sotto la stoffa dei pantaloni, ed era proprio la forma di scatolette rubate.

Fade si rialzò a stento fra la confusione generale e lo sguardo incalzante del bambino, continuando a scivolare fra le confezioni sparse a terra, per poi scappare a gambe levate e disperdersi fra i capillari del quartiere.

Appena certa di essere fuori dalla portata dell’inseguitore, si fermò a prendere fiato scaraventando la spalla sul muro di un vicolo.

«Maledetto stupido moccioso!»

Si guardò di nuovo intorno con sospetto per poi allontanarsi silenziosa e veloce, di nuovo in orchestra col turbinare dei suoi pensieri.

   
 
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