Elizabeth
Logan e Lorenzo Ranieri s’erano sposati il primo dicembre
1869 in Italia, a
Valle, il borgo di montagna in cui lui risiedeva. Si trovava in
Campania, ma
lontano da Napoli, così avevano detto i signori Logan prima
di partire per
accompagnare la figlia; Fred era stato invitato al matrimonio, ma anche
se
avesse voluto accettare, gli sarebbe stato impossibile: suo padre era
peggiorato al punto di non esser più in grado
d’alzarsi dal letto, e non aveva
altri, oltre il figlio.
In
realtà, Fred non gli restava accanto sempre:
continuava a esercitare la sua professione ed era grato di riuscire a
tenersi
occupato, così risultava più semplice non pensare
a Lisa, che non aveva più
visto dopo la loro “discussione”. A Settembre.
Da
allora Fred aveva fatto nascere tanti bambini e curato molte madri,
spesso
acquistando i farmaci a proprie spese; una volta, dopo aver salvato un
ragazzino da morte certa, era stato avvicinato dal padre del paziente
che, in
lacrime, «vorrei donarvi tutto l’oro del
mondo», gli aveva detto.
Il
giovane medico se n’era tornato a casa felice proprio come se
davvero gli fosse
stato donato, tutto l’oro del mondo. E non gli importava se
doveva spostarsi a
piedi, né se i pochi soldi racimolati venivano spesi tutti
in medicinali per il
padre; la sua vita non era peggiore di quella degli altri, pensava, e
in più
poteva godere della gioia di aiutare il prossimo.
Turbare
Fred era impresa ardua, raramente qualcuno c’era riuscito:
forse l’unica era
stata Lisa con i suoi sentimenti o, ancor prima di lei, Lorenzo con le
sue
insinuazioni.
Tornando
a casa nel tardo pomeriggio d’un giorno d’Aprile,
il ragazzo provò nuovamente
la poco conosciuta sensazione nel vedere, nel giardino della dimora dei
Logan,
i padroni di casa. Erano dunque tornati dall’Italia.
Fred
affrettò il passo e, giunto in casa, pregò che i
suoi vicini godessero sempre
di buona salute: non aveva davvero voglia di incontrarli, né
di sentirli
parlare della vita italiana di Lisa. Non ch’egli provasse
rimpianti: era felice
di aver rifiutato Lisa e non gli dispiaceva ch’ella si fosse
sposata, ma
preferiva relegare la sua amica nel passato: aveva fatto parte di un
capitolo
felice della sua vita, ma quel periodo era finito per sempre. Che
ognuno
continuasse per la propria strada lontano dall’altro.
Tuttavia,
proseguire nella direzione scelta senza rimorsi ed evitare in ogni modo
di
sapere cosa Lisa facesse erano cose ben diverse e, in cuor suo, Fred lo
sapeva.
Comunque,
era inutile che egli tentasse di evitare i Logan:
questi avevano già
deciso di parlargli, ancor prima di lasciare l’Italia per
tornare in
Inghilterra.
Joseph
Logan, in verità, si sentiva alquanto imbarazzato e non
sapeva davvero come
affrontare il ragazzo. Eppure era costretto a farlo.
All’inizio,
l’Italia era apparsa magnifica a Lisa che, lontana da Fred,
non aveva più
pensato a lui. Il matrimonio era stato celebrato da un vescovo amico di
Lorenzo
in una chiesa piccola e accogliente, i meravigliosi sposi erano stati
salutati
con calore dagli abitanti di Valle e l’ormai contessa Ranieri
aveva trovato il
castello in cui avrebbe vissuto assolutamente carico di fascino e
mistero. Si
ergeva su una delle piccole alture che circondavano Valle. Valle, a sua
volta,
nasceva in un avvallamento sulla cima di un monte campano.
A
fine gennaio Lorenzo aveva già annunciato la gravidanza
della moglie, che
avrebbe partorito presumibilmente agli inizi di settembre: la gioia dei
Logan
era stata inesprimibile, eppure durò poco.
Secondo
i medici che visitarono Lisa, la ragazza era “troppo delicata
per generare un
figlio” e avrebbe fatto bene a starsene a letto fino alla
fine della
gravidanza, nella speranza che tutto andasse per il meglio: tale
affermazione
aveva mortificato i Logan, preoccupatissimi, Lorenzo, che si era
sentito
responsabile dei mali della moglie, e soprattutto Lisa.
Per
quanto cagionevole di salute, la contessa non aveva mai creduto di non
poter
procreare; l’idea di non poter esser madre – i
medici avevano consigliato di
evitare assolutamente altre gravidanze in futuro, ammesso e non
concesso che
riuscisse ad affrontare questa – l’avviliva e
umiliava. Che razza di donna era?
Per quale motivo Lorenzo avrebbe dovuto continuare a desiderarla come
consorte?
Tali
pensieri le affollarono la mente durante i primi mesi di riposo, poi la
situazione
degenerò. Trascorrendo l’intera giornata a letto,
Lisa non faceva altro che
pensare alle proprie sventure, non solo quelle attuali: presto la
disperazione
e lo sconforto ebbero il sopravvento e apparve chiaro ai più
che la contessa
non fosse più in sé. Di solito piangeva; se non
lo faceva, aveva l’aria di un
uccelletto spaurito e malato, ed era assolutamente muta. Gli occhi,
stanchi di
indugiare su quella stanza che le era divenuta odiosa, abbandonavano il
mondo
reale e, seppur aperti, non vedevano ciò che le accadeva
attorno: impossibilitata
a godersi il presente, Lisa s’immaginava un futuro buio e
grigio, senza bambini
perché temeva di non poter far nascere neanche quello che
portava in grembo,
oppure ricordava il passato. E anche quello era motivo di sofferenza,
perché
ricordava Fred.
«Mia
cara» le aveva sussurrato una sera Lorenzo, «io non
avrei mai voluto essere la
tua rovina.»
Lisa
si era ridestata dall’oblio in cui ormai risiedeva e
l’aveva guardato,
spaesata. «Non è colpa tua. Il problema sono io.
Il problema è il mio corpo.»
Lui
aveva abbassato lo sguardo sulla mano che le stringeva, mortificato.
«Lisa… il
tuo corpo è delicato, non malato. Eppure, è
evidente che tu non goda, ora, di
buona salute. Io credo… che il tuo male sia la sofferenza. E
tu soffri perché
non hai sposato l’uomo che ami.»
Lisa
aveva spalancato gli occhi, allibita. Aveva dichiarato, senza mentire,
di aver
sposato l’uomo che desiderava, e se c’era qualcuno
che doveva pentirsi della
scelta fatta quello era proprio lui, purtroppo.
Ma
Lorenzo non si era convinto. «Io credo che, se Fred fosse
qui, tu ti sentiresti
meglio.»
Allora
gli occhi di Lisa avevano preso a lacrimare. «Lorenzo, io ho
paura di parlarti
di lui. Temo di non sapermi spiegare. Io… non ne sono
innamorata e so bene, ora
lo capisco, che se anche ci fossimo sposati saremmo stati infelici,
avremmo
finito per odiarci, addirittura. Al solo pensiero di fare con Fred
ciò… ciò che
ho fatto con te… rabbrividisco! Non era quel tipo di amore,
il nostro! E
tuttavia… Lorenzo, io non ho mai immaginato di vivere senza
di lui!
Egoisticamente, credevo di poterlo avere sempre accanto… ti
prego, non
fraintendermi! Io… io e lui siamo cresciuti insieme, e ne
sento la mancanza
come sentirei quella di un fratello! E contemporaneamente lo odio,
perché non
perdono l’indifferenza con cui mi ha trattata, e
perché non è venuto al nostro
matrimonio, né a salutarci prima che partissimo! E ora
potrei anche morire e
non lo vedrò più!»
Lisa
era scoppiata in pianto, un pianto isterico e disperato. Continuava a
farfugliare frasi incomplete e ce n'era voluto di tempo perché Lorenzo riuscisse a calmarla.
Il
giorno dopo, a insaputa della moglie, il conte aveva parlato al signor Logan, istruendolo sul da
farsi:
Joseph e la moglie erano partiti immediatamente, ma ora
ch’era tornato in
Inghilterra l’uomo non si sentiva più tanto sicuro
di sé.
Per
recarsi dai Martin, Joseph aveva usato la scusa di voler visitare il
vecchio
Stephen, cosa comunque vera, e l’unico domestico rimasto in
casa l’aveva fatto
entrare. Fred sarebbe tornato entro una mezz’ora,
così fu detto, e così fu.
Il
povero malato si era addormentato dopo dieci minuti dalla venuta
dell’amico e
Joseph se n’era stato seduto accanto al letto di Stephen in
silenzio, fino
all’arrivo del giovane medico. Fred, come previsto, non era
apparso entusiasta
della visita e aveva trascinato a malavoglia una sedia traballante
vicino a
quella di Logan.
«Devo
parlarti, ragazzo» ammise senza preamboli, chiedendo poi di
cambiare stanza
perché non voleva che altri udissero. Fred, però,
gli assicurò che suo padre
non avrebbe captato nulla, addormentato com’era, e non volle
spostarsi.
Joseph
sospirò. «Frederick, Lisa sta molto male.
L’hanno costretta al riposo perché
altrimenti rischia di non portare a termine la gravidanza e
lei… non so come
dire, sembra un’altra persona. È assente. Passa le
sue giornate in quel letto e
chissà a che pensa, e piange solo… quando
dà segni di vita, perché di solito
non ne dà proprio. Lorenzo le ha parlato e ha dedotto
che… »
Si
fermò. Temeva d’essere ambiguo e dovette
riflettere per meglio formulare la
frase.
«Fred,
ascolta. Lorenzo di tre cose è certo: che Lisa non gli
mancherebbe mai di
rispetto, che ciò che lega te e mia figlia sia un amore
fraterno e… e che Lisa
non possa vivere senza di te. Lui vorrebbe… lui crede che la
tua presenza possa
farle bene.»
«Io
non posso permettermi assenze» rispose semplicemente
l’altro, con una freddezza
che stupì egli stesso, «per nessun motivo. Ho mio
padre, i miei pazienti…»
«Non
si tratterebbe di un’assenza! Ragazzo… se Lisa ti
rivedesse per perderti
ancora, sarebbe anche peggio. Lorenzo vorrebbe… anzi,
t’implora di trasferirti
in Italia, a Valle. Così tu e Lisa potreste continuare a
frequentarvi come avete
sempre fatto.»
Fred
si inumidì le labbra, nervoso. Lisa era incinta di un altro
e lui doveva
correre a consolarla e assisterla? Inoltre, far del bene a lei avrebbe
significato distruggersi, obbligarsi a vederla sempre con il conte
italiano e
la loro famiglia.
«Io
sono un medico. Se anche esercitassi la mia professione a Valle, non
avrei poi
molto tempo da dedicare alle amicizie.»
«Lo sappiamo! Per questo Lorenzo intendeva chiederti di…
lavorare per lui. Non
come medico… tu… dirigeresti la casa. Non ti
toccherebbero compiti ingrati!
Dovresti solo controllare che gli altri svolgano il proprio
lavoro… io gli ho
spiegato che non sei pratico in queste cose ma lui confida nelle tue
capacità
d’apprendimento e…»
«Lorenzo
mi vuole come domestico?» esclamò esterrefatto il
ragazzo, indignato.
«No,
no! Come capo… capo dei suoi… capo dei suoi
camerieri! Fred, cerca di
comprendere, lui vuole far felice Lisa, ma certo non puoi stabilirti da
loro
come ospite per sempre! Così lavoreresti e saresti
regolarmente pagato… tuo
padre potrebbe seguirti…»
«Mio
padre non lascia quel letto da mesi e Lorenzo crede che possa lasciare
l’Inghilterra! E vorrebbe schiavizzarmi e umiliarmi con la
scusa di Lisa!»
«Non
è vero, Fred! Che ragione avrebbe Lorenzo di far
ciò? Non sarebbe meglio, per
lui, tenerti lontano dal suo matrimonio?»
Fred
si alzò in piedi.
«Io
sono un medico, amo il mio lavoro e sto bene dove sto! Ed è
ora che tutti voi
capiate che la mia vita non gira intorno a Lisa!»
Il
signor Logan se n’era andato, triste ma non stupito,
perché riteneva
impossibile che un uomo accettasse proposte simili. Il vecchio Joseph
aveva
rivisto Fred solo un mese dopo, per porgergli le condoglianze.
Poco
prima di morire Stephen, che aveva capito d’esser prossimo
alla fine, aveva
chiamato presso di sé il figlio. In meno di
mezz’ora l’aveva adulato come mai
prima, complimentandosi per l’intelligenza e la
generosità che lo
caratterizzavano.
«Ma
bisogna stare attenti, Fred; far del bene ti fa onore» gli
aveva sussurrato,
stringendogli la mano con le poche forze che gli erano rimaste,
«ma devi
pensare anche a te stesso! A volte temo che il tuo altruismo possa
distruggerti…»
Proseguire
era divenuto difficile; le palpebre pesavano e l’anziano
inspirò profondamente.
Avrebbe voluto rivelare al ragazzo d’aver ascoltato la
discussione tra lui e
Joseph, ma il tempo stringeva e dovette tagliar corto.
«Io
sono tanto orgoglioso di te, figlio mio. So quanto ami il tuo lavoro e
quanto
ti sia impegnato per diventare un medico… se non sei ricco
poco importa, se non
importa a te. Perciò Fred, per favore… non fare
pazzie. Non lasciare ciò che
ami e che ti rende felice. Non andare da Lisa.»