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Autore: SoGi92    08/02/2016    1 recensioni
Dalla storia:
"Nell'Italia del diciannovesimo secolo, in un territorio confinante con il Regno di Sardegna, il conte Giuseppe Miroglio attendeva con impazienza la nascita del suo primo erede. Che fosse maschio o femmina poco gli importava. Desiderava solo la sua salute.
-Conte!Conte!...- urlò Caterina  -Conte…  il momento è giunto, vostra figlia è nata!-"
"Intanto nelle cucine del palazzo la servitù stava festeggiando la nascita della contessina… -Sono molto felice per il conte e la contessa- disse Anna, una delle loro più fide domestiche, - Dopo tanto tempo anche loro hanno un piccolo angelo.-
- Non capisco cosa ci sia da agitarsi tanto- disse il piccolo Roberto, il figlio di Anna, - È solo nata una bambina… non è niente d’eccezionale!-."
Contessa e stalliere. Due mondi diversi, destinati ad incontrarsi...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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8

 

I giorni passarono frenetici: Caterina e Anna mobilitarono l’intero personale per la preparazione del ballo in onore di Isabella, mentre Maffeo si impegnò al meglio per cucinare i patti migliori del suo repertorio.

 

-Uff…- si lamentò Diego – Non potremmo fare una pausa? – chiese il giovane al capo cuoco, che in risposta gli diede un colpo con la mano sul capo. –Ahi! Ma che ho fatto di male? –

 

-Che hai fatto?! – sbraitò Maffeo – Tanto per cominciato hai imparato a parlare! Sono quattro giorni che non fai altro che lamentarti! –

 

-Se non mi avessi costretto tutte le mattine ad alzarmi alle sei e ad andare a letto all’una passata, senza fermarmi un momento, forse non mi lamenterei così tanto, non credi?  Ahi! – Diego venne colpito nuovamente dalla mano di Maffeo.

 

-Smettila di essere così insolente ragazzo! Questo ballo è molto importante per i conti, e soprattutto per Isabella. –

 

Il giovane sbuffò. –Se fosse così importante per lei credo che sarebbe venuta almeno una volta a controllare se i preparativi stanno andando bene, no? Invece non si è mai fatta vedere da che è tornata. –

 

Maffeo sospirò. Non poteva dare torto a Diego… il comportamento di Isabella era cambiato molto in quegli anni: da bambina non faceva altro che gironzolare per l’intero palazzo in cerca della compagnia di Roberto o Diego, mentre ora sembrava quasi evitarli. D’altra parte, però, questo era il comportamento da spettarsi da una padrona… i suoi pensieri vennero interrotti dal suono delle campane della chiesetta vicino.

 

-Maledizione! – esclamò Maffeo, rivolgendosi poi a Diego –Dobbiamo sbrigarci! Tra poco sarà ora di pranzo! –

 

***

 

I conti e Isabella si accomodarono in sala da pranzo, seguiti da Anna.

 

-Chiedo scusa per il leggero ritardo con cui il pasto verrà servito signori…- iniziò proprio la donna – In questi giorni Maffeo è stato molto occupato con il menù del ballo che… -

 

-Non fa nulla cara Anna. – la interruppe, sorridendo, Clelia – Sono molto dispiaciuta, anzi, che il povero Maffeo si stia dando tanto disturbo. –

 

-Siete troppo buna contessa… ma non temete, per lui non è affatto un disturbo. Anzi per lui è un vero piacere. – in quell’istante suonò il campanello della cucina e Anna fece un piccolo inchino. – Se non vi dispiace, la mia presenza è richiesta al piano inferiore. –

 

-Prego, prego Anna andate pure. – disse Giuseppe, congedandola con un cenno.

-Bene figlia mia… sei emozionata per l’imminente ballo? -  

 

-Certo padre. – rispose Isabella, con quanto più entusiasmo poté. In realtà non le importava molto di quel genere di cose, ma l’evento sembrava rendere felici i suoi genitori, e questo le bastava. –Ehm padre? - chiese, richiamando l’attenzione dell’uomo – Dopo pranzo potrei fare un giro a cavallo? –

 

-Certo cara. In fondo sei un’eccellente cavallerizza. – disse semplicemente Giuseppe in risposta, mentre sul volto della moglie si dipinse un’espressione preoccupata.

 

In quell’istante entrò nella stanza la signora Caterina, con il carrello del pranzo.

 

***

 

-Finalmente! – esclamò Roberto, accasciandosi sulla sedia, seguito da Diego. –Credevo che mezzogiorno non arrivasse più! – continuò, versando un po’ di vino sia a sé stesso che all’amico.

 

-A chi lo dici! Maffeo mi ha fatto sgobbare come un matto per tutta la mattina! Ahi! Di nuovo! – urlò, rivolgendosi all’uomo che, per la terza volta quel giorno, lo aveva colpito, e che in quel momento stata versando della zuppa nelle ciotole poste sul tavolo.

 

-Dovresti proprio imparare a tenere a freno quella linguaccia che ti ritrovi. – poi Maffeo si rivolse a Roberto –Bene… vedo che quel brutto segno che avevi non ha rovinato il tuo bel faccino…- disse, con tono sarcastico.

 

-Eh già, hai visto? – replicò, mostrando meglio la guancia incriminata.

 

-Mi chiedo cosa tu possa aver detto ad una donna per farti tirare un ceffone così potente… -  

 

Roberto sospirò – Ho già detto che ho sbattuto contro lo stipite di una porta della locanda! –

 

-Certo, certo…- continuò Maffeo, prendendo posto a sedere – E io sono nato ieri. –

 

La discussione venne interrotta dall’ingresso di Caterina, che si sedette accanto ad Anna.

 

Ora che la servitù era al completo, i commensali iniziarono a consumare il loro pasto in silenzio.

 

-Oh…- esclamò Caterina –Prima che mi passi di mente… Roberto, dopo pranzo dovresti sellare Fiamma, il cavallo della contessina se non ti spiace. –

 

Il ragazzo annuì, senza proferire parola. Da quella fatidica sera non aveva più rivisto Isabella e, ne era certo, non le avrebbe fatto piacere vederlo quel pomeriggio. Nemmeno per il breve tempo che avrebbe impiegato per montare a cavallo…

 

***

 

Appena terminò il pasto, Roberto si alzò da tavola per dirigersi verso le stalle. Forse se avesse fatto in fretta avrebbe evitato Isabella.

 

Purtroppo, però, Fiamma non era del suo stesso avviso. La giovane Andalusa grigia era più irrequieta del solito. Le numerose volte in cui Roberto l’aveva sellata per farle un poco di esercizio, l’animale si era sempre mostrato docile e accomodante, mentre in quel momento era appena riuscito a farle calzare la capezza.

 

-Che c’è Fiamma… - le disse, carezzandole il muso - … non hai voglia di rivedere la tua padrona? – la cavalla, in risposta, gli si strofinò contro. –Ti sei sentita trascurata da lei, vero? – continuò, senza accorgersi della figura che si stava avvicinando alle sue spalle.

 

-Roberto? – chiamo Isabella, cercando di mantenere un tono autoritario, e facendo voltare il ragazzo – È pronto il mio cavallo? –

 

Il giovane, per un momento, rimase senza parole. Isabella indossava un semplice abito nero, con sopra una giacca leggera marrone stretta in vita; i capelli erano raccolti dietro la nuca e coperti da un cappello dello stesso colore dell’abito.

 

Lo sguardo di Roberto si soffermo per alcuni secondi sul seno della ragazza, messo in risalto dai bottoni della giacca, distogliendolo, poi, imbarazzato. Aveva già potuto constatare di persona il cambiamento di Isabella, la sera in cui l’aveva scambiata per un’intrusa, ma fino a quel momento non ci aveva mai riflettuto…

 

-Allora? – chiese, nuovamente la giovane, spazientita.

 

-Ehm… scusate contessina…- disse, prendendo la sella e poggiandola sulla schiena della cavalla. – Devo solo allacciare il sottopancia e potere partire. –

 

In pochi secondi Fiamma fu pronta per la sua padrona. – Ecco contessina… - riprese Roberto – Se volete potete andare. – fece un piccolo inchino, e si offrì di aiutarla a montare in sella.

 

Isabella si avvicinò all’animane e vide il ragazzo accovacciarsi e giungere le mani in modo che possa usarlo come appoggio con il piede. Malgrado non vi fosse stato vero contatto fisico, il cuore della ragazza mancò un battito. Cercando di ignorarlo ringraziò il ragazzo e partì.

 

Rimasto solo, Roberto, richiuse lo scomparto di Fiamma e, cercando di ignorare quella strana sensazione che aveva avvertito al petto aiutando Isabella, e prese la strada peri campi dove Guido lo attendeva.

 

***

 

Il pomeriggio passò più velocemente del solito, e il Sole stava già tramontando.

 

-Finalmente abbiamo finito… - disse Roberto, asciugandosi la fronte con la manica della camicia.

 

-Sì. Abbiamo fatto un buon raccolto. – Giudo guardò il carro su cui avevano appena terminato di caricare il legname. – Direi che possiamo avviarci verso il palazzo. –

 

Il ragazzo annuì e, insieme all’amico, salì sul seggiolino del carretto e prese in mano le briglie.

 

Appena giunsero nel cortine avvertirono uno strano trambusto provenire dall’abitazione. Prima che potessero scendere dal carretto, vennero raggiunti da una disperata Caterina.

 

-Che accade Caterina? – chiese Giudo, avvertendo una sorta di agitazione alla vista della donna in quello stato.

 

-La contessina… la contessina è sparita… -

 

-C…come sparita? – chiese Roberto, alzandosi in piedi.

 

-E…era uscita per una cavalcata…- continuò la donna, con le lacrime che le rigavano le rugose guance. – Il… il suo cavallo è tornato senza di lei… il conte e Diego sono andati a cercarla poche ore fa, ma non sono ancora tornati… -

 

Roberto saltò in groppa al cavallo legato al carretto. – Vado anch’io. – disse, sganciando l’animale e uscendo dal cortile.

 

Non sapeva bene dove potesse essersi cacciata Isabella, ma il suo istinto lo porto nei pressi del bosco poco distante dal palazzo.

 

 

N.d.A.: Dopo un altro decennio eccomi con il capitolo 8! ^^ Sono felice che, malgrado gli aggiornamenti molto lenti, i lettori che seguono la storia continuino ad aumentare! Sono davvero contentissima!

Spero che questo capitolo vi piaccia! ^^

Grazie per aver perso un pochino di tempo per leggerlo! ^^

Un bacione!

 

   
 
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