Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Ace of Spades    09/02/2016    7 recensioni
"Ogni persona al mondo nasceva con quella sorta di orologio tatuato e su cui inevitabilmente scorrevano le ore. Non si sapeva quando era iniziato, si sapeva solo che non appena incontravi la persona a cui eri destinato il tempo si fermava e le ore si bloccavano.
Ora 0
Minuto 0
Secondo 0
L’ora x che tutti attendevano, nessuno conosceva il giorno o il momento esatto, ma sarebbe accaduto prima o poi.
Eustass Kidd non credeva in quelle cazzate sul fato o sull’essere predestinati.
Il suo ancora scorreva silenzioso, portandosi dietro secondi e minuti della sua esistenza senza che cambiasse qualcosa.
(...)
Un paio di occhi azzurri come il ghiaccio si piantarono nei suoi e il mondo si fermò, come se qualcuno avesse spinto il tasto pausa sul telecomando.
Il respiro si bloccò e un leggero prurito si diffuse sul polso.
Su quel polso.
Tre zeri si stagliavano sul suo contatore.
“Piacere, Trafalgar Law”
“Piacere un cazzo”
-
Soulmate AU con tante, troppe coppie (KiddLaw, DoflaCroc, MarAce, KillerPenguin, MihawkShanks, ZoSan)
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Crocodile, Donquijote Doflamingo, Eustass Kidd, Trafalgar Law, Un po' tutti | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law, Franky/Nico Robin, Sanji/Zoro, Shichibukai/Flotta dei 7
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


III














La domenica passò senza troppi intoppi, Rocinante aveva crisi di pianto intervallate da crisi isteriche, Doflamingo lucidava la pistola ogni mezz'ora per restare calmo e Crocodile fumava in giardino mentre leggeva il giornale.
Law ringraziò che ci fosse quell’uomo, a tratti molto simile a lui, che riusciva a mettere a tacere con un’occhiata chiunque provasse a chiedergli qualcosa sulla sua anima gemella.
Dopo il pranzo - che si consumò come se nulla fosse successo - Crocodile decise di andarsene ma, mentre stava per varcare la soglia, si trovò davanti Trafalgar.
Si fissarono per qualche secondo finché l’uomo non sbuffò facendogli un cenno col capo.
“Io vado, Wani-ya mi dà un passaggio”
Alcuni lo salutarono con una mano, altri dormivano, Doflamingo e Rocinante se ne stavano poco distanti a fissarlo.
“Law” disse con tono lamentoso Cora “chiamami”
Doflamingo aprì la bocca per dire qualcosa ma intercettò lo sguardo di Crocodile e si limitò a un “ci vediamo la prossima settimana”.

Caricato il trolley, l’Audi nera partì lasciando la residenza Donquixote.
Non c'era bisogno di ringraziarlo, il coccodrillo sapeva che cosa sarebbe successo se lo avesse lasciato in quella fossa dei leoni da solo, e per evitare cadaveri aveva preso la scelta migliore.
Law si accomodò meglio e guardò fuori dal finestrino; in quel momento ricordò quando, anni prima aveva incontrato l’uomo di fianco a sé per la prima volta.




Aveva all’incirca dieci anni, quando Doflamingo si presentò a casa seguito dal moro; all’epoca erano passati 4 anni dall’incidente dei suoi e lui aveva deciso che il fenicottero doveva morire.
Era una sorta di guerra aperta la loro, e, dato che nei giorni precedenti era riuscito a scoprire che era da qualche mese che il capo famiglia aveva incontrato la sua anima gemella, fece 2+2 e capì subito chi doveva essere quell’uomo dallo sguardo calmo e freddo. In effetti metteva i brividi.
Pensò stupidamente che, essendo l’anima gemella di Doflamingo, dovesse essere il suo punto debole, così provò a mettergli qualcosa nel bicchiere, ma non portò mai a termine la sua impresa perché il biondo lo vide e gli mise sotto il naso un pezzo di baguette, cosa che gli provocò un attacco di nausea.
Ciò che non si aspettava era la reazione del moro, che mollò uno scappellotto al fenicottero, si girò verso di lui e lo prese in braccio allontanandosi dall’altro.
“Vuoi un gelato?” gli chiese mentre Doflamingo gli riservava un’occhiataccia.
“Sì” rispose attaccandosi a lui e vedendo il biondo digrignare i denti.
In quel momento seppe di aver vinto per la prima volta contro il capo famiglia.
“Sei un bel furbetto” gli disse la voce bassa del moro. “Ma se vuoi torturarlo conta su di me”
Da quel momento erano diventati dei complici formando una sorta di alleanza anti-fenicottero.
Law seppe qualche anno dopo che Crocodile non solo lo aveva aiutato perché condividevano lo stesso nemico, ma perché se la cavava bene con i bambini.
Lo capì quando lo trovò in giardino con Sugar sulle gambe mentre le leggeva una storia di pirati.




Dopo circa un’ora erano arrivati in città, quando la macchina cominciò ad emettere suoni strani.
“Maledizione!”
Law lo guardò interrogativamente.
“Il meccanico da cui vado di solito non c'era, quindi mi sono dovuto accontentare di un’officina qualunque. Spero che Franky oggi sia aperto” rispose inserendo la freccia e mettendo una marcia bassa per non sforzare troppo il motore.
Arrivarono davanti ad un’officina enorme sulla cui insegna svettava un teschio con un ciuffo blu che collegò immediatamente ad Elvis Presley.
Scesero dall’auto e un uomo con la stessa capigliatura dell’insegna si avvicinò. Indossava una terribile camicia hawaiana  e dei pantaloni neri corti, quasi fosse in spiaggia.
“Ehi Crocodile, come te la passi?” lo salutò quello che doveva essere il Franky citato poco prima.
“La scorsa settimana l’auto mi ha dato dei problemi ma eri chiuso e sono dovuto andare da un dilettante” rispose il moro scocciato.
“Sono suuuuuper dispiaciuto per l’accaduto, ma sai com'è Robin quando vuole”
“Immagino fosse importante” commentò, ricordandosi che la donna, che rispondeva al nome di Nico Robin,  lavorava per lui ed era una delle sue più importanti collaboratrici, aveva chiesto di assentarsi dal lavoro per un paio di giorni.
Solitamente non chiedeva quasi mai ferie, per quello si era stupito alla richiesta di quella che era l’anima gemella di Franky, ma non aveva fatto comunque nessuna domanda.

“Già, dovevamo accompagnare un nostro amico dal fratello che vive in un’altra città e lei non se la sentiva di fargli prendere il treno.”
“Per così poco?”
“Se conoscessi Rufy sapresti il perché, fidati”
L’uomo annuì distrattamente, mentre Law dava un’occhiata in giro.
“Kidd, vieni che abbiamo un cliente” urlò Franky mentre il moro più piccolo sgranava gli occhi.
“Che minchia vuoi?” sbottò il rosso avvicinandosi a loro e fermandosi quando incontrò gli occhi grigio-azzurri che lo perseguitavano da un po’.
Tu?” 
“Ciao Eustass-ya”

Crocodile guardò prima Law e poi Kidd e si diede mentalmente dell’idiota.
Quanti altri ragazzi potevano esserci dal carattere difficile, il rossetto sulle labbra e i capelli rossi rivolti verso il cielo?
A volte la risposta più semplice è quella giusta.

“Vedo che vi conoscete! Allora vi lascio che devo finire di sistemare il motore di una Ferrari, statemi suuuper!” esclamò Franky allontanandosi.
“Crocodile”
“Kidd”
“Voi due vi conoscete?” chiese Trafalgar capendo il motivo delle domande di Eustass sul coccodrillo.
“È il mio meccanico” rispose l’uomo cercando di non ridere e lanciando le chiavi al rosso. “La vengo a prendere domani”
“D’accordo” rispose l’altro mettendosele in tasca.
Crocodile si avvicinò a Law.
“Doflamingo lo odierà a morte, ma rallegrati, lui e Rocinante andranno d’accordissimo” sussurrò godendosi l’espressione di puro terrore sul volto del ragazzo al ricordo del sogno; espressione che durò poco, sul suo volto ricomparve quasi subito la solita maschera fredda.
L’uomo se ne andò lasciando i due uno di fronte all’altro.

“Dovremmo rimandare la scopata a dopodomani, ho del lavoro da fare” 
Solo in quel momento il dottore si concentrò sull’altro: maglietta bianca senza maniche aderente e sporca di olio, pantaloni a vita bassa verdi militare, anfibi, chiavi inglesi nell’elastico dei pantaloni e un ciuffo ribelle davanti agli occhi ambrati.

“Nessun problema” commentò assottigliando lo sguardo “basta che ti presenti a casa mia così come sei aspetto anche una settimana”
Kidd ghignò mentre l’altro sorrideva e gli dava le spalle allontanandosi. 
“Quando avrò finito con te non riuscirai a camminare per un bel po’, dottore di merda” sussurrò leccandosi le labbra e mettendosi al lavoro sull’Audi nera.


 

-
 

Law tornò a casa trovando come sempre Bepo ad attenderlo.
Notò che la ciotola era quasi piena, segno che il cane aveva mangiato poco, come ogni volta che lui si allontanava da casa per qualche ragione.
Per un po’ gli dedicò attenzioni, lo spazzolò e lo accarezzò facendogli un discorso sul cibo e sul fatto che dovesse mangiare anche senza di lui.
Molte persone credono che parlare con gli animali sia una perdita di tempo perché non possono capirti.
Questo è sicuramente vero, ma ci sono alcuni esemplari particolarmente intelligenti che riescono ad intuire cosa vuoi comunicargli dal tono di voce che usi e dai tuoi gesti.
Bepo era uno di quelli; abbassò le orecchie e si sdraiò sul pavimento mentre Law gli dedicava un sorriso e spariva in cucina per prepararsi un caffè.
Quando tornò in salotto trovò la ciotola vuota.

Il giorno successivo lo passò a mettere in ordine gli appunti di anatomia e si dimenticò di mangiare, cosa che al cane non sfuggì. Dopo vari mugolii Law ordinò una pizza e andò a dormire.

La mattina si alzò svegliato da un buon profumo di caffè e brioche appena sfornate; si infilò i pantaloni ed entrò in cucina.
“Ciao Law!” lo salutò Penguin finendo di versare il caffè ad un tipo strano.
“Penguin, lui chi è?”

Ragazzo alto, con lunghi capelli biondi e un ciuffo sugli occhi, espressione neutra e vestiti sgargianti.
Dove ho già sentito questa descrizione?

“Lui è Kira-chan, te ne avevo parlato tempo fa, ricordi? Scusa se l’ho portato qui ma avevamo un appuntamento ed ero preoccupato che ti fossi scordato di mangiare” rispose tutto d’un fiato l’altro dottore porgendogli una tazza piena di caffè.

“Piacere, Killer. Scusa l’intrusione” commentò tranquillamente il biondo allungando la mano.
Law ricambiò la stretta.
“Trafalgar Law”

L’anima gemella di Penguin sembra simpatica.

L’amico col cappello si girò per finire di preparare le brioches e lui ne approfittò per metterlo alla prova.
“Se lo fai soffrire uso il tuo corpo per fare esperimenti e sciolgo il resto nell’acido” commentò calmo sorridendo in un modo inquietante.

Non sta affatto scherzando
Killer sbatté le palpebre e appoggiò la tazza.
“Per me va bene, se vuoi ti do il mio indirizzo. Ah, dopo che hai finito con me probabilmente dovrai liberarti anche del mio migliore amico” rispose continuando a sembrare calmo mentre dentro di sé si sentiva a disagio.
“Nessun problema. Un corpo in più fa sempre comodo”
“Non credo tu possa battere Kidd ma ci puoi sempre provare”
Law si fece immediatamente più attento. “Kidd? Ma non mi dire

A Killer venne quasi un infarto a vedere l’espressione di pura perversione dipingersi sul volto del ragazzo di fronte a sé.
“Ecco qua” esclamò Penguin appoggiando le paste sul tavolo; Trafalgar ne prese una mentre il biondo si rese conto che gli era passata la fame.

Fortunatamente il suo cellulare vibrò e lo distolse dai pensieri che vedevano il ragazzo appena conosciuto con in mano una motosega.

“Pronto?”
“Killer dove cazzo sei?”
“Kidd calma, ti ho lasciato un post-it non l’hai visto?”

“Ti pare che io presti attenzione ai tuoi cazzo di post-it a forma di fiorellini?”
“Cos’ hanno che non va?”
“Per favore, smettila di fare la checca e dimmi dove sei”


Killer si girò a fissare i due dottori che lo stavano fissando, entrambi con la stessa espressione da pazzi omicidi.
Diede l’indirizzo al rosso sperando che non lo uccidesse, ma in quel momento l’unica cosa a premergli era non essere in inferiorità numerica.
Per i successivi dieci minuti Penguin parlò per tutti, mentre Law non proferì parola ma si limitò a sorridere con quel ghigno inquietante che a Killer faceva venire i brividi.

Il campanello suonò più volte.
Kidd si stava spazientendo; quanto ci mettevano ad aprire? E poi che diavolo ci faceva il suo migliore amico in un condominio fuori città?

La risposta a tutte quelle domande la scoprì nell’esatto istante in cui la porta si aprì e comparve davanti a lui Trafalgar Law. 
Ancora tu?
“Buongiorno Eustass-ya”
“Sì, sì, buongiorno ‘sta minchia” rispose entrando e, trovandosi davanti Killer, ringhiò di frustrazione.
“Si può sapere che cazzo ci fai a casa sua?”
“Ho accompagnato lui” rispose velocemente indicando Penguin.

Il rosso vide il cappello e si ricordò.
“Tu sei il microbo della clinica!” sbottò puntandogli un dito contro.
“Oh? Mi ricordo di te! Law mi ha chiesto di mandarti nell’ufficio in fondo”

Un tic all’occhio avvertì Killer dell’imminente esplosione del ragazzo, così lo prese e lo trascinò in un’altra stanza.
“Hai 3 secondi per spiegare” ringhiò l’altro.
Il biondo sbuffò.
“Penguin è la mia anima gemella”
“Che?”
“Te l’ho detto più di due mesi fa ma tu ovviamente non mi hai ascoltato” rispose incrociando le braccia al petto. 
Kidd soppesò le parole dell’amico e capì che probabilmente aveva ragione.
“Quel tizio”
“Sì”
“Merda”
“Già”
“No, merda perché l’altro psicopatico con la faccia da culo è il dottore di cui ti ho parlato”

Un silenzio opprimente si diffuse nell’aria.
“Non dirmi che-”
“Sì”
Merda” ripeté Killer.

Erano fottuti.

Tornarono nella stanza di poco prima e trovarono i due medici che parlavano tranquillamente.
“Quindi sei l’anima gemella di Law! Non lo sapevo! Spero diventeremo amici” gli disse Penguin allegramente per poi alzarsi ed avvicinarsi a Killer “ora se non ti dispiace abbiamo delle cose da fare, ci vediamo!” concluse trascinando il biondo fuori, non prima che quello gli rivolgesse uno sguardo metà dispiaciuto e metà preoccupato.

La porta si chiuse e Law incrociò le dita delle mani tra loro, posizionandole sotto il mento.
“Allora” iniziò ghignando “non avevamo dei programmi?”
Kidd non se lo fece ripetere due volte e gli fu addosso; spinse il moro sul tavolo e gli morse la base del collo sperando di sentire qualche gemito di dolore.
“Dovrai impegnarti di più” sussurrò l’altro, che si era ritrovato con la faccia spalmata sulla superficie piana.
“Mi piacciono le sfide” ringhiò il rosso mentre Law per tutta risposta spingeva il bacino indietro.

Si tolsero i vestiti con rabbia, quasi li strapparono talmente tanta era la voglia repressa in quelle ultime settimane.
Si dice che il sesso con la propria anima gemella sia tutta un’altra cosa, che ti porti vicino alla follia e che non sia paragonabile con nessun’altra volta.
Eustass Kidd e Trafalgar Law lo sperimentarono quel giorno per diverse volte su diverse superfici, orizzontali e non.

Ansanti, sporchi e nudi, sdraiati sul pavimento, fissavano il soffitto cercando di riprendersi dall’ultimo orgasmo.

“Eustass-ya”
“Che minchia c'è adesso”
“Dove sono le mie rose?”
“Ma vaffanculo tu e le rose”


 

-
 


Va bene essere paladini della giustizia, ok essere coraggiosi, ma Rufy stava esagerando!
Il ragazzo ficcò in tasca le chiavi dell’auto ed ingoiò intero un panino al prosciutto e maionese sapendo bene che non lo avrebbe saziato completamente, ma in quel momento il cibo era l’ultimo dei suoi pensieri.
Suo fratello aveva di nuovo fatto a botte con dei tizi perché questi - a quanto pare - avevano insultato il suo amico più piccolo, soprannominato scherzosamente Chopper.

Adesso che ci pensava neanche sapeva il suo vero nome.
Infilò le chiavi e mise in moto la macchina; non solo quel cretino aveva iniziato una rissa, ma le aveva pure prese dato che questi erano il doppio di lui.
E ora gli toccava andarlo a prendere all’ospedale, dopo che Smoker lo aveva gentilmente informato che quella sarebbe stata l’ultima volta e che alla prossima malefatta lo avrebbe sbattuto dentro.
“Spero solo” disse il ragazzo dai capelli neri sul cui volto facevano bella mostra alcune lentiggini “che quei tizi siano già in ospedale, altrimenti li mando direttamente all’obitorio”

Nessuno doveva osare toccare suo fratello.



-



Marco si buttò in auto e chiuse la portiera; ancora 5 minuti in presenza di quel degenerato di Satch e lo avrebbe strangolato.
Contando che aveva avuto una giornata d’inferno al bar e che quella sera avrebbe dovuto fare ripetizioni ad un ragazzo, poteva anche evitare di pedinarlo fino al supermercato per chiedergli notizie sulla sua vita sessuale davanti a tutti!
Solo perché il suo contatore ancora scorreva non voleva dire che era autorizzato a mettere il naso nei suoi affari.
Sbuffò e si preparò ad andare a casa per una doccia veloce; mise in moto ed accese la radio.

 

So this is what you meant
When you said that you were spent
And now it's time to build from the bottom of the pit
Right to the top
Don't hold back
Packing my bags and giving the academy a rain-check


 

Sinceramente non gli importava molto di trovare la sua anima gemella; se era destino l’avrebbe incontrata, altrimenti avrebbe continuato a vivere come al solito.
Lui aveva sempre avuto un carattere calmo e tranquillo, paziente e gentile; da quando era successo quell’incidente però aveva cambiato completamente prospettiva: ora non si aspettava nulla di più di quello che non poteva conseguire e prendeva ogni cosa come veniva.


 

I don't ever wanna let you down
I don't ever wanna leave this town
'Cause after all
This city never sleeps at night

It's time to begin, isn't it?
I get a little bit bigger but then I'll admit
I'm just the same as I was
Now don't you understand
That I'm never changing who I am


 

Marco sospirò canticchiando il motivetto di ‘It’s time’ degli Imagine Dragons, tamburellando con le dita sul volante.
Svoltò a destra e un botto improvviso lo fece fermare, anche se fu il colpo al collo dovuto al rinculo a fermarlo definitivamente.
Capì subito di essere stato tamponato.
Si massaggiò la nuca sentendosi leggermente intorpidito, si slacciò la cintura e scese dall’auto.
Vide sbucare una massa di capelli dalla macchina dietro ancora attaccata alla sua.
“Tutto bene?” chiese continuando ad esercitare pressione sul collo.
Qualcuno aprì la portiera ed uscì tenendosi una spalla.
“Mi sa che ti ho tamponato” commentò Ace sorridendo “nulla di grave ho solo preso un colpo alla spalla” concluse alzando lo sguardo.
“Non ricordavo di aver sbattuto anche il polso…”
Il ragazzo si guardò il braccio deglutendo.


Ora 0
Minuto 0 
Secondo 0


Marco aveva sentito bruciare leggermente il polso ma non lo aveva mosso, continuando a fissare quello che era il ragazzo più bello che avesse mai visto.
I due si fissarono per molto tempo senza mai staccare lo sguardo; fortunatamente una signora, avendo visto la scena, aveva chiamato subito un’ambulanza.
Il biondo sentì la gola farsi via via più secca, come se stesse camminando sotto il sole estivo da ore.
Aveva un impellente bisogno di bere.

Ace sentiva il respiro mancargli e cercò di convincersi che fosse per il colpo alla spalla.
Perché si sa che nella spalla si trovano i polmoni, vero Ace? 
Si diede del deficiente da solo.

Il suono dell’ambulanza li fece riscuotere.
“Mi dispiace di averti tamponato ma andavo di fretta, mio fratello è all’ospedale e- oh, bhe non c'è più bisogno di preoccuparsi dato che ci metterò meno in questo modo”
“Mi dispiace per tuo fratello” riuscì ad articolare Marco.
“Tranquillo, non è nulla di grave, solo una spalla lussata. Comunque piacere, Ace” commentò allungando una mano.
“Molto piacere, Marco”

Nel giro di dieci minuti si ritrovarono entrambi all’ospedale, Ace non riusciva a stare fermo e cercò di convincere i medici che stava bene, ma questi non lo ascoltarono e non lo fecero muovere.
Marco finì di bere una bottiglietta d’acqua e provò a rilassarsi.
“Maledizione! Cosa mi interessa della spalla, sto benissimo! Devo andare da mio fratello” sbottò nuovamente rivolto all’infermiera.
“Non siamo pazienti gravi, quindi ho paura che passerà un po’ prima che ci visitino” rispose Marco appoggiandosi di schiena al lettino.

Ace si voltò, pronto a rispondere, ma si bloccò; ora che lo aveva vicino poteva prendersi la libertà di guardarlo bene.
Escluso quel ciuffo biondo che gli ricordava un' ananas, l’uomo era circondato da un’aura di tranquillità e pareva così calmo e maturo che si ritrovò a dargli ragione.
Proprio il suo contrario, lui era impulsivo, irruento e faceva sempre casino ovunque andasse, inoltre era un imbranato cronico, si era distratto un attimo ed era finito dentro l’auto di Marco.

Che nome comune… eppure quest’uomo non ha nulla di comune, lo sento. Forse dovrei smetterla di fissargli le labbra prima che si renda conto che lo sto facendo.

Ace distolse lo sguardo, cosa che gli costò un’immensa fatica.
Marco lo guardò di sottecchi e si attaccò alla terza bottiglia d’acqua.

“Ace!” un urlo che fece sobbalzare entrambi li tolse da una situazione imbarazzante.
“Rufy!” Ace si alzò in piedi vedendo il fratello venirgli incontro con una spalla fasciata.
“Stai bene vero? Che diavolo ti dice il cervello?”
“Ahia! Ace, quei tizi se lo meritavano”
“Silenzio! E se avessero avuto una pistola?”
“Cosa c'è per cena?”
“Mi farai diventare pazzo ”

Marco si godette tutta la scena, da Ace premuroso ad Ace fintamente arrabbiato che mollava uno scappellotto al fratello.
Si vedeva che erano molto legati.
Per un attimo gli passò davanti agli occhi uno di quei pomeriggi estivi passati tutti insieme a casa del Babbo, a tirarsi palloncini pieni d’acqua e a scherzare come dei mocciosi.
Peccato avessimo tutti più di 20 anni.


“Quindi non era una cosa seria? Per fortuna” Ace ringraziò il medico e riagguantò per il colletto della maglia un Rufy super attivo che se ne andava in giro a guardare i macchinari.
“Se stai fermo stasera ti faccio le costolette di maiale” 
Il ragazzo, come fulminato, si sedette sul lettino del fratello e si tappò la bocca.

Neanche un Pietrificus totalus avrebbe avuto questo effetto.

Marco sorrise ricordandosi quante volte aveva letto ai suoi fratelli più piccoli Harry Potter e si alzò in piedi; finalmente un dottore arrivò e li visitò entrambi constatando che non era nulla di che, avrebbero avuto il moro un livido sulla spalla e il biondo uno strappo ai muscoli, tutte e due cose che si risolvevano nel giro di una settimana.
Diede a tutti e due una crema da applicare sulla zona dolorante e si congedò allontanandosi nei corridoi.

“Ah Rufy, lui è Marco, l’ho tamponato mentre venivo qui” commentò brevemente intercettando lo sguardo preoccupato del fratello alla vista della sua spalla leggermente gonfia.
“Piacere” disse rivolgendogli un sorriso a 32 denti che andava da orecchio ad orecchio.
Ace si allontanò per qualche minuto e lasciò i due a squadrarsi.

“Tu hai qualcosa di strano” commentò Rufy inclinando la testa. “ma strano buono! Non saprei come descriverlo”
A Marco venne da ridere; quel ragazzino in fondo era simpatico.
“Ti piace la carne vero?”
Alla sua risposta positiva annuì vistosamente. “Allora non è per questo. E la cacca la fai?”
“Rufy!”

Un bernoccolo svettò sulla testa del moretto.
“Scusa mio fratello ma a quanto pare stasera non vuole mangiare il suo piatto preferito” sibilò Ace lanciandogli un’occhiata di avvertimento e vedendo Rufy farsi piccolo ma mettendo su un adorabile broncio.
“Tieni, questo è il mio numero, ora non posso discutere con te sull’incidente, spero tu capisca”
“Certo, nessun problema”
“Ti chiamo nei prossimi giorni così ci vediamo per sistemare tutto”
“Puoi venire dove lavoro quando vuoi, lo conosci il bar ‘The Phoenix’?”
Ace ci pensò un attimo e poi si ritrovò ad annuire; quel bar non era proprio sulla strada principale, ma lo aveva visto alcune volte mentre andava a trovare Zoro, che abitava dalla parte opposta della città.
“Perfetto allora”

Si salutarono in fretta, non sapendo bene cosa dire, ma rallegrandosi del fatto che nel giro di qualche giorno si sarebbero rincontrati.

Sempre se non finisco tutta l’acqua su questo dannatissimo pianeta
Pensò Marco bevendo quella che era la quarta bottiglietta e sentendo l’impellente bisogno di andare in bagno.

Maledetto ragazzino.

 

-

 

Ace e Rufy uscirono dall’ospedale e trovarono l’auto di Brook ad attenderli; la strana combriccola del fratello era un’accozzaglia di gente a caso che non aveva nessun interesse comune, eppure ogni volta che Ace li vedeva insieme non poteva non pensare che fossero fatti per essere amici talmente le loro personalità si incastravano alla perfezione.
Brook era uno di quelli; un insegnante di musica al conservatorio, con una predisposizione per il violino, amava cantare e suonare nei posti più strani, finendo per trascinare tutti con la sua allegria.
Poi c'era la coppia sposata, le tipiche persone che si mettono insieme ma sai già da prima che non si lasceranno mai; Franky, che possedeva una delle officine più conosciute nel raggio di km, e Nico Robin, una donna molto elegante che lavorava come segretaria e consulente in un'agenzia immobiliare.
Chopper, un ragazzino di circa undici anni, voleva diventare un medico ma la sua indole timida lo portava spesso ad essere vittima di bullismo, questo prima che incontrasse Rufy.
Da quando suo fratello aveva deciso che era suo amico aveva picchiato ogni persona lo toccasse o gli dicesse qualcosa di male, ovviamente spalleggiato da quelli che dovevano essere di solito le sue balie, ma che finivano sempre per dargli corda e per essere coinvolti nelle sue mirabolanti avventure. Il primo era Zoro, amico di lunga data del fratello, viveva vicino al dojo di proprietà del suo padre adottivo e si esercitava ogni giorno nell’arte della spada, sia kendo che scherma; il secondo era Sanji, un bel biondino che ci provava con ogni donna vedesse, il cascamorto per eccellenza, frequentava la scuola di cucina e nel mentre aiutava suo padre con il ristorante. 
Infine, avevamo il migliore amico di Rufy, Usopp, un ragazzo solare che però aveva mille paure, e Nami, quella ragazza era un pericolo pubblico dato il suo amore smisurato per il denaro e la sua sconsideratezza nel procurarselo (non faceva fatica a credere che qualche volta avesse rubato il portafoglio a qualche ricco signore).


Ora si può ben capire perché Ace al principio fosse sorpreso di vedere queste persone riunite insieme, considerando anche le differenze di età.
Ma se di mezzo c'era quel pazzoide di suo fratello minore niente era impossibile; poteva dire molte cose su di lui, ma che non riuscisse a colpire una persona al primo incontro - sia con un pugno che con il suo atteggiamento semplice e schietto - quello no.

Ringraziò Brook del passaggio fino a casa e scese dall’auto mentre Rufy saltellava cantando Binks no Sakè.
Almeno la botta alla spalla non era così seria e poteva ancora muovere il braccio.
Quella sera riuscì ad accontentare il fratello cucinando le costolette anche se il suo pensiero era rivolto costantemente al futuro incontro con lui, quella testa ad ananas che era la sua anima gemella.


 

-

 

Penguin si accese una sigaretta e tornò a sdraiarsi sul letto.
“Kira-chan, dici che quei due si uccideranno?”
Killer, sdraiato di fianco a lui sospirò.
“È altamente probabile” rispose tirando il lenzuolo e coprendo entrambi.
“Tu sei un dottore, non dovresti fumare”
“Proprio perché sono un dottore fumo”
Il biondo lo guardò sorridere.
“Ognuno di noi sceglie con che cosa uccidersi”
Killer rimase in silenzio, ma allungò una mano e gli rubò la sigaretta dalle labbra per fare un tiro.
“Fumare dopo il sesso è uno dei piaceri della vita, non me ne privare” mugolò Penguin imbronciandosi.
“Chi te ne priva, sono d’accordo. Tu ce li hai dei soldi da parte?”
“Sì, non si sa mai che Law uccida sul serio qualcuno, anche se probabilmente se dovesse davvero eliminare una persona nessuno lo verrebbe a sapere. E nel caso c'è sempre il suo padrino che lo tirerebbe fuori dal carcere in meno di un’ora.”
“Già, non si sa mai”

Entrambi lasciarono uscire un sospiro rassegnato pensando ai due ragazzi in questione, sperando vivamente che nessuno uccidesse l’altro.


 

-

 

Law starnutì.

“Cos’è, ti sei preso l’influenza?”
“No” rispose grattandosi il naso e avvolgendosi nella coperta. 
“Peccato, potevamo giocare al dottore” commentò dall’altra stanza il rosso.
Il moro ghignò.
“Quello non serve essere malati. Non fisicamente almeno”

Sentì la risata di Kidd e decise di alzarsi quando il profumo di cibo si fece insopportabile.
“Tieni mangia che a fottere un mucchio di ossa non ci trovo alcun divertimento”
“Quanto sei premuroso”
“Usa quella bocca del cazzo per mangiare invece che per dire minchiate”
Law mise in bocca un pezzo di omelette e la trovò ottima. “Ti piacerebbe la usassi per fare altro
Il rosso sorrise pulendosi le mani in un canovaccio.
“Se non mangi tutto no”
Il moro lo fissò incuriosito.
“Forse non mi sono spiegato Trafalgar, finché non prendi almeno un chilo non scopiamo”
“Non resisterai tanto a lungo”
“Tra i due quello ninfomane sei tu”

Entrambi si fissarono in cagnesco.
“Bene, vediamo chi cede prima” commentò tranquillamente Law finendo la frittata e passando alla pancetta.
“Bene”

Nessuno dei due accennò al fatto che potevano benissimo scopare con altre persone, forse perché entrambi avevano rimosso questa possibilità, ma dirlo ad alta voce sarebbe stato come ammettere che tra loro si fosse creato qualcosa e quindi preferirono fare alla vecchia maniera.

“Tanto non ce la fai”
“Non rompere Trafalgar”
Il moro gli rispose con un dito medio.

Preferirono punzecchiarsi a suon di insulti.







 




Angolo dell'autrice:

Ed eccoci alla fine di un altro capitolo.
Vengono introdotti Marco ed Ace nel modo più improponibile possibile, e, se fate attenzione, il pennuto inizia a sviluppare una sorta di tic quando è nelle vicinanze di Ace...
Kidd e Law continuano la loro amorevole storia (proprio) e si scopre che Crocodile se la cava bene con i bambini.
Prossimamente verrano introdotte le ultime due coppie; grazie a tutti!


 

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Ace of Spades