Burro, fragola e cioccolato
Ciao ragazze/i! Vi sono mancata? Scusatemi ma in questi giorni sono stata molto impegnata, ma rieccomi! Scommetto che avete cliccato in questa storia soprattutto per il titolo... che veramente non so se ha tanto senso (ndvoi"u.u) sinceramente a me è venuta fame ora.... (nd voi la solita "u.u).
Finalmente una oneshot con il mio personaggio di Harry Potter preferito: George. Anche se non è il protagonista. Ah, mi raccomando: se non avete letto HP7 Non leggete.
E ora vi provo a fare un semplice riassuntino: Roxanne è una bambina allegra e vivace, e spesso combina guai. E per di più ancora non ha fatto magie... che sia una maganò? E allora?
u.u riassunto scemo finito.... leggete... e commentate, please :'(
Vostra, Mia
Roxanne era seduta nel freddo pavimento della sua
stanza preferita nascosta nella cantina, divisa da delle scatole dei Tiri Vispi
che nessuno osava mai spostare, accarezzando la piccola micetta Myu dal pelo
rosso fulvo e pieno, mentre si asciugava le lacrime con la mano libera.
Lei e sua madre avevano litigato...di nuovo. Oramai le
succedeva spesso di non essere di buon umore. Tutti avevano ricevuto la lettera
da Hogwarts, Rosie, Al, Dom, Johnny Lee, il suo migliore amico, mentre lei no.
Non aveva mai fatto una magia, forse era una maganò? Forse da grande sarebbe
diventata come il guardiano di Hogwarts, vecchia e rinsecchita perseguitata da
gatti... beh, dopotutto non aveva niente in contrario con i gatti, Myu, la sua
gattina da quando aveva 5 anni, era una fedele amica in ogni occasione.
E poi non le dispiaceva neanche stare con i babbani,
erano affascinanti, e dai racconti di sua zia Mione facevano tante cose buffe,
per non parlare degli oggetti che le regalava suo nonno. La sua stanza nella
soffitta ne era piena. Anche i cartoni che le faceva vedere zia Mione insieme a
Rosie erano bellissimi. Incredibile cosa potesse contenere una scatola piena di
fili!
Senza accorgersene iniziò a cantare una canzone che in
quel momento sembrava quasi rubarle le parole che nascondeva nel cuore.
<< Guardate
un po’
quello che ho
è una raccolta preziosa
lo so >>
Roxie si alzò mentre Myu si allontanava di poco da lei
dandole lo spazio per girare nella minuscola stanza. E prese uno strano
contenitore di un piatto sottilissimo che una volta la zia aveva chiamato con
una sigla strana... diceva.... compact disc? CD.
<< vi
sembrerà che io sia
una che ha tutto ormai
i tesori le ricchezze >>
La piccola salì su una scatola e ne uscì fuori un
telefono portatile vecchio di almeno 20 anni, e lo fissò come in una specie di
adorazione. Era un regalo di nonno Arthur, per il suo 8° compleanno. Ma era un
regalo segreto, infatti nonna Molly e la mamma non l’avrebbero mai saputo, aveva fatto il giurin giurello babbano con il
nonno.
<< chi mai al
mondo ne ha quanto me
se guardi intorno dirai
oh
che meraviglie >>
Roxie scese con un salto giù dallo scatolone e sorrise
alla piccola Myu che la fissava con i suoi occhietti gialli e curiosi. E,
mentre accarezzava il pelo smisurato diede un occhiata alla sua stanza magica,
dove la magia era vietata.
<< ho
le cose più strane e curiose
non ho nulla da desiderar
vuoi un come si chiama?
Io ne ho venti >>
Roxanne prese da terra un giornale strano, babbano,
dove le foto erano immobili ma le
persone avevano un sorriso grande che ti catturava. La piccola di casa Weasley
prese il giornale e lo diede a Myu che odorò con interesse il pezzo di carta.
<< ma
lassù cosa mai ci sarà >>
Roxie non guardava più l’amica di zampa, ma guardava
in alto, nella finestra del soffitto che illuminava quel posto così scuro. Cosa
avevano i babbani di così affascinante rispetto ai maghi e le streghe? Era una
domanda che il suo amico Johnny le chiedeva sempre.
<< imparerei
tutto già lo so
vorrei provare anche ad usare
quei oggetti che...
come si chiamano?
ah
elettronici >>
Cambiò Roxanne, per fare più sua la canzone. Mentre
teneva in braccio Myu e quello strano pezzo di plastica con dei bottoni
chiamato telecomando. Peccato che le mancasse il televisore, sarebbe stato divertente,
stare seduti a vedere quei babbani parlare quando voleva lei. Neanche nonno Arthur li sapeva usare, e zia
Mione era d’accordo con sua madre che lei non dovesse utilizzarli.
<< Con
i miei non si può far
vorrei una stufa per riscaldarmi e
andare a spasso per la
come si dice?
autostrada >>
Con sua madre era impossibile fare qualsiasi cosa,
perché era morbosamente in pensiero per lei e per quei strani oggetti. Grazie
al cielo non conosceva la stanza magica, perché aveva paura di toccare gli
scatoloni con i prodotti Weasley.
Ricordava che una volta aveva visto uno strano scatolo
di ferro che usavano i babbani per riscaldarsi, sarebbe stato bello essere
riscaldati a quel modo(stufa). E poi le sarebbe piaciuto viaggiare con le
macchine dei babbani nelle vie riservate a quei autoveicoli.
<< Vedrei
anche io la gente che
al sole sempre sta
come vorrei
essere lì
senza un perché
in libertà >>
Doveva essere bello conoscere qualcuno che non aveva
poteri magici, qualcuno che non ti guardava male se ancora non avevi ricevuto
la lettera. Doveva essere divertente giocare con i loro giochi, e rimanere a
godersi il sole sdraiate con in mano una limonata, dimenticandosi i problemi,
in piena libertà.
<< come
vorrei poter uscire fuori dalla magia
e pagherei per stare un po’ sdraiata al sole
scommetto che sulla terra
le figlie non le sgridano mai >>
Roxie prese tra le mani una pallina di vetro quelle
che hanno dentro un mini paesaggio, con dentro qualche piccola polverina che
somiglia molto alla neve, che se lo muovi freneticamente sembra che stia
nevicando. Anche lei si sentiva intrappolata in una sfera di vetro. Avrebbe
dato via pure tutti le cose strane che le regalava nonno Arthur, pur di stare
in attimo in pace, o almeno di uscire fuori da quella campana di vetro che le
aveva costruito addosso sua madre.
Magari là le mamme erano meno insopportabili, e non
urlavano in continuazione, non ti teneva la mano tanto stretta mentre si
cammina nelle vie principali che ti sembra di non riuscire più a muoverla.
<< e
nella vita fanno in fretta
ad’imparar
ti san cantare e conoscono
ogni risposta a ciò che chiedi >>
Di sicuro le bambine babbane erano molto più
intelligenti di lei, magari sapevano cantare meglio di lei che non lo faceva
mai. Roxie fissava con speranza la finestra sopra la sua testa, mentre Myu le
accarezzava la gamba con il muso.
<< cos’è
il metano e sai perché
come si dice?
brucia >>
L’aveva visto poche volte, il fuoco blu. Fred una
volta l’aveva accontentata, mentre era a
scuola, aveva fatto una pozione cambiacolore, ed era riuscito a mandarle una
foto. La zia Mione aveva provato a spiegarglielo (a quanto sembrava, era brava
anche con le cose babbane difficili), ma aveva finito col non capire nulla.
<< ma
un giorno anche io
se mai potrò
esplorerò la vita lassù
fuori di qua
come vorrei
vivere
là >>
Roxie aveva allungato una mano verso la finestra ma
non riusciva a toccarla minimamente così si accovacciò per terra vicino alla
sua fedele Myu chiudendo gli occhi continuando a sussurrare alcune note della
canzone.
Il musetto di Myu si strofinava nella piccola pancia
di Roxie risvegliandola.
<< oh, grazie Myu, mi stavo proprio appisolando,
sarà meglio scendere di sotto, o se mamma non mi vede le verranno le crisi
isteriche >> disse la piccola ridendo sotto i baffi, prendendo in braccio
l’amica, mentre usciva cercando di fare meno rumore possibile.
Appena uscita dalla sua stanza “magica” trovò il
fratello Fred seduto nella sua stanza leggendo un libro di “storia della
magia”.
Studiava.
Ma come poteva rovinare le sue estati stando rinchiuso
in quelle 4 mura leggendo, quando la mamma gli aveva permesso di uscire, mentre
lei per uscire anche solo in giardino doveva pregarla.
Era un insulto alla libertà, bello e buono.
<< ciao Roxie, che fate tu e Myu? >> chiese
il fratello rendendosi conto della presenza silenziosa della sorellina davanti
alla porta.
Roxie gli sorrise imbarazzata, ripensando alla sua
segreta stanza preferita.
<< niente, giravamo qua e là e giocavamo con dei
giochi che mi ha insegnato il nonno, vuoi giocare anche tu? >> gli chiese
preparandosi alla risposta sicuramente negativa.
<< oh, mi spiace Roxie, mi piacerebbe giocare con
voi, ma oggi esco >> si scusò Fred con un espressione veramente triste.
<< esci? >> chiese curiosa la piccola
<< e dove? >>
Lui le fece un leggero buffetto nel naso. << curiosa
eh? Esco con Teddy e Vicky... e mi spiace, ma non posso portarti con noi, ti
annoieresti a morte >> le disse intercettando la domanda silenziosa.
Roxanne cercò di inarcare gli angoli delle labbra
abbastanza giù per convincere chiunque, anche Fred.
<< no Roxie, te l’ho detto, moriresti dalla noia,
e poi chiederesti ogni 5 minuti di papà >> cercò di convincerla il
fratello.
<< perché non lo proviamo almeno una volta, se
poi chiamo papà non mi porterai più con te >> tentò di convincerlo lei
tenendo sempre il broncio.
<< Roxie, ti ho detto no, non cambio idea, e poi
una volta ti ho portato con me, e tu hai
parlato tutto il tempo di papà >> la rimbeccò allora Fred.
<< capito, capito, sei diventato come mamma, non
mi dai mai nemmeno un minimo di fiducia! >> sbottò arrabbiata Roxanne.
Fred sbuffò sorridendo e portò dietro un orecchio una
ciocca di capelli ribelli.
<< la prossima volta, usciamo solo noi due
d’accordo? E andiamo dove vuoi tu,
contenta? >> chiese il maggiore sconfitto.
<< con Myu? >> chiese scettica la sorella
Fred sbuffò nuovamente, ma ripeté: << con
Myu >>
<< dove voglio io? >> domandò entusiasta la
sorella.
<< non proprio ovunque, non possiamo uscire
dall’Inghilterra >> le spiegò divertito il fratello.
Roxie fece una smorfia uscendo la lingua, e gli
chiese: << neanche fuori dalla comunità magica? >>
Fred alzò un sopracciglio << che vuoi
dire? >>
<< vicino alla stazione di Hogwarts, ho
visto... >> iniziò Roxanne allegra.
Lui alzò un dito per farla zittire un attimo
<< vuoi dire dai babbani? >> le chiese dubbioso.
<< si, perché? >> gli domandò lei.
<< no, mamma non vuole, se poi fai la tua prima
magia là? >> ipotizzò lui.
Questa volta fu Roxanne a sbuffare.
<< tanto le magie non le riesco a fare! >>
si lamentò lei uscendo dalla stanza del fratello che tornò al libro senza
batter ciglio, come se non avessero detto niente.
<< Roxie! Ma dove eri finita? Ammettilo piccola
birbante, vuoi farmi prendere un colpo! >> disse Angelina prendendo la
piccola tra le braccia, mentre Myu era scesa dalle braccia della piccola
padroncina.
<< mamma così mi strangoli, stavo solo giocando
con Myu! >> disse Roxanne cercando di scansare la madre.
Angelina si mise dritta con le braccia intrecciate
guardando la figlia con una finta occhiata truce, mentre rideva sotto i baffi.
<< quando sei a casa sembra che ci sia un
fantasma, che si nasconde, e quando cerco di abbracciarti ti “soffoco”
sempre >> disse la donna facendo finta di essere adirata facendo le
virgolette con le dita.
<< lasciala stare Angie >> disse una voce
dolce e profonda alle sue spalle.
<< papà! >> urlò allegra Roxanne gettandosi
tra le braccia del padre.
<<
perfetto, ora sono ufficialmente gelosa, gli unici che ti possono
abbracciare sono un gatto e George >> disse uscendo
la lingua Angelina e lasciando soli i due.
<< posso sapere come hai fatto arrabbiare la
mamma questa volta? >> gli chiese divertito George mentre teneva in
braccio la piccola.
<< ho giocato in soffitta con Myu, ma lei non lo
sapeva... ah, non dirle che ero in soffitta >> disse sussurrando le ultime
parole, avvicinandosi all’orecchio del padre << è un segreto >>
George rise divertito.
<< ti va di scendere nel magazzino con me?... ma
non dirlo alla mamma... è un segreto >> disse bisbigliando l’ultima parte
della frase come aveva fatto la figlia.
La piccola Roxanne si limitò ad annuire, mentre il
padre la portava giù nel magazzino scendendo alcune scale a chiocciola.
<< che devi fare papà? >> gli chiese
fissando divertita tutte quelle scatole di tanti colori, con quelle strane pozioni,
che tanto amava.
<< devo vedere se mi hanno portato tutti gli
ingredienti che mi servono per fare i prodotti Weasley >> le spiegò
prendendo un taccuino dove c’erano scritte cosa doveva esserci e le quantità.
<< ma papà, non avevi comprato qualcuno che lo
facesse al posto tuo? >> gli domandò la bambina alzando un sopracciglio.
George scoppiò in una fragorosa risata.
<< Roxie, io non compro le persone >> le
spiegò tra le risate lui. << comunque, il ragazzo addetto, sta male, così,
dato che per adesso ci sono le ferie, ci penso io >> disse facendosi
serio, e riprendendo a guardare il taccuino e aprire gli scatoloni.
Dopo qualche minuto si accorse delle occhiate curiose
della figlia, e le sorrise.
<< vuoi aiutarmi? >> le domandò
Il viso di Roxanne si illuminò mentre strascicava un
si.
<< allora, devi controllare se quello che ti dico
coincide con quello che vedi scritto, e se è così devi mettere nel quadratino
una x, va bene? >> le illustrò porgendole matita e block notes.
<< okay >>
<< 10 chili di polvere buio pesto >> iniziò
lui.
<< uguale >> disse lei segnando una X
Il padre continuò a dirle ingredienti interessanti,
magari un giorno di questi gli avrebbe anche chiesto di vederlo mentre faceva
qualche esperimento.
Il magazzino era enorme, e c’erano tante scatole,
alcune cambiavano in continuazione di colore, alcuni ben sigillati, altri
aperti, che sembrava chiedessero solo un occhiata.
Mentre segnava un altro ingrediente, Roxanne si
accorse di una scatola dove usciva della strana polvere, era un po’ in alto, ma
tra le mani aveva dello scotch, poteva riparare il danno, doveva solo
arrampicarsi, e anche di poco.
Si afferrò ad un’altra scatola che sembrava in un buon
equilibrio, ma traditrice, la fece cadere con fragore.
Appena sentì quel rumore, George si voltò dalla piccola,
che fortunatamente, era stata investita dalle scatole più leggere.
La risollevò immediatamente da lì prendendola in
braccio per poi farla sedere su una sedia là vicino.
<< ti sei fatta male? >> le chiese
preoccupato.
<< un po’ qui >> disse con il broncio
indicando il ginocchio con un piccolo graffio.
George senza neanche parlare uscì la bacchetta e
subito dopo quel graffio era solo un brutto ricordo.
<< scusa papà >> si scusò Roxie con il
broncio, mentre il padre le dava il bacio magico nella bua.
<< e di cosa? Tranquilla, non è niente di
irreparabile >> disse mentre si alzava a guardare curioso quelle scatole
che cadendo si erano aperte con le loro polveri.
Roxie scese dalla sedia triste. << combino solo
guai >> proseguì lei.
George si girò e le sorrise abbassandosi così da
poterla guardare bene negli occhi. << non è vero, e poi non ci crederai ma
non sai quante si pozioni possono scoprire tramite questi guai. Io e mio
fratello da tutti i disastri che abbiamo combinato ne abbiamo fatte di pozioni...
tante da riempire un negozio >> tentò di sollevarle il morale.
<< sarà, ma dai miei guai non ne esce
niente >> sbuffò lei
<< anche dalle rocce nascono i fiori, Roxie, un
giorno lo capirai anche tu >> le spiegò portando una ciocca dietro
l’orecchio.
<< hai fame? Io sto morendo dalla fame, saliamo
su a fare merenda? >> le chiese sorridendo << chi arriva primo ha
diritto a un bicchiere in più di succo di zucca >> disse alzando la posta
in gioco.
Roxanne saltò giù dalla sedia catapultandosi nelle
scale con il fiatone senza fermarsi neanche un istante.
Era incredibile come George fosse capace di capirla e
di sollevarle il morale con poche parole, era la magia più bella che suo padre
possedesse.
Con un salto Roxie riuscì ad arrivare nella cucina,
per poi iniziare a saltellare gioiosa.
<< sono arrivata prima! Sono arrivata
prima! >> diceva mentre saltellava davanti al padre che fingeva di avere
il fiatone, strascicando malamente le parole.
<< c...come hai f...fatto? >> le chiese
tenendo una mano sul muro mentre “cercava di riprendere fiato”
La guardò di sottecchi con un sorriso stampato sulle
labbra e le disse piano con un tono minaccioso e giocoso: << sai cos’altro
riceve chi arriva primo? >>
Roxanne smise di saltare e chiese curiosa:
<< cosa? >>
<< solletico! >>
La piccola iniziò a ridere senza sosta.
<< ecco, quando credevo di avere 2 figli, scopro
di averne adottato un altro >> disse una voce dietro di loro.
Angelina.
Roxanne si alzò e chiese alla madre: << mamma,
che abbiamo da mangiare? Io e papà volevamo fare una merenda >> le domandò
tirandole la camicia per riportare su di sé l’attenzione.
Angelina si prese il mento con 2 dita con aria pensosa
<< se non sbaglio ci deve essere una torta che ho fatto ieri >>
Roxanne tirò un respiro << ma mamma noi vogliamo
mangiare cose buone >> le spiegò senza peli sulla lingua la piccola.
Angelina sorrise ma e la ringraziò: << grazie
Roxie, sei un toccasana per la mia autostima culinaria, e poi l’ho fatta con le
mie mani, come fanno i babbani >>
George borbottò qualcosa come “infatti”, ma subito dopo
si mise a fissare la tavola davanti a lui con aria innocente fischiettando un
motivetto mentre la moglie lo squadrava con gli occhi chiusi a fessure.
<< perché non ci provate voi a farne una? Dato
che fate i sapientoni! >> disse facendo finta di essere offesa Angelina.
George iniziò a frugare nella dispensa alla ricerca di
qualcosa di commestibile ...e la torta non faceva parte di quella categoria.
Pane, farina, zucchero.... che poteva fare?
<< papà mangiamo del pane con la
marmellata? >> gli chiese la piccola.
<< la marmellata è finita >> disse Angelina
ai due che stavano iniziando a mettersi alla ricerca della marmellata perduta.
<< come è finita? >> chiese il marito
incredulo.
<< il barattolo si è svuotato, vuoi sapere come
si è svuotato o lo intuisci da solo? >> domandò Angelina.
Roxanne rise dalla battuta della madre.
<< e allora cosa mangiamo? >> domandò
George.
<< non so, potete mangiare la frutta >>
ipotizzò la donna mentre si sedeva nel divano iniziando a leggere.
<< la frutta è finita >> disse una voce fuori
campo.
Fred.
<< oh... che mangiamo allora? >> chiese
ancora Roxie.
<< Fred, stai uscendo? >> gli chiese la
madre.
Fred fece un leggero segno di si col capo. << te
l’ho detto mamma, vado con Vicky e Teddy >> le ricordò il ragazzo.
<< potresti andare a comprare la
marmellata? >> gli chiese il padre che per tutto quel tempo era stato in
un angolo a pensare.
<< perché non ci vai tu? >> gli domandò la
moglie secca.
George roteò gli occhi al cielo.
Fred, conoscendo le liti dei genitori, decise di
iniziare ad andare.
<< va bene, io inizio ad andare >> espresse il ragazzo
Ma soprattutto sapeva chi avrebbe avuto la meglio.
Mentre il ragazzo chiudeva la porta piano, la donna si
alzò dalla sedia sospirando.
Brutto segno.
Di solito indicava solo una cosa: una discussione tra
i due.
<< posso andare io a comprare la
marmellata? >> pronunciò la piccola di casa sapendo già la risposta.
<< si >>
<< no >>
Difficile non capire quale dei due non era d’accordo e
chi no.
<< spero tu stia scherzando George! >>
espresse Angelina iniziando a diventare rossa dalla rabbia.
Ma l’uomo non rimase minimamente scalpito, e guardava
la moglie con uno sguardo innocente e irresistibile, pensò Angie mordendosi il
labbro inferiore riflettendo che doveva odiare quell’uomo per tutto quello che
le faceva passare.
<< no, è qui vicino >>
Angie chiuse gli occhi, prese un respiro e iniziò a
contare fino a 10.
Riaprì gli occhi.
Niente, la voglia di prenderlo a schiaffi rimaneva.
<< ripeto la mia domanda: stai scherzando George
Weasley? >> articolò piano la donna.
Quando lei pronunciava il suo nome insieme al cognome
era molto molto arrabbiata.
<< senti George, se proprio ci tieni accompagnala
tu, io devo fare una marea di cose qua a casa >>
Roxanne saltellava qua e là disegnando una
circonferenza immaginaria intorno ai genitori ripetendo quasi a come in una
canzone: “ti prego! Ti prego!”
<< okay, okay >> disse George cercando di
calmare soprattutto la giovane Weasley che adesso saltellava ferma sul posto
cantando una canzoncina di vittoria improvvisata.
<< papà >>
lo richiamò la figlia mentre si tenevano la mano.
<< si
Roxie? >>
<< perché
non posso andare nei negozi da sola? >> gli chiese la piccola.
<< perché
è pericoloso >> le rispose guardando la strada davanti a loro.
<< perché? >>
domandò ancora confusa.
Bene.
La fase dei perché. Roxanne non poteva scegliere momento migliore per fare
tutte quelle domande che giravano a ruota nella sua testa.
<< perché
puoi perderti e poi magari potrebbe venire qualche persona cattiva >>
<< e
cosa vuole questa persona cattiva? >>
<< farti
del male >>
<< perché? >>
<< perché
è cattiva >>
<< perché? >>
George
prese un bel respiro per cercare di rispondere con adeguata calma alla figlia;
ma non ne ebbe il tempo.
Un
ragazzo, un venditore ambulante, girò verso di loro con dei vecchi jeans e una
maglietta un po’ stropicciata che una volta doveva essere rossa, ma ormai il
colore si era spento in un bizzarro rosa; con una chewin gum che masticava
continuamente, in maniera esageratamente fastidiosa.
<< ’giorno
capo! >> gli fece il ragazzo a lui.
Oh, Francis,
il suo nuovo dipendente.
Il tipo
strano che era stato assunto per errore. Non c’erano altre spiegazione. Un
giorno l’avrebbe licenziato sicuramente.
<< quante
volte te l’ho detto che non devi chiamarmi capo? “Signor George o Signor
Weasley” va bene, capito? >>
comandò esasperato.
<< certo
capo... oh mi scusi capo.... vede mi viene spontaneo... >> si “scusò” il
ragazzo.
<< comunque
capo >> riprese << il ragazzo delle consegne mi ha detto che il suo
capo gli ha chiesto di chiedere al mio capo, se aveva guardato... cioè
controllato ciò che il ragazzo delle consegne, cioè quello che mi ha consegnato
il coso, cioè tu.... cioè, se avessi
controllato le consegne >> “spiegò” Francis.
<< papà
perché questo signore ha una maglietta rosa? >> domandò Roxie tirando
piano il padre per la mano per attirare attenzione.
No! Non
poteva stare con Francis e Roxie, il suo cervello sarebbe scoppiato.
Il
ragazzo si accorse finalmente della bambina e si chinò per guardarla negli
occhi mentre le sorrideva.
<< ciao
piccola! Tu devi essere la marmocchia del capo! >> affermò lui
accarezzandole la guancia.
Roxanne
fece un piccolo urlo mentre si nasconde dietro il padre.
<< papà
papà! L’uomo cattivo! >>
George
si massaggiò la fronte, mentre Francis guardava stupito la bambina con le
labbra increspate in una smorfia anticamera di un sorriso.
Doveva
aver capito che gli avesse fatto un complimento.
Idiota... e pensare che lavora per me... pensò allibito George.
<< Francis,
non ho molto tempo, che cosa hai detto? >>
<< bhè...
il ragazzo delle consegne mi ha chiesto se ha controllato i cosi... l’ha fatto capo? >>
<< i
cosi cosa? >>
<< quelli
che lei si fa mandare, capo >> disse il ragazzo con le mani in tasca con
un alzata di spalle.
<< parli
degli scatoloni con gli ingredienti? >>
<< si...
i cosi >> continuò imperterrito
il ragazzo, usando il sostantivo “coso” come un normale sinonimo di scatole.
<< bhè...
veramente li stavo guardando proprio ora... però non posso farlo ora. >>
non poteva lasciare Roxanne sola.
<< senti
Francis >> iniziò George sentendo una lampadina accendersi.
<< si
capo? >>
<< potresti
andare nel magazzino e controllarli tu? >> non era una gran idea, ma
cos’altro avrebbe potuto fare?
<< ma
capo... sto lavorando >> disse indicando lo strano carrello completamente
arrugginito pieno di bizzarri bicchieri che nessuno avrebbe comprato.
<< ma
io non posso lasciare Roxie sola >>
<< chi
è Roxie? Sua moglie capo? Se vuole sto attento io >>
Non vuoi cruciarlo, George, tranquillo.
<< no,
mia figlia.. >> disse l’uomo con gli occhi chiusi sentendo le braccia
piccole della figlia stringersi forte nella sua gamba.
<< la
mocciosa? >>
Ok, forse cruciare si, ma niente avada.... anche perché con l’avada non
soffrirebbe più di tanto...
<< oh,
tranquillo, di al ragazzo delle consegne che a poco provvedo >> disse
iniziando qualche passo prendendo per mano la figlia.
<< ma
lui vuole ora, capo >> lo interruppe il ragazzo mettendosi davanti a
George e Roxie.
<< digli
che sto andando a finire di controllare >>
Se non si sposta lo crucio veramente.
<< oh...
perciò gli dico che dopo che il suo capo ha detto a lui, che ha detto a me, che
io ho detto al mio capo, che lei mi ha detto che lei sta provvedendo che ora
arriva >>
<< certo >> sospirò George.
<< okay,
a dopo capo >>
E
trotterellando il ragazzo sparì come era venuto.
Strano
per il suo quoziente intellettivo che riuscisse persino a smaterializzarsi.
<< papà,
chi era quell’uomo cattivo? >>
<< senti
Roxie entra qui in negozio, che io torno di corsa, rimani sempre con zio Percy,
va bene? >> George si piegò sulle ginocchia guardando Roxanne negli occhi.
Percy
era a casa “Honey” sicuramente, dato che dava lezioni private al figlio di MR
Honey.
<< entro
da sola? >> chiese lei guardando con esultanza la porta davanti a lei.
<< si,
ci metto un secondo Roxie, purtroppo è urgente, sai che non ti lascerei se
potessi, vero piccola? >>
<< entro
da sola?! >> ripeté la bambina come se stesse una formula magica,
sentendosi invadere di una forza, e sentendosi infinitamente grande.
<< certo,
mi raccomando, non ti allontanare da zio Percy... okay? >> domandò di
nuovo George in ansia. Non in una grande sintonia lei e lo zio Percy, e poi lei
era solita a trasgredire le regole.
George
doveva avere una certezza.
<< mmm-mmm >>
<< quanto
serve per una marmellata? >> le chiese mentre prendeva dalla tasca dei
pantaloni il portafogli.
<< non
so, 50 galeoni >> espresse Roxanne mentre il padre iniziò a ridere
fragorosamente.
<< tieni
5 galeoni e 20 zellini, comprati pure qualche caramella, ma non troppe, e non
comprare quelle caramelle strane, quelle che somigliano alle merendine
marinare, perché delle copie fatte male >>
<< mmm-mmm >>
mormorò soltanto lei continuando a sorridere saltellando da un piede all’altro.
George
la fermò per le spalle e le schioccò un bacio nella fronte mentre iniziava ad
allontanarsi incerto da lei, girandosi in continuazione.
Speriamo bene sospirò
nei pensieri lui
Appena Roxanne entrò nel negozio, la porta fece un
rumore strano. La bambina alzò la testa.
Una campanellino appena sopra la porta.
Un dolce profumo invase dolcemente le narici della
piccola.
Fragole, panna, lampone, arancia, vaniglia, cannella,
cioccolato.
Roxanne chiuse gli occhi meravigliata di come l’ambiente
potesse contenere così tanti odori e non lasciare dissolverli nell’aria, doveva
esserci un incantesimo.
<< ehy piccola, hai bisogno di qualcosa? >>
le chiese una signora bella sorridendole.
<< oh, mi scusi, si, vorrei una
marmellata >>
<< come? >>
Ci pensò un po’ su << quali avete?>>
<< zucca, poi ne abbiamo una nuova, della stessa
agenzia delle tutti gusti + 1 >>
<< è tutti gusti? >>
<< si, come le caramelle, ma non te lo consiglio,
se poi compri una marmellata alle caccole o al vomito non è una gran cosa,
vero? >>
<< e poi? >>
<< burro, fragola e cioccolato >>
<< sembra buono >> dichiarò chiudendo gli
occhi la piccina sentendo di nuovo quel profumo di buono perso a vagabondare
nell’aria.
<< lo è, prendi questo? >>
<< si >> rispose Roxie tenendo gli occhi
sempre chiusi.
La donna scomparve un secondo ma si materializzò un
secondo dopo dietro la cassa.
Roxanne fece fatica a vedere oltre la cassa e non
bastava mettersi con le punte dei piedi e tenersi per il muro che la separava
dalla donna e da altri dolciumi.
<< vuoi qualcos’altro? >> le chiese vedendo
la bimba.
<< emh... avete una ciocco rana? >>
<< certo, te lo metto in conto? Fanno 3 galeoni e
50 zellini, ce li hai? >>
Roxanne poggiò a fatica i 5 galeoni che le aveva dato
il padre nella cassa.
La signora si allungò per dare il resto alla piccola
direttamente tra le mani.
<< tuo zio è giù >> le disse sempre quella
signora << vuoi andare da lui? >>
Roxanne spostò la testa velocemente da destra a
sinistra come senso di diniego.
<< Antony è pure giù se vuoi giocare con
lui >> le spiegò la donna parlando del figlio minore di MR Honey.
<< si, sto scendendo, grazie >> la ringraziò
iniziando a correre tra le scale.
<< ciao
Roxanne >> la salutò freddo lo zio.
<< ciao
zio Perce >>
<< Roxie! >>
la chiamò Antony guardandola di traverso mentre iniziava ad andarsene come se
Roxanne fosse una portatrice sana di una grave malattia.
<< Antony...
Antony aspetta! >>
<< che
ci fai qui? >> le chiese freddo quando lei lo raggiunse nella sua stanza.
<< ho
comprato delle cose, ma perché sei così? Che ti è successo? >>
<< tra
non molto viene John, che ci fai qua? Nessuno ti ha chiesto di venire? >>
continuò il bambino.
<< Tony...
che ti prende? Perché sei arrabbiato con me? Che ho fatto? >> gli chiese
con il luccicone agli occhi.
<< cosa
sei, vorrai dire, non voglio in casa mia una maganò, vattene! >>
Roxanne
iniziò a singhiozzare.
<< ch...che
vuoi dire? >>
<< lo
sanno tutti, non sai fare le magie, non andrai ad Hogwarts, sei la rovina della
tua famiglia! >> le sputò in faccia
La
porta della stanza di Antony si aprì, facendo entrare John, che aveva sentito
l’ultima parte del discorso.
<< lo
sanno tutti che non fai altro che giocare con i tuoi giocattoli da
babbana >> continuò crudele Antony.
<< sei
una maganò >> disse puntandole un dito contro come se davanti a lei ci
fosse la peggior bestia, mentre la piccola iniziava a piangere.
<< che
succede... Roxie... Tony! Lasciala in pace >> balbettò cercando di essere
sicuro John, muovendo qualche passo verso l’amica, che però si allontanò
correndo fuori dalla casa e dal negozio.
<< ROXIE! >>
Aveva iniziato a piovere, ma non importava a Roxanne,
tanto quell’acqua non avrebbe mai potuto lavarla completamente.
lo
sanno tutti, non sai fare le magie, non andrai ad Hogwarts
No... non avrebbe mai visto il castello magico di cui
i suoi genitori le parlavano sempre. Li avrebbe uccisi sapere ciò che lei
era......
sei la
rovina della tua famiglia!!!
Ecco perché sua madre l’odiava, suo padre invece era
troppo buono per odiarla, ma era certo che la disprezzasse.
Lei era la rovina, la rovina della famiglia.
sei una
maganò
la voce di Tony le faceva male, come un martello in
testa, non smetteva di ripeterle ciò che era. Si mise le mani nelle orecchie
per attenuare il rumore della voce di quello che lei credeva amico, mentre
attorno a lei l’unico rumore era la pioggia, nel silenzio della città.
Roxanne cadde per terra, ma non si rialzò, rimase per
terra portando le ginocchia nel petto tenendole ferme con le mani, mescolando
lacrime e pioggia.
<< Roxanne!
Roxanne! ROXANNE! MI SENTI? ROXANNE! >> John era uscito dal negozio
strattonando Antony alla ricerca dell’amica.
L’aveva
fatta piangere, non meritava niente, le aveva fatto male, non poteva rimanere
impunito.
Non
l’avrebbe passata liscia.
Ma dove
era Roxanne?
Forse
era meglio rientrare, stava iniziando a piovere, magari il signor Percy
l’avrebbe trovata, o magari avrebbe contattato il signor George.
<< John
che fai? Perché chiami Roxanne? È dentro il negozio >> una voce profonda
parlò alle sue spalle.
George.
<< ehm... signor Weasley... io.... le
dovrei... dire una cosa.... >>
<< CHE COSA?! >> George strabuzzò gli occhi
dal racconto di John.
Quel Tony l’avrebbe pagata, e se Roxie non fosse
chissà dove l’avrebbe anche fatto subito.
<< dove è andata Roxie! L’ha detto a
qualcuno? >> chiese allora l’uomo tremando dal freddo e dalla paura per la
figlia.
John scosse la testa triste.
Dove poteva essere andata?
Se Roxanne avesse avuto un offesa così grande, dove
poteva andare a piangere?
Dove si sentiva veramente al sicuro?
<< il lago vicino alla Tana! >> enunciò
l’uomo rispondendo a sé stesso.
<< che cosa? >> domandò John.
<< John, va a casa, so dove è Roxie, i tuoi
potrebbero spaventarsi >>
<< voglio trovare Roxanne anche io >> disse
soffiando parlando come di un bisogno primario.
<< John... >> iniziò l’uomo fermandosi di
colpo riconoscendo la testardaggine del bambino, che difficilmente avrebbe
rinunciato di aiutare l’amica.
<< va bene, ma dobbiamo materializzarci per fare
prima, vieni qua >> gli disse porgendogli la mano.
<< al
lago vicino alla tana? >> chiese John guardandosi intorno << come può
Roxanne arrivare fin qui? Lei non sa materializzarsi, e nemmeno volare >>
<< infatti
non siamo in quel lago, è un lago simile, vicino a Diagonalley >> gli
spiegò George.
Il
vento che girava era freddo, e le pozzanghere facevano entrare l’acqua fin
dentro le ossa. Attorno a loro due regnava il nulla, solo pozzanghere ovunque,
Roxanne poteva essere ovunque, e poteva anche non essere là.... non restava che
urlare alle nuvole grigie.
<< ROXANNE! >>
Cos’era stato?
Era stato il vento o qualcuno l’aveva chiamata?
Roxanne si girò da un lato, la faccia era coperta da
terra, pioggia e lacrime, la bambina si alzò in piedi, stiracchiandosi
leggermente e, inseguito stirando con le mani (ma soprattutto cercando di
levare il fango che aveva incastrato nei vestiti) gli abiti.
Se sua madre l’avesse vista l’avrebbe messa in
punizione a vita... ma cosa stava farneticando?
A sua madre non importava nulla di lei, forse sarebbe
stata molto felice non vedendola ritornare a casa.
Di nuovo quel rumore... cos’era? ... o chi era?
Roxie iniziò a muovere qualche passo verso quello
strano rumore. Eppure, le sembrava di sentire qualcosa di familiare in quella
voce soffocata da quel vento freddo che le sputava in faccia delle goccioline.
Un brivido di freddo le percorse la sottile schiena,
faceva freddo, veramente e brutalmente freddo.
I denti iniziarono a battere senza il controllo della
bambina.
Ancora quel rumore... stava diventando pazza? O quella
voce c’era veramente?
La piccola non riusciva a vedere neanche a 5
centimetri davanti a lei per la nebbia che iniziava ad esserci, così, per
guardare almeno dove metteva i piedi, strinse gli occhi a fessure.
Il rumore era più forte, era più vicina.
Era il suo nome.
Chi la chiamava?
Una voce profonda impossibile non riconoscerla, e
un’altra, più sottile, più piccola.
Era un brusio dolce.
<< ROXANNE! DOVE SEI?! >>
<< SONO QUI! >> la voce era uscita da sola
senza il suo volere.
Dei passi, si, erano proprio loro.
<< Roxanne, che ci fai qui?... ma sei
fradicia! >> la salutò John ansimando.
<< Roxie, stai bene? Non ti è successo nulla,
vero? >> le chiese il padre mezzo sconvolto e grondante di felicità .
<< che ci fate voi qua >> rispose di rimando
lei facendo dei passi indietro.
<< come che cosa?! Siamo venuti a prenderti, ti
eri persa >> le spiegò John.
<< io non mi sono persa, sono scappata >>
<< perché te ne sei andata, Roxie? >>
continuò il giro di domando l’amico con la testa bassa << ti ho fatto
qualcosa? >>
Se i suoi denti avessero smesso di battere Roxie si
sarebbe messa a ridere.
<< tu non c’entri niente >> lo tranquillizzò
lei mentre abbozzava, per quanto poteva, un sorriso.
George, nel frattempo si tolse l’impermeabile caldo e
lo avvolse intorno alla figlia, sperando che si riscaldasse.
<< ma papà! E tu? >> gli domandò con il
volto corrucciato lei.
<< a mio dire, si discute meglio davanti a una
tazza bollente di cioccolato caldo. >> si espresse il padre sorridendole,
mentre le aggiustava il cappotto che ricadeva abbondantemente per terra.
<< io non torno a casa >>
<< Roxie! Perché? >> le chiese l’uomo con un
tono gentile e triste.
Era troppo buono dopotutto quello che lei era...
Sei la
rovina della tua famiglia!
<< SONO LA ROVINA DELLA FAMIGLIA! >> urlò
con gli occhi chiusi lei mentre Tony urlava felice nella sua testa.
<< non darai retta a quel Tony?! >> le
domandò sconcertato John.
<< Roxanne, cosa stai dicendo? Perché dovresti
essere la rovina della famiglia? >> le chiese a sua volta il padre
confuso.
<< quello che sono... una maganò >> spiegò
lei tra le lacrime e la pioggia che rifiorivano insieme.
George le sorrise sciogliendosi in una fresca risata.
<< papà non è per niente divertente! >> si
arrabbiò lei.
<< oh, Roxie, come puoi credere che io, tua madre
e tuo fratello potremmo mai vergognarci di te? Come sarebbe possibile? >>
Roxanne abbassò lo sguardo insostenibile dei due che
la guardavano con tenerezza. Erano tutti e due troppo buoni, lei non meritava
tutto questo bene, non aveva fatto nulla per guadagnarselo.
<< io... perché mi volete bene? >> era di
certo una domanda sciocca, ma Roxanne aveva un bisogno disperato di saperlo.
C’era davvero qualcosa di amabile in lei?
Tanto da sfidare la pioggia e la nebbia e preferire
congelare nel freddo che vederla tremare?
<< Roxie, non c’è un buon specifico motivo per
voler bene qualcuno, è qualcosa di .... naturale... >> iniziò incespicando
George.
L’impermeabile iniziava a riscaldarla, il freddo di
prima assomigliava a dei coltelli fissati nella sua pelle.
Gli occhi di Roxanne si voltarono verso John, ma non
ricevettero alcun segno, e quelli di lui rimasero fermi incastonati nella terra
fangosa ai suoi piedi.
<< perché, allora, fate così tanto per me,
nonostante quello che sono >>
<< Roxanne >> iniziò il padre alzando il
volto con un pollice e l’anulare.
<< non è importante che cosa sei, forse potrai
anche essere una maganò, ma noi non ti vogliamo bene solo perché tu faccia
magie, noi ti vogliamo bene perché sei tu >> le disse George mentre la
guardava dentro gli occhi come solo lui poteva fare, mentre era in ginocchiato
per arrivare facilmente all’altezza degli occhi di lei.
Roxanne gli gettò le braccia al collo iniziando a
singhiozzare.
<< vi voglio bene anch’io! >> singhiozzò in
una spalla del padre.
John li fissava con la coda dell’occhio, sapendo che a
pochi momenti si sarebbe unito a quell’abbraccio non potendo vedere ne sentire
l’amica piangere.
Il bambino, intimidito dal momento magico di padre e
figlia, poggiò leggiadro una mano sulla schiena di lei per calmarla, lei si
voltò e lo guardò con gli occhi rossi sorridendo e tendendogli un braccio come
invito ad unirsi all’abbraccio.
<< che raccontiamo alla mamma? >> chiese la
bimba tra le braccia di George , mentre iniziavano il viaggio di ritorno.
<< nulla, se vogliamo vivere, ci conviene ...o
meglio, se vorrai ancora avere un padre >> le rispose il padre.
<< magari possiamo dirle che mi avete incontrato
e abbiamo passato del tempo a parlare... a proposito Roxanne, ti ho portato la
tua ciocco rana e la marmellata >> suggerì John.
<< ottima idea John... a proposito, a che gusto è
la marmellata? Spero non sia la tutti gusti, una volta l’ho comprata per
errore, e mi sono fatto un sandwich con vomito >> disse l’uomo proponendo
una nuova risata.
La luna iniziava a muoversi a passi stanchi nel cielo
buio.
<< burro, fragola e cioccolato... mmm sembra
buona, domani mi posso fermare a merenda? >> domandò John euforico.
<< certo >> rispose docilmente Roxanne.
La piccola aveva la testa poggiata nella spalla del
padre esausta e ancora piuttosto bagnata e tremante. I denti ora si muovevano
solo ai suoi comandi... beh a parte gli sbadigli.
La strada dietro di loro si allontanava a grandi
passi, come la sua innata paura dell’essere maganò.
Hogwarts doveva essere di certo la scuola più bella di
tutto il mondo, ma l’amore di suo padre e di John sembrava superarlo di gran
lunga.
<< sai Roxanne >> le chiese suo padre, aspettando
un assenso per capire che la figlia fosse sveglia o dormiente.
<< si papà? >>
<< prima di venirti a cercare, mentre controllavo
le scorte, ho rivisto quelle polveri che avevi fatto cadere, ricordi? >>
George sentì nella sua spalla il movimento della testa della piccola.
<< sai, che cosa fanno quelle polveri
insieme? >>
<< ehm... spazzatura? >> chiese tintinnante
lei.
<< no, affatto, hai messo insieme due polveri
completamente diverse, è questo le ha mutate, hai creato la “Roxanne”, una
caramella al caramello che chi la mangia diventa più sicuro di sé, ma dura solo
un ora >> la informò lui.
<< vedi, anche dai disastri possono nascere i
fiori e pozioni >>
Per la mia vita gli ingredienti erano 3: burro, mentre scivolo tra i bivi della vita,
fragola nei momenti liberi e frizzanti con chi voglio bene, e cioccolato
fondente, negli attimi amari e dolci nello stesso tempo.
Titolo cretino, lo so, e ora avete capito perchè... "u.u io vi avvertite, mi era venuta un idea e non l'ho abbandonata... :P Comunque, se siete arrivate fin qui avete letto tutta la short... o semplicemente siete andati giù con il mouse (cosa più probabile )
Comunque sia recensite, anche per dire.... mi fa schifo, basta che poi mi spiegate perchè e mi diate rece costruttive.
Baci, Mia