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Autore: Palketta    11/02/2016    2 recensioni
Non si reputava bello o unico, Kei, non era suo interesse esserlo; ma sapeva di valere molto e di essere bravo in ciò che faceva. D'altronde, gli uomini ricchi non pagano per un servizio scadente.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Tadashi Yamaguchi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Si svegliò di pessimo umore -come se non avesse chiuso occhio- e con quel vago senso di disagio che può venire solo da un brutto sogno non ricordato al risveglio o dalla consapevolezza aver scordato qualcosa di importante da fare.
Si tirò a sedere e fece mente locale, massaggiandosi le tempie.
《Kei, sveg...Oh! Siamo mattinieri oggi. Buongiorno é una splendida giornata sai?!》 fece suo fratello entrando in camera e spalancando la piccola finestra da cui entrò un freddo raggio di sole che ebbe tuttavia il potere di fargli strizzare gli occhi infastidito.
Era il brutto vizio del fratello: travolgerlo con il suo entusiasmo. Grugnì un saluto inforcando gli occhiali, per poi scendere dal letto e dirigersi in cucina. Suo fratello lo seguì e insieme prepararono la colazione.
《Allora che é successo ieri? Quando sei tornato avevi una faccia...》provò il più grande.
《Niente. Ho litigato con un...Un compagno di classe, tutto qui.》 rispose con fare sbrigativo, cercando di comunicare ad Akiteru che non voleva approfondire il discorso. Messaggio che suo fratello sembrò capire, infatti cambiò argomento, anche se con uno sbuffo.
《Come vuoi, come vuoi, non mi impiccio.》 fece prendendo una fetta di pane. 《Ah! Oggi sei libero? Un senpai mi ha dato dei biglietti per il cinema, ti va di andarci? É tanto che non passiamo un pò di tempo assieme tra scuola, lavoro e allenamenti...》
Kei guardò suo fratello, indeciso. Erano passati anni ormai da quando si erano allontanati. Akiteru, sentendosi sempre colpevole e patetico, aveva finito per evitare il confronto con lui; preferendo piuttosto la fuga e considerando inutile qualsiasi spiegazione: gli aveva mentito una volta, ogni giustificazione sarebbe parsa una scusa. Era per questo che se n'era andato a studiare a Sendai, il più piccolo lo sapeva.
Rimasto solo, con sua madre sempre impegnata a lavorare, il biondo si chiuse sempre più fino a diventare scostante e sarcastico al limite del cinismo. Proprio quando iniziava a pensare che tutto fosse estremamente noioso e inutile, ecco entrare nella sua vita Sakamochi Kinpatsu.
Quell'uomo gli aveva mostrato un mondo totalmente diverso, fatto di eccessi e svaghi. Per l'annoiato Kei era stato un faro nel buio.
Ma il ragazzo era parecchio sveglio e malgrado l'euforia iniziale, anche quel mondo fatto di vizi e immoralità prese a non soddisfarlo più: imparò a dare piacere a chiunque si trovasse davanti, ma raramente ne riceveva in cambio; cominciò quindi a fingere e questo gli tornò utile anche fuori dal letto, quando suo fratello prese a domandargli dove avesse passato la notte o perché spegnesse il cellulare per ore.
La parte di Kei che in passato aveva idolizzato il fratello suggeriva di dirgli la verità, che i soldi che portava di tanto in tanto a casa non venivano da lavoretti saltuari in qualche locale o magazzino; il lato che aveva sviluppato negli ultimi anni, invece, gli suggeriva di mentire proprio come egli aveva fatto con lui.
E a pensarci bene, ecco cos'era quel fastidio provato quella mattina al risveglio: si stava scordando l'appuntamento con Sakamochi-san!
Ad onor del vero quel tipo non gli era mai piaciuto ma, come si premurava di ricordargli spesso era stato l'uomo a "scoprire il suo talento”, la sua “vera natura" e questo lo legava a lui in maniera forzata, quasi. Sebbene ci fossero servizi che continuava a chiedere, non era mai andato più in là di quanto il biondo permettesse e pagava anche molto bene.
Dovette quindi rispondere negativamente al fratello, fingendo allenamenti che per quel giorno non erano in programma.
L’appuntamento era per le 18:00 in un lussuoso hotel del centro, ragion per cui Kei si premurò di curare al meglio il suo aspetto con largo anticipo: si lavò con un particolare bagnoschiuma che lasciava la pelle morbida e profumata, si tagliò le unghie, diede una piega ordinata –per quanto possibile- ai suoi capelli di solito così ribelli e arrivò perfino a depilarsi in alcuni punti. Avrebbe ovviamente voluto evitare quelle perdite di tempo da ragazze, ma poiché il cliente era Sakamochi-san (a cui a suo dire non gradiva “i maschi rudi e disordinati”) era suo interesse compiacerlo al meglio delle sue capacità.
Fortunatamente sarebbe uscito prima del ritorno di suo fratello –andato poi con un collega di lavoro-, in modo da non destare sospetti con il suo aspetto decisamente troppo curato per un allenamento di pallavolo, decidendo quindi di portarsi una tuta dietro per potersi cambiare prima di tornare a casa.
Dopo aver fissato l’armadio per qualche minuto, optò per dei jeans scuri attillati, una camicia nera e delle scarpe laccate. Diede un’ultima controllata allo specchio, prese chiavi, portafoglio e cellulare e indossati cappotto e sciarpa, uscì di casa.
In treno ricevette un messaggio dall’uomo, che lo avvisava di non aspettarlo nella hall, ma di salire direttamente in stanza. Trovò quella richiesta strana: di solito prendevano sempre un drink al bar dell’albergo e solo dopo qualche scambio di convenevoli potevano accantonare le parole per passare ad altri tipi di interazioni…Tuttavia non approfondì la faccenda, conosceva in numero della stanza -sempre la solita- e l’addetto alla reception non lo avrebbe fermato, quindi perché sindacare?
Attraversò l’atrio diretto verso il guardaroba dell’albergo, dove lasciò uno zaino con la tuta di riserva, e si diresse subito verso gli ascensori.
Nono piano, stanza 907.
Bussò delicatamente e ottenuto il permesso, entrò.
《Salve Sakamochi-san.》 salutò rispettosamente.
《Ciao Kei-kun.》 rispose l’uomo facendosi più vicino e posandogli una mano sulla spalla per condurlo al centro della grande suite di lusso. 《Spero non ti sia spiaciuto fare la strada da solo, ma oggi non avevo proprio voglia di avere tutto quel chiacchiericcio di sottofondo. Ho comunque ordinato da bere, siediti pure.》 spiegò precedendo la sua domanda sul perché non lo avesse aspettato all’entrata.
Oltre ad essere ricco quell’uomo era anche intelligente, quel tipo di persona a cui piace giocare d’anticipo e stupire il suo avversario. Specie se quest’ultimo era Kei. Lo divertiva tentare di destabilizzarlo, di sbriciolare quella sua espressione arrogante e sfrontata, ma il biondo non glielo permetteva. Più volte, infatti, aveva rifiutato certe pratiche che gli erano state proposte, come per esempio giochi di ruolo padrone-sottomesso.
Mai avrebbe supplicato, che fosse per gioco o sul serio: poteva essere una puttana (come era stato apostrofato proprio pochi giorni prima, se non andava errato), ma non avrebbe certo gettato via la sua dignità per soldi, su questo era stato categorico!
Decise quindi di rispondere con tono vagamente ammiccante, seppur sempre composto, mentre cercava di capire quali fossero le reali intenzioni dell’altro.
《Stia tranquillo, ormai conosco bene il posto. 》 disse sporgendosi poi per prendere il bicchiere e porgerlo verso il suo cliente.
《Salute. 》 bevve in modo sensuale, accavallando le gambe e arcuando leggermente la schiena, senza mai interrompere il contatto visivo con l’uomo.
Intendeva vincere lui quel set e avrebbe usato tutte le sue conoscenze per farlo.
Appena ebbe finito di bere posò il bicchiere sul tavolino, aspettando la mossa di quello che era momentaneamente il suo avversario.
La sua provocazione doveva aver funzionato, notò con una certa dose di orgoglio, poiché notò un guizzo di desiderio negli occhi dell’uomo, che si affrettò a sua volta a svuotare il bicchiere e raggiungerlo sul divano.
《Allora, Kei-kun, come stai? Quando l’altra mattina non rispondevi mi ero molto preoccupato, sai?》 sussurrò direttamente al suo orecchio, mentre passava un braccio dietro le sue spalle, per tirarselo più vicino, e lasciava vagare l’altra mano sulla gamba accavallata del biondo.
《Gliel’ho detto, ero a dormire da un amico, non ho sentito il cellulare.》 rispose con tono calmo, non sottraendosi alle attenzioni che l’altro gli stava prestando, ma nemmeno assecondandole.
《Ah si? E cosa hai fatto con questo tuo…amico? Deve averti stancato parecchio, per farti dormire fino a tardi…O forse non avete dormito affatto, eh?》 chiese in modo allusivo mentre gli posava le labbra sul collo e faceva risalire la mano verso il cavallo dei suoi pantaloni. 《Se e’ così bravo, potresti farmelo conoscere…Magari la prossima volta…》
Pensare a Yamaguchi in quei termini lo indispose parecchio, specie ricordando come gli si era confessato in lacrime il giorno prima..
Come si permetteva quell’uomo anche solo di associare il ragazzo al suo stile di vita?
Avrebbe voluto scostarsi e rispondere a tono, ma l’eccitazione che stava provando lo costrinse non solo a sostituire il suo sbuffo infastidito con un gemito soffocato, ma anche a scavallare le gambe, così da facilitare la risalita della mano all’altro.
《Vedo che siamo impazienti oggi, Kei. Che ne dici di andare in camera da letto, non vuoi stare più comodo?》
Comodo? Si, era una buona idea. Annuì accettando la mano che gli era stata porta per alzarsi e si fece condurre in camera.
Per quanto fosse annebbiata, la mente di Kei recepì però tre profili fuori posto, nella stanza. Figure che a quanto gli era dato capire, stavano parlando con Sakamochi-san. A quel punto gli rivolse uno sguardo interrogativo.
《Oh! Mi sono scordato di avvertirti: questi miei amici erano molto impazienti di conoscerti. Lui e’ Tsukishima Kei, di cui vi avevo parlato!》
《Tsukishima-kun, Kinpatsu ci ha parlato molto bene di te e a vederti non esagerava affatto.》 fece una delle tre sagome che, nella penombra della stanza, non riusciva a mettere a fuoco.
Percepì la mano dell’uomo che lo sospingeva verso il letto, sul quale fu invitato stendersi.
Eseguì automaticamente e non si ribellò nemmeno quando quelle mani iniziarono a sbottonargli la camicia e i pantaloni. Sentì un brivido lungo la spina dorsale, dove una lingua ne stava tracciando il percorso per tutta la sua lunghezza; denti che lambivano la pelle del suo addome, tirando appena ma senza far male; mani che esploravano il suo interno coscia…No, i conti non tornavano, ma non riusciva a concentrarsi abbastanza. Certo era che non c’era solo Sakamochi-san in quella stanza e che il biondo non si sarebbe prestato volontariamente a quel gioco.
La situazione gli si fece chiara come un lampo, rischiarando tutto per un momento: quel bastardo lo aveva drogato!
Molte volte gli aveva richiesto rapporti di gruppo, ma il biondo aveva sempre rifiutato. Evidentemente quel vecchio maniaco non aveva più voglia di provare con le buone ed era passato ai fatti. Ecco quell’eccitazione che sentiva, nonostante fosse assolutamente contrariato: la mente diceva no, il suo corpo chiedeva di più.
Richiamò a sé tutto il suo autocontrollo quando venne fatto mettere carponi e un colpo secco e deciso sul suo gluteo gli fece sfuggire un urlo di piacere. Due dita furono veloci ad insinuarsi nella sua bocca, ancora aperta per lo stupore e il bisogno di ossigeno.
Umiliante. Tutto quello era veramente troppo umiliante da sopportare.
《Kei-kun, non mi avevi mai mostrato questo lato di te, sono sorpreso…Sembra che nonostante facessi tanto il ritroso certe cose ti piacciano, alla fine.》
Voleva andarsene, ma quelle mani lo tenevano bloccato sul letto, a quattro zampe come un animale.
Fortunatamente per quanto poco si impegnasse nello sport e per quanto potesse sembrare gracile, era pur sempre uno sportivo con un fisico sano e forte. Probabilmente Sakamochi aveva fatto male i conti con il dosaggio, perché nonostante sentisse il corpo pesante e la mente offuscata non perse conoscenza, né scelse di accettare passivamente quel trattamento.
Il suo cervello non voleva saperne di collaborare, quindi si aggrappò alla prima idea che gli venne in mente.
Prese a succhiare le dita che violavano la sua bocca con finta accondiscendenza, distraendo l'uomo -chiunque fosse- dal suo reale intento. Fece finta di niente anche quando sentì rivolgere complimenti a Sakamochi su quanto fosse bello e docile.
Lasciò scivolare poco per volta le dita sempre più a fondo alla gola, fino a che un conato non lo portò a riversare sul materasso il contenuto del suo stomaco. Adesso non gli restava che sperare nella buona riuscita del suo piano.
《Ma che cazzo..?!》 sentì urlare da un punto non meglio identificato della stanza.
《E adesso? Mica possiamo continuare su questo schifo!》
《C'é il divano, il tavolo, il pavimento...Spostiamoci in salone.》
《Ba-Bagno...》 rantolò fingendo un secondo conato.
《Per carità, sbrigati ad andare!》
Non se lo fece ripetere due volte e lasciò che due braccia lo sorreggessero per poi lasciarlo come un sacco davanti al gabinetto, chiudendo la porta.
Aprì il rubinetto dell’acqua fredda e ne bevve a grandi sorsate, sciacquandosi il viso e cercando di regolare il respiro. Doveva restare lucido o non ce l’avrebbe fatta a scappare.
《Ragazzino, non mi va di stare qui a sentirti vomitare, torno di là. Ma sbrigati, ci stavamo divertendo un sacco, sai? 》
Gli arrivarono ovattati il rumore dei passi che si allontanavano dalla porta e dopo qualche secondo si sporse per controllare il corridoio. Vuoto.
Uscì dal bagno premurandosi di lasciare l’acqua aperta e chiudere a chiave la porta: pensandolo ancora chiuso in bagno non avrebbero notato subito la sua assenza.
Agguantò il cappotto e le scarpe che aveva lasciato vicino alla porta e senza curarsi di essere per lo più nudo corse in corridoio, senza voltarsi indietro.
Arrivato nella hall ignorò gli sguardi straniti e curiosi che gli rivolsero gli altri clienti e si diresse verso il guardaroba, dove riprese lo zaino e, per quanto lo permisero le sue condizioni fisiche, uscì velocemente in strada.
Si rifugiò in un vicolo e si lasciò andare, abbandonandosi per terra.
Sudava freddo e si sentiva, nonostante tutto, ancora fortemente eccitato.
Guardò l'ora, impiegandoci quasi un minuto per mettere a fuoco le cifre segnate sul display: 18:42. Suo fratello doveva essere ormai sulla via del ritorno, quindi dirigersi a casa era fuori discussione. Allora dove poteva andare? Aveva sonno, voleva dormire...Stava quasi pensando di tornare sopra, non gli importava cosa gli avrebbero fatto, purché potesse dormire in pace..."Ah si? E cosa hai fatto con questo tuo…amico? Deve averti stancato parecchio, per farti dormire fino a tardi…O forse non avete dormito affatto?"
Aprì gli occhi di scatto: c'era un posto!
Si rimise in piedi a fatica, recuperando dallo zaino i pantaloni della tuta e infilandosi alla bene e meglio, magari anche al contrario.
Uscì dal vicolo, rimettendosi sulla via principale ed entrando nel primo taxi disponibile. Cercò di rimanere concentrato e vigile, per guidare il tassista fino alla sua meta.
Quando la vettura si fermò davanti ad un'elegante villetta a due piani, Kei si catapultò fuori, prendendo a battere con urgenza sulla porta.
Notò solo in un secondo momento le finestre tutte completamente buie e, ignorando gli improperi del tassista, riprese a bussare.
"Ti prego, ti prego, APRIMI!" pensava ormai sulla soglia delle lacrime e, come se quella preghiera fosse stata ascoltata, la porta si aprì di colpo, sbilanciandolo verso l'interno e mandandolo a collidere contro un ragazzo poco più basso di lui, che lo fissava con gli occhi sgranati e la bocca aperta .

Tadashi aveva passato tutta la giornata chiuso in casa.
I suoi genitori non c’erano e voleva approfittarne per stare rannicchiato sotto le coperte tutto il giorno, senza dover dare spiegazione della sua apatia.
In più il livido sullo stomaco faceva ancora male e certo non lo invogliava a muoversi se non per lo stretto necessario. Aveva fatto colazione, visto un film, pranzato, altra televisione e infine si era sdraiato sul letto a sentire musica dall’mp3.
Il sole era ormai calato, perciò decise di spegnere anche la luce e bearsi solo della fosforescenza delle stelle sul soffitto. Stava per appisolarsi, quando durante il silenzio di pausa tra una canzone e l’altra, sentì dei rumori provenire dal piano di sotto. Essendo un tipo facilmente impressionabile, si affrettò a togliersi le cuffiette e rimanere in silenzio.
Niente. “Magari è stata solo la mia immaginazione. Si sa: quando si e’ a casa da soli, specialmente al buio, ogni suono viene amplific-“ i suoi pensieri –o tentativi di autorassicurazione- vennero interrotti di nuovo da quelli che sembravano una scarica di colpi su…La porta!
Si precipitò verso le scale, rischiando anche di cadere; chiunque stesse bussando sembrava avere una certa urgenza e chissà da quanto stava aspettando.
Spalancò di colpo la porta, ritrovandosi un corpo abbandonato di peso tra le braccia.
Gettò una fugace occhiata verso…
《TSUKISHIMA?》 esclamò con tono preoccupato. Era buio e non riusciva a vedere bene, ma non gli sembrava per niente in salute.
Dalla strada gli giunse una voce arrabbiata che attirò momentaneamente la sua attenzione. Che voleva da lui?
《Il taxi. Puoi…Pagare?》 gli domandò il biondo con voce stanca.
《Eh? Ah si, certo. UN ATTIMO PER FAVORE, PRENDO I SOLDI.》 urlò al tassista dall’atrio, poi si passò un braccio dell’altro sulle spalle e sorreggendolo, si diresse verso il salone.
《Stai un attimo qui, torno subito.》 lo lasciò sul divano e corse a prendere il portafoglio.
Uscì e pagò l’uomo, che non lesinò parole dure verso il giovane. Il ragazzo avrebbe voluto rispondergli a tono, ma era troppo preoccupato per l’altro, quindi strinse i denti e appena ricevuto il resto, fu svelto a tornare in casa.
Si diresse subito in salone, le luci erano ancora spente tuttavia avrebbe potuto individuare il biondo anche ad occhi chiusi, tanto respirava affannosamente.
Gli si accostò cauto, posandogli una mano sulla fronte e ricevendo un mugolio in risposta.
《Non stai bene. Ce la fai a salire in camera mia?》 gli spiaceva farlo alzare, ma il letto sarebbe stato certo più comodo del divano.
Ad un cenno dell'altro, lo tirò a sé come poco prima e tenendosi al corrimano salì la rampa di scale.
Arrivato in camera, accese finalmente la luce -provocando un verso di fastidio in entrambi- e fece accomodare il biondo sul letto.
Notandolo madido di sudore, si avvicinò cauto per levargli il cappotto, rimanendo sorpreso di trovarlo a petto nudo.
Stava per fare una raffica di domande, quando vide Tsukishima chiudere gli occhi e abbandonarsi di peso all'indietro, finendo dritto sulle coperte ammucchiate dal moro quando si era precipitato al piano di sotto.
Tadashi si incantò a guardarlo in quella versione del tutto nuova: così esposto e indifeso.
Lasciò vagare il suo sguardo per tutto il torace, le spalle, l'addome dove svettavano ben delineati degli addominali da favola e...Delle macchie rossastre su quella pelle candida, seppur perlata di sudore.
Si avvicinò, salendo sul materasso con un ginocchio e sbilanciandosi in avanti. Sembravano lividi, ma più piccoli e regolari.
Stando attento a non svegliare il ragazzo che ormai sembrava addormentato, avvicinò la mano a quella porzione di pelle martoriata e la sfiorò delicatamente.
Sentì i muscoli addominali tendersi e un gemito uscire dalla labbra schiuse di Tsukishima. Spaventato fece per ritrarre la mano, ma una presa leggera lo bloccò sul posto. Fissò l'altro, cercando una spiegazione, un invito, qualsiasi cenno che potesse illuminarlo su come fosse finito in quella situazione; gli occhi ambrati però restavano chiusi, il respiro pesante.
Fece scivolare di nuovo la mano verso il corpo steso sotto di lui, questa volta in una carezza più decisa. Il soffio che ottenne in cambio lo rese più audace: si avvicinò con il viso a quelle piccole zone rosse che decoravano il corpo del biondo e, con delicata lentezza, prese a baciarle una per una. 《Ah-n...》 questa volta in gemito arrivò acuto e chiaro alle orecchie del moro, che rimase spiazzato e arrossì pesantemente. Non cedeva che avrebbe mai sentito quel tipo di suono uscire dalle labbra di Tsukishima, non dopo averlo rifiutato per ben due volte.
Rimase a contemplare la mano che ancora lo teneva per il polso. Non c'era forza in quella stretta, avrebbe potuto liberarsi senza fatica e lasciare la stanza, dopo essersi assicurato che l'altro riposasse. Perché ormai sarebbe stato ovvio a chiunque che il biondo non era in sé e non voleva certo approfittarne. Tuttavia il fatto che lui, sempre così schivo, così sicuro e controllato lo stesse cercando, lo fece tentennare.
Evidentemente, aveva perso troppo tempo a rimuginare sul da farsi poiché sentì l'altro muoversi impaziente e cercare di portarsi alla sua altezza, facendo leva sui gomiti.
Sfortunatamente data la sua posizione sbilanciata, quella mossa fece perdere l'equilibrio al moro, che si trovò a cavalcioni sull'altro.
Non poterono quindi sfuggirgli le condizioni di Tsukishima, che lo imbarazzarono all'inverosimile.
Come un flash gli balenò in mente la situazione del giorno prima, così simile seppur inversa: adesso era lui ad avere in controllo sull'altro, a poterlo 'far stare bene’ -sue testuali parole-. Il problema era: come fare?
La sua vita amorosa, sentimentale e fisica, era sempre stata un disastro. Mingherlino, debole, con tutte quelle lentiggini...Ovviamente nessuna lo aveva mai invitato ad uscire e lui era troppo insicuro per dichiararsi.
Solo da quando aveva visto quel ragazzo al parco, per la prima volta, aveva promesso a sé stesso che si sarebbe fatto avanti, a costo di prendersi un rifiuto secco; saputo poi quale fossero le sue inclinazioni aveva anche provato a vedere qualche video su internet per "capire le dinamiche e informarsi". Inutile dire che non terminò nessuno di quei video, finendo per resistere pochi minuti e chiudere tutto per la vergogna.
Ed ora eccolo lì, con quegli occhi dorati annebbiati che lo stanno pregando per ricevere attenzioni. Mandò al diavolo il buon senso e decise che se Tsukishima lo desiderava così tanto, non si sarebbe tirato indietro!
Volendo stare più comodo fece per alzarsi ma l'altro, con uno scatto di reni che non si aspettava, invertì le posizioni.
Al moro ci volle un attimo per riprendersi dalla sorpresa; quando mise di nuovo a fuoco la situazione, il biondo era impegnato a strattonargli la maglietta riuscendo infine a sfilargliela.
Subito calò su di lui, toccando e mordendo quanta più pelle riusciva a raggiungere.
Per il padrone di casa quella era una vera e propria tortura: avrebbe voluto partecipare, osare toccare il corpo dell'altro, dimostrargli quanto gradisse quel trattamento. Invece, proprio come il giorno prima, si trovava completamente in balia di quelle mani esperte; la differenza sostanziale, però, stava nel fatto che questa volta non lo avrebbe fermato, anzi.
《Tsu-kki...》 preso un respiro profondo chiamò l'altro, tra un ansimo e l'altro. Si vergognò profondamente per il tono indecente che aveva assunto la sua voce, ma ottenne l'effetto desiderato: Tsukishima smise di toccarlo e si tirò su, fissandolo dall'alto con uno sguardo indecifrabile. Aveva capito ormai che il ragazzo era sensibile a quel soprannome e si promise di scoprirne il motivo, ma non in quel momento.
Provò a chiamarlo di nuovo. "Tsukki. Tsukki. Tsukki." Non riusciva a pensare a niente che non fosse il nome dell'altro, tanto da non rendersi conto se lo avesse chiamato davvero o solo nei suoi pensieri.
《....oni.》 una voce interruppe il suo mantra.
《C-Cosa...?》 chiese titubante. Era così preso da essersi perso le parole del biondo. Era davvero senza speranze.
《I pantaloni...》 ripeté prendendo fiato 《Toglimeli.》 concluse con tono urgente.
Tadashi inghiottì a vuoto ma aveva promesso a sé stesso che non si sarebbe tirato indietro, per cui con mani tremanti afferrò l'elastico dei pantaloni e li tirò giù fin dove possibile, liberando finalmente da quella costrizione l'erezione di Tsukishima, che mugolò soddisfatto.
Tuttavia quella liberazione non sembrava bastare, visto il modo in cui si stava strusciando contro il suo bacino.
Gli portò una mano sul torace, non seppe se per tenerlo fermo o solo per appoggiarsi e mantenersi in equilibrio; l’altra mano, invece, andò ad armeggiare con il pigiama che l’altro ancora stava indossando. Quando sentì la stretta di quella mano su di lui, non poté impedirsi di sussultare.
Dalla sua posizione non poteva vedere cosa l'altro stesse facendo nascosto dal tessuto dei suoi pantaloni quindi chiuse gli occhi e si concentrò solo sulle sue sensazioni: la stretta era delicata ma decisa al tempo stesso; gli ansimi di entrambi che riempivano la stanza, creando una melodia che -ne era sicuro- non avrebbe dimenticato per nulla al mondo; il fruscio delle cosce dell'altro sulla stoffa; la leggera rotazione del polso di Tsukki, che lo stava portando sempre più verso il punto di non ritorno; l'odore di sudore che iniziava ad impregnare l'aria, ma senza infastidirlo come avrebbe fatto in qualsiasi altra situazione...
Essendo completamente concentrato da quel vortice di sensazioni del tutto nuove, non gli sfuggì la scomparsa del peso che gli gravava sul petto e si costrinse ad aprire gli occhi. Non voleva perdersi nemmeno un gesto del biondo.
Lo vide avvicinare la mano alla bocca e dischiudere le labbra. Improvvisamente diverse scene di quei famosi video gli balenarono in mente e intuì cosa stava per fare il suo patner.
Intercettò la mano e ne dirottò il percorso verso la propria bocca, chiudendo gli occhi e iniziando a leccare quelle dita lunghe e fine.
Lo aveva letto durante le sue ricerche: farlo con un altro uomo era ovviamente diverso dal farlo con una donna, c'erano precauzioni da prendere per prepararsi affinché non facesse male; una di queste era l'uso del lubrificante, cosa che ovviamente Tadashi non possedeva nell'immediato.
Gli costò non poca fatica combattere contro la vergogna che lo stava assalendo, fin quasi a mozzargli il respiro, ma non smise. Aveva immaginato molte volte quel momento e adesso che finalmente si trovava a condividerlo con il ragazzo dei suoi sogni, non avrebbe lasciato fare tutto a lui, per quanto misero e inesperto avrebbe dato in suo contributo.
Onestamente non avrebbe saputo dire quanto avrebbe dovuto bagnare quelle dita, ma lo trasse di nuovo d'impiccio il biondo che con un lieve cenno della mano gli fece capire che fosse sufficiente. Smise di massaggiarlo, e alzandosi sulle ginocchia, interruppe il contatto tra i loro bacini.
Il moro emise un verso a metà tra lo scontento e la trepidazione.
Aveva paura, era innegabile; aveva letto che la prima volta raramente risultava piacevole, specie per la parte passiva -e questo valeva per entrambi i sessi- ma l'aspettativa superava di gran lunga ogni possibile ripensamento. E poi non era fisicamente nelle condizioni di potersi tirare indietro ora!
In più si fidava di Tsukki, anche se al momento non sembrava particolarmente in sé, era sicuro che avrebbe usato ogni precauzione per fargli sentire meno dolore possibile.
Approfittò della momentanea lontananza del corpo dell'altro per calarsi i pantaloni del pigiama fino alle caviglie e calciarli ai piedi del letto, in questo modo sarebbe stato più comodo per entrambi.
Divaricò le gambe abbastanza da poterle accostare ai fianchi del più alto, che nel frattempo era rimasto sulle ginocchia a guardarlo dalla sua posizione elevata, e chiuse gli occhi, non potendo sostenere un secondo di più quello sguardo su di sé.
Come prima tornò a concentrarsi sugli altri sensi che gli restavano, sperando che questo lo avrebbe distratto dal dolore che avrebbe provato di lì a poco. Fu quindi sorpreso quando avvertì il materasso inclinarsi al lato del suo viso, sotto un peso non previsto. O quando il suo naso percepì un odore più forte del precedente, vicino a sé. Ma quello che gli fece sbarrare gli occhi e voltare di scatto il capo, fu il gemito che gli arrivò ad un soffio dal proprio orecchio.
Quello che vide -quello che percepì- fu il corpo dell'altro che lo sovrastava completamente, ma senza gravargli addosso, appoggiandosi al braccio che aveva portato al lato della sua testa. La fronte appoggiata ora alla sua spalla e l'alto braccio tra i loro corpi.
I versi dell'altro e il leggero ondeggiare che aveva preso il suo corpo non lasciavano dubbi su quello che stesse facendo il biondo.
《Tsukki??》 cercò di attirarne l'attenzione Tadashi, ottenendo in risposta un morso sulla clavicola che lo fece sussultare di sorpresa e...Piacere? La sua mente era così affollata che anche solo catalogare le emozioni che stava provando, una ad una, sembrava impossibile.
La stretta del biondo tornò di nuovo su di lui ma, al contrario di poco prima, invece che un lento massaggio si sentì dirigere verso il corpo dell'altro.
Decise che questa volta non avrebbe sacrificato la vista di ciò che gli si parava davanti per basarsi solo sulle sensazioni, voleva imprimere nella sua memoria tutto il possibile, per quanto imbarazzante.
Vide Tsukishima tirarsi nuovamente sulle ginocchia e calarsi su di lui con un unico fluido gesto. Si era aspettato che fosse l'altro ad affondare in lui e gli si sarebbe offerto senza remore, ben cosciente del possibile dolore che lo aspettava...Invece ciò che sentiva era solo calore e piacere, tanto inebrianti da costringerlo ad artigliare il lenzuolo.
Gettò un'occhiata al biondo, che se ne stava immobile con la schiena leggermente incurvata in avanti, gli occhi nascosti dalla montatura degli occhiali. Era difficile che stesse male, ma Tadashi decise lo stesso di sincerarsene, spostando la mano dalla stoffa al viso dell'altro, toccandolo con riverenza, in punta di dita.
Il biondo si mosse andando incontro a quella carezza, forse cercando un contatto più risoluto; movimento che, anche se appena accennato, portò ad una frizione tra i loro corpi che fulminò entrambi sul posto.
Il moro emise un gemito alto e improvviso, il biondo un mugolio basso e soddisfatto.
Pochi secondi dopo lo sentì muoversi di nuovo, adesso con più decisione ed urgenza.
Dopo poche spinte per trovare il giusto ritmo, decise di abbandonare ogni residuo di compostezza, che probabilmente non avrebbe saputo mantenere ancora per molto nemmeno volendo. Portò le mani sui fianchi dell’altro e si lasciò guidare completamente dai suoi movimenti, assecondandolo. Poteva sentire il suo Tsukki stringersi intorno a sé, muoversi sotto la sua presa ferrea, percepire i suoi ansimi sommessi e il suo odore; ma la cosa che più lo fece fremere, fu la vista che gli si offriva.
Quel corpo che si muoveva sopra di lui era l'immagine più bella che avesse mai visto: la schiena inarcata e la testa leggermente reclinata all'indietro, un dito tra le labbra per non lasciarsi sfuggire suoni troppo acuti, il ventre e gli addominali scolpiti imperlati di sudore, le cosce tese per lo sforzo.
Indugiò con lo sguardo proprio tra le cosce, dove svettava duro e leggermente umido il sesso dell’altro. Preso com’era dal proprio piacere non stava badando a quello dell’altro e questa realizzazione lo fece sentire così scorretto da fargli quasi scappare uno “scusa” dalle labbra; proprio lui che voleva essere speciale per il biondo, probabilmente si stava comportando come tutti gli altri. Staccò le mani da quei fianchi magri e con una certa fatica cercò di fare leva sui gomiti per mettersi più comodo. Il movimento non sfuggì a Tsukishima che, rallentò il ritmo per capirne le intenzioni.
Evitando di incrociare lo sguardo del più alto, ma sentendolo fisso su di sé, portò una mano verso il membro dell’altro, cercando di copiare il massaggio che gli era stato riservato poco prima con quanta più decisione riuscì a mettere insieme.
Sentì il copro che lo sovrastava irrigidirsi per quel movimento e -preso dal panico di aver sbagliato tutto e rovinato il momento- fu tentato di fermarsi e scusarsi. Il gemito che gli arrivò alle orecchie però fu inequivocabilmente di piacere, cosa che fece scattare il suo sguardo verso il biondo per averne la conferma. Conferma che trovò nel viso accaldato e negli occhi socchiusi e liquidi che gli si paravano di fronte.
Gli venne in mente un’altra cosa che avrebbe potuto fare per il benessere del biondo, una cosa che sembrava essere per lui ancora più intima e personale di quella carezza umida.
《Tsu…kki》
La stretta che sentì intorno al proprio sesso, accompagnata da un gemito più alto degli altri, lo convinse di aver fatto bene a lasciare da parte i propri dubbi.
Dopo qualche secondo si accorse tuttavia che l'altro non stava più dettando il ritmo, anzi aveva abbandonato le braccia sulle sue spalle assecondando il movimento del suo polso.
Si prese un momento solo per interrompere quello che stava facendo per guardarlo meglio.
Quella era la sua prima volta, ma tra i due il più stanco sembrava Tsukishima. Si chiese se fosse il caso di smettere, ma la sola idea gli sembrava una follia.
Fu quindi sorpreso quando sentì il peso dell'altro sbilanciarsi all'indietro e -preso alla sprovvista- non ebbe altra scelta se non seguirlo, ritrovandosi così in ginocchio tra le gambe del biondo e le braccia tese ai lati della testa, per non finirgli steso sopra.
Si tirò su e rimase spaesato da quella nuova prospettiva.
Era tutta un'altra cosa rispetto a prima: adesso era lui stesso ad occupare tutto il campo visivo dell'altro, ad avere la sua completa attenzione. Quella posizione però gli dava anche una sensazione di disagio e insicurezza. Non aveva certo l'esperienza sufficiente per prendere le redini della situazione, quindi come poteva essere all'altezza del momento se era stato a malapena capace di restituire le giuste attenzioni al suo patner?
Il senso di inadeguatezza che sempre lo accompagnava stava tornando a galla, proprio nel momento peggiore. Non poté fare a meno, quindi, di cercare aiuto nell'altro.
《Tsukki, io non...Non posso farlo...Non saprei come...?》 cercò di articolare, ormai sull'orlo delle lacrime, stringendo le ginocchia dell'interessato.
Nessuna voce arrivò a rassicurarlo, bensì sentì un paio di gambe stringerlo per la vita e portarselo più vicino, lasciandolo affondare così ancora di più nel corpo sottostante.
Il biondo lo guidò in quel modo per qualche spinta, ogni volta più profonda e veloce, non trattenendo ancora la voce ma anzi gemendo sempre un pò più forte, facendo quasi perdere il controllo al moro: se prima avere Tsukishima sopra di sé gli era sembrata la visione più bella mai vista, averlo abbandonato a contorcersi e ansimare scompostamente tra le lenzuola era sicuramente la più eccitante.
Acquistata nuova sicurezza, riprese a pompare l'altro, cercando di sincronizzare il movimento della mano con quello del proprio bacino.
Era già da tempo vicino, vicinissimo, al suo limite e anzi si chiese come avesse fatto a resistere tanto a lungo nonostante lo spettacolo che gli si parava di fronte. Semplicemente non voleva venire prima dell'altro. Non lo avrebbe lasciato insoddisfatto, questo era l'unico pensiero coerente che riusciva a formulare in quel turbinio di sensazioni.
Capì di essere vicino alla conclusione dell'amplesso quando le contrazioni muscolari intorno al suo sesso si fecero più frequenti e serrate e il membro dell'altro risultava ormai completamente imperlato di umori.
Si impose un ultimo sforzo per non rallentare, ma anzi aumentare la regolarità delle spinte.
Solo nel momento in cui sentì Tsukki davvero al limite si impose di uscire da lui per liberarsi a sua volta, ma venne bloccato di nuovo dalle gambe del biondo e dalla sua voce spezzata che riuscì a formulare solo un affannato "dentro".
Decise quindi di lasciare da parte ancora per qualche momento la vergogna, per sporgersi sull'altro fino ad arrivare in prossimità del suo viso, portando la mano libera ad afferrare quella più chiara e fina che stringeva le lenzuola e intrecciare le loro dita, ansimando il suo nome (o meglio, soprannome) finché sentì finalmente l'altro serrare la morsa sulla sua mano e sciogliersi tra loro con un verso strozzato, concedendosi di seguirlo subito dopo.
Si lasciò andare di peso sul materasso per non finirgli sopra, ma abbastanza vicino da riuscire ad intrecciare nuovamente le loro mani. Era sicuro che l’altro, se fosse stato più vigile, avrebbe rifiutato quel contatto, per cui decise di approfittare il più possibile del suo stato così remissivo. Si fece più vicino, accostando appena la testa al braccio del biondo e non ricevendo nessuna protesta, si lasciò cullare dal respiro dell’altro e finalmente si addormentò.



Note Palkette ~❀
Zalve! ♥
Ci ho messo così TANTO nello scrivere queste due scene (specie l’ultima -_-“) che se anche avessi avuto note particolari da scrivere…Bhe’, le avrei completamente scordate!! XD
Ebbene si, questa e’ la mia prima scena porno, nella mia prima ff…E niente, è un’emozione!! AHAHAHRIDATEMIILFLUFF
Quindi mi limitero’ a ringraziare come al solito le mie amate motivatici _Kurai_, Sawako_RagDOLL e Laisa e una new entry nella cerchia: Marts, il nostro fido pornosoccorso *immensi cuoricini* che mi ha dato spunti e consigli per i punti piu’…critici!!
A prestoooooo :3

CHUUUUUUUU

  
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