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Autore: balboa    12/02/2016    4 recensioni
Importante: quello che ho scritto è frutto della fantasia, deliberatamente ispirato a dei fatti reali. Ho deciso di cominciare proprio dall'inizio dell'avventura di Axl Rose, anche da prima che nascesse. Scriverò su come secondo me potrebbe essere andata la sua vita, cercherò di catapultarvi dentro di essa, andando oltre alle solite informazioni che si trovano in Internet. Con ''personaggi-quasi tutti'' non intendo che saranno presenti già Slash, Duff o Steven. Li aggiungerò più in là o in un'altra storia. Intendo invece la famiglia e gli amici. Ok grazie per l'attenzione e buona lettura :D.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axl Rose, Izzy Stradlin, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Luglio 1964 - Lafayette, Indiana

-pronto mamma?-.

-sharon? Sei tu? Da dove chiami?-.

-sì sono io... sono alla stazione. Vienimi a prendere-.

-c'è William con te?-. Le lacrime le scivolavano lungo le guance rosse, silenziosamente e lei continuava a guardarsi intorno agitata, con gli occhi gonfi e un livido gigantesco sul collo, solo uno fra i tanti. La voce non era rotta o spezzata, riusciva a mantenere un briciolo di autocontrollo dopo aver passato gli ultimi 45 minuti a piangere e a litigare, gli faceva male la gola da quando aveva gridato.

-no... c'è solo il bambino. Fai presto-. Il piccolo giocherellava accanto a lei con le perline cucite sui suoi jeans. Ne era stregato, totalmente. Le accarezzava, toccandole e talvolta cercava invano di strapparle via.

-arrivo-. Sharon riagganciò la cornetta della cabina telefonica, non salutò né niente. Prese il bambino in braccio stringendolo dolcemente a sé, come se fosse di cristallo. Le sarebbe piaciuto fumare una sigaretta, giusto per alleviare un po' l'ansia.

''sì, come no'' fece una smorfia ''alleviare l'ansia''. Decise di chiedere a un controllore in piedi all'ingresso di un treno appena arrivato. Si asciugò le lacrime con la manica della giacca, sapendo che tutto era appena all'inizio.

-scusi.. ha una sigaretta?-.

-certo signorina-. Sfilò un pacchetto di Marlboro rosse dalla giacca di servizio e dei fiammiferi.

-grazie mille, davvero-. Fumò in fretta, a pressione, poi entrò nei bagni della stazione a darsi una sistemata. Quel posto era rivoltante, ma ignorò completamente la cosa. Si guardò allo specchio, aveva enormi occhiaie nere, gli occhi sconvolti e gonfi come gommoni, sospirò e si sciolse capelli per non attirare l'attenzione della gente sul suo viso poi uscì in strada col bimbo in braccio.

-mamma!!! mamma!!! guarda il cielo!!! com'è immenso!!!- gridò il bambino levando una manina in aria, sbilanciandosi un po' a destra.

-si si... meraviglioso- rispose seccamente la ragazza. -ma sta' fermo-. Aspirò il fumo, guardando le macchine che passavano.

-mamma ma non è sbagliato fumare?- chiese il bambino confuso.

-certo Bill-.

-allora sei una persona cattiva?-.

-Bill per favore. Non è questo il momento per fare domande... tu sei un bravo bambino?-.

-certo!!! ci puoi scommettere!!!-.

-e allora niente domande-. Sharon buttò il mozzicone a terra e lo pestò piuttosto rabbiosamente con un piede. Stringeva ancora il bambino a sé, cercando un po' di calma.

Poco dopo Anne, la nonna del piccolo, accostò lì vicino con la sua Ford Galaxie 500. La ragazza salì tenendo il bambino davanti con lei.

-stavi fumando??- chiese Anne a bruciapelo, con un tono che prometteva solo altri guai.

''bene. Anzi. Benissimo.'' pensò Sharon.

-no. Ma ti pare?- mentì. Doveva dirgli quello che era successo? Doveva davvero? Certo che doveva, le stava per scoppiare la testa.

-Bill, tesoro, la mamma stava fumando?-..

-sì nonna-. Sharon fece una smorfia infastidita.

-ma ti ha dato di volta il cervello?! non mi dire stronzate Sharon- tuonò inviperita.

-non parlare così davanti al bambino- disse la ragazza digrignando i denti.

-ah io parlo come mi pare e piace!!! Che mi nascondi altro?? magari sei di nuovo incinta, io che ne so-. La giovane sbuffò.

-ma secondo te?? e poi se voglio fumare posso, ho quasi 19 anni-.

-ah sì?? e quindi ora cosa? Ti senti grande? Ma fammi il piacere Sharon!!!-. Gridava come una matta e fremeva e zampilli di fuoco schizzavano dai suoi occhi. Era davvero furiosa, e ne aveva tutte le ragioni. Ma Sharon era quasi in un altro mondo in quel momento, era estremamente debole, doveva parlare di quell'altra cosa. Il bambino era accoccolato sul suo grembo, che guardava fuori dal finestrino, per nulla interessato alla conversazione. Be' in fondo non poteva capire granché, aveva sì e no due anni e mezzo.

-è così che vuoi vivere la tua vita adesso?! E poi cosa?! Comincerai a drogarti forse? A fare la puttana, forse?- . La ragazza fece l'ennesima smorfia di fastidio.

''io? A battere in tangenziale? Piantiamola''.

-e anche se fosse?-. Era una pura e semplice provocazione.

-mi prendi in giro forse?! Sono questi i piani che hai per la tua vita?! E il bambino?? pensi di riuscire a trovare un posto nella tua agenda per lui?? o sei occupata ogni giorno dietro ai tuoi guai??-. Una mano era fissa sul volante e una gesticolava, come se avesse vita propria. Continuava a sorpassare gli altri automobilisti anche se teoricamente non poteva. Quelli suonavano il clacson e imprecavano, incazzati. Mai quanto Anne, che se fosse scesa dalla macchina li avrebbe ridotti in cenere solo perché stavano respirando. Ecco, ora aveva cominciato a piovere.

-possiamo parlare di altro ora?-.

-no, no!!! mi piaceva così tanto quest'argomento!!! parlami ancora di come intendi mandare a puttane la tua vita!!!-. Sharon perse le staffe.

-William se n'è andato- esplose, quasi facendo cadere il piccolo dal sedile.

-ha preso il bambino... lui lo ha... lo ha...-.

-lo ha cosa?? cosa gli ha fatto?? PARLA, PER DIO-.

-LO HA VIOLENTATO-.

Anne perse il controllo del volante, sbandando a sinistra. Fu davvero per poco che non morirono tutti e tre andando sopra a un furgone di biscotti Little Debbie.

La giovane scoppiò a piangere.

Anne non riuscì a dire nulla. Le parole le morirono in gola. La bocca restò asciutta. Anche il bambino cominciò a piangere, vedendo sua mamma così triste. Non sapeva che c'entrava pure lui.

-dov'è adesso?? quel bastardo... se lo trovo lo ammazzo-.

-non lo so... ma non tornerà... Bill, non piangere tesoro.. non è nulla...-. Gli accarezzò dolcemente la guancia, e i suoi capelli rossi. Morbidi come seta. Piano piano quello si acquietò.

-come sai che non tornerà?-.

-se la polizia lo vede ancora a Lafayette lo sbatte in carcere, rischia una condanna all'ergastolo. Io ho cercato di fermarlo... mi ha minacciato che mi avrebbe ucciso se non la finivo di mettermi in mezzo... poi lo ha preso in braccio ed è scomparso per un giorno intero...-.

-lo dobbiamo denunciare-.

-se torna mi fa fuori- disse terrorizzata.

Anne guardava con la coda dell'occhio la piccola creatura sul grembo della ragazza. Quella piccola creatura innocente era stata violata dal suo stesso padre, dalla persona che gli aveva dato la vita. Le vennero i conati di vomito solamente a pensarci. Che vita avrebbe vissuto il bambino adesso? Perchè tutto questo? Perchè a un bimbo indifeso?


   
 
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