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Autore: lyrapotter    21/03/2009    7 recensioni
PRIMA PARTE DELLA TRILOGIA
1998, Harry Potter è scomparso nel nulla, Voldemort sta velocemente prendendo il potere e l'Ordine della Fenice decide il destino di un neonato, figlio del genitore sbagliato. Diciasette anni dopo, Andrew Potter scoprirà la verità sul suo passato e si ritroverà suo malgrado coinvolto in una guerra senza quartiere: in palio ci sono la sua vita e la salvezza del mondo magico...
Altri personaggi: Fred e George Weasley, Ted Tonks, Voldemort, Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy
Genere: Azione, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Luna Lovegood, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magic Wars saga'
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MAGIC WARS

CAPITOLO XIX: TRATTATIVE

Pub Lupo di Mare

Londra

Il Lupo di Mare era fiocamente illuminato, tanto da lasciare in ombra vasti angoli del locale, e così ingombro da dare l’impressione che non ci sarebbe più entrato nemmeno uno spillo. Eppure la gente continuava ad andare e a venire, a urlare per attirare l’attenzione delle cameriere o semplicemente perché troppo ubriaca da rendersi conto di quello che stava facendo. L’aria puzzava di sudore, tabacco e Whisky scadente, tanto che il volto di Drew si contrasse in un’involontaria smorfia di disgusto, quando si immerse nell’asfissiante atmosfera del pub.

Bel posticino, considerò tra sé, guardandosi intorno in cerca, nel marasma di corpi e volti, di quello dell’uomo che doveva incontrare. Infine lo individuò, stretto in un angolo buio del locale, solo: un bel uomo sulla trentina, dai tipici tratti mediterranei, che beveva con aria annoiata una babbanissima birra scura, ascoltando distrattamente la musica diffusa da un vecchio jukebox.

"Stammi vicino" raccomandò sottovoce a Sirius, mentre senza esitare si dirigeva verso il tavolo di Torres.

A metà strada, tuttavia, si sentì apostrofare dalla voce poco amichevole del barista: "Ehi, tu! Quella bestia non può stare qui: sbattila fuori, subito!".

Prima che Drew potesse anche solo aprire bocca, Sirius decise di risolvere la questione a modo suo: scoprì i denti, ringhiando, cosa che, associata alla sua mole mica da ridere, lo fece apparire decisamente minaccioso. L’uomo dietro al bancone infatti arretrò, spaventato dalla reazione dell’animale.

"Fossi in te" osservò Drew, in un tono che sperava convincente, "eviterei di contrariarlo. L’ultimo che l’ha fatto non è più riuscito a camminare in modo autonomo…".

Il barista indietreggiò ulteriormente, fissando con rinnovato timore il cane, che non aveva accennato a muoversi di un millimetro, ma continuava a scrutarlo malevolo.

"Ci sono altri problemi?" chiese ancora Drew, con una dissimulata nota di panico, notando che la loro piccola sceneggiata stava attirando gli sguardi di parecchi avventori curiosi. E tanti cari saluti al mio proposito di tenere un profilo basso. Avrei dovuto mettere in conto che un cane della stazza di Sirius non passa inosservato, cavolo!

Il barista scosse convulsamente il capo, facendo cenno di proseguire. "Faccia come se fosse a casa sua. E anche la sua, ehm, adorabile bestiola è la benvenuta" balbettò, impacciato.

Tutto sommato, però, dubito che avrei ottenuto questo effetto, se Sirius si trasformasse in chihuaua o in barboncino. "Molto gentile, da parte sua. Andiamo, Padfoot".

Drew si riavviò verso la sua metà, facendo slalom fra i tavoli, il cane, nuovamente docile come un agnellino, attaccato alle sua calcagna. Drew sapeva bene che Sirius stava sfruttando al meglio la sua posizione per individuare ogni possibile via di fuga, se il piano fosse andato a rotoli per qualunque motivo. O magari, cercava di assorbire l’essenza dell’alcool rarefatto nell’aria, difficile a dirsi.

Si sedette di fronte a Torres che lo accolse con un ghigno sardonico. "Beh" esordì a mo’ di saluto, "certo non scherzavi dicendo che il tuo socio si fa riconoscere facilmente. Di sicuro, non si sforza di passare inosservato…". Parlava l’inglese in modo fluido, anche se un leggero accento che ne denunciava le origini ispaniche.

"Lo so: Padfoot tende a farsi notare". Drew esitò, poi aggiunse: "È un problema?".

"Affatto. Anzi, mi pare più affidabile di moti esseri umani che conosco…".

"Oh, lo è" garantì Drew, dando a Sirius una pacca sua spalla: il cane si era seduto di fianco a lui e scrutava torvo il locale, fulminando con lo sguardo chiunque si avvicinasse. L’immagine del perfetto cane da guardia. "Si butterebbe tra me e una pallottola se potesse" proseguì il ragazzo. "E non ha richieste particolarmente esose quando si tratta di sparite le torte, se capisci cosa intendo. Il compagno ideale".

Franco si grattò il mento con fare pensoso. "Interessante. Una guardia del corpo pelosa… Se è davvero come dici, dovrei prendere in considerazione l’idea di farmene uno anch’io".

"Non è mica semplice" lo avvertì Drew. "Tengo con me Padfoot fin da quando era cucciolo. La fedeltà magari l’hanno innata, ma sono stati necessari anni di addestramento e molta pazienza per farlo diventare quello che è". Gli diede un’altra affettuosa pacca, mentre dentro di sé si chiedeva quanto la recita stesse apparendo credibile agli occhi di Franco Torres. Evidentemente abbastanza, visto che lui lasciò cadere l’argomento e disse: "Ok, direi di passare alle cose serie, ora".

"Sono perfettamente d’accordo".

Torres annuì e fece un cenno alla cameriera. "Altre due, baby, grazie". Lei fece un cenno d’assenso e ricomparve poco dopo con due bicchieri di birra.

"Gli affari si discutono meglio davanti a una buona vecchia birra fatta alla vecchia maniera, non credi?".

"Assolutamente" concordò Drew, bevendo un sorso e imponendo alla sua faccia di mantenere un’espressione neutra. Mamma mia, che schifo! In vita sua, aveva bevuto birra solo una volta prima di allora, quando alcuni suoi amici avevano organizzato una specie di festino e si erano procurati alcool con dei documenti falsi. Tra l’altro, gliela avevano cacciata in gola quasi a forza ed era bastato per farlo partire per il mondo dei balocchi, visto che non era abituato a bere. I suoi compagni insistevano nel dire che in quel frangente avesse pure baciato una delle ragazze più popolari della scuola, ma Drew era quasi certo che se lo fossero inventato: i suoi ricordi di quella serata erano sbiaditi, ma mica tanto da dimenticarsi una cosa del genere. Quando poi Dudley l’aveva scoperto in bagno a vomitare perfino l’anima, gli aveva dato una ripassata tale da fargli passare la voglia di alcool per il resto della sua vita e anche di più.

Ma ovviamente, nella mascherata che stavano mettendo in piedi, non poteva certo sperare di bere del succo di mela: sarebbe stato appena un pelino fuori luogo. Così, non gli era restato altro che riempirsi lo stomaco, imporsi di non esagerare e pregare tutti i maghi passati, presenti e futuri che l’alcool non gli andasse alla testa troppo in fretta. Beh, almeno non è roba forte, si disse a mo’ di consolazione. Fortunatamente per lui, Franco non parve notare il suo disagio, bevve un lungo sorso con evidente piacere e osservò: "Sai, questo è rimasto uno dei pochi locali in tutta Londra a non servire le porcherie di quegli infami… Sai, Burrobirra, Whisky Infuocato o come cribbio si chiama… Puah, schifezze! Che il diavolo se li porti, i maghi e tutti i loro dannatissimo intrugli!". Esitò un istante, immerso in chissà quali considerazione, poi proseguì: "Allora, Danny, giusto?".

"Burton. Danny Burton. E tu sei Franco Torres".

"La mia fama mi precede, vedo". Torres ridacchiò. "Da quanto hai detto al telefono mi è parso di capire che avessi una richiesta da farmi. Sono tutto orecchi".

"Esatto" confermò Drew, mentre il cuore partiva al battergli all’impazzata. Il momento della verità: doveva solo sperare di essere convincente e riuscire ad abbindolare Franco e, in caso contrario, di essere abbastanza veloce e la porta non troppo lontana. "Si dice in giro che tu faccia parte della cerchia di Nandes…" continuò, deciso a prenderla alla lontana.

Capì subito di aver fatto la scelta giusta: al solo nominare Nandes, Torres si era irrigidito e la sua posa rilassata aveva ceduto il posto a uno sguardo da vecchio lupo sospettoso. "Chi lo dice?" domandò, in tono cauto, occhieggiando il suo interlocutore come una bestia potenzialmente pericolosa.

Drew restò sul vago. "Voci di corridoio. Sussurri. Chiacchiere".

"Chiacchiere?".

"Sì, chiacchiere".

Franco parve rilassarsi un poco. "E se anche io lavorassi per questo Nandes, cosa che non sto affatto confermando, perché la cosa dovrebbe interessarti?".

Drew aveva l’impressione di giocare una partita a scacchi su una fune sottile: una sola mossa sbagliata e sarebbe stato scacco matto, il che avrebbe probabilmente significato la morte non solo sua, ma anche di Ares e Artemis. Era di vitale importanza perciò non commettere quel fatale passo falso. Il che implicava anche il non dimostrare fretta e prestarsi ai guardinghi giochi di parole dello spagnolo. "Perché sono interessato a offrire a Nandes i miei servigi e un’intercessione da parte tua mi farebbe comodo".

Una luce d’interesse brillò negli occhi di Torres: l’ispanico stava evidentemente calcolando tutte le alternative e cercando il suo tornaconto. "Che tipo di servigi?" domandò.

"Ricettazione, principalmente. Ma sono aperto a qualunque tipo di incarico".

Franco si grattò il mento, pensieroso, studiando il giovane di fronte a lui da capo a piedi. "Un lavoratore generico, eh? Interessante. Molto interessante".

"Ho attirato la tua attenzione?" chiese Drew, in tono apparentemente casuale, in realtà carico di ansia speranzosa. Anche Sirius, all’apparenza sonnecchiante ai suoi piedi, si stava bevendo ogni sua singola parola.

"Può essere, Burton, può essere. Ma è ancora tutto da vedere. Cosa ti fa credere che Nandes ti potrebbe volere al suo fianco?".

"Ritengo di possedere qualità che potrebbero tornargli utili. E che il favore di Nandes possa aiutarmi a costruirmi una reputazione".

"Ammettendo di essere sufficientemente influente per fare ciò che chiedi, io cosa ci ricavo?".

"La mia amicizia". Notando l’espressione scontenta di Franco, Drew aggiunse subito: "E io sono molto generoso con i miei amici… Diciamo il 15% dei miei futuri introiti. Più un piccolo anticipo".

Detto questo, fece scivolare sul tavolo un sacchetto. L’inconfondibile tintinnio di monete sonanti risuonò per un istante, facendo luccicare di avidità gli occhi di Franco. Proprio su questo contava Drew: che la prospettiva di un guadagno facile facesse passare a Torres la voglia di fare troppo domande. Era costata una bella fatica procurarsi quel denaro: avevano dovuto impegnare parte dei mobili dell’attico di Ares e Artemis e Christie e Keith avevano arrotondato la cifra con i loro risparmi. In totale avevano messo insieme più di duecento galeoni, un cifra che Drew sperava sufficiente per comprare l’aiuto di Franco.

L’ispanico allungò la mano, facendosi scivolare in grembo il denaro. Finse di riflettere alcuni istanti, poi disse, sempre in tono misurato: "Si potrebbe fare…".

"Si potrebbe fare o si può? C’è una sottile ma rilevante differenza…".

"Per il 20%, quel condizionale potrebbe diventare un indicativo…" buttò lì Torres, osservando attentamente il suo interlocutore.

Fu il turno di Drew di fingere di riflettere: da parte sua avrebbe anche detto subito di sì, ma sapeva di doversi mostrare più prudente nei confronti di quei soldi di cui non gli importava nulla.

"Direi che abbiamo un accordo" disse infine. "Anche se mi costa caro…".

"Nulla a questo mondo è gratis, compare" osservò Franco. "Tuttavia, per festeggiare questa nuova amicizia sarò lieto di offrirti da bere…".

"Molto gentile da parte tua. Allora, siamo d’accordo".

Torres annuì. "Parlerò con Nandes. Sappi però che l’ultima parola spetta a lui. Ti cercherò io quando avrò la sua risposta".

"Attenderò con impazienza" lo rassicurò Drew, alzandosi in piedi, subito imitato da Sirius. I due si strinsero la mano, a suggellare l’intesa, poi Drew si allontanò e uscì con il cane alle calcagna, cercando di non mostrare fretta nell’andarsene.

Solo quando ebbe messo cinque isolati tra lui e il Lupo di Mare e fu certo che nessuno lo seguisse, si permise di accelerare il passo e assumere una posa più rilassata, rilasciando un sospiro di sollievo.

"Beh, direi che è andata bene" disse. Sirius abbaiò con fare entusiasta.

La Casa

Londra

"Ancora non capisco…" borbottò JR all’indirizzo del suo capo.

"Che cosa non capisci, mio viscido amico?" domandò Nandes, senza nemmeno sprecarsi a guardarlo, sorseggiando distrattamente il suo Whisky Incendiario.

"Perché hai tenuto in vita Artemis e Ares?" chiese JR. "Hai ammazzato gente per molto meno di quello che hanno tentato di fare quei due…".

Nandes sorrise tra sé. "Ho i miei buoni motivi, JR, credimi. Ho i miei buoni motivi".

"E quali sarebbero?". JR appariva piuttosto nervoso: non gli piaceva essere tenuto all’oscuro dei piani del suo superiore.

Quest’ultimo tuttavia si limitò a stringersi nelle spalle. "Diciamo solo che quelle piccole serpi potrebbero valere più da vive che da morte, in questo momento. Sto cercando di capire se ne valga la pena…".

Non aveva detto a nessuno, né aveva intenzione di farlo, dei piccoli scheletri che Ares e Artemis avevano astutamente nascosto nell’armadio, essenzialmente per due motivi. Il primo, e puramente materiale, era che molti ospiti della Casa, alla prospettiva di soldi facili, avrebbero potuto facilmente soffiargli la preda da sotto il naso e intascarsi quanto il Ministero avrebbe offerto per quei due. Il secondo, potenzialmente più pericoloso, era che nella sua cerchia l’atteggiamento verso i maghi e quelli della loro razza andava dall’odio più viscerale al terrore puro: sapere di averne ben due sotto lo stesso tetto, con cui per di più si era lavorato gomito a gomito, avrebbe potuto suscitare reazione inconsulte e minare alla base la stabilità del suo regno criminale. Avrebbe pertanto tenuto il segreto finché non avesse deciso al cento per cento cosa fare, il che implicava ovviamente non dire nulla a JR.

Il suo secondo assunse un’espressione scontenta. "Non ti fidi di me, Nandes?".

"Ma, no, cosa vai a pensare: in questo edificio sei al persona di cui mi fidi di più, dopo me stesso. Non è mancanza di fiducia la mia…".

"E allora cos’è?".

Prima che Nandes potesse rispondere, qualcuno bussò alla porta dell’ufficio. "Sì?".

Franco Torres entrò nella stanza, con espressione piuttosto impacciata. "Disturbo?".

"Ah, Franco" lo accolse Nandes. "Niente affatto, ti stavo aspettando. JR, puoi andare, di certo hai qualche affare da sbrigare…", che tradotto in parole povere, stava a dire "levati dai piedi, che sei di troppo".

JR si limitò ad annuire, fece un cenno di saluto a Torres, che ricambiò, e uscì, chiudendosi la porta alle spalle.

"Allora" esordì Nandes, osservando attentamente il ricettatore. "Com’è andato il tuo affare in madrepatria?".

"Sono moderatamente soddisfatto, grazie dell’interessamento" rispose Franco. "Ho guadagnato meno di quanto sperassi, ma ha sufficienza per non considerare il tutto una perdita di tempo".

"Bisogna sempre guardare il bicchiere mezzo pieno, vero? Vuoi qualcosa da bere?" domandò, servendosi un altro bicchiere, per poi sedersi alla scrivania.

Al suo cenno, anche Torres lo imitò, declinando l’offerta. "No, grazie, penso che mi rifarò più tardi…".

"Giusto, tu non gradisci particolarmente le bevande magiche… Nemmeno io, in verità, ma questo Whisky non è niente male".

Franco non commentò, limitandosi a fissare un punto del tavolo.

"Se non ricordo male, volevi dirmi qualcosa…" lo incalzò Nandes. "Ammetto che mi hai incuriosito…".

"Oh sì, una cosa curiosa. Ieri sera mi sono incontrato con un tizio, un ricettatore, Danny Burton, che mi ha chiesto di intercedere presso di te".

"Un ricettatore?" ripeté Nandes, quasi tra sé. "Certo di quelli non ce n’è mai abbastanza in giro. Uno in più potrebbe farmi comodo… Cosa sai di lui?".

"Non molto in verità" rispose Franco. "È stato molto criptico sul suo passato… Comunque mi è parso avesse delle buona qualità…".

Nandes ridacchiò. "Dì la verità, quanto ti ha pagato per venire a dirmi queste sviolinate?".

Torres arrossì, imbarazzato. "Nandes, io non so…", ma l’altro lo interruppe con vago cenno della mano. "Ah, non ti preoccupare. Siamo essere umani, no? E come tali abbiamo tutti le nostre debolezze…".

"Comunque, credo che dovresti incontrarlo. In fondo che hai da perdere?".

Nandes assunse un’espressione pensosa, ponderando i pro e i contro. Al di là di tutto, quel Burton sembrava avere buone potenzialità: aveva scoperto che Franco era interno al suo giro e abbastanza vicino a lui da poter fare da ponte tra loro e aveva sufficiente faccia tosta da osare fare una proposta del genere. Senza contare che con la defezione di Ares e Artemis aveva bisogno di qualcuno che prendesse il loro posto. Sì, quel tipo poteva fargli comodo… e in fondo, era sempre in tempo per cambiare idea, giusto?

"Molto bene. Portamelo qua, così vedremo se dietro alle tue parole c’è più di una semplice, vile bustarella…".

"D’accordo, penso di poter combinare per domani sera. Una sola cosa: tu non hai problemi coi cani, vero?".

Quartier Generale

Dell’Ordine della Fenice

Londra.

"Continuare a fissare quel coso non lo fare suonare prima, Sirius" osservò Remus, in tono stanco. "Perché non vai a stenderti un attimo, sei distrutto…".

"Sto bene" ribatté Remus, senza risultare particolarmente convincente e senza distogliere lo sguardo dal telefono cellulare posato sul tavolo.

"Non ti fa bene tutto questo stress, lo sai" insistette ancora Sirius. "Ti sei appena rimesso in piedi dopo il plenilunio…".

"Sto bene, Sirius, smettila di preoccuparti".

"Non posso finché tu non ricominci a usare la testa. E siccome questo non accadrà finché Artemis non sarà di nuovo sotto questo tetto, mi toccherà continuare a preoccuparmi ancora per molto".

Remus non commentò: sapeva che Sirius aveva ragione, sapeva che si stava stancando troppo e che questo presto o tardi avrebbe avuto delle conseguenze, ma non poteva farci nulla. Sirius non poteva capire, non completamente almeno, non aveva figli: era una cosa più forte di lui, la stessa forza che aveva spinto James e Lily a morire per Harry, che aveva indotto Ginny a sacrificare la sua vita per quella di Drew, che aveva portato lui e Dora tra le braccia dei Mangiamorte tre anni prima.

"Quando avrai figli, capirai quello che provo in questo momento…" buttò lì.

Sirius rise. "Quando avrò figli? Remus, credo che per me quel treno sia partito da tanto tempo ormai… Non so se ti rendi conto, ma vado, anzi andiamo, per i sessanta, non ho più l’età per mettermi a far figli…".

"Allora, prima di tutto, hai 55 anni, perciò i sessanta sono ancora lontani. Secondo, l’ultima volta che ho controllato, sono soprattutto le donne a doversi preoccupare dell’orologio biologico…".

"Già, perché tu conosci qualcuna che farebbe un figlio con me, vero?".

"Beh, così su due piedi un nome mi viene in mente…" disse Remus, in falso tono meditabondo, indicando con un cenno del capo Luna, che nemmeno a farlo apposta passava in quel momento per il corridoio.

Sirius sbuffò. "Non ricominciare con questa storia, Remus. Io e Luna abbiamo le stesse probabilità di mettersi insieme quante ne ho di diventare ministro della magia…".

"Ah, ormai ho rinunciato a cercare di farti ragionare su questo argomento, Padfoot. Ricordati quello che ti dico, però: un giorno, magari non troppo lontano, ti pentirai di non esserti fatto sotto con Luna. E quel giorno mi auguro di essere ancora qui per poterti dire "te l’avevo detto"!".

Sirius non rispose, fissando il tavolo. In un mulo doveva trasformarsi, altro che cane, pensò Remus. In quell’istante squillò il telefono.

Sala Grande della Casa,

Londra.

La Sala Grande, come era stata ribattezzata, era un ampio salone che poteva essere un incrocio fra una sala conferenze, un pub e una discoteca. Arredato sobriamente, fornito di un bar sempre aperto e di spettacolo gratuito, era il luogo all’interno della Casa dove il circolo di Nandes si riuniva per parlare di affari, scambiarsi opinioni, ingraziarsi il capo o più semplicemente fare bisboccia senza rischiare di incorrere in sanzioni. Ogni sera, la Sala Grande si riempiva della peggiore feccia criminale Babbana della città, che il più delle volte coglieva l’occasione per ubriacarsi gratis o fare baldoria. Il tutto sotto l’occhio perennemente vigile di Nandes o i suoi fedelissimi, che controllavano che le cose non degenerassero troppo oltre i limiti dell’indecente. Per quanto, questi soggetti avessero un concetto piuttosto relativo di cosa fosse indecente…

La notte in cui Drew fece per la prima volta il suo ingresso nella Sala Grande, sotto le false spoglie del ricettatore Danny Burton, era una serata come tante altre, non fosse stato per il fatto che l’aria era un po’ meno festaiola del solito, anzi quasi carica di elettricità e curiosità repressa. La notizia che il capo avrebbe ricevuto un potenziale "nuovo" si era diffusa a macchia d’olio, così come una piuttosto colorita e ovviamente assai poco veritiera immagine di quest’ultimo. Prima ancora di sapere che faccia avesse, più della metà dei presenti era fermamente convinta che Danny Burton fosse un asso nel tiro a bersaglio, che potesse bere due litri ti tequila restando sobrio e che una volta aveva ordinato al suo mastino di azzannare in una non meglio precisabile parte del corpo un tizio semplicemente perché l’aveva urtato per sbaglio. Tutto questo si era aggiunto alla diceria secondo cui Burton sarebbe subentrato al posto di Ares e Artemis nella cerchia più stretta di Nandes.

Di fronte a tutta questa aspettativa, è facile immaginare la delusione che provarono molti nel trovarsi di fronte un uomo di non più di trenta anni, di aspetto assolutamente comune, per non dire insignificante, che non sembrava dotato di nessuna qualità particolare, a parte evidentemente una buona dose di faccia tosta. Quello che colpì di più fu l’enorme cane lupo nero come la pece che gli trotterellava a fianco, docile e innocente come un agnellino, non fosse stato per il fatto che quelle zanne davano l’idea di poter staccare un braccio con un morso.

Bene, Sirius ha fatto la sua impressione, constatò tra sé Drew, osservando le reazioni degli uomini intorno a lui, mentre al seguito di Franco si dirigeva verso il centro della Sala.

A quel punto la sua attenzione fu calamitata dall’uomo comodamente seduto su un’ampia poltrona in fondo alla stanza, con un bicchiere mezzo pieno in mano e l’aspetto rilassato di chi si sente padrone del mondo. Intorno a lui, almeno cinque uomini vigilavano sulla scena, sicuramente pronti a mettere mano alle armi al primo segnale di pericolo. Fra quest’ultimi, Drew, riconobbe JR, l’uomo della registrazione del Gufo Messaggero, quello che aveva sparato ai suoi amici. Bene, si va in scena. A noi due, Nandes, che vinca il migliore.

Franco si fermò a circa una decina di passo dal capo. "Nandes" lo salutò.

"Franco. Suppongo che questo sia l’uomo di cui mi hai parlato tanto entusiasticamente… Benvenuto nella mia umile dimora".

"Grazie, signore" rispose Drew, in tono cauto, simulando un sorriso. "È un onore essere qui".

"Sì, lo è davvero" confermò Nandes, con un ghigno compiaciuto. "Ma ti prego, chiamami Nandes, certe formalità le aborro in casa mia".

"Come preferisci, Nandes".

"Allora, Danny Burton. Il tuo nome non mi dice assolutamente nulla…".

"Non sono da molto qui in Inghilterra, infatti" cominciò a spiegare Drew. Era giunto il momento di scoprire se la storia che aveva messo in piedi era davvero buona come era parsa all’Ordine. In caso contrario, beh, poteva solo sperare in una morte non troppo dolorosa, probabilmente: con tutta la buona volontà, c’erano almeno un centinaio di persone in quella stanza, tutti potenziali assassini e lui e Sirius erano completamente soli. "Mi sono trasferito dall’America alcuni mesi fa, in cerca di nuove opportunità…".

"Dall’America? Interessante… Posso sapere come sei arrivato al mio nome?".

"La tua fama ti ha preceduto, Nandes. Ho sentito parecchio parlare di te, da quando sono arrivato in Inghilterra, e sono rimasto molto colpito. Ero curioso di incontrare il Babbano che riesce a tenere sotto scacco le forze del Lord e a gestire un impero criminale di questa portata…".

Nandes parve compiaciuto da quel complimento detto tra le righe. Tuttavia il suo tono si mantenne neutro e cauto. "Certo capirai che non posso ammettere nel mio circolo tutti i pischelli che capitano alla mia porta…".

"Non mi aspettavo nulla di diverso" gli assicurò Drew. "Sarò pronto a dimostrarti le mie capacità in qualunque momento…" aggiunse, mentre interiormente si chiedeva a quale prova Nandes l’avrebbe sottoposto.

L’uomo lo osservò con fare calcolatore, soppesando le sue parole. "Dimmi, da quanto tempo tieni con te quella bestia?" domandò poi a sorpresa, cogliendo Drew completamente alla sprovvista.

"Oh, beh, anni" rispose dopo alcuni secondi di esitazione. "Da quando era cucciolo, l’ho addestrato personalmente…".

"Perciò, ipoteticamente parlando" proseguì Nandes, poggiando il bicchiere su un tavolino, "se adesso estrassi al pistola e ti sparassi, lui cercherebbe di difenderti, giusto?".

Prima che Drew potesse rispondere, successero tre cose in rapida successione: Nandes levò appena il braccio destro, dalla sinistra di Drew partì uno sparo e Sirius scattò, veloce come un falco. Un istante dopo, Drew era a terra, con Sirius praticamente sdraiato sopra, che ringhiava minacciosa all’indirizzo di Nandes, che non appariva per nulla turbato da quanto successo, anzi sembrava decisamente soddisfatto. Il proiettile era andato a conficcarsi nel pavimento, a dieci centimetri buoni da dove si trovava prima Drew: anche senza l’intervento di Sirius, il colpo l’avrebbe mancato. In un lampo capì cosa era accaduto veramente…

"Era una prova?" domandò incredulo, col cuore che batteva come un tamburo: quando aveva sentito lo sparo, gli era quasi venuto un infarto, credeva che la sua copertura fosse saltata in qualche modo. Invece era tutta una messinscena, come gli confermò lo stesso Nandes, ghignando.

"Sei sveglio, ragazzo. Una qualità che potrebbe tornare utile…".

"Perché?" insistette Drew, spingendo via Sirius e rimettendosi in piedi: il cane rimase accucciato in posizione difensiva, evidentemente ancora pronto a scattare se ce ne fosse stato bisogno.

"Volevo essere certo che non avessi raccontato un mare di balle, Danny. Per quel che ne sapevo io, quel cane poteva essere solo un’interessante coreografia…".

"Ti assicuro che non lo è e per il tuo bene ti consiglio di non fare ulteriori esperimenti. Non so se potrei fermarlo una seconda volta…".

"Lo terrò presente. Comunque direi che hai superato brillantemente la prima parte della prova…".

Drew trattenne il sorriso esultante che minacciava di affiorargli sul volto: non gli era sfuggito quel "prima parte".

"Cos’altro devo fare?".

"Beh, il tuo compagno si è dimostrato all’altezza delle tue parole, no?" osservò Nandes, in tono casuale. "Ora è il tuo turno: dopodomani, arriverà giù al porto una partita di fucili high-tech: roba sofisticata, che non si trova dal rigattiere. Portamene almeno la metà e potrai considerarti dentro…".

"Tutto qui?".

"Tutto qui" confermò Nandes. "E se dovessi fallire, non preoccuparti a tornare. Al più, potresti mandarci il tuo socio, visto che lui la sua prova l’ha superata…".

"Oh, non ti libererai di me così facilmente, Nandes. Ci vediamo fra tre giorni…".

"Ci conto". Nandes gli levò il calice in segno di congedo. Drew e Sirius si mossero verso la porta, senza far trapelare la loro fretta.

Appena si chiusero la porta alle spalle, esplosero le chiacchiere e i commenti all’interno del salone.

Drew non aprì bocca finché non fu di nuovo all’aria aperta, molto lontano dalla Casa e il suo pericoloso re.

"Bene, abbiamo tre giorni per escogitare la mossa successiva…" disse, infine, appoggiandosi contro la parete, respirando a fondo, rilassando i muscoli rimasti tesi per il nervosismo fino a quel momento. Poteva fare con calma: la Polisucco gli garantiva ancora un’ora di copertura prima di riprendere le sue sembianze e con la Smaterializzazione ci avrebbero messo un istante a tornate la Quartier Generale. "Che facciamo?" domandò, rivolto a Sirius. L’animale scrollò la testa, si guardò guardingo intorno e poi riprese il suo aspetto umano.

"Ci pensiamo a casa, direi. Vieni, allontaniamoci dalla strada…".

Drew lo seguì in un vicolo laterale. "A proposito, ottimo salvataggio" si complimentò.

"Grazie. Niente di speciale. Ottima interpretazione".

"Grazie. Credo che questa storia mi stia togliendo vent’anni di vita…".

"Se può consolarti, sei andato bene. Avresti ingannato pure me…"

Drew sorrise. "Speriamo che la finzione continui a reggere così bene…".

"Un passo alla volta. Prima mettiamo le mani su quei fucili…".

LYRAPOTTER’S CORNER

Buon primo giorno di primavera, miei cari lettori (sempre ammesso che ce ne sia ancora qualcuno, coi tempi di aggiornamento che ho preso), anche se considerato il gelido vento assassino che spirava oggi dalle mie parti, non si direbbe proprio aria di primavera.

Che posso dirvi, credo di cominciare a prenderci gusto a scrivere di Nandes&co., è un piacevole diversivo rispetto al solito, cambiare il cattivo. Senza contare che mi piace come l’ho sviluppato, il mio Jabba…

Una piccola noticina, credo che il mio computer stia impazzendo: rileggendo il capitolo per la correzione, mi sono accorta che per qualche oscuro motivo aveva sostituito tutti i nomi propri con "Remus". All’inizio, pensavo a un mio errore, ma quando me ne sono ritrovati cinque di fila, in un punto dove ero sicura di aver scritto i nomi giusti, ho capito che deve essere il mio server a giocare qualche strano scherzo…In ogni caso, penso di averli corretti tutti, se trovate un Remus in un punto dove non dovrebbe stare, mi scuso per la svista…

E ora, spazio ai ringraziamenti:

Ara chan, benvenuta in famiglia, conoscere fan della mitica vecchia trilogia è sempre un grande piacere. Grazie infinite e a risentirci!!!!!!

lucia_hp, un caldo benvenuto anche a te e un grazie di cuore per i tuoi complimenti!

ino chan, uffa, lo voglio anch’io un lavoro del genere (calma, Lyra, un passo per volta, prima pensa alla maturità!). Sono felice di averti fatto ridere, visto che nelle tue fanfiction mi succede sempre, ricambio il favore…

LadyMorgan, purtroppo non ho aggiornato troppo presto, il mio tempo è quello che è e finché non inviteranno i giorni da trenta ore (o non finirà la scuola), l’andazzo resterà questo. Beh, insomma, vorrei vedere, tra Han e Jabba corre un abisso di un paio di miliardi di miglia (se non l’hai capito, io AMO quell’uomo, peccato che ormai anche Harrison Ford sia un po’ stagionato). Comunque, non credo che Sirius abbia un corrispondente ben definito nella trilogia, diciamo che fa quello che capita…

Deidara, come promesso, eccoti il nuovo capitolo, anche se in ritardo perfino per i miei pronostici, contavo di postare ieri, ma poi si è fatto tardi, cascavo dal sonno e non avevo voglia di litigare con Pagebreeze… Grazie come sempre del tuo commento, aspetto tue notizie…

Non ho idea di quando posterò il prossimo capitolo, mi avviso subito, è il turno della altre fanfiction, e settimana prossima me ne vo’ a Weimar in gita scolastica, perciò niente computer per una settimana. Comunque, conto di farcela per le vacanze di pasqua (ma prendetela con le pinze, ormai dovreste saperlo…).

Fatevi sentire numerosi, mi raccomando, bacibaci!!!!!!!!!

   
 
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