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Autore: darkrin    12/02/2016    1 recensioni
12. - Dovresti provare a uscire con Sharon. Voglio dire, è una Carter, è un agente ed è bionda. I vostri figli sarebbero l’emblema del sogno americano – afferma Darcy con un ghigno, mentre la porta dell’ascensore si chiude alle loro spalle. (Darcy/Steve)
13. A volte Bucky scompare per giorni. A volte la familiarità e le sottese tensioni che ancora animano l’aria della Torre degli Avengers e il Winter Soldier che quasi gli brucia il sangue per tornare a premere il grilletto - terminare la missione -, diventano insopportabili. (Steve/Darcy/Bucky)
14. Mentre il mondo esplode, anche altre cose cadono a pezzi e l'unico filo di collegamento è quello di un telefono - anche se i telefoni non hanno più fili. (past-Darcy/Steve)
(Raccolta di minuscole storie sul tema della quotidianità | Coppie, Rating e Avvertimenti vari)
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Darcy Lewis, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note: - NO BETA quindi segnalatemi ogni svista/errore/strafalcione. 
- Ambientata dopo CW in un mondo in cui sono tutti contenti e felici e si fanno come conigli perché c'è Darcy.




 
Quiet nights of quiet stars (4)
 
 
 
A volte Bucky scompare per giorni. La familiarità e le sottese tensioni che ancora animano l’aria della Torre degli Avengers e il Winter Soldier che quasi gli brucia il sangue per tornare a premere il grilletto - terminare la missione -, diventano insopportabili e Bucky scompare.
La prima volta che torna, la porta dell’appartamento che divide con Steve si apre su un paesaggio di mobili sventrati e pareti distrutte. Le tende sono strappate e penzolano, meste, accanto alla finestra; il divano è ribaltato e ha perso una gamba, che giace inerme accanto al televisore sfondato e le piume dei cuscini ricoprono ogni superficie e si sollevano lievi nell’aria, allo sbattere della porta d’ingresso. Sembrano quasi fiocchi di neve.
- Steve – chiama e la voce gli esce quasi come un pigolio.
Steve è in bagno, seduto sul freddo pavimento di piastrelle, con la testa tra le mani. Non alza neanche il capo per guardarlo quando Bucky varca la soglia con passi incerti, continua a tirare ciocche di capelli biondi e a dondolarsi impercettibilmente sul posto.
- Te n’eri andato – mormora con voce roca quando l’amico, l’amante, l’uomo per cui avrebbe messo a ferro e fuoco il mondo e la sua squadra gli si siede accanto, scivolando lungo la parete..
Non c’è alcuna traccia di accusa nella sua voce perché non c’è spazio per altro oltre al dolore, oltre al terrore, oltre al: ti avevo perso di nuovo, Buck, di nuovo.
Prima ancora di rendersene conto, Bucky se lo tira addosso. Steve nasconde il volto contro il suo petto e gli stringe le braccia attorno alla vita e Bucky vorrebbe essere ancora del tutto umano, vorrebbe alzare la maglietta il giorno dopo e vedere i lividi, vedere le tracce lasciate dal corpo di Steve contro il suo, le ombre lasciate dalla disperazione di Steve. Steve che continua a singhiozzare, mentre le lacrime inumidiscono la maglietta dell’amico, te ne sei andato, te ne sei andato, te ne sei
 
 
 
Bucky si chiude la porta alle spalle il più silenziosamente possibile. La televisione è accesa, ne ha sentito il quieto mormorio dal pianerottolo dell’appartamento di Brooklyn che hanno finalmente comprato, ma questo non vuol dire che siano svegli e vuole solo infilarsi a letto, non sopportare una ramanzina su quanto essere un supersoldato dovrebbe renderlo in grado di muoversi silenziosamente senza disturbare la quiete altrui e c’è gente che la mattina lavora e deve sopportare Tony Stark e grazie tante, James, vaffanculo.
La vista che lo accoglie, lo lascia per un istante interdetto: Steve è steso a pancia in su sul loro divano, con il capo leggermente voltato verso lo schermo e una mano posata sulla schiena della bambina – capelli scuri, guance tonde e volto leggermente piegato in un broncio - che gli dorme rannicchiata addosso, mentre con l’altra le accarezza distrattamente i capelli.
- Che diavol… - mormora.
- Ciao Buck. –
Steve sussurra senza distogliere lo sguardo dallo schermo e senza smettere di accarezzare i capelli della bambina che gli si stringe ancor di più addosso con un sospiro, prendendo ampie manciate della maglietta bianca dell’uomo tra le dita.
- C’è stato un incidente nel laboratorio – spiega.
La bambina borbotta qualcosa nel sonno e struscia, come un gattino, la testa contro il petto di Steve.
Bucky esala un sospiro, mentre lascia cadere la giacca di pelle che indossava sullo schienale del divano.
- Ho provato a portarla a letto, ma fa i capricci ogni volta che tento di alzarmi – ammette il biondo ed ha una voce così sconfitta e così offesa che Bucky non riesce a trattenere una risata.
Non ha alcuna difficoltà ad immaginare quella minuscola versione di Darcy sbattere i piedi per terra e imporre a Steve di non farla andare in camera, come una Darcy adulta sbatte i piedi e getta vestiti fino a quando non riesce a imporre a Steve di portarla a letto.
Da quando è entrata nelle loro vite, come una tempesta di fulmini con la bocca di uno scaricatore di porto, Bucky ha trovato nella giovane donna un’incomparabile alleata nella sua eterna missione di far impazzire Steve. E di prendersi cura di lui.
- Fai posto, Soldato – afferma, usando il nomignolo che Darcy ha rifilato a Steve mesi e mesi fa e costringendolo a sollevare le gambe per potersi sedere.
Ci vogliono un po’ di aggiustamenti – il divano era già troppo piccolo per Steve e Darcy e Bucky immagina la voce di una Darcy adulta che borbotta ed esclama ve l’avevo detto che dovevamo prendere quello più grande. Non esiste un divano abbastanza grande per netflix e chill -, che vengono accolti dai grugniti indispettiti della bambina che si abbarbica come un koala alla maglietta e al torso di Steve. L’uomo le passa un braccio intorno alla schiena per stringersela addosso e disturbarla il meno possibile e Bucky pensa che, certe volte, siano così dolci da essere quasi disgustosi.
Finiscono con i piedi di Steve sulle cosce di Bucky e Darcy ancora stesa a pancia sotto sul petto di Steve. Barnes si poggia contro lo schienale del divano, e posa una mano su una delle gambette nude della bambina. Darcy gli tira un minuscolo calcio, che gli strappa un sorriso: anche nel corpo di una nanerottola di sette anni è disposta a tutto per di difendere il suo sacro diritto al sonno (e al caffè. - Barnes, dove cazzo hai messo il mio caffè? - - Nella mia bocca, dolcezza. Perché? Lo rivuoi? -)
Il televisore sta passando l’ennesima replica di uno di quegli orrendi programmi in cui quattro spose si scannano per avere il matrimonio dei sogni.
- Almeno quando dorme, togli questa merda – afferma, con un gemito di dolore.
- Ma si è svegliata ogni volta che ho provato a cambiare canale… -
- Steve, Cristo... –
- Buck dico sul serio. –
- Togli questa merda. –
 
 
 
A volte Bucky scompare per giorni. A volte la familiarità e le sottese tensioni che ancora animano l’aria della Torre degli Avengers e il Winter Soldier che quasi gli brucia il sangue per tornare a premere il grilletto - terminare la missione -, diventano insopportabili, ma Bucky ha una ragazza che parla come uno scaricatore di porto e il suo migliore amico che lo aspettano, stravaccati a guardare programmi indecenti su un divano troppo piccolo, in un appartamento di Brooklyn e ha intenzione di fare tutto ciò che è in suo potere per tornarvi sempre.
Fosse anche solo per impedir loro di rincoglionirsi ancora di più iniziando la nuova stagione delle Kardashian. 
   
 
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