Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Rowena    22/03/2009    6 recensioni
Due anni fa, Percy Weasley è tornato a fare parte della sua famiglia. Due anni fa, malgrado tutto, i suoi parenti erano felici di averlo di nuovo con loro.
Due anni fa. Ma ora Percy è diventato un grandissimo rompiscatole, al punto che i suoi cari, teneri, dolci, adorabili parenti hanno deciso che devono sbarazzarsi di lui. E che diavolo, Perce!
Epilogo online: «Audrey, ti volevo chiedere una cosa», esordì con un certo imbarazzo, mentre la ragazza, che si era allontanata un poco per annusare il profumo delle rose selvatiche, si voltava. «È una cosa importante e spero che non la giudicherai affrettata, perché io sto davvero bene con te e credo che sia arrivato il momento per fare un passo del genere».
Alla strega mancò il respiro: possibile che Perce volesse… No. Era troppo presto. Si frequentavano da sei mesi scarsi, nemmeno, era impossibile che fosse davvero pronto a fare quello che lei temeva. Non il compassato, razionale e metodico Percy Weasley!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Audrey, Famiglia Weasley, George Weasley, Percy Weasley | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La prima ad arrivare fu Ginny, con i capelli arruffati e l’aria di chi era stato buttato giù dal letto durante il più meraviglioso dei sogni. «Uffa, si può sapere il perché di tutta questa fretta?»
Si era Materializzata direttamente in salotto, piombando quasi in braccio a Bill che sedeva scomposto sul divano; prima che Molly potesse rispondere alla figlia, tuttavia, la voce di uno dei ragazzi seguì l’apertura della porta in cucina. «Noi avevamo un impegno culturale d’alto livello! Angelina voleva portarmi al cinema dei Babbani» strepitò George dalla soglia del soggiorno, prima di lasciar passare la sua compagna.
Angelina salutò tutti i presenti con enfasi: era entusiasta per la sua prima riunione di famiglia Weasley, che considerava un grande evento.
«Credimi, Angelina, tra dieci minuti vorrai scappare di qui» le assicurò Ginny, stranamente scontrosa.
Molly la fissò, cercando di comprendere come mai la figlia fosse tanto di cattivo umore: erano passate le dieci, eppure la strega più giovane aveva l’aria di chi era stato buttato giù dal letto in malo modo. «Che hai tesoro? Sembra che tu ti sia appena svegliata». Forse la sua chiamata via camino, un po’ troppo enfatica perfino per i suoi parametri, aveva qualcosa a che fare con la sua luna storta, ma che colpa ne aveva? Bill aveva richiesto tutti i fratelli, escluso Percy, alla Tana, e lei aveva gridato nella cappa fino a che Harry non si era degnato di risponderle. Da parte sua, non credeva possibile che qualcuno potesse rimanere a letto fino a quell’ora, per lei era davvero improponibile con una casa da mandare avanti.
La figlia le dedicò un’occhiata tanto truce da impedirle di proseguire le sue indagini su cosa stesse accadendo al numero dodici di Grimmauld Place, evento più impossibile che raro. «Tecnicamente io mi sono appena svegliata!» rispose quasi rabbiosamente Ginny, massaggiandosi le tempie con due dita. «Ieri sera il dopo partita è stato allucinante: capisco che abbiamo quasi il campionato in tasca, ma non mi sembrava il caso di esagerare a quel modo».
Chiunque aveva meno di cinquant’anni nella stanza sentì odore di scusa e cominciò a sghignazzare.
«Di quale dopo partita stai parlando, quello con tutta la squadra o quello a porte chiuse a casa con Harry?» chiese George con aria innocente. Stuzzicare la piccola di casa e il suo fidanzato sulla loro vita sessuale in presenza dei genitori era diventato da poco uno dei suoi hobby preferiti, soprattutto poiché l’eroe del mondo magico era perfino più divertente di Ronnino Piccolino, quando annaspava su certi argomenti.
Fortunatamente, Molly stava accogliendo proprio Ron, che era apparso da solo nel camino del soggiorno, e non si accorse di nulla. Ginny fece una boccaccia al fratello. «Il secondo, ovviamente».
Prima che il mago senza un orecchio potesse rispondere, il fratello di mezzo salutò tutti con un caldo sorriso. «Salve a tutti: Hermione si scusa ma proprio non può venire, nel suo ufficio è il putiferio».
La strega a quelle parole lasciò perdere i suoi tentativi di incenerire George con lo sguardo. «Ah, Harry, invece, dovrebbe arrivare tra poco, mamma; abbiamo pensato che l’invito fosse esteso anche a lui».
«Ma certo che era esteso anche a lui: anche se non ancora formalmente», e qui una lunga occhiata obliqua da parte della madre travolse la strega più giovane, «fa parte della famiglia».
Come un piccolo silenzio poteva contenere molte più allusioni di mille frasi. Molly Weasley avrebbe potuto scrivere dei veri trattati su una simile arte.
«Ancora? Per il momento non abbiamo fissato una data, te l’ho detto: più che altro, se Harry non si decide a farmi la proposta, temo che non ci sarà alcun matrimonio» spiegò Ginny sospirando.
Bill, per la prima volta da quando i fratelli l’avevano salutato, si concesse una risata all’idea. «Questa volta che è successo?»
«Ha inciampato nei suoi stessi piedi prima ancora di cominciare il preambolo» rispose lei sospirando ancora più forte.
I fratelli sghignazzavano: era da quasi un anno, ormai, che l’Eroe del mondo magico girava con un anello in tasca da regalare alla sua ragazza per chiederle di sposarlo, ma stranamente non riusciva mai a completare l’arduo compito. La ragazza in questione aveva già capito da tempo quali erano le intenzioni di Harry, ma era decisa a non semplificargli le cose: in fondo, perché non aveva diritto a ricevere una proposta fatta come si deve?
«Fossi in te non riderei in quel modo, Ron: non ho ancora visto alcun anello al dito di Hermione, eppure siamo andati insieme più di un mese fa dal gioielliere a scegliere quello giusto per lei, mi sembra».
Il fratello chiamato in causa diventò prima rosso e poi verdognolo, segno della fifa, e bofonchiò che non aveva ancora trovato il momento giusto. George e Bill ridacchiavano: la sorellina era cresciuta e aveva tirato fuori gli artigli, questo era sicuro.
«Ad ogni modo, posso sapere perché mi avete buttata giù dal letto a quest’ora?»
«Tra un minuto, stavo provando a contattare Charlie, ma non mi risponde» rispose la madre distrattamente. Se il figlio non avesse risposto in meno di un paio di secondi, avrebbe cominciato una delle sue solite tirate sugli intoppi creati dalla lontananza.
«Lascialo stare, mamma, sono sicuro che ha molto da fare al lavoro: la crisi non è ancora così grave da richiedere la famiglia al completo». Bill sorrise in difesa del fratello, l’unico dei Weasley che viveva all’estero era il bersaglio preferito della mamma, che voleva vederlo tornare a casa al più presto. «Ho chiesto io la riunione, Ginny: il problema è Percy».
«Oh, Percy». Il tono della strega era lo stesso che la madre aveva usato poco prima, a dimostrazione di quanto fosse grave il problema. Bill aveva ragione, dovevano trovare una soluzione una volta per tutte.
«Paga, Ron: ho vinto io» esclamò George tendendo una mano verso il fratello minore, «abbiamo scommesso su chi avrebbe perso per primo la pazienza con Percy, e io ho indovinato!»
Ron era incredulo. «Come hai fatto? Cosa ha fatto lui? Bill non perde mai la pazienza, con nessuno».
Il diretto interessato sbuffò; da quando lo credevano così prevedibile? «Dipende».
«Dipende da cosa?» incalzò il fratello.
«Ad esempio, è difficile tollerare un certo nessuno, quando si presenta ad ogni ora del giorno per offrirsi come baby-sitter per la sua nipotina; sai com’è, la mia pazienza tende a sparire».
I fratelli si misero a ridere. «Percy baby-sitter? Ma se non ha mai voluto neanche occuparsi di noi! Quando Ginny era piccola non le si avvicinava per paura di doverle cambiare i pannolini».
«Ti rendi conto del perché non lo voglio a casa mia a occuparsi di Victoire, allora. E poi è appiccicoso, Fleur ed io non riusciamo più ad avere un momento d’intimità».
«Allora è questo il problema» ridacchiò Ginny. Ne sapeva qualcosa, visto che ormai si era in pratica trasferita in pianta stabile a Grimmauld Place per riuscire a conquistare proprio quel genere d’intimità: voleva bene ai suoi, ma sapeva che non erano pronti per essere messi al corrente di cosa combinava con Harry senza attendere il vincolo del matrimonio. E meno male che erano riusciti a trovare quella sorta di convivenza per risolvere i problemi di logistica: viste le difficoltà mostrate dal suo ragazzo nel chiederle una buona volta di sposarlo, consumare l’unione sarebbe diventato un traguardo irraggiungibile.
In realtà, Ginny aveva pensato alla possibilità di mandarlo in bianco finché non avesse ricevuto una proposta in piena regola, ma per amor proprio aveva rinunciato al progetto quasi subito.
George rincarò la dose. «Di questo dovremmo ringraziarlo: non vorrete mica scodellarci un’altra piccola Veela dai capelli rossi così presto, vero?»
Bill ghignò, assicurando che Fleur non ne aveva la minima intenzione, almeno per un paio d’anni, anche se si stavano comunque mantenendo in esercizio.
I fratelli risero in coro, mentre Molly arrossiva come una ragazzina sostenendo di non aver mai insegnato ai suoi figli a essere così volgari.
«Ehi, ragazzi, che succede? Sono venuti a cercarmi in laboratorio perché sembrava che la Tana andasse a fuoco!» Charlie. Poveraccio, si era appena Materializzato in salotto con una Passaporta d’emergenza. Il maggiore dei suoi fratelli gli spiegò la situazione in poche parole, scusandosi per averlo riportato in Inghilterra senza motivo.
«Scherzi? È questione di vita o di morte: quel pazzo vi ha riferito che è riuscito a comparire esattamente nel nido di una femmina di Ungaro Spinato, l’altro giorno? Non ho idea di come abbiamo fatto a tirarlo tutto intero di lì, ma posso assicurarvi che, se ci riprova, lo lascio dove lo trovo».
Percy di recente era, infatti, diventato un tantino troppo onnipresente, così aveva commentato Molly pensando che quello strano attaccamento ai parenti fosse una dimostrazione d’affetto particolarmente espansiva; diverso era il pensiero dei fratelli del mago, secondo cui il figliol prodigo aveva soltanto trovato un modo diverso per comportarsi da gran stracciaballe, come faceva quand’erano tutti molto più giovani. Quasi sicuramente non lo faceva con cattive intenzioni o volontariamente, ma rimaneva il fatto che era ovunque: si presentava a casa di questo o quel fratello alle ore più strane senza avvisare in anticipo, richiedeva di essere coinvolto in ogni attività, dall’occuparsi degli Gnomi nel giardino della Tana a convincere Victoire a fare il ruttino dopo pranzo.
Aveva perfino chiesto a Ginny se le serviva un allenatore personale per il Quidditch, provocando alla sorella un attacco di risate isteriche senza precedenti. I fratelli capivano che si sentiva solo, in un certo senso, ma era anche insopportabile.
Quella riunione di famiglia sembrò a tutti più che giusta, ora che sapevano qual era il problema da affrontare: la questione Percy doveva essere risolta al più presto, per il bene e la sanità mentale di tutti i suoi parenti.



Grazie a chi ha recensito il prologo, Elaintarina, LeLia_CuLLen_95, HermioneForever92, hermione616, fleacartasi, erigre!
Di questi tempi i fratelli Weasley sono tra i miei burattini preferiti, mi diverto un sacco a giocare con loro... Spero vi piaccia anche questo capitolo!
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Rowena