Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: _Sisters Crazy_    14/02/2016    0 recensioni
Nuova scuola, nuovi amici, ma soprattutto nuovi incontri.
E se non tutto andasse per il verso giusto?
E se gli incontri fossero più strani del solito?
Tutto può succedere e nulla può cambiare.
Una storia divertente e piena di strani incontri, giovani professori, migliori amiche, sport estremi, nuove conoscenze e tanti colpi di scena.
Storia Betata da Lady Viviana.
Trailer ufficiale: http://www.youtube.com/watch?v=N_FfPVFAzFQ&hd=1
~
"Mai sottovalutare Ruby Evans..."
"Sei forte e determinata, davvero un bel bocconcino."
~
"Mi scusi! Vista la sua giovane età non avevo capito che fosse un professore."
"Per farmi perdonare le offro qualcosa se vuole. Sono il nuovo insegnante di musica"
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 


Si staccò lentamente dalle mie labbra, quasi come se quel gesto gli pesasse, come se non volesse smettere di baciarmi. Era successo tutto così troppo velocemente, che non avevo avuto il tempo di rendermene conto. Lui mi aveva distratto, le sue labbra, il suo tocco, quell’aroma di vaniglia mischiato a quello acre del tabacco, lo avevano fatto. Era riuscito a sorprendermi, a farmi estraniare dal mondo, almeno per un secondo. Come se in quella casa ci fossimo solo noi due, quando poi era la verità. Eravamo soli, come in strada. Come io ero sola, attimi prima che lui fosse venuto a salvarmi.

Forse non mi aveva proprio salvato, avevo ancora altri mostri da combattere, oltre agli aguzzini di mio padre, il mio incubo peggiore. Quello che mi tormentava ovunque andassi come un ‘ombra, che anche al buio, c’era sempre. Pronta per spaventarti? Chissà, probabilmente, era solo lì per rendermi la vita un inferno. Come se mi seguisse negli incubi, ma anche nei miei momenti più felici e lui era sempre lì, forse nascosto in un angolo buio, dove credeva di passare inosservato, ma non certo ai miei occhi. Lui voleva che lo vedessi, che fossi continuamente spaventata.

Voleva che rabbrividissi al solo contatto con gli uomini, anche se si trattava solo di una ragazza. Il bacio dovrebbe essere un momento felice per una ragazza, un avvenimento da raccontare con orgoglio alle sue amiche. Ma infondo io chi avevo? Solo Beth, la cui sarebbe stata felicissima di stare al mio posto. E io, consapevolmente, stavo mentendo all’unica persona con cui ero riuscita a legare. Non mi meritavo né la fiducia di Beth né il piacere che Zayn mi stava provocando.

All’inizio avevo provato a rifiutarlo, nell’unico modo in cui ero capace, col mio carattere acido e scontroso. Ero convinta che se le persone ti odiavano, poi, forse, non si sarebbero più avvicinate a te e, forse, ti avrebbero odiato anche loro, proprio come tu stavi facendo. Facendo così, sarei rimasta sola per il resto della vita, e a me andava più che bene.

Non potevo permettere a Zayn di farmi quello, di violarmi in un certo senso. Non stava facendo niente di sbagliato, ma nella mia mente lo era. Stavo andando di nuovo incontro a ciò che avevo già vissuto, anzi, che mia madre aveva vissuto, anche se, all’ora, non potevo fare niente, ero solo una bambina.  E in quel momento, mi consideravo ancora tale. Non ero capace di affrontare i miei problemi da sola, perché, in fondo, avevo ancora bisogno di Liam. Dovevo sempre aggrapparmi a una persona per scacciare i miei demoni. Non ero capace di affrontarli da sola, riuscivo solo a far finta di non vederli, di non sapere che fossero lì, nell’armadio o sotto al letto, pronti ad uscire quando il sole calava, quando ero da sola, nella stanza, a pensare.

Zayn sembrò fermarmi per un momento, staccandosi dalle mie labbra, ma continuando a vedere che non reagivo, mi spinse di nuovo contro il marmo freddo del lavandino e si fiondò su di me. Cominciò a muovere le labbra sulle mie in modo prepotente e violento, come se non ci fosse alcun sentimento se non aggressività e rabbia, quasi volesse strapparmele. Non era un bacio, era solo un modo per punirmi di ciò che non avevo fatto. Forse sperava che, facendo così, avrebbe ricevuto una mia reazione. Che forse mi sarei concessa a lui, dopo quella rivelazione o che, peggio, gli avrei dato una risposta, magari gli avrei sorriso, felice di sentirmi desiderata, come qualsiasi ragazza al di fuori di me avrebbe fatto.

Perché non potevo essere come loro? Spensierata e felice di attirare l’attenzione, anzi, fiera di avere una marea di ragazzi ai piedi. In fondo, nella nostra società non era l’apparenza che contava? Perché io dovevo essere fermata? Perché lui continuava a fermarmi? I padri dovrebbero essere gelosi delle proprie figlie, controllarle e assicurarsi che scelgano il ragazzo giusto, perché lui invece non l’ha fatto? Perché tornava la sera ubriaco e l’unica cosa capace di fare era urlare? Perché non sapevo che lavoro facesse e quando, all’asilo, me lo chiedevano, la mamma mi diceva sempre di rispondere “l’uomo d’affari”?

Ero ingenua e pensavo che fosse un lavoro impegnativo, dove forse doveva bere per restare nel giro, peccato che non sapessi quale in realtà fossero i suoi affari, ovvero droga e prostituzione, dove sarebbe stato capace di mandare sangue del suo sangue, se non fosse stato arrestato prima del tempo. Forse la sua intenzione era proprio quella di mandarmi fuori di casa, a procurargli i soldi?

A portarmi alla realtà fu Zayn che, non ricevendo una risposta e vedendomi immobile al suo tocco, stava iniziando a farmi male. Cercai di respingerlo, ma lui mi aveva intrappolato, quasi come se sapesse già che avrei cercato di scappare. Non avevo comunque via di fuga, perché provarci?

Decisi stare al suo sporco gioco, in fondo entrambi volevamo sentire il dolore, l’unica sensazione che ti faceva sentire viva, parte del mondo. Lui non aveva certo bisogno di me, ma allora perché, in quel momento, sembrava che la sua vita dipendesse dalla mia? Sembrava che ci odiassimo, eppure, continuavamo a baciarci, cercando di annullare quanto il più possibile la distanza tra di noi.

Potei giurare anche di averlo sentito ridere, mentre con la mano sul petto, salivo leggermente, accarezzandogli la mascella definita, ricoperta da un accenno di barba, per poi passare alla sue spalle muscoloso, ricoperte da una semplice maglietta.

Inizia a conficcarci dentro le unghie, come se volessi punirlo dal piacere che mi stava provocando. Non potevo provare quelle sensazioni, non dovevo, non me lo meritavo. Lui me lo ripeteva sempre che, anche alla maggiore età, non avrei concluso niente nella vita e se, non avessi fatto come diceva lui, non avrei attirato l’attenzione di nessuno.

A soli dieci anni, avrei dovuto già truccarmi, depilarmi, mettermi lo smalto e cambiare ogni mese colore di capelli, mentre le mie coetanee rimanevano così pure. La sera, quelle poche volte in cui era quasi sobrio, riusciva addirittura a farmi dei complimenti, felice del lavoro che stava facendo su di me.

Mi ricordai anche che, una sera d’estate, dopo essere uscito dalla camera da letto, era venuto nella mia, ridendo. La mamma lo aveva seguito immediatamente, con solo il lenzuolo addosso, cercando di allontanarlo. Lui aveva biascicato qualche parola, ma poi si era lasciato persuadere da lei e l’aveva seguita di nuovo in camera. Allora non capii il suo gesto, ma ripensandoci, mi aveva salvata. Salvata dall’essere tormentata ancora di più dagli incubi.

Zayn afferrò il mio labbro inferiore tra i denti, quasi cercasse di romperlo. Non era per niente lento e dolce, nessuno dei due cercava di esserlo, quello non era un bacio d’amore, per niente. Era d’odio, un bacio pieno di rancore e tristezza, forse neanche nei nostri confronti, ma in quelli della società. Entrambi ci stavamo usando. Io lo stavo facendo, e anche lui lo stesso. Nessuno si curava di ferire i sentimenti altrui. In fondo, che bisogno c’era?

Poggiò le mani sulla mia vita e avvicinò il mio bacino al suo, forse per sottolineare il fato che il suo fosse solo un bisogno sessuale, quasi primordiale. Erano le mie forme e il mio essere donna che lo attraevano, nient’altro. Perché, in fondo, avevo davvero creduto che il mio carattere lo avesse attirato? Anzi, la mia corazza, ovvero uno stupido scudo, che portavo da sei anni. Ed era pesante, ma che, forse, si stava iniziando a sgretolare.

Gli tirai leggermente i capelli, intenzionata a farlo male, e lui fece lo stesso con me, stringendomi ancora di più, facendomi quasi mancare il respiro. Ma a me andava bene, mi piaceva quel dolore. Ero addirittura più dolce di quello a cui ero abituata. Non era niente in confronto a tutti ciò che avevo subito, sembrava semplicemente una dolce tortura. Dolce come il sapore della cioccolata, che entrambi non avevamo finito di bere, colti da un’improvvisa passione, talmente forte da toglierci il fiato.

Mi ero quasi dimenticata di respirare, come se stessi cercando di non farlo, di morire. Zayn lo notò subito e si staccò, credendo di star esagerando, ma le sue attenzioni furono rivolte a me fino a che il campanello non suonò, distraendolo. Cercò subito di sistemarsi i capelli e la maglietta, forse per non far capire alla persona dietro alla porta che stavamo peccando. Sì, quello era un peccato mortale, nessuno lo avrebbe perdonato. Il nostro poteva sembrare gesto d’amore, ma, in realtà, era un peccato, commesso con convinzione, da non perdonare.

Io non mi mossi, rimanendo impassibile, con le labbra leggermente arrossate e i capelli arruffati, non comunque importandone di tutto ciò che era successo. Forse non bastava solo la boxe per sfogarmi. Forse quel bacio, seppure violento, aveva fatto rilassare entrambi. Aveva steso i nostri nervi, causati da così tanti problemi, che di certo non eravamo capaci di maneggiare.

Che fosse quello di essere scoperti un nostro problema?
Era inutile cercare di ricomporsi, chiunque fosse dietro la porta lo avrebbe capito, come la ragazza che entrò, con un sorriso a trentadue denti, rivolto al moro. Non fece neanche caso alla mia presenza, insignificante, che si buttò subito tra le sue braccia. Aveva dei lunghi capelli rossi che le ricadevano sulle spalle in morbide onde, quasi come fosse appena uscita da un servizio di moda. Aveva un corpo snello e slanciato, come una modella, e quel vestito verde che portava, le calzava a pennello.
In quell’attimo, non riuscii a vedere il colore dei suoi occhi, oppure se avesse dei lineamenti dolci o meno, ma quando si girò verso di me, non sembrò affatto felice. In fondo ero un’estranea, chi sarebbe mai stato contento di vedermi?

Zayn farfugliò qualcosa, cercando di calmarla, ma lei sembrò non importarsene. Mi venne incontro e, senza neanche posare la borsa e il giubbino, come avevo fatto io in precedente, mi diede uno schiaffo, seguito da tante altre parole che non dovrei neanche ripetere. Perché in fondo io non lo ero, vero? Anche se, dopo quello che avevo fatto, lo dubitavo davvero.

Mi ero intromessa tra i due, pur non sapendo la verità. Ero stata io la causa a farle perdere la fiducia nei confronti del ragazzo di fronte a noi che, dopo il gesto che aveva fatto, cercava di tenerle ferme le braccia. Lei continuava a sbraitare e dimenarsi, per poi lasciarsi andare in un pianto.

Eppure io non riuscivo a vedere il suo dolore, non ne capivo il perché. Era lei la causa di tutto questo, era stata lei a fidarsi di una persona che, si sapeva, non c’era da fidarsi. Perché piangere, se era stata lei l’artefice?

Forse avrei dovuto rispondere, difendermi, ma ormai mi sembrava inutile, mi sentivo vuota. Che il dolore avesse sopraffatto anche le mie azioni? Che ne avesse preso il controllo e deciso di congelare tutto? Molto probabilmente le controllava già, quello era stato solo il colpo finale.

Senza pensarci ulteriormente, sorpassai i due ragazzi, una che piangeva e l’altro che, noncurante della ragazza, continuava ad ordinare di fermarmi. Perché avrei dovuto? C’era lei a darti piacere, io ero fredda, avrei potuto darti solo ghiaccio, non fuoco e passione.

Presi le mie cose e, non curante delle urla e dei pianti di entrambi, uscii, speranzosa di lasciarmi tutto alle spalle. Ma come potevo dimenticarmi della persona che era riuscita, per un attimo, a calmare i miei incubi? A farmi smettere, anche solo per poco, di pensare all’uomo che mi aveva segnato per tutta la vita?

Non curante dell’orario, mi diressi verso la fermata dell’autobus e, una volta salita, chiusi gli occhi, per poi trovarmi, non molto dopo, di fronte all’entrata del college.



SCUSATEMI TANTISSIMO. Non aggiorno tipo da un anno, ma sono successe così tante così. Io e Paola, finalmente, dopo 3 anni, siamo riuscite a incontrarci e a passare un po' di tempo insieme. Lei ha smesso di scrivere, ma io sono comunque qui. Ho postato la storia anche su Wattpad, quindi, se vi va, passate a leggerla anche la. Mi chiama simo0609. Comunque, mi raccomando, commentate, anche se credo che siano poche le persone che seguano ancora la storia ;(
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: _Sisters Crazy_