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Autore: Eralery    15/02/2016    4 recensioni
Cap3:
« Sai, qualcuno qui ha un cervello… »
« Stai parlando di me, vero? » 
« Stiamo parlando di qualcuno che ha un cervello, non di qualcuno che ha le capacità intellettive di un asticello » rispose Lily, godendosi appieno la faccia scandalizzata che James mise su.
« Su, almeno di uno Snaso! » esclamò, punto nel vivo. « L’asticello può essere Sirius, al massimo! »

Cap8:
« Punto primo: io non sbavo dietro Lily Evans » precisò James, con aria truce. « Punto secondo: nessuno è immune al fattore Potter, figurati se può repellere qualcuno! Punto terzo: vaffanculo, Padfoot, okay? Vaffanculo ».
Cap18:
« Non pensare di poterti liberare così facilmente di me ».
Lily rimase in silenzio per qualche secondo, prima di sospirare e sciogliersi in un piccolo sorriso.
« Suona un po’ come una minaccia… » commentò a voce bassa, facendolo ridacchiare.
« Oh, è una minaccia bella e buona ».

Cap20:
Lily avvertì la mano di James stringersi intorno alla propria e le loro dita intrecciarsi, ma non c’era traccia di imbarazzo o di incertezza in tutto ciò. Non vi era abituata, ma quando James, sempre sorridente, si girò verso di lei per dirle qualcosa, Lily, in tutta quella situazione, non riuscì a trovarvi neanche un difetto.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Ordine della Fenice, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Under Their Scars'
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Capitolo 6
Incontri e Scontri
 
6-incontri-e-scontri
« Most things will be okay eventually, but not everything will be.
Sometimes you’ll put up a good fight and lose.
Sometimes you’ll hold on really hard and
realize there is no choice but to let go ».
Cheryl Strayed
 

« Evans, possiamo andare? » chiese James, avvicinandosi alla poltrona della Sala Comune dov’era seduta la ragazza e stando bene attento a non sbagliare qualcosa, qualunque cosa.

« Cosa? » si sorprese lei, sobbalzando sulla panca. Socchiuse le labbra per parlare, ma poi si lasciò sfuggire un « Oooh » di comprensione e gli sorrise appena: « Giusto, la ronda. Be’, io direi di sì, comunque… ».

Così dicendo, Lily si alzò e iniziò a incamminarsi verso il buco del ritratto. James fece per andarle dietro, ma poi si accorse della borsa che la ragazza aveva dimenticato al posto; la prese e camminò rapidamente fino ad affiancarla. 

Lei stava dicendo qualcosa, ma, avendo perso la parte iniziale, il ragazzo non capì nulla. 

Lily dovette accorgersene dalla sua espressione vagamente perplessa, poiché disse: « James? Non mi hai ascoltata, vero? Potrei sapere perché? »

« Perché una certa ragazza dai capelli rossi aveva dimenticato la borsa » sorrise affabilmente il ragazzo, porgendole poi la tracolla. 

Quando la vide arrossire appena, il suo sorriso non poté che allargarsi ulteriormente: nonostante tutto, renderle le cose un po’ più complicate lo divertiva ancora da morire. Ogni volta che si imbarazzava o si arrabbiava, inoltre, Lily aveva l’abitudine di mordersi nervosamente le guance ed assumere un’espressione che lui inizialmente aveva ritenuto divertente, ma che poi aveva iniziato a reputare assolutamente adorabile. 

« Oh » borbottò lei, presa in contropiede. « Be’… Grazie?»

« Non c’è di che » liquidò il discorso James con un gesto della mano, sorridendo. « Comunque, che stavi dicendo prima? »

« Niente di importante » borbottò lei, sistemandosi la borsa a tracolla, mentre James scuoteva appena la testa divertito. « Quali piani dobbiamo controllare stasera? »

« Terzo e quarto » disse, dopo aver controllato le varie distribuzioni su un foglietto spiegazzato che aveva tirato fuori dalla tasca dei pantaloni. « Il secondo lo controllano i Serpeverde, a quanto pare ».

« Basta che non li incontriamo » mormorò Lily, scrollando le spalle, quasi senza accorgersene. Quando capì di averlo detto ad alta voce, s’irrigidì ed arrossì un pochino.

« Tranquilla » le sorrise James, che, una volta che raggiusero le scale principali, la spinse verso un altro corridoio. « Vieni di qua, faremo prima e non dovremmo incontrare nessuno ».

Lily annuì, camminando appena dietro di lui. 

Non era mai passata in quel corridoio e ne era sbalordita: pensava che, dopo tutto quel tempo, conoscesse quasi ogni cosa di Hogwarts, ma ogni cosa, lì, per lei, era del tutto nuova: le armature, gli arazzi, i quadri – aveva addirittura colto in fragrante un’avvenente donna dipinta che, dal suo bel quadro medievale, ammiccava senza ritegno in direzione di James. 

Quest’ultimo, però, sembrava non averlo notato o non averle dato importanza – Lily non seppe spiegare a se stessa il perché, ma la cosa le fece relativamente piacere.

La bacchetta di James illuminava appena il corridoio buio, rischiarato un poco solo dalla luce di quello spicchio di luna che s’intravedeva dalle vetrate delle finestre a sesto acuto. 

Quando fu abbastanza vicina da riconoscere una rampa di scale – che stranamente non si muovevano – sgranò appena gli occhi, girando il viso verso il ragazzo e domandando: « Ma dove siamo? »

James sembrò ridacchiare della sua curiosità malcelata prima di rispondere con un sorriso stranamente accondiscendente: « Al quinto piano, ma scendendo quelle scale arriveremo direttamente al terzo. Vedi che abbiamo fatto prima? »

« Wow » esalò Lily, impressionata. « Per una volta mi ritrovo ad ammirare i tuoi trucchetti, James… ».

A James, d’altro canto, sembrò di mancare un battito, nel sentirle dire ciò. Era passata una settimana dalla partita di Quidditch ed era ormai chiaro a tutti che i due non si odiassero più. Ciononostante, Lily continuava a fargli un certo effetto e lui non poteva più negarlo a se stesso.

Soprattutto quando la vedeva così: lì, accanto a lui, per niente arrabbiata o irritata, ma semplicemente Lily – con i capelli rossi che le sfioravano guance e collo, gli occhi verdi aperti e grandi, con la pelle chiara e le labbra rosee, con quel piccolo sorriso sinceramente divertito. 

Le lanciò un paio di occhiate di sottecchi, mentre scendevano le scale e iniziavano a muoversi per il terzo piano, ma poi – Bang! – uno strano fragore attirò la loro attenzione. 

Vide la ragazza irrigidirsi al suo fianco e stringere la presa sulla bacchetta finché le nocche non le sbiancarono quasi del tutto.

« Ehi… » provò a dire, ma Lily, con la voce perentoria che lui conosceva molto bene, lo interruppe.

« Viene dal piano di sotto, vero? »

« Credo di sì » rispose James, rapidamente. « Mi chiedo cosa stia succedendo. Andiamo a controllare? »

« Direi di sì, dopotutto siamo i Caposcuola ».

« Giusto ».


Il secondo piano, se possibile, era ancora più buio di quello da cui arrivavano, e Lily e James dovettero camminare facendo attenzione a dove mettessero i piedi, perché anche il benché minimo rumore avrebbe potuto rovinare tutto – qualunque cosa fosse quel tutto.

Lily continuava a muovere nervosamente la mano libera – l’altra teneva alta la bacchetta – e smise solo quando James, il quale era avanti a lei a malapena di due passi, le bloccò la strada alzando un braccio. 

« Che c’è? » sbottò a bassa voce, dopo essersi scontrata con l’arto del ragazzo.

« C’è qualcuno » rispose semplicemente, inclinando leggermente il capo verso quello di lei e guardandola eloquentemente. 

Stupidamente, Lily fece per aprire bocca, ma qualcun altro l’anticipò mentre quattro figure uscivano rapidamente da un’aula poco distante senza vederli: « Muoviti, che aspetti? »

Lily fece per muoversi in avanti, la bacchetta pronta a lanciare incantesimi, ma James la trattenne per il braccio, tenendola ferma accanto a sé. 

Lei lo gelò con un’occhiataccia e provò a divincolarsi senza far rumore, ma James, notevolmente più forte della ragazza, riuscì ad avere la meglio, e, dopo uno sguardo ammonitore, le si pose davanti. Lily boccheggiò un attimo, in seguito a questo suo comportamento, non sapendo se prenderlo come qualcosa di buono o come un « ti proteggo io perché tu non ne saresti capace ». 

Dallo sguardo sinceramente preoccupato del ragazzo, però, capì che si stava comportando così solo per proteggerla da chiunque si trovasse in quell’aula e, se la situazione non fosse stata quella, probabilmente non sarebbe riuscita a trattenere un sorrisino impacciato.

« Muoviti, ho detto! » sbottò sempre la solita voce – Lily era quasi del tutto certa che fosse stato Wilkes a parlare, ma tutti i ragazzi tenevano i cappucci sulla testa e per questo risultava impossibile vederli in faccia.

« Che stai facendo, stupido? » sibilò un altro, e i due Grifondoro capirono che stava brandendo una bacchetta solo quando videro scaturire poche scintille rosse. 

Nel frattempo, dalla porta uscì una quarta figura, il mantello scuro che gli ondeggiava attorno alle gambe. 

Sembrava piuttosto scocciata, lo si capiva dal tono con cui aveva pronunciato quella parola: « Eccomi », mentre dall’aula lasciata giungeva un suono che assomigliava terribilmente ad un lamento soffocato. 

Lily tentò di muoversi, senza pensare ad altro che alla persona che era sicura di trovare all’interno dell’aula, ma James la trattenne, posandole la mano sul braccio – non dovevano farsi vedere, almeno per ora.

« Finalmente » scandì il più vicino alla finestra, affacciandosi. « Che dovevi fare? Se fosse passato Gazza saremmo finiti in guai seri, te ne rendi conto? »

« Ovviamente » - una voce monocorde, a tratti melliflua, che James non tardò a riconoscere. 

Preoccupato, lanciò uno sguardo a Lily, la quale, accanto a lui, sembrava non essersi accorta di nulla, troppo intenta a guardare quello che aveva parlato – ossia Adrian Mulciber, colui che aveva esercitato la Magia Oscura sulla sua migliore amica – come se volesse pestarlo alla babbana

Sperò non si accorgesse di chi era appena uscito dall’aula – ma sapeva che, con ogni probabilità, non ci sarebbe voluto ancora molto perché ricollegasse i pezzi. Dopotutto Wilkes, Mulciber e Dolohov erano tutti e tre dei Serpeverde del Settimo anno, perciò l’ultimo incappucciato uscito dall’aula doveva necessariamente essere uno dei loro due compagni di dormitorio. 

Avery, oppure…

« Non sembrava ».

« Avete finito o dovete ancora parlare? » chiese Dolohov, sarcastico, sistemandosi il cappuccio.

« Ditemi, volete un divano e qualche dolce con del Whiskey? » poi si girò verso il nuovo arrivato, scuotendo la testa. « E tu evita di fare così di nuovo, Piton. L’ultima cosa che vuole è che veniamo presi per una cosa del genere. Pensavo di essere stato chiaro, su questo ».

... Piton.

James chiuse gli occhi, mentre accanto a lui Lily esalava il respiro che aveva a lungo trattenuto all’interno della cassa toracica – all’interno della quale il cuore continuava a batterle all’impazzata, come un cavallo imbizzarrito che correva follemente verso il traguardo. 

Poi James aprì appena gli occhi e la vide appoggiarsi al muro, pallida come uno dei fantasmi del castello e con gli occhi verdi spalancati. 

Mentre i passi dei Serpeverde, che avevano finito di discutere, si allontanavano, James si piegò sulle ginocchia per essere alla sua altezza – senza che lo volesse, le ginocchia non avevano retto e lei si era ritrovata seduta a terra sul freddo pavimento di pietra. 

No, pensò, scuotendo la testa. No, no, no. Non era lui. No, no, no.

«Lily? »

La voce di James Potter le giungeva come ovattata, come se si fossero trovati ad anni luce di distanza l’uno dall’altra. Anche se lo vedeva, avendo continuato a tenere gli occhi aperti, non riusciva a percepirlo e avvertirlo realmente lì – si sentiva come se fosse stata isolata da tutto il resto del mondo, e con lei fossero rimasti solamente ricordi e pensieri confusi.

« Lily, dai… ».

Dal canto suo, James non aveva idea di cosa fare: vederla così non gli piaceva e lui non era molto bravo a trattare le ragazze piangenti, essendo un maschio e per di più figlio unico. L’unica ragazza che gli era capitato di consolare, dopotutto, era stata Mary e le circostanze erano state totalmente differenti; non gli era mai capitato di doverla confortare dopo aver scoperto che il suo ex-migliore amico aveva attaccato qualcuno. 

La guardava tremare appena, la fronte aggrottata, gli occhi sgranati, non sapendo bene se dovesse prenderle una mano e aiutarla ad alzarsi o aspettare che si calmasse. 

Alla fine, decise di aspettare un attimo per poi riportarla in dormitorio – la ronda, per loro due, finiva lì: James sapeva che Lily non avrebbe retto ancora molto e di sicuro non sarebbe stato lui a sforzarla. Per quanto avrebbe voluto poterla aiutare, infatti, era consapevole del fatto che le sue compagne di dormitorio le sarebbero state nettamente più in grado di lui a fare ciò. 

« Lily » la chiamò ancora, e la ragazza puntò di nuovo gli occhi verdi su di lui, rendendosi finalmente conto di dove si trovasse, di cosa fosse successo e di tutto quanto il resto.

I suoi occhi, per quanto odiasse piangere e mostrarsi debole, s’inumidirono rapidamente, ma le lacrime non le scesero lungo le guance. Provò ad alzarsi e James all’inizio non fece niente, non avendo ancora deciso come comportarsi, ma, vedendola tremare, le passò un braccio attorno alla vita per aiutarla – braccio che tolse subito, una volta fatto il suo dovere, ma che tenne sempre pronto a sorreggerla. 

Avvertirono un gemito soffocato giungere dall’aula che i Serpeverde avevano lasciato da poco e vi si avvicinarono – sebbene tremasse, Lily non barcollava e la presa sulla bacchetta, tutto sommato, era piuttosto salda e decisa: le nocche però erano livide, e le unghie vi stavano chiaramente affondando.

A terra, sdraiato tra un banco e un altro, c’era un ragazzo di nemmeno quindici anni di Corvonero, la mano premuta sul viso e l’altra sul braccio destro, che stava sanguinando copiosamente, vista la macchia rossa che si allargava sulla manica della divisa.

Lily s’inginocchiò accanto a lui, cercando di fargli spostare la mano dal braccio. Quando ci riuscì, con un incantesimo tagliò la manica della divisa per vedere meglio: una lunga e profonda ferita faceva bella mostra di sé sulla pelle olivastra del ragazzo. 

Accanto a lei, James levò la bacchetta contro il ragazzo, sotto lo sguardo confuso della compagna.
« Stupeficium » mormorò istintivamente, ma poi, vedendo Lily sgranare gli occhi e puntarli su di lui, spiegò: « Per fermare il flusso… Sai, la ferita ».

Lily sembrò sinceramente stupita di ciò, ma non disse niente; si limitò invece ad alzarsi e mormorare un incantesimo per trasportare il ragazzo in Infermeria senza doverlo portare in braccio.

James la seguì poco dopo, sicuro che no, la serata probabilmente non sarebbe finita lì – non per Lily, almeno. 


Dopo aver accompagnato il ragazzo in Infermeria, James e Lily erano rimasti lì per circa dieci minuti. Nel vedere la ragazza così pallida, Madama Chips si era preoccupata e aveva preso da parte James per chiedergli cosa le fosse successo. Lui si era limitato a dirle che era molto scossa e che un bel sonno riparatore avrebbe sicuramente sistemato le cose. Anche se dubitava che bastasse solo quello.

Dopodiché le si era avvicinato nuovamente e, con un sorriso leggermente tirato, le aveva allungato la mano per aiutarla ad alzarsi. Lei l’aveva afferrata e insieme si erano poi diretti verso la Sala Comune.

« Sei sicura di stare bene, Lily? » le chiese una volta che ebbero superato il ritratto della Signora Grassa. 

Il rosso della Sala Comune faceva sembrare ancora più pallida la pelle della ragazza. 

« Sì, sono sicura. Grazie, James » gli rispose, cercando di sorridergli. 

James le posò una mano sulla spalla, non sapendo bene come comportarsi. Alla fine, vedendola ancora così scossa, le si fece un po’ più vicino e la strinse in un abbraccio amichevole. 

Lei non si scostò, anzi; dopo qualche attimo di confusione, rispose all’abbraccio e si strinse silenziosamente a lui, poggiando la testa contro il suo petto e nascondevi il viso.

James non avrebbe mai pensato che il suo primo vero abbraccio con Lily Evans sarebbe stato così. Aveva spesso fantasticato su quando la ragazza si sarebbe resa conto che lui non era affatto il cretino che pensava che fosse, ma nessuna delle sue fantasie si avvicinava almeno un po’ a quella situazione.

Quello, dopotutto, era un abbraccio da amici. Niente di più. Ma James non sentì il bisogno di qualcosa di più: in quel momento, infatti, l’unica cosa che desiderava era farla calmare.

« Grazie, James » mormorò ancora, prima di allontanarsi da lui.

« Figurati » le rispose, facendo un piccolo passo indietro. « Immagino come tu possa sentirti. Se hai bisogno di qualcuno sai dove trovarmi » aggiunse poi, facendo un cenno verso il dormitorio maschile.

Dopotutto lei gli era stata accanto, dopo la morte di suo padre e, sebbene le situazioni fossero molto diverse, James capì che in quel momento Lily aveva davvero bisogno di sostegno morale. 

« Certo. Ora penso sia meglio che salga in camera. Mary sennò chi la sente… » disse, cercando di scherzare. Il risultato fu piuttosto penoso, ma James le sorrise ugualmente prima di augurale buona notte e dirigersi verso il proprio dormitorio.

Lily lo guardò sparire dietro la porta di legno dopo averle lanciato un’ultima occhiata. Una volta che fu fuori dal suo campo visivo, la ragazza si lasciò andare a un sospiro mesto e decise di incamminarsi anche lei verso la sua stanza.

Quando aprì la porta si rese conto che a Mary non era sfuggita la sua espressione confusa e sconvolta, ma non era pronta a parlare e perciò camminò veloce alla volta del bagno. Si chiuse dietro le spalle la porta, mentre, dietro di essa, sentiva l’amica chiamare il suo nome. 

Non rispose e posò i palmi, aperti, sul bordo del lavabo, alzando gli occhi sullo specchio di fronte a lei. 

Osservò a lungo il riflesso che esso le restituiva. I capelli rossi erano scarmigliati, gli occhi tremendamente vivi ma tremendamente tristi, e il labbro inferiore sanguinava per quanto se lo era morsa. Le sembrava di rivedere la Lily di due anni prima, quando aveva litigato con Severus.

Rimase lì per un lasso di tempo che non riuscì a calcolare, prima di prendere un profondo respiro e uscire dal bagno. Mary era seduta sul suo letto e il suo sguardo le fece intendere chiaramente che niente le avrebbe evitato una chiacchierata.

Rassegnata, andò a sedersi sul proprio letto con le gambe penzoloni; di fronte a lei, Mary la guardava, spaventata.

« Che succede? » le chiese, mentre anche le altre si azzittivano per sentire. 

« Sever… » cominciò, ma Mary la interruppe bruscamente, già visibilmente alterata.

« Che ha fatto? » indagò, infatti.

Mary non aveva mai sopportato Severus Piton per varie ragioni – dopotutto, era sempre stata la migliore amica di James Potter: era scontato che i due non si fossero mai piaciuti. Tuttavia, la ragazza sentiva crescere ancora di più in lei il risentimento verso Piton quando vedeva Lily in quello stato a causa del Serpeverde.

Era stata lei, dopotutto, a rimetterla in sesto dopo che lui le aveva dato della Sanguesporco: lei le era rimasta accanto in quei mesi, lei si era presa cura di Lily, lei aveva cercato di proteggerla in ogni modo.

« Dimmi cosa ha fatto » insistette, serissima.

« Terzo piano. Corvonero. Serpeverde » spiegò Lily in maniera molto telegrafica, usando solo le parole chiave: Mary, però, capì comunque il senso del discorso e nei suoi occhi si fece subito largo la rabbia. « Stavo facendo la ronda con James. Ho avuto paura ».

« C’era anche lui, vero? » le chiese, mentre le altre si guardavano spaventate: anche a loro non era sfuggito il significato delle parole di Lily. Dopo l’attacco ai primini di Tassorosso, solo uno sciocco non avrebbe capito cos’aveva appena visto Lily.

Lily annuì e Mary dovette attingere a tutto il proprio autocontrollo per non precipitarsi nella Sala Comune dei Serpeverde e sterminarli tutti. Non aveva mai avuto buoni rapporti con i Serpeverde del Settimo e del Sesto anno, ma, dopo le parole che avevano usato per commentare la morte di Fleamont e dopo l’episodio di quella notte, oltre la rabbia in lei crebbe un grande senso di disgusto. 

« Ti hanno fatto qualcosa? » 

Dal tono di voce di Mary – calmo e lento – Lily capì che l’amica era sul punto di scoppiare. 

« No, no. Non ci hanno visti » rispose velocemente la rossa, strofinandosi poi una guancia con le dita. « Ci eravamo nascosti. Io… perché è diventato così? »

« Lily, tu non puoi farci niente… » disse Kate nel tentativo di consolarla, mentre Mary rimase in silenzio, guardando fuori dalla finestra.

« Lo so, ma io davvero non capisco come abbia fatto a diventare così. Non riesco a capire perché sia diventato così » continuò Lily, con voce rotta.

Kate aprì la bocca per parlare, ma stavolta fu lei a essere interrotta da Mary. La ragazza aveva visibilmente perso le staffe e aveva finalmente riportato lo sguardo su Lily – e Mary non l’aveva mai guardata in quel modo. 

« Senti, Lily, io non so più come dirtelo in maniera delicata » cominciò a dirle. « Tu non c’entri niente, lui ha scelto come vivere la sua vita e tu non sei contemplata nel piano. Hai perso anche troppo tempo appresso a uno come lui ».

Kate, Claire e Miriam ammutolirono nel sentire Mary parlare con così tanta collera. Non l’avevano mai vista talmente arrabbiata: sembrava sul punto di devastare l’intera stanza per un attacco di magia involontaria.

Lily, dal canto suo, guardava atterrita la sua migliore amica. Conosceva Mary: sapeva che se aveva preso la questione così a cuore era perché la faceva stare male. Le sue parole, tuttavia, la colpirono ugualmente come una pugnalata al petto.

« Mary! » esclamò Claire, non appena riuscì ad aprire bocca; era ancora visibilmente scandalizzata, ma Mary rispose al suo sguardo con un’occhiataccia.

« Che c’è? Sappiamo tutte quante che è la verità! » sbottò, furibonda. « Ne ho le scatole piene di Severus Piton e di tutti i suoi amichetti Mangiamorte! Sei la mia migliore amica, Lily, e ti voglio bene, ma io non ce la faccio più. Devi smetterla di ridurti così, soprattutto per uno come Piton. Lui ha scelto da che parte e mi dispiace, ma non è la nostra ».

Lily, nel sentire Mary parlarle a quel modo, non poté che sentirsi incredibilmente ferita e si vide costretta ad abbassare gli occhi per non far vedere alle altre quanto fossero umidi.

Per quanto ci avesse provato, per quanto avesse tentato di non pensarci più, lei non era ancora riuscita a superare completamente la fine della sua amicizia con Severus. Quando si erano allontanati, mettendo fine a tutto, si era sentita svuotata: lui c’era sempre stato e all’improvviso se ne era andato. Era stato devastante. 

« Tu non lo conosci » si limitò a dire con voce flebile. « Lui non è così ».

Mary, in tutta risposta, scoppiò a ridere istericamente. 

« Per tutti i perizomi di Morgana, Lily! Apri gli occhi! Forse non era così, un tempo, ma adesso lo è! Lui ha scelto, smettila di negarlo a te stessa: lui ha scelto nel momento esatto in cui ti ha dato della Sanguesporco! »

« Mary… » provarono al contempo Kate e Miriam, che erano sbiancate nel momento esatto in cui la ragazza aveva detto quella parola orribile.

« Oh, Mary niente! » sbottò Mary, allargando le braccia con rabbia e lanciando loro uno sguardo infuocato. 

« Severus era il mio migliore amico » sussurrò Lily, sollevando gli occhi dalla moquette e posandoli sulla figura di Mary: la ragazza stava percorrendo avanti e indietro il perimetro della stanza. « Era ciò che James è per te. Pensa se James si fosse comportato così con te: come ti saresti sentita? »

Lily aveva parlato senza pensare, aveva dato voce ai propri pensieri senza dare peso alle parole che uscivano dalle sue labbra. Se ne pentì quando vide Mary fermarsi di scatto in mezzo alla stanza e sochiudere gli occhi, sotto lo sguardo sempre più preoccupato delle altre.

Il paragone, sotto alcuni aspetti, poteva anche risultare azzeccato, ma tutte loro sapevano quanto Mary odiasse veder mettere James in mezzo al discorso: si infuriava ogni volta, spinta dalla stessa vena protettrice che l’aveva portata ad intavolare quella discussione con Lily.

« Non provare a paragonare James a Piton! » scattò. « Severus ha sempre detto chiaramente di voler stare dalla parte di Mulciber e di quegli altri stronzi, e tu hai sempre fatto finta di non capirlo! Perciò non ti azzardare a paragonare James a gente come quella! » continuò, furiosa.

Lily sapeva bene di aver toccato il tasto sbagliato: aveva capito ormai da parecchio tempo che se durante il quarto e il quinto anno Mary non aveva voluto legare con lei, era stato proprio perché non riusciva a capire ciò che la legava a qualcuno che era immerso fino al collo nelle Arti Oscure.

« Nessuno è perfetto! » ribatté però Lily, senza retrocedere dalla propria posizione. « Né James né Severus! »

« Almeno James sa cosa voglia dire essere leale verso qualcuno » sibilò Mary, con gli occhi ridotti a due fessure. « Ma poi, fai sul serio? Pensavo avessi capito che persona è James! Facile dare la colpa di qualunque disgrazia a lui, vero? »

Lily scosse forte la testa, mentre gli occhi continuavano a pizzicarle terribilmente. Lei non aveva più problemi con James Potter, affatto, e se avesse potuto non lo avrebbe inserito nel discorso come aveva fatto qualche minuto prima, ma tutto quello che Mary le stava dicendo continuava a ferirla in maniera inimmaginabile. 

« Non ho detto questo! Non era quello che volevo dire! » 

« E allora cosa volevi dire, di grazia? »

« Che le persone possono fare passi falsi, qualche volta » le spiegò Lily. « Ma non ci si può cristallizzare sempre sui loro errori… »

Mary rise ancora, e Miriam sentì i brividi correrle lungo le braccia: era una visione agghiacciante.

« Errori? Errori? Ma mi prendi per il culo? Per cinque anni qualunque cosa James facesse era totalmente sbagliata e assolutamente immeritevole di perdono, mentre adesso voler diventare un Mangiamorte è da considerare un “errore”? » domandò, sconvolta, avvicinandosi all’altra. 

« Hai capito cosa intendo dire! » protestò Lily, decidendo di non toccare più l’argomento James Potter. « Io lo conosco, so com’è! »

Mary rimase in silenzio a guardarla per qualche istante, poi scosse la testa e si avvicinò alla porta. Una volta che l’ebbe aperta, rimase ferma per qualche seconda prima di girarsi verso Lily. I suoi occhi erano duri e mesti, come se la rabbia avesse ormai lasciato spazio alla delusione.

« Tu lo conoscevi, Lily. Eravate amici, ma le amicizie finiscono e bisogna farsene una ragione. Spero tu ti renda conto di quanto sia assurda la tua posizione e che capisca di non poter più fare niente per Piton. Lui ha voltato pagina, è il momento che lo faccia anche tu. Sei circondata da persone che ti apprezzano, che ti vogliono bene e che ti amano: non è poco, non darlo per scontato. Non fossilizzarti su qualcuno che ha disprezzato la tua amicizia, ma vedi di concentrati su chi considera la tua semplice presenza come un dono. In questa camera hai quattro amiche che ti vogliono bene, e, che tu lo ammetta o meno, io te ne saprei nominare anche altre. Ti stai comportando come una bambina. Cresci ».

Così dicendo, Mary si chiuse la porta alle spalle e se ne andò, lasciando Miriam, Kate e Claire totalmente basite ed imbarazzate. Non lo avrebbero detto ad alta voce, ma la pensavano come Mary – anche se il modo in cui quest’ultima aveva esposto il proprio punto di vista era più che discutibile.

Lily, invece, si limitò a chiudere le tende del proprio letto a baldacchino. 

Quella notte, Lily non chiuse occhio e Mary non tornò in camera. 

 

 

Quando si era accorto di aver dimenticato, quel pomeriggio, il libro di Trasfigurazione in Sala Comune aveva maledetto più volte se stesso, Morgana e Merlino, prima di scendere per recuperarlo. Era appena tornato da una punizione con la McGranitt e non aveva fatto neanche in tempo a entrare in camera che doveva già tornare in Sala Comune.

Proprio mentre apriva la porta che separava il dormitorio maschile dalla Sala Comune, vide una testa castana molto familiare passargli davanti come una furia e andare a sedersi con prepotenza su una delle poltrone vicine alle finestre. 

« Hai spaventato dei primini, te ne rendi conto, vero? »

« Da quando ti importa dei primini, Sirius? »

Appoggiato allo schienale della poltrona, affondò i gomiti nel tessuto soffice di essa e inclinò il busto verso di lei, ridacchiando.

« Dai, come mai non sei in stanza? » le chiese, girandole intorno. Le si sedette di fronte, a terra, poggiando però il mento sul bordo della poltrona. 

Mary si imbronciò un poco, prima di rispondergli.

« Ho litigato con Lily ».

« Oh » si limitò a dire, sorpreso: Mary e Lily non litigavano più dal Quinto anno, ossia da quando erano diventate amiche. « E perché? »

« Niente, tranquillo » rispose la ragazza, cercando di evitare quella conversazione.

« Mary, Mary, Mary » la canzonò lui, agitando l’indice della mano destra in aria da maestro. « Non mi inganni. Cos’è successo? »

« Ti importa davvero? »

« Certo che mi importa, ci tengo a te! » esclamò Sirius, offeso. 

Mary, in tutta risposta, gli sorrise. Lo fece in maniera diversa dal solito: da quando erano diventati amici, alla fine del Primo anno, loro due avevano condiviso momenti indimenticabili e avevano riso insieme molte volte, ma quella volta fu diverso. Il sorriso di Mary non era divertito o ironico, era solo molto dolce e Sirius finse di non aver sentito il proprio stomaco avvitarsi su se stesso.

« Ora mi vuoi raccontare cos’è successo? »

« James non te ne ha ancora parlato? »

Sirius la guardò, interdetto, prima di scuotere la testa in segno di diniego. 

« No, ero appena salito in camera e lui era sotto la doccia. Solo che io ero appena tornato da una punizione con Minnie e in più avevo lasciato il libro di Trasfigurazione qui » le spiegò, agitandole davanti il libro in questione.

« Oh, giusto. Per aver incantato la brocca in modo che rovesciasse tutto il succo in testa a Rockwood, vero? »

« A Montague » la corresse lui con un sogghigno. « Ma non cambiare discorso. Che è successo? Perché avete litigato? »

« Perché è testarda come un mulo! » rispose Mary, incrociando le braccia al petto.

« Detto da te… » ironizzò Sirius, facendola sorridere appena.

« Hai capito cosa voglio dire » sbuffò lei. « Oggi, quando lei e James sono andati a fare la ronda, hanno visto dei Serpeverde attaccare un ragazzino e tra loro c’era anche Piton » - Sirius non riuscì a non ricambiare la smorfia disgustata della ragazza, quando sentì quel nome. « E lei continua a preoccuparsi per lui, come se a lui importasse! Si sta facendo del male da sola ».

Sirius inarcò un sopracciglio, pensieroso, e rimase in silenzio per qualche secondo.

Capiva perché Mary fosse così arrabbiata: dopotutto, il legame tra lei e Lily si era rafforzato molto in quei due anni. Ma capiva anche il punto di vista di Lily, perciò si fece raccontare tutti i dettagli della discussione tra loro due, prima di commentare.

« Io odio Piton, e questo lo sa tutta la scuola » cominciò, facendola sogghignare appena. « Ma posso capire perché Evans continui a pensarci. Una situazione del genere non è semplice da gestire: lei e Piton, in fondo, sono stati amici per molto tempo. Anche se mi chiedo ancor come abbiano fatto a sopportarsi a vicenda, onestamente… Comunque, quello che volevo dire è che capisco che lei non riesca a mettersi l’anima in pace. Non è facile, a volte, sotterrare il proprio passato. Soprattutto quando questo significa dover eliminare alcune persone dalla propria vita. E no, questo non è mai facile ».

Mary fece per ribattere, ma poi sgranò gli occhi e tacque qualche secondo.

« Mi dispiace, Sir » mormorò infine a voce bassa. « Non avrei dovuto parlartene, vista la tua situazione con Regulus. Sono stata un’idiota ».

« Stai facendo l’idiota ora, Mary » replicò lui, abbozzando un sorriso e poggiando la tempia sul ginocchio di Mary. « Non devi preoccuparti per questo. Per quanto sia stato difficile accettarlo, io e Reg abbiamo preso strade diverse: inutile negarlo. Anche Lily lo capirà, vedrai, le serve solo un altro po’ di tempo ».

Mary ricambiò timidamente il suo sorriso e gli passo una mano tra i capelli neri, scompigliandoglieli. Era un modo per ringraziarlo: ormai Sirius aveva imparato da anni a comprendere lei e i suoi modi di fare.

« Dai, vieni in camera nostra » le disse, alzandosi in piedi ed offrendole una mano. « Puoi dormire da noi. Ormai è da quando avete tre anni che tu e James dormite nello stesso letto, non sarà un problema ».

Annuendo, Mary afferrò la mano che Sirius le stava porgendo e si lasciò aiutare ad alzarsi in piedi. Prima di incamminarsi verso i dormitori maschili, lo abbraccio di slancio, alzandosi sulle punte per poggiare il mento nell’incavo del suo collo. 

« Grazie, Sirius. Ci sei sempre per me ».

« Devi solo chiedere ».


 





Note:
Ebbene, sì, anche se in maniera molto lata, Piton è comparso. A questo riguardo, ci tenevo a sottolineare che la visione che do di Severus Piton non è la mia, ma quella dei vari personaggi – in questo capitolo ci sono quelle di Lily e di Mary (e un po’ di Sirius), magari più avanti vedremo quelle degli altri.
Cos’altro dire sul capitolo? C’è sempre più Jily e io sono in brodo di giuggiole perché li amo alla follia. C’è da dire che però, per ora, la coppia preferita da più persone è… MacBlack. Anche se in realtà nessuno sa al 100% cosa accadrà loro… Ops. Sono sadica? Ma noooo!
Come al solito, QUESTA è la mia pagina facebook e ci potete trovare news, aggiornamenti, foto e spoiler!
Ho inoltre pubblicato lo spin-off di cui vi parlavo su Fleamont e James Potter, e lo trovate QUI: “Father & Son”.
Io adesso devo andare, ma spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero di leggere le vostre opinioni :)
Un bacio,
Ale
   
 
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