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Autore: Laly of the Moonlight    17/02/2016    1 recensioni
In una notte buia e tempestosa, le strade di Karyl, giovane elfa dagli occhi verdi, e Khynd, un cacciatore umano, si incroceranno casualmente tra le pareti umide di una grotta.
Una conoscenza nata in maniera accidentale, ma destinata a cambiare completamente la vita di entrambi. Per sempre.
Terza classificata al Contest “Cavalieri di Draghi” indetto da Najara87 sul forum di Efp.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una volta atterrata sulla tolda della nave, di fianco all'albero di mezzana, Karyl si rimise in piedi e si guardò attorno. Non aveva avuto molte occasioni in vita sua per salire su un vascello, ma quel giorno era già la seconda volta.
Osservò attentamente la poppa della nave, situata alla sua destra, con il cassero, la sovrastruttura su cui erano situati il ponte di comando e il timone, la ringhiera superiore e la scaletta laterale che permetteva di raggiungere la parte rialzata.
Voltando lo sguardo verso sinistra, invece, poté osservare i due alberi maggiori della nave, a cui era assicurata la maggior parte della velatura. Una gran quantità di corde pendeva da essi, quasi fosse una giungla di liane.
Le grandi vele spalancate catturavano l'aria, gonfiandosi e tendendosi fino al limite, cercando inutilmente di disincagliare la nave.
Il ponte era invaso da una leggera nebbiolina, causato dalla sublimazione dello strato superiore del ghiaccio creato poco prima da Khynd pochi metri più in basso. Il silenzio era assoluto, quasi tombale; solo il leggero rumore delle assi di legno che scricchiolavano sotto i piedi della ragazza era udibile.
Karyl scese sottocoperta lentamente, la spada sguainata e le orecchie a punta tese per captare qualsiasi segnale d'allarme.
Un leggero rumore la fece trasalire e voltandosi si trovò di fronte ad uno degli uomini di Rivok, rimasto sulla nave. Di fronte a quegli occhi, pieni di terrore, la ragazza ebbe un moto di pietà e gli indicò semplicemente col mento l'uscita, per poi continuare a camminare nel ventre della grossa nave. La luce era poca, ovunque si poteva sentire un vago odore di stantio e legno vecchio, i passaggi stretti e quasi claustrofobici rendevano difficile e poco agevole la traversata di Karyl, ma lei continuò ad avanzare, spinta dalla collera nei confronti dell'uomo che aveva mandato i suoi compatrioti al macello.
Ad un tratto, un fruscio lieve, come di un tessuto mosso troppo bruscamente.
Karyl si gettò in avanti con una capriola, evitando per un soffio la lama che l'avrebbe trafitta. Si voltò, trovandosi di fronte Litharas, gli occhi iniettati di sangue.
- Tu...maledetta sgualdrina! -
- Vacci piano con gli insulti, Capitano. -
Per tutta risposta, l'uomo l'attaccò nuovamente, cercando di trafiggerle il basso ventre. Karyl roteò la spada, incrociandola con quella dell'avversario, facendo poi compiere alla propria arma un arco dal basso verso l'alto, spostando l'equilibrio dell'elfo. L'uomo, un combattente esperto, non si lasciò comandare ed iniziò subito ad incalzare la ragazza con una serie di veloci stoccate, cercando possibili aperture, frenato ogni volta dalla spada di lei.
Karyl, intanto, studiava il suo avversario.
Non aveva mai combattuto contro di lui, dato che il Capitano non la considerava una degna avversaria, ma si era misurata più volte contro altri guerrieri uomini, fisicamente molto più forti di lei.
Schivò l'ennesimo fendente, poi iniziò a contrattaccare.
Portava colpi ora da destra, ora da sinistra, cercando di confondere l'avversario, per poi provare un affondo.
Litharas, aspettandosi una tecnica simile da un avversario meno prestante fisicamente, semplicemente schivò spostandosi di lato e preparandosi a decapitare la ragazza fortemente sbilanciata in avanti.
La ragazza effettuò quindi una rondata1, cercando poi di attaccare con un ampio movimento dal basso, cercando di squarciare il petto dell'avversario in lunghezza. L'avversario fu però lesto a spostare il peso all'indietro, permettendo alla lama di lei di intaccare soltanto parte del corpetto di pelle, per poi contrattaccare portando una serie interminabile di assalti, facendo indietreggiare Karyl, fino a ritrovarsi, quasi per caso, sul ponte.
Una volta usciti alla luce del sole, la ragazza fece un paio di capriole all'indietro, allontanandosi a distanza di sicurezza dal Capitano, per poi ghignare soddisfatta.
- Là sotto si stava così male...qua c'è molto più spazio, non trovi? -
L'uomo digrignò i denti, conscio finalmente di essere stato preso in giro da quello scricciolo di elfa. La ragazza, infatti, aveva capito che non avrebbe mai potuto competere con lui a livello di forza, doveva per forza puntare su agilità e destrezza per avere la possibilità di vincere.
E saltellare schivando colpi in un angusto cunicolo di legno non era esattamente semplice.
Lui attaccò nuovamente, ma lei, ormai libera di compiere qualsiasi movimento, parò l'attacco, riprendendo la danza di lame interrotta poco prima.
Karyl tentò un affondo, che Litharas schivò saltando all'indietro; lei però continuò il movimento, piantando la spada nel ponte di legno e facendo leva su di essa per alzarsi in verticale e cercare di colpire l'avversario con un calcio dall'alto. L'uomo, non aspettandosi una mossa del genere, venne colpito alla clavicola sinistra, piegandosi in ginocchio sotto la spinta di lei.
Lui cercò di reagire con un ampio movimento della spada dinanzi a sé, ma la ragazza riuscì ad assestargli un calcio alla spalla, facendogli perdere l'equilibrio e allontanandolo, riguadagnando la distanza di sicurezza.
Continuarono a combattere nello stesso modo ancora per qualche minuto, finché la fatica fisica dello scontro non iniziò a farsi sentire.
Karyl si guardò intorno, cercando una soluzione rapida per lo scontro, che protratto ancora per molto l'avrebbe inevitabilmente portata alla sconfitta ed alla morte.
Guardando verso l'alto, notò i pennoni, assicurati agli alberi della nave per mezzo di sartie. Pur continuando a combattere, studiò l'intrico di corde fino a capire quali avrebbero fatto al caso suo, dopodiché iniziò la controffensiva.
Schivando, parando e attaccando, lei riuscì a portare il Capitano in un punto ben preciso della nave, poco distante dall'albero centrale. Finse un affondo, facendo in modo che Litharas si sbilanciasse, poi con una rovesciata all'indietro si spostò, sganciando dalla cintura il chakram e lanciandolo in aria. Il cerchio metallico andò a tranciare di netto le funi che reggevano il pennone dell'albero maestro, facendolo precipitare. Quando Litharas si accorse del pericolo incombente, era ormai troppo tardi per allontanarsi dal punto di collisione
Con un sonoro tonfo, il pesante palo in legno raggiunse il ponte, travolgendo Litharas in un tripudio di schegge vaganti e pezzi di cordame.
Dopo pochi secondi, Karyl raggiunse il luogo dove giaceva il suo avversario, stordito ma ancora vivo, con la gamba sinistra intrappolata sotto un grosso pezzo del pennone spezzato
Lei gli puntò la spada alla gola.
- Per te è finita, Capitano dei miei stivali. Pagherai per la tua condotta spregevole e per la tua arroganza. -
- Ahahahahah! Pensi di potermi giudicare, dopo esserti sporcata le mani col sangue di uomini innocenti, Altezza? - la ragazza si adombrò.
- Io ho difeso la mia terra, la mia città e la mia famiglia. Tu invece hai avvelenato le sentinelle e permesso a uomini corrotti di irrompere nelle nostre terre, seminando devastazione. Quali scusanti hai per il tuo comportamento, Litharas? Per quale motivo hai fatto tutto questo? -
- Perché, dici? Ma è ovvio...per il potere! -
- Di che cosa stai... -
- La supremazia che la famiglia Helkalossë2 ha su queste terre e su questa città...è questo ciò che voglio! Tuo padre era uno stolto, un sognatore! Invece di mettere se stesso al primo posto, facendosi servire e riverire, ha sempre pensato prima al benessere del suo popolo. Era un governante troppo tranquillo, che non pianificava mai nessun tipo di azione militare, non aveva nessuna ambizione di espansione. Fosse stato per lui saremmo rimasti per sempre dei poveri bifolchi! Un regno senza sudditi! Degli stolti e degli ingenui...esattamente come te! -
In quell'istante, Litharas, che aveva soltanto finto di essere immobilizzato in modo che la sua avversaria abbassasse la guardia, calciò via il pesante blocco di legno con la gamba destra rimasta libera e colpì con esso le gambe dell'elfa, che cadde a terra, battendo la testa.
La ragazza chiuse gli occhi dal dolore solo per pochi istanti, più che sufficienti però al Capitano per ribaltare la situazione.
Ora era lui a puntarle la sua stessa spada alla gola.
- Quell'uomo, Rivok...mi aveva promesso il governo della città, qualora lo avessi aiutato. Mi ha parlato dei suoi mercenari, stanziati ai valichi tra le montagne, e del suo capo, un uomo forte e coraggioso che avrebbe saputo ben ricompensare i propri alleati. Non ho avuto alcuna remora ad accettare, dato che finalmente avrei avuto l'occasione per rovesciare la sorte avversa che mi era toccata. -
- Eri il braccio destro di mio padre, sei subentrato come Capitano delle guardie dopo la sua scomparsa...e tu questa la chiami sorte avversa? -
- Sì! Sì, perché io meritavo di regnare, non quello smidollato! Così... - le sue labbra si incurvarono in un sorriso sadico – quando quel manipolo di banditi ci attaccò nel folto della foresta, ne approfittai per ammazzare lui e abbandonare suo figlio nelle mani di quegli uomini. In un sol colpo mi ero liberato di tuo padre e del suo erede. Buffa la vita, non trovi? -
A quelle parole, Karyl sentì montare dentro di sé una furia cieca.
Era dunque lui l'assassino di suo padre?
Era lui che l'aveva resa orfana?
Per un motivo tanto assurdo poi?
In quel momento decise che no, non avrebbe potuto fargliela passare liscia.
Doveva vincere ad ogni costo.
Con uno sforzo disperato, colpì il piatto della lama col proprio braccio, allontanando così il pericolo maggiore. Alzò il busto e rotolò in avanti, rimettendosi in piedi. Litharas, arrabbiato per essersi fatto giocare come un novellino, cercò di infilzarla, ma lei scartò di lato e colpì con forza il polso destro si lui, facendogli perdere la presa sull'arma. Colto alla sprovvista, l'uomo non reagì, dando il tempo alla ragazza di tempestarlo di pugni allo stomaco e concludendo il tutto con un calcio alto, diretto alla mascella di lui.
L'uomo, stordito, fece per rialzarsi, ma lo fece con una lentezza tale da permettere alla ragazza di recuperare la spada e avvicinarsi minacciosa a lui. Gli avrebbe mozzato la testa con un sol colpo, se una presa forte sul suo braccio non l'avesse trattenuta all'ultimo istante. La ragazza si voltò di scatto, trovandosi di fronte la forma umana di Khynd, Lei digrignò i denti, urlandogli di lasciarla andare, ma lui scosse la testa, rafforzando la presa sul suo polso.
- Se lo uccidi ora, mentre è disarmato, diventerai del tutto simile a lui. È questo che vuoi, Karyl? -
Le sue parole sembrarono fare effetto, dato che nello sguardo torbido e furibondo di lei si accese una scintilla di comprensione, mentre il suo braccio diventava più pesante.
- Da brava, questa dalla a me. - lui le prese, senza fatica, la spada dalle mani, mentre con la coda dell'occhio notò alcune figure issarsi oltre la fiancata e atterrare sulla tolda della nave: erano i guerrieri elfi, giunti per aiutare Karyl, i quali poterono soltanto constatare la sconfitta del loro vecchio Capitano.
Igar si prese la briga di legargli i polsi e condurlo via, verso le prigioni della Caserma, luogo in cui avrebbe atteso il giudizio di un tribunale.
Mentre la banchisa di ghiaccio si scioglieva, Khynd tornò a trasformarsi in drago, disegnò alcuni calmi cerchi in aria per poi riavvicinarsi alla nave, in modo che Karyl che potesse salirgli agevolmente in groppa. Poi puntò direttamente verso la terraferma, per riportare a casa l'eroina di quella battaglia


Quella sera, gli elfi organizzarono una grande festa in città: dopotutto bisognava festeggiare la vittoria e la cacciata degli stranieri. I caduti erano stati molti, ma anche loro avrebbero di gran lunga preferito vedere i propri concittadini e familiare brindare e divertirsi, piuttosto che piangerli nel silenzio delle loro case.
Da una delle terrazze della grande casa del Governatore, Karyl osservava la scena sottostante, mollemente appoggiata alla balaustra. Ovunque si potevano vedere i fuochi dei falò, la musica si alzava da un gruppetto di musicisti improvvisati, trasformando lo spiazzo davanti al palazzo in un'enorme pista da ballo. Grandi tavolate piene di cibarie erano state imbandite per ordine della Duchessa sua madre, mentre un andirivieni impressionante di domestici faceva in modo che il vino non mancasse mai e che i piatti da portata fossero sempre pieni.
La ragazza aveva indossato un abito da festa color verde smeraldo, come i suoi occhi, ma non riusciva a decidersi a scendere e ad unirsi alle danze.
- Qualcosa non va? - una voce maschile, calda. Karyl capì subito che dietro di lei doveva esserci Khynd, Non si voltò nemmeno.
- Pensavo... -
L'uomo le si avvicinò, appoggiando lui stesso i gomiti sul cornicione del balcone.
- È stata una giornata molto dura per te, giovane elfa. -
La ragazza annuì, più a se stessa che al suo interlocutore.
- Non avevo idea di cosa fosse una guerra. Mi sono precipitata sul campo di battaglia alla cieca, senza nemmeno sapere a cosa sarei andata incontro. Ho ucciso così tante persone da averne perso il conto, mi sembra quasi di vedere ancora il loro sangue macchiare le mie mani e miei vestiti. È come se... - alzò gli occhi alla volta stellata, cercando le parole giuste – come se oggi una parte di me fosse morta. -
- È del tutto comprensibile, Karyl. So che qualsiasi cosa dirò non servirà a farti stare meglio, ma ricordati che lo hai fatto per difendere la tua patria. -
- E poi...pensavo a quello che mi aveva detto Litharas...al perché della sua condotta. - fece un profondo respiro, prima di continuare a parlare - Devi sapere che questa città non fu fondata poi così tanto tempo fa...diverse decine di anni fa, alcune famiglia scapparono da una sanguinosa guerra che si stava combattendo all'Ovest. Era un conflitto fratricida, in cui gli elfi si ammazzavano a vicenda. Così, alcuni di loro, stanchi di perdere famigliari ed amici, decisero di muovere verso Est, per cercare un luogo in cui vivere in pace, lontano da qualsiasi campo di battaglia. Viaggiarono molto, fino ad arrivare al golfo di Itluna, in cui decisero di stabilirsi e fondare la città di Perilia, la mia città. - si fermò per respirare, mentre Khynd attendeva, paziente, che lei continuasse il racconto - Mio nonno, il padre di mio padre, era il Comandante del piccolo esercito di soldati che aveva deciso di unirsi alla migrazione. Era ritenuto da tutti un uomo giusto e saggio, per questo decisero di affidare a lui il compito di amministrare la città, con il titolo onorifico di "Duca". La mamma mi raccontava sempre che papà aveva seguito le sue orme, occupandosi sia dell'esercito che del governo della città in modo impeccabile. Quando mio fratello e papà morirono, mia madre fu presa alla sprovvista. Aveva una minima idea di come andasse amministrata la città, ma non sapeva nemmeno da dove iniziare per quanto riguardava la parte militare. Per questo motivo decise di affidare questo delicato compito a Litharas, nominandolo Capitano delle guardie. Lui era stato il braccio destro di mio padre e si era sempre comportato bene sotto la sua guida; le cose però cambiarono drasticamente dopo la sua promozione: egli infatti iniziò a mostrarsi per quello che era realmente, un elfo crudele ed egoista che pensava solo al proprio benessere. -
- Continua. -
- Pensavo che lui fosse un viscido verme, ma innocuo. Invece mi sbagliavo. Ho avuto l'assassino di mio padre sotto al naso per tutti questi anni e non l'ho mai capito! E poi... mio fratello... -
- Gli uomini come lui sono molto bravi a nascondere la propria vera faccia, indossando molte maschere di amicizia e lealtà. -
- Ha ucciso mio padre...soltanto perché era il Duca di Perilia! Per colpa di uno stupido ed inutile titolo nobiliare io e mia madre siamo rimaste sole! -
- Karyl, forse è il primo uomo meschino e corrotto che hai il dispiacere di conoscere...ma credimi, non sarà l'ultimo. -
- Khynd...davvero esistono altre persone che arrivano ad uccidere per cose così stupide? - la ragazza si voltò verso di lui, gli occhi appena velati di tristezza.
- Più di quante tu possa immaginare. - lui voltò appena il viso, lo sguardo perso come quello di chi rimembra avvenimenti passati. Si riscosse dai suoi pensieri, cercando un argomento di conversazione più leggero, anche per migliorare l'umore della ragazza.
- Quindi...ora toccherà a te comandare l'esercito, dato che sei stata l'eroina di questa battaglia. - la ragazza scosse il capo.
- No. È un compito che spetterà a mio fratello, quando lo troverò. Ero convinta che fosse morto... ma se Litharas ha detto la verità, potrebbe essere ancora vivo; potrebbe essere finito chissà dove, senza alcuna possibilità di tornare da noi. Forse pensa che papà lo abbia abbandonato, forse crede addirittura che papà sia ancora vivo. Devo trovarlo e riportarlo a casa. -
- Non hai nessun indizio di dove possa essere. -
- Ti sbagli. Rivok ha parlato di un mercato di schiavi in una città dell'Ovest...forse quegli uomini hanno portato là mio fratello per venderlo. Non è molto, ma voglio andare a controllare. Dovunque sia, se è ancora vivo, lo troverò, dovessi anche viaggiare in lungo e in largo per il Mondo! Anzi, questo mi permetterebbe di completare la mappa di mio padre - la ragazza tirò fuori la pergamena sgualcita e sporca di sangue dal corpetto dell'abito – e potrei finalmente realizzare il suo sogno. - per tutta risposta il drago sorrise, staccandosi dalla balaustra.
- E allora cosa stiamo aspettando? Prepara i bagagli, piccola intrigante, ci attende un lungo viaggio. -
- Verrai con me? - chiese la ragazza, sinceramente stupita.
- Certo che sì. Sei o no il mio cavaliere? -
- Dipende...sei o no il mio drago? -
I due si guardarono negli occhi, mentre un sorriso complice appariva sul volto di entrambi. Senza bisogno di ulteriori parole, Karyl corse in camera sua, indossò abiti comodi, legò i lunghi capelli biondi in una comoda treccia, prese le armi, una bisaccia con dei vestiti di ricambio e scese nelle cucine, dove rubacchiò un po' di cibo, giusto sufficiente per iniziare il lungo tragitto. Infilò in borsa anche un sacchetto di monete d'oro, dato che sicuramente avrebbero dovuto affrontare delle spese. Finalmente pronta, risalì sul terrazzo dove Khynd la aspettava, negli occhi una scintilla di sfida.
- Non sentirai nostalgia di casa, bimba? - lei scosse il capo.
- No, perché comunque avrò sempre un posto in cui tornare. -
Senza aggiungere nulla, Khynd si trasformò e lasciò che lei montasse in groppa. Quando Karyl si fu sistemata, ruggì alla luna e spiccò il volo.
Descrisse un paio di cerchi sulla piazza festante, che esplose in un boato al passaggio dei due eroi della battaglia, dopodiché risalì di quota.
Karyl guardò verso il basso, intravedendo la madre. Le due si guardarono per un interminabile attimo, poi Silwing annuì e sorrise alla figlia, augurandole silenziosamente buon viaggio.
Con pochi colpi delle poderose ali, Khynd portò Karyl in alto nel cielo, virando poi ad Ovest, verso le alte cime delle montagne che separavano Perilia dal resto del mondo.
Mentre vedeva le luci della città affievolirsi, inghiottite dal buio notturno, la ragazza si sentì spaesata ed eccitata allo stesso tempo. Diede una pacca affettuosa sulla spalla del drago, e quel contatto la fece sentire subito meglio.
Non era sola.
La loro avventura insieme era appena cominciata.


 

1Rondata: è come la ruota, ma circa a metà del movimento si uniscono le gambe per poi atterrare rivolti verso la direzione di partenza

2Ricordiamo che secondo il Quenya (alto elfico ideato da J.R.R. Tolkien) helka significa "ghiacciato, freddo come ghiaccio" e lossë significa "neve, bianco come la neve", quindi una possibile traduzione è neve ghiacciata, Iced Snow appunto.

  
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