Capitolo 3
Erano passati sei mesi. Erano
passati sei mesi, e, un mattino, Steve fu tirato giù dal letto dal telefono, di
sabato, alle dieci di mattina.
Non era tanto convinto su chi
aveva avuto il “coraggio” di disturbarlo a quell’ora, ma, chiunque fosse stato,
il minimo che poteva fare per lui era rispondere al telefono.
<< Buongiorno, Smith e
Smith, avvocato. È lei Steven Rogers? Abbiamo… delle notizie decisamente gravi.
In data sedici dicembre i coniugi Parker e Parker sono partiti per un viaggio
che non è mai arrivato a destinazione, il volo 5615. >>
Steve sentì come una fitta al
cuore, sentendo la notizia. Conosceva quel volo di fama, era stato abbattuto da
un incidente, apparentemente… I coniugi Parker? Richard e Mary? Il suo
interlocutore aveva continuato a parlare.
<< Di conseguenza lei
dovrebbe venire immediatamente al nostro studio per stabilire la disposizione
di alcune pratiche. Venga qui il prima possibile. >>
E gli venne piazzato il telefono
in faccia, prima che lui potesse chiedere alcunché sul bambino, se era morto
anche lui, probabilmente, o altro.
Non poteva andare da solo. Non se
la sentiva di affrontare la morte della sua famiglia da solo, allora chiese
sostegno a Tony, che giustamente fu tirato giù dal letto pure lui.
<< Che sia l’ultima volta,
Capitano, che mi svegli prima di mezzogiorno, di sabato. Di cosa hai bisogno?
>>
<< Di un passaggio… e di una spalla amica. Richard e Mary erano sul volo
5615. >>.
Usì un profondo silenzio al di là
del ricevitore, e poi la risposta del filantropo.
<< D’accordo, arrivo subito
con la limousine. >>.
L’ufficio degli avvocati era
austero, vecchio stile. Steve si sistemò gli occhiali da sole, un po’ incerto,
quando fu incrociato dalla cognata e il fratello di Richard, May e Ben Parker.
<< Oh, Steve, è una cosa
terribile… povero bambino… rimasto solo al mondo… >>
Steve sentì che la morsa sul suo
cuore alleviarsi un pochino, venendo a conoscenza che il bambino non era morto.
E questo complicava le cose. Povero, piccolo, già… perdere i genitori ad un’età
così acerba… Mentre si scambiavano convenevoli e condoglianze, furono invitati
ad entrare dalla segretaria, Tony se ne stava un poco in disparte, non voleva
intaccare quel momento di lutto, ma Steve sapeva che era lì per sostenerlo, in
qualsiasi maniera.
L’avvocato li aspettava, seduto
dietro la scrivania, e impose alla segretaria di portare una sedia pure per
Stark.
<< Allora… Sono realmente
dispiaciuto per la vostra perdita, signori Parker, signor Rogers, anche se,
forse, abbiamo perso due dei più grandi traditori della nazione. Ulteriori
indagini hanno rivelato che i coniugi lavoravano per L’Hydra. Signor Rogers,
lei non ne sapeva nulla? Dunque, essendo i coniugi traditori della patria,
tutti i loro beni verranno confiscati dal governo. Però… abbiamo ancora un…
piccolo problema. L’affidamento del loro unico erede, Peter Benjamin Parker.
Secondo il testamento, l’affidamento dovrebbe essere responsabilità del signore
e la signora Ben e May Parker… >>
<< Ma è sopraggiunto un
problema. >>
Si intromise Ben.
<< Al momento sono
disoccupato, e non so se potremmo permetterci di badare a questo bambino…
>>
L’avvocato riprese a parlare,
dopo aver mezzo fulminato l’uomo.
<< Di conseguenza… Vorremmo
chiedere a lei, signor Rogers, di occuparsi del bambino fino a quando il signor
Parker non trovi un’altra occupazione. Non sarà per molto tempo, credo uno o
due mesi al massimo… vede, se lei non accetta, saremmo costretti a mandare il
bambino in una casa famiglia, o un istituto di accoglienza… >>.
Steve si sentì quasi fermare
nuovamente il cuore, come se una doccia gelata gli si fosse scesa addosso.
Occuparsi di un bambino? Occuparsi del figlio di Mary e Richard e tutto quanto…
gli veniva un po’ la nausea a pensare che un ramo della sua famiglia fosse
affiliato all’Hydra, erano così due care persone…
<< D’accordo. Accetto, ma
solo per il bene del bambino. Posso vederlo? >>
L’avvocato si alzò in piedi,
porgendogli un paio di fogli.
<< Certamente. Firmi qui, per
cortesia, e poi è tutto suo… discuteremo in seguito se verrà fatto un
affidamento congiunto con i coniugi Parker… >>
Ma Steve era stanco di tutte
quelle formalità. Tony gli mise una mano sulla spalla, ed insieme, uscirono
dall’ufficio, diretti ad un’altra stanza. Lì, vi era una carrozzina.
Steve si avvicinò, con il cuore
in gola, e guardò dentro di essa. Si presentò a lui un bambino di appena sei
mesi, profondamente addormentato, con i pugnetti chiusi e una zazzera di
capelli castani. Tony gli si mise vicino, a guardare il piccoletto, e gli
sfuggì un sorriso.
<< Quanto le somiglia…
>>
Mormorò allora, allontanandosi un
attimo. Steve deglutì un po’ di saliva, e poi, la segretaria gli mise in mano
il piccolo, che si svegliò, guardandolo fisso, ma senza piangere.
<< Ciao Peter… >>
Lo salutò allora.
<< Io sono Steve… adesso
verrai a casa con me un po’ di tempo… >>.
Il bambino continuò a fissarlo,
per poi fare una risatina chioccia, che sciolse completamente l’uomo. Era così
piccolo… era così indifeso… Quindi si rivolse a May, che osservava la scena con
le lacrime agli occhi.
<< Vi prometto che lo
curerò con tutto l’amore possibile… Farò del mio meglio. E… grazie per questa
possibilità. >>.
May gli rivolse un sorriso
incoraggiante, e Ben le strinse le spalle, annuendo.
<< Sei un bravo ragazzo,
Steve. Sappiamo che Peter è in buone mani… >>