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Autore: Mela Shapley    17/02/2016    0 recensioni
Marzo, 1943: la Camera dei Segreti libera per la prima volta i suoi orrori, e mentre il panico dilaga alcuni studenti di Hogwarts rimangono vittima di misteriose pietrificazioni. Ma quello di Salazar Serpeverde potrebbe non essere l'unico mostro a vivere nel castello...
Dalla storia:
I suoi occhi ora erano rossi, iniettati i sangue. Le vene del suo viso erano in risalto come nuove cicatrici. Ringhiava minacciosamente, mettendo in evidenza i denti innaturalmente allungati e appuntiti.
[…]
“Cosa sei?”, balbettò.
“Sono la stessa cosa che ora sei anche tu,” rispose, e poi alzò un sopracciglio. “Sono un vampiro.”
Genere: Drammatico, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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xiii - epilogo.





Dal capitolo precedente:

Distolse lo sguardo dal corpo di Louis. Almeno erano ancora entrambi vivi. L’aveva salvato.
E per cosa?, pensò lei amaramente. Era riuscita a impedire che Louis bruciasse vivo, ma restavano comunque imprigionati lì senza alcuna via di fuga. Presto sarebbero riusciti a catturarli. Si appoggiò una mano sulla fronte per coprirsi gli occhi. Non aveva mai chiesto nulla di tutto quello: né il sangue, né la morte, né l’odio della gente normale. Ma non aveva importanza ormai, perché presto sarebbe tutto finito.
“Sono morti?”, sussurrò una voce dal basso. La luce abbagliante scomparve improvvisamente.
“Non lo so, ma dovremmo provare a polverizzarli col fuoco.”
“Usiamo l’Ardemonio.”
Katerina non mosse un muscolo, mentre gli Auror continuavano a parlottare tra loro. Non c’era modo di sfuggire all’Ardemonio. Il fuoco magico li  avrebbe inesorabilmente divorati fino a restituire le loro ceneri, e loro avrebbero cessato di esistere. Aveva fallito, dopotutto, e Tom aveva vinto. Louis sarebbe morto assieme a lei. Gli si avvicinò di nuovo e gli prese forte la mano.
“Perché piangi?”, le chiese il ragazzo con voce talmente flebile che rischiò di sfuggire persino al suo udito fine. Katerina cercò di sorridere, e scosse la testa.
“Non è niente. Solo, pare che in fondo non riusciremo a visitare la Francia,” mormorò asciugandosi le lacrime.
“E la Bulgaria?”, domandò Louis chiudendo gli occhi.
“Nemmeno.”
Sentì il ragazzo ricambiare la stretta di mano.


 
* * *


Ardem… aah!

Dopo il silenzio, il caos completo.

Katerina udì gli Auror gridare, mentre una tempesta magica scoppiava improvvisamente all’interno della piccola Guferia. Vide lampi colorati esplodere sopra la sua testa, e una sferzata di vento caldo la trascinò quasi via con la forza di un gigante. Attorno a lei si alzarono in volo fogli, piume e oggetti che prima erano sul pavimento. Ovunque guardasse spuntavano migliaia di scintille; ma nel giro di qualche istante si alzò anche una nebbia innaturale, biancastra, che coprì ogni cosa. Katerina dovette aguzzare gli occhi per distinguere gli oggetti intorno a lei; si aggrappò più forte alla mano di Louis, l’unico punto fermo.

Ad un tratto, parlò una voce molto vicina a loro.

Scendete, veloci,” sussurrò qualcuno in tono concitato.

Katerina non capiva cosa stesse accadendo, ma decise di seguire il suo istinto. Aiutò Louis ad alzarsi e insieme scivolarono giù da quelle che precedentemente erano state scale. Ai suoi piedi, in mezzo alla fitta nebbia, distinse vagamente otto corpi: erano gli Auror, ed erano vivi. Li sentiva respirare.

Di qua,” disse di nuovo la voce, e Katerina si diresse verso l’ingresso, calpestando la porta distrutta sul pavimento. Fece da sostegno a Louis, che per fortuna riusciva a camminare abbastanza bene. Lo prese per un braccio e lo tirò a forza fuori da lì, in corridoio. La nebbia si era propagata anche lì, e le ci volle qualche secondo per riuscire ad orientarsi. Non riusciva a vedere chi c’era con lei.

Andate nell’Aula di Trasfigurazione,” sussurrò la voce, e Katerina e Louis obbedirono senza fiatare. Man mano che passavano i secondi, le sembrava che il ragazzo stesse riguadagnando le forze. Si sentì prendere per mano: adesso era lui a trascinarla via da quel luogo infernale.

Corsero fino all’Aula di Trasfigurazione, che era poco distante, e spalancarono la porta. Poco dopo una figura entrò chiudendo la porta dietro di sè, e Katerina si girò di scatto per guardarla bene in faccia. Ciò che vide le tolse il poco fiato che le era rimasto.

Davanti a loro, con le vesti viola immacolate ma la barba stranamente bruciacchiata, c’era Albus Silente.
 
 
* * *
 
 
Katerina alzò lo sguardo, cogliendo i particolari di quell’aula che conosceva così bene, il luogo dove per cinque anni aveva seguito le lezioni di Trasfigurazione impartite dallo stesso uomo che ora era seduto alla cattedra. Era come essere a lezione, in effetti: il professore che faceva domande, e lei e Louis seduti in prima fila che cercavano di dare risposte.

“Con me siete al sicuro. Non vi farò del male,” era stata la prima cosa che aveva detto il professor Silente. “A patto che voi non cerchiate di farne a me.”
Loro avevano annuito, e poco dopo lui li aveva invitati a sedersi.
 
Katerina guardò Louis, che le stava tenendo la mano come se avesse paura che scappasse via. La sua pelle era ancora in parte rossa e rovinata, ma era in uno stato decisamente migliore rispetto a come l’aveva visto poco prima. Allungò il pollice per accarezzare il sottile bracciale d’argento che gli ornava il polso, e il ragazzo si girò a guardarla.

Si scambiarono un muto cenno di assenso e poi si voltarono contemporaneamente verso Silente, che li stava osservando con rapita attenzione da sopra gli occhiali a mezzaluna.

“La sua guarigione ha un che di prodigioso, Mr. Henry. Avrei giurato che fino a pochi minuti fa le sue condizioni fossero alquanto allarmanti,” dichiarò in tono tranquillo, come se quella situazione non fosse per nulla straordinaria.

“E’ uno dei vantaggi dell’essere un vampiro, signore,” ribatté Louis ricambiando lo sguardo con aria di sfida.

“Non ne dubito,” fece Silente con un brillio negli occhi. Congiunse le dita davanti a sé. “Ammetto che questa sera non avevo in programma nulla di più pericoloso di una sana rilettura di Storia di Hogwarts, ma i miei piani sono stati brutalmente accantonati quando una studentessa di Tassorosso è venuta da me a raccontarmi una storia apparentemente molto fantasiosa. Sto parlando di Miss Hopkins, ovviamente.”

“Flora?”, esclamò Louis stupefatto.

Katerina sentì il cuore farsi piccolo piccolo. Si mordicchiò un labbro: ricordava bene quello che fino a poco tempo prima c’era stato tra Louis e Flora. Ma non era quello il momento per pensarci, si disse.

“Esatto,” rispose Silente in tono serio. “Forse Miss Farley sa darci qualche spiegazione in proposito?”
 
Mentre gli altri due la fissavano in attesa, Katerina si scostò i capelli dagli occhi, riflettendo.

“Stasera, mentre ero a tavola con Tom Riddle, ho visto Flora uscire dalla Sala Grande assieme agli altri studenti. Quello che forse non sa, professore, è che Flora per qualche giorno è stata a conoscenza della nostra natura,” raccontò lei scambiando un’altra occhiata con Louis. “Ma non appena è stato possibile, le abbiamo fatto dimenticare tutto sfruttando i poteri di controllo mentale che ogni vampiro possiede. Stasera, sapendo che Louis si trovava in grave pericolo, sono andata da lei e, grazie a questi poteri, le ho ordinato di ricordare tutto ciò che avevamo cancellato.” Udì Louis sussultare lievemente. “Poiché sapevo che Tom Riddle si sarebbe presto recato del Preside, ho ordinato a Flora di andare dal Vicepreside – cioè, da lei – e di raccontargli tutto ciò che sapeva di noi, e di avvisarlo che Tom Riddle era l’Erede di Serpeverde, non Louis. A proposito, questa bacchetta è di Flora: l’ho costretta a cederla a me, dato che ero disarmata. Sarei felice se volesse restituirgliela assieme alle mie scuse.”

Separando la sua mano da quella di Louis, tirò fuori dalla tasca la bacchetta di pioppo e la porse a Silente. Appena rimise giù la mano, Louis la afferrò di nuovo.
Il professore osservò pensierosamente prima la bacchetta e poi il gesto del ragazzo.

“Lo farò senz’altro,” disse cortesemente. “Le posso assicurare, tuttavia, che Miss Hopkins sembrava più preoccupata che in collera. Se posso chiedere, come mai l’ha mandata da me e non dal nostro Preside?”

“Perché mi è sembrata la scelta più logica. Tom stava andando a parlare con il Preside, e sapevo che la sua storia sarebbe stata molto più attendibile rispetto a quella di Flora. Speravo che lei, avendo udito per prima la nostra versione, riuscisse perlomeno a convincere il Preside a darci una possibilità. Senza contare che ho avuto l’impressione, nei mesi scorsi, che lei non fosse così… affascinato da Tom come gli altri professori.”

“Una valutazione senza dubbio corretta,” commentò Silente annuendo. “Anche se, ahimè, quando sono giunto nell’ufficio del professor Dippet era già troppo tardi. Mr. Riddle però fortunatamente era lì, e mi ha gentilmente indirizzato verso la Guferia.” I suoi occhi assunsero un bagliore minaccioso. “Una volta constatata la scioccante distruzione che aveva coinvolto il sesto piano, nonché la battaglia che imperversava in Guferia, ho dovuto ovviamente fare una scelta tra salvarvi o lasciarvi morire. Ora, normalmente sono restio a sacrificare i miei studenti, per quanto… curiosa possa essere la loro natura. Fortunatamente ho fatto in modo che i vostri aggressori non potessero riconoscermi, e va da sé che questo nostro piccolo incontro dovrà restare un segreto. Spero che contravvenire ad un ordine diretto del Preside non sia stata una mossa sbagliata da parte mia.”

“No, signore,” rispose lei. Arrossì lievemente. “E mi scuso per lo stato del sesto piano. Temo che sia colpa mia.”

Con la coda dell’occhio, vide Louis fare un sorrisetto.

“Non si preoccupi,” fece Silente con un rassicurante gesto della mano. “Hogwarts ha un modo tutto suo per riparare ciò che è rotto. Sono sicuro che nel giro di qualche ora tornerà tutto come prima. Temo di non poter dire lo stesso per quei poveri gufi, tuttavia. Tendono a reagire in modo spropositato quando vengono traumatizzati,” commentò con un sospiro.

“Signore,” intervenne Louis. “Sa dirci cosa esattamente ha raccontato Riddle al Preside?”

Albus Silente appoggiò le mani sul tavolo.

“Tom Riddle, come lui stesso mi ha riassunto quando l’ho visto prima, ha spiegato al Preside di essere stato aggredito dal vampiro responsabile degli attacchi che Hogwarts ha dovuto affrontare in questi ultimi mesi.”

“Non siamo stati noi, professore. Un vampiro non è in grado di pietrificare le persone,” lo interruppe Louis con rabbia.

“Me ne rendo conto, Mr. Henry. Se così non fosse, le posso assicurare che ora non ci troveremmo qui,” rispose Silente con sguardo penetrante. “Avete prove concrete per testimoniare che il vero colpevole sia Tom Riddle?”

Katerina e Louis si guardarono, e poi scossero lentamente la testa. A conti fatti, non avevano nulla contro di lui, a parte le cose che avevano visto; ma sarebbe stato da ingenui aspettarsi che la loro testimonianza avesse un qualche valore.

“Sono stata dentro la Camera dei Segreti,” disse improvvisamente Katerina.

Gli altri assunsero, a gradi diversi, un’espressione più o meno sconvolta.

“Tu cosa?”, esclamò Louis. “Ti ci ha portata Riddle?”

“Sì, mi ha attaccata e colpita con una Maledizione che Uccide. Quando mi sono risvegliata ero nella Camera.”

Louis la guardò a bocca aperta.

“Gli staccherò la testa,” minacciò furioso.

“Meglio di no, Mr. Henry,” commentò Silente. Si rivolse poi a Katerina. “La prego, continui.”

Nei minuti successivi, Katerina raccontò tutto quello che era accaduto all’interno della Camera: il risveglio, i dettagli della conversazione con Tom, ciò che il ragazzo voleva da lei, il punto del settimo piano dove era uscita. Quando accennò al modo in cui lei era diventata una vampira, Louis si unì al racconto per spiegare tutta la storia completa. Quando alla fine tacquero, il professore di Trasfigurazione aveva un’idea di tutto ciò che era accaduto nei mesi precedenti.

“Quindi non sa ritrovare l’ingresso della Camera. Non sa che genere di creatura o potere vi sia contenuto,” concluse Silente. Katerina scosse la testa, sentendosi un po’ inutile per non essere riuscita a raccogliere informazioni più utili.
 
“E’ davvero un peccato, ma sarebbe stato sciocco da parte di Mr. Riddle svelare tutti i suoi trucchi. Ora credo sia opportuno parlare del vostro prossimo futuro,” disse il professore alzandosi in piedi. “Non potete rimanere a Hogwarts, questo è chiaro. Anche se non foste accusati di aver ucciso una persona e di averne pietrificate altre quattro, non potrei mai minare la sicurezza degli studenti permettendo a due vampiri di vivere liberamente in mezzo a loro. Non voglio sapere cos’abbiate fatto negli ultimi mesi, o chi abbiate attaccato per nutrirvi: non posso cambiare quello che è già successo. Ma, per quanto mi dispiaccia perdere così due miei studenti, il vostro posto non è più qui.”

Il suo sguardo era duro, inflessibile.

“Inoltre, dobbiamo anche considerare le accuse a vostro carico,” proseguì. “Non voglio darvi illusioni. Tom Riddle è uno dei migliori studenti che siano mai passati per questa scuola. E’ intelligente, zelante, potente e benvoluto dalla maggioranza dei professori. Nessuno crederà mai alla vostra storia, soprattutto considerando che proviene dalla bocca di due vampiri.”

“Ma lei ci crede,” affermò Louis.

“Credo che non stiate mentendo, questo sì. Ma la mia parola non vi sarà di nessun aiuto. Sono solo un professore, dopotutto; se appoggiassi pubblicamente la vostra versione verrei semplicemente preso per pazzo.” Per un istante, Silente si limitò a fissarli con sguardo penetrante. “Ma posso promettervi che farò tutto ciò che è in mio potere per fermare Tom Riddle ed evitare che riaccada una tragedia simile.”

I due ragazzi annuirono, insoddisfatti. Le parole del vicepreside erano difficili da digerire, ma non erano certamente inaspettate.

“Dobbiamo andarcene subito?”, chiese piano Louis. Silente esitò, ma poi fece un cenno affermativo con la testa.

“In questo momento c’è una caccia al vampiro per tutta Hogwarts. Ci vorrà un po’ prima che vengano a cercarvi qui, ma a mio avviso ritardare la vostra partenza è troppo rischioso. Vi mostrerò un passaggio sicuro per uscire dal castello.”
 
 
* * *
 
 
Da una zona collinare nei pressi del villaggio di Hogsmeade, Katerina osservava le luci del castello brillare in lontananza contro un cielo via via sempre più chiaro. Il suo cuore era pesante.

Nella sua mente si susseguivano mille immagini di tutti gli anni che aveva passato in quel luogo. Rivide i volti di Abigail, di Matilda, di Hayley e di tutti i loro compagni di Corvonero, che di lì a poche ore si sarebbero risvegliati in una scuola di cui lei non faceva più parte. Cosa avrebbero pensato di lei? Il Preside avrebbe rivelato a tutti la verità raccontatagli da Riddle, oppure avrebbe messo a tacere la vicenda in seguito alla sua inefficienza nel catturarli? Non lo sapeva, ma non poteva sopportare che le persone che le erano state accanto in tutti quegli anni non avessero avuto occasione di ascoltare la sua versione. Avrebbe fatto in modo di risolvere quel problema, pensò, con una lettera o qualcosa di simile.

Rivide le classi, la sezione di Storia in Biblioteca, i corridoi, il soffitto della Sala Grande, il cielo stellato sopra la sua testa quella notte sul tetto del castello. I riflessi sul Lago, le gite a Hogsmeade, i falsi sorrisi di Tom. Rivide lo sguardo di Flora quando aveva capito che loro due erano vampiri, la Guferia avvolta dalla nebbia magica evocata di Silente, Louis che urlava nella luce abbagliante creata dagli Auror.

Louis che minacciava di ucciderla per spaventarla la prima sera che si erano conosciuti, Louis che le passava la bottiglia di Firewhiskey, Louis che le dava la mano per aiutarla a scendere dai banchi, Louis che la baciava in Guferia come se lei fosse stata più importante della sua stessa vita.
 
“Avevo così tante speranze, la prima volta che ho messo piede a Hogwarts.” Louis, in piedi al suo fianco, spezzò il silenzio. “Sentivo di avere trovato il mio posto nel mondo. Difficile credere a come sono riuscito a rovinare tutto quanto.”

“A chi lo dici,” sospirò lei. “Nessun lieto fine per noi. Non possiamo nemmeno dire di essere vivi, solo non-morti.”

Louis fece un sorrisetto.

“Siamo stati proprio ingenui a pensare di poter sopravvivere in una scuola dove ogni singolo abitante va in giro portando sempre in tasca una bacchetta di legno.”

Lei rise.

“Non hai tutti i torti. Sai che ti dico? Siamo stati bravi ad arrivare fino a quasi la fine dell’anno.”

“Puoi dirlo. Anche se, a onor del vero, se non fosse stato per te probabilmente quel bastardo non mi avrebbe mai scoperto e non mi avrebbe tirato dentro questa storia. Chissà, magari sarei addirittura arrivato al giorno del diploma,” fece Louis in tono scherzoso.

“Ma non avresti mai avuto il piacere della mia compagnia,” rispose lei con un mezzo sorriso. L’altro si girò a guardarla pensierosamente.

“Hai ragione,” le disse in tono inaspettatamente serio. “Non sarebbe stato poi un grande affare avere Hogwarts ma non te. La scuola ormai faceva parte del mio passato, ma ero troppo ingenuo e orgoglioso per capirlo, e mi sono ostinato ad aggrapparmi alla vita di prima come se non fosse successo nulla. Era inevitabile che prima o poi la realtà mi sarebbe stata sbattuta in faccia. E per quanto triste sia l’idea di dover lasciare Hogwarts per sempre, sono felice di averti qui con me. So che tu avresti preferito non avermi mai incontrato, e sei libera di maledirmi quanto vuoi, ma dal mio egoistico punto di vista non posso che essere contento che le cose siano andate così.”

Katerina assimilò le sue parole e si girò, dando le spalle al castello. Il discorso insolitamente a cuore aperto di Louis le aveva toccato il cuore. Guardò negli occhi quel ragazzo a cui in così breve tempo era arrivata ad affezionarsi, e molto probabilmente anche qualcosa di più.

Cosa avrebbe mai potuto dirgli? Non era brava a esprimere i suoi sentimenti, ma l’elettricità che improvvisamente sentiva nell’aria le faceva capire che molto sarebbe dipeso da quello che lei gli avrebbe risposto in quel momento.

“Quindi tutto questo bel discorso farebbe parte del ringraziamento che mi hai promesso prima?”, gli disse optando per una domanda. Sotto la sguardo indagatore di Louis, mantenne un tono leggero e un sorriso appena accennato. Lui fece un sorriso scanzonato come se non stessero parlando di qualcosa di tremendamente importante, ma dietro i suoi occhi Katerina poteva distinguere una richiesta ben precisa.

“Anche. Mi hai salvato la vita, e non lo dimenticherò tanto presto,” fece lui. Poi proseguì: dopotutto, non era quella la domanda a cui Katerina voleva una risposta, e lo sapevano entrambi. “Prima… è stato un impulso del momento. Eravamo in pericolo e non sapevo se avrei mai avuto un’altra occasione per farlo. Ma lo rifarei mille volte ancora. Sei diventata molto importante per me, Katerina.”

“Anche tu sei importante per me, e non sai quanto,” replicò lei di getto. I lineamenti di Louis si distesero visibilmente. “Non riesco nemmeno a ricordare com’era la vita prima di conoscerti. Non ero un vampiro, ma non avevo niente per cui sopravvivere; mi limitavo ad andare avanti sperando che un giorno le cose sarebbero state diverse. La mia vita era priva di significato, ma l’ha acquistato quando all’improvviso mi è stata tolta. Tu mi hai fatto capire che non era troppo tardi per me. Questa non era certo l’esistenza che volevo, ma forse era quella di cui avevo bisogno.”

“Starai al mio fianco?”, le chiese brutalmente lui, l’incertezza e la speranza che emergevano dalla voce. Lei lo fissò, mordendosi un labbro, e poi gli afferrò la mano.
“Abbiamo tutta l’eternità davanti,” iniziò lei.

“Fino a che lo vorrai,” continuò precipitosamente l’altro. 

“L’eternità è davvero tanto, tanto tempo,” disse lei dolcemente. “Tempo a sufficienza per vivere infinite vite, per percorrere mille strade diverse che potrebbero anche portarci distanti l’uno dall’altra. Ma qualunque cosa accada, non me ne andrò da nessuna parte. Finchè lo vorrai, sarò al tuo fianco.”

Louis continuò a guardarla, senza dire nulla, con un sorriso in volto. Allora lei si avvicinò lentamente, fissando lo sguardo sulla sua divisa lacerata in alcuni punti, e poi alzandolo verso il suo volto. Era incredibilmente vicino, e c’era un riflesso luminoso nei suoi occhi grigi. Titubante, Katerina appoggiò una mano sul petto di lui. Il cuore di Louis non batteva, esattamente come il suo. Così vicini, si sentiva avvolta dall’odore di lui, un misto di sangue e delle scariche della tempesta che poco prima li aveva salvati.

Katerina si alzò sulle punte dei piedi, chiuse gli occhi e lo baciò.

Louis ricambiò con trasporto, le labbra che si muovevano sulle sue in un morbido bacio. Le mani del ragazzo si posarono sui suoi fianchi, e Katerina si abbandonò nel suo abbraccio, mentre le dita andavano ad accarezzargli il collo. Lui la strinse ancora di più contro il suo corpo e approfondì il bacio, facendole dimenticare dove si trovavano e tutto ciò che li aveva portati fino a lì.

Quando si separarono, rimasero stretti in un abbraccio. Katerina appoggiò la testa sul petto di lui.
 
“Cosa pensi della proposta che ci ha fatto Silente prima di salutarci?”, le sussurrò Louis all’orecchio dopo un po’.

“Penso sia da pazzi,” rispose Katerina con sincerità, senza muoversi da quella comoda posizione. Il sole stava ormai facendo capolino dall’orizzonte. “Chiedere a due minorenni di aiutarlo nella guerra contro Grindelwald? Deve proprio essere disperato.”

“E’ da anni che corre voce che Grindelwald abbia radunato un esercito di vampiri alle sue dipendenze,” commentò Louis accarezzandole i capelli. “Infiltrarsi nelle sue file non sarebbe nemmeno troppo difficile, per due giovani vampiri inglesi arrabbiati appena espulsi da Hogwarts. Se davvero Silente ha bisogno di spie per aiutarlo ad attirarlo in uno scontro aperto, è naturale che abbia pensato a noi.”

“Pensi che il vero motivo per cui Silente ci ha salvati sia questo? Per usarci per i suoi scopi?”

“Non solo lo penso, ne sono piuttosto sicuro. In ogni caso, qualunque sia la ragione, sono contento che l’abbia fatto.”

“Sto cominciando a capire come mai i vampiri tendono a vivere isolati dal resto della comunità magica,” disse lei con un sospiro.

“Certo: perchè gli umani sono così noiosi,” scherzò lui.

Katerina esitò un attimo, poi si scostò leggermente da lui per poterlo guardare in viso.

“Dicono che Grindelwald si nasconda in Bulgaria,” commentò casualmente. Louis la guardò con un sorriso malizioso.

“Bulgaria, uh? La seconda tappa del nostro ipotetico viaggio?”

“Proprio quella,” confermò lei ricambiando il sorriso.

“Avanti,” disse lui indicandole il bicchiere abbandonato sull’erba. “La Passaporta che ci ha dato Silente non aspetterà ancora a lungo, e dall’altra parte ci sono Robert e mio padre impazienti di darci una bella lavata di capo. Pronta a venire con me?”

Le porse la mano, e Katerina la prese.

“Prontissima.”

Come di comune accordo, si voltarono per dare un’ultima occhiata al castello di Hogwarts; poi, avvolti in una luce azzurrina, svanirono nel nulla.







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Note dell'Autrice: E con questo ultimo capitolo arriviamo alla fine di Alla Luce del Sole! Mi sono divertita a scriverla, e spero sia un po' piaciuta a voi che siete giunti fino in fondo... in ogni caso lasciatemi una piccola recensione, ci terrei tanto ^^ Nella parte finale ho lasciato qualche traccia per un eventuale seguito, per cui avrei qualche idea non ancora del tutto sviluppata. Sareste interessati a leggere una continuazione di questa storia? Fatemi sapere... nel frattempo, grazie e alla prossima!
  
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