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Autore: ElsBells    18/02/2016    2 recensioni
Faberry AU. Future fic. Rachel Berry è una star di Broadway di grande successo con una nuova coinquilina, la strana e ingenua Quinn Fabray. Tutto comincia con una nota sul frigo e uno scarabocchio frettoloso e infantile di un elefante. Tutti nascondono un po' di pazzia.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Quinn/Rachel
Note: AUOOC | Avvertimenti: nessuno
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Just off the Key of Reason

Capitolo 20
With my eyes closed you're all I see


La mente di Quinn era come un meraviglioso ragno immaginario o un paese delle meraviglie. Un labirinto di colori, immagini e sensazioni, legati insieme da logica creativa e amore. Rachel lo sapeva. Aveva capito che Quinn non pensava come gli altri, ma quando lesse la bozza del discorso che aveva scritto Quinn, si ritrovò ipnotizzata. In completa soggezione.

La mente della sua fidanzata era bella.

Perché Rachel non poteva essere uguale a lei? Eliminare la paranoia e le sue manie e cercare di essere più simile a Quinn. Se l'avesse fatto probabilmente sarebbero finite entrambe senza casa e si sarebbero trovate a vivere allo zoo.

Oh Dio, Rachel si rese conto della grande responsabilità che aveva nel rapporto. Oh cielo. Rachel guardò la sua fidanzata e si chiese che cosa sarebbe successo se si fossero scambiate la mente. Una tipica Rachel Berry durante la sua domenica di riposo.

Quinn giaceva sullo stomaco sull'erba, proprio affianco a Rachel, disegnando un labirinto sul retro di una carta di caramella, con un evidenziatore blu acceso, mentre i padri di Rachel giocavano con i cani poco distanti.

La favolosa testa di Quinn, non sarebbe stata in grado di gestire quella di Rachel. Era folle e talvolta perversa, ma così piena di talento. Rachel stessa riusciva a malapena a gestirla. Ne era terrificata a volte.

E come diavolo aveva fatto virare il suoi pensieri in quella maniera?

Le menti lavoravano in modi strani, quella di Quinn lavorava in un guazzabuglio incomprensibile di luci, caramelle, animali e parole. Forse Barnaby avrebbe potuto capirla, ma non altri.

Dovresti scrivere un libro” disse Rachel, tracciando distrattamente le lettere sul foglio.

Quinn sorrise, si sedette a gambe incrociate e fissò un bambino seduto poco lontano da loro, che fissava gli altri giocare con una palla.

Davvero, Quinn” disse Rachel, distogliendo gli occhi dal foglio e spingendo il suo ginocchio contro quello di Quinn. “Scrivere di... non so, la tua esperienza con l'Asperger. Del tuo passato, degli animali, del fatto che stai per andare al college. E puoi inserirmi, sono così d'ispirazione”.

A Rachel sarebbe piaciuto essere in un libro. Oltre, ovviamente, all'autobiografia che avrebbe scritto. Quinn ciondolò la testa di lato per fissarla. Arricciò il naso e Rachel le spinse leggermente la spalla con la sua.

Papà diglielo. Falle scrivere un libro”.

Sì, costringila. Legala e mettile una penna in mano, così che non possa avere altra scelta. Probabilmente Quinn non avrebbe scritto ugualmente, avrebbe lanciato la penna in giro o si sarebbe messa a scarabocchiare elefanti o cose del genere.

Sei una persona molto interessante, Quinn. Sono sicuro che là fuori ci sono un sacco di bambini come te, Asperger o meno, a cui potresti dare molta speranza” dichiarò Hiram, guardando Quinn e ignorando suo marito che stava lottando al suo fianco.

Leroy era aggrappato al collare di Barnaby, con tutte le sue forze, per evitare che il cane corresse a gettarsi nello stagno. Cornelius stava mangiando le croste dal panino di Quinn e Pongo era rimasto a casa perché era in grado di fare solo brevi passeggiate.

Quinn guardò Hiram e arrossì. “Grazie”.

Rachel scavò nel mucchio di cose da mangiare e trovò un Ho-hos. Dio, pensava di aver buttato via tutto. Continuavano a tornare.

Quinn si alzò in piedi e portò con se la coperta, quella con le giraffe che Rachel aveva usato quando si era sentita male.

Oddio, non era stata lavata. Era assolutamente disgustoso.

Quinn, dove stai andando?” chiese Rachel, domandandosi se usando il disinfettante in quell'istante, l'avrebbe potuta salvare dall'imminente contagio di quell'ammasso di germi che erano stati li per tre mesi.

I germi rimanevano in vita così tanto? I germi erano vivi? Dio, metti a fuoco.

Quinn si voltò e sorrise dolcemente a Rachel e poi si avvicinò al ragazzino seduto da solo poco distante. Sembrava avesse sei o sette anni, coi capelli castani e gli occhi luccicanti. Quinn si inginocchiò di fronte a lui con un'espressione dolce. Il bambino si sentiva timido e giocherellava con i lacci delle scarpe, mentre Quinn gli sussurrava qualcosa.

Rachel guardò i suoi genitori e vide che erano altrettanto assorti in quello spettacolo.

Quinn indicò la palla da calcio rossa e il bambino scosse la testa tristemente. Quinn si sedette sui talloni per un minuto e lo studiò, poi tirò fuori la palla da tennis di Barnaby da chissà dove.

Sul serio? Dove cazzo era stata nascosta?

Quinn si alzò e tirò la palla, a quel punto Leroy non ebbe nessuna ulteriore speranza di tenere Barnaby. Il cane scattò, prese la palla, oltrepassò Rachel e si gettò sulle gambe di Quinn, non facendo nessun tentativo per fermarsi.

Quinn era il suo muro.

Tenne il collare di Barnaby, diede la palla al bambino e si alzò fissandola con espressione interrogativa. Dio, era un cazzo di cortometraggio, Rachel avrebbe dovuto registrarlo.

Quinn disse qualcosa e il bambino lanciò la palla più forte che poté e in realtà andò abbastanza lontano. Quel bambino era innaturalmente forte. O Rachel era innaturalmente debole. Sì, i suoi cani preferivano di gran lunga quando era Quinn il lanciatore.

Barnaby scattò e scivolò lungo il terreno mentre afferrava la palla. Si mise in piedi e trotterellò da loro con la palla in bocca. Ma non c'era da fidarsi di lui, quella palla ormai era sua, l'avrebbe distrutta e non l'avrebbe ridata indietro per nulla al mondo. Rachel lo sapeva bene e lo rispettava. La palla era sua e se la teneva.

Rachel sorrise quando vide Quinn inginocchiarsi di nuovo, posando una mano sulla schiena del bambino e sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Lui ridacchiò e anche Rachel lo fece.

Sul serio, non sapeva nemmeno che cosa si erano detti.

Il bambino fece uno scatto verso Barnaby, che si mise a giocare a rincorrerlo, e il bambino rise forte e Rachel non riuscì a trattenersi e rise a sua volta.

Rachel si rese conto che la sua risata era tremendamente forte, così Quinn si voltò con un sorriso e tornò verso di lei, baciandola sulla testa prima di sedersi al suo fianco.

È stato molto carino da parte tua, Quinn” disse Leroy, trattenendo Cornelius in grembo.

Quinn si strinse nella spalle e guardò di sfuggita Rachel. “Sembrava solo”.

Rachel le toccò la spalla e sporse il mento verso di lei, in cerca di un bacio. Quinn fece finta di non vederla e le spazzolò un po' di erba dalla ginocchia, ma Rachel poteva vedere il sorriso sulle sue labbra.

Piccola, dammi un bacio” le disse.

Sì, Quinn dalle un- merda! No! Corny, vieni qui!”

Leroy saltò per inseguire il cane che aveva deciso di unirsi a Barnaby e al bambino. A quanto sembrava nessuno lo aveva informato che “Corny” non era stato contemplato come soprannome.

Rachel gemette e sporse il mento di nuovo, infine Quinn ridacchiò e l'accontentò. Si tolse l'erba dalla mani e ne mise una dietro la testa di Rachel, l'altra sulla mascella e poté sentire il sapore fruttato delle caramelle di Quinn in quel bacio.

Si trovarono a guardare alcuni bambini che lasciavano la partita di calcio, per unirsi a Barnaby, portando con loro più palle e frisbee, chiedendo al primo di loro se potevano giocare mentre questo annuiva felice.

Wow. Barnaby era in grado di controllare i bambini. Tutti i bambini. Avrebbe dovuto imparare ad utilizzare tale talento. Cornelius li stava facendo pascolare come pecore, mentre Barnaby si rifiutò di dare la sua palla da tennis a chiunque altro.

Poi si annoiò venti minuti più tardi e i bambini tornarono a casa e il maledetto Cornelius si buttò nello stagno, costringendo Quinn ad andare a recuperarlo.

Ci entrò solo sino alle ginocchia, ma Rachel non poté fare a meno di registrarla e mandare il video a Santana e Kurt.

Entrambi convennero che Cornelius era uno psicopatico e Quinn matta.


****

I papà di Rachel sarebbero dovuti essere sulla via dell'aeroporto in dieci minuti, ma avevano praticamente rapito Quinn mezz'ora prima e l'avevano trascinata in balcone. Naturalmente, Rachel aveva provato a spiare ed era stata cacciata ogni volta che si era affacciata al vetro.

Nessuno si stava buttando dal balcone. Nessuno stava per essere buttato dal balcone, il che, era un buon segno. Quinn non sembrava turbata, così Rachel decise di lasciarli soli.

Per un minuto esatto e poi strisciò di nuovo verso il vetro. Era accucciata quando Cornelius corse verso di lei dritto dentro la porta a vetri, esattamente come aveva fatto quando era un cucciolo.

Rachel si chiese, legittimamente, se fosse cerebroleso.

Si rialzò e vedendo che non poteva uscire sul balcone, corse verso Rachel che vide che i suoi papà la stavano fissando e strisciò verso Pongo per grattargli la pancia. Cornelius fu subito al suo fianco, Jelly e Barnaby lo seguirono, sino a circondarla, e i suoi padri la trovarono così quando tornarono dentro. Rachel fissò Quinn, aveva gli occhi rossi e residui di lacrime, ma stava sorridendo e la tirò in piedi stringendola in un abbraccio.

Va bene ragazze, appuntamento su Skype fra due settimane, okay?” disse Leroy, trascinando due enormi valige fuori dalla camera di Rachel.

Sì, papà” confermò Rachel stringendolo in un abbraccio. Odorava di birra e gomma da masticare e successivamente ne diede uno anche a Hiram.

Quinn” disse Hiram, aprendo le braccia verso di lei.

La ragazza si morse il labbro inferiore e si mosse verso di lui esitante, ma rise di gusto quando Hiram la fece volteggiare.

“Okay ragazze, state al sicuro, divertitevi e prendetevi cura l'una dell'altra, okay?”

Rachel mise il braccio sulla vita di Quinn e le baciò una guancia. “Ovviamente”.

Quinn” disse Leroy facendole l'occhiolino.

Fu probabilmente l'occhiolino più ridicolo che avesse mai visto, oltre ad aver coinvolto il volto, aveva coinvolto anche metà della spalla.

Quinn arrossì e annuì, fissando le proprie scarpe. I suoi padri salutarono e baciarono tutti gli animali e si soffermarono di più su Pongo, perché c'erano forte probabilità che non l'avrebbero rivisto. Rachel si offrì di dargli un passaggio, ma rifiutarono dicendole di prepararsi per lo show di quella sera.

Sì, okay, aveva colpito un segnale di stop una volta quando era in macchina con loro. Ma non era una così terribile guidatrice. Sì, aveva colpito uno stop e non aveva nemmeno idea di come avesse fatto. Aveva fatto una strana manovra e nella retromarcia l'aveva colpito.

Rachel si lasciò cadere al fianco di Quinn. “Che cosa ti hanno detto?” prendendo i piedi della ragazza sul suo grembo.

Quinn sorrise timidamente. “Amo i tuoi papà”.

Bene, wow, ma non era l'informazione che Rachel stava aspettando e le fece il solletico sotto il piede.

Ma cosa ti hanno detto?”

Quinn agitò il piede nella sua presa in modo da potersi concentrare, mentre Rachel la fissava.

Hanno detto che sei il loro mondo e di prendermi cura di te. E io ho detto che lo farò, perché sei anche il mio mondo. Hanno detto delle cose su, uhm, il mio discorso e...me. E mi hanno detto che se mi spezzi il cuore ti diseredano e adottano me”.

Rachel sbuffò. I suoi padri. Tipico.

Ora gioca con me” le disse con leggerezza, tirando la maglietta di Rachel per toglierla.

Beh, non poteva discutere con quello.

Lasciò che Quinn le sfilasse la maglietta dalla testa e le scompigliasse i capelli, così che non potesse vedere. Caddero giù dal divano, a causa del salto esuberante di Quinn e vennero attaccati dai loro animali sul pavimento e si spostarono in camera da letto.

In quella di Quinn. Non in quella di Rachel, perché i suoi genitori se ne erano appena andati e l'avrebbe fatta sentire strana.

Ma i suoi padri erano andati via e avrebbero potuto finalmente giocare al cavallo!


*****


Lo spettacolo di Rachel andò bene, come sempre, perché era una stella e uscì dopo coi colleghi a bere. Non ci andava spesso, sopratutto perché aveva una ragazza angelica che l'aspettava a casa, ma non voleva che i suoi colleghi si sentissero trascurarti. Non poteva essere una stella senza che il cast la supportasse.


E ovviamente erano anche suoi amici.

Rachel non era ubriaca. Aveva solo dimenticato temporaneamente come si camminava. Come si pensava e parlava con chiarezza. Aveva trascorso due minuti buoni a chiedersi perché la sua gamba non aveva fatto altro che vibrare, prima di rendersi conto che aveva ricevuto un messaggio.

“Da Quinn!” Strillò Rachel.

Dio, Quinn era incantevole. Quinn era bella e meravigliosa. Aveva la migliore fidanzata.

Quinn: Hey, Rach. Torni presto? Ho bisogno di parlarti xx

C'erano voluti cinque minuti buoni perché Rachel mettesse a fuoco lo schermo, leggesse e sopratutto comprendesse il messaggio. Quinn aveva bisogno di lei. Rachel uscì dal locale come Flash.

Beh, provò ad uscire dal locale come Flash. Diede a Matt un po' di soldi per pagare il conto, molti soldi, poi si distrasse e cominciò a cantare la canzone che stava andando nel locale. Era sicura di conoscere le parole, solo che non le ricordava, così decise di inventarle.

Uno stronzo si avvicinò e fermò la sua danza improvvisata, rendendosi conto che era James e oh, Quinn aveva bisogno di lei!

Rachel prese un taxi per andare a casa e salì le scale fino all'appartamento, perché si dimenticò dell'esistenza degli ascensori. Dopo aver visitato due piani sbagliati, raggiunse il proprio e trascorse dieci minuti a cercare di aprire la porta.

Perché diavolo non funzionava? Doveva chiamare il fabbro. Dov'era il suo telefono?

La porta si aprì e Quinn la stava guardando un po' preoccupata.

Big Bear!” esclamò Rachel, gettandosi fra le sue braccia.

Dio, ne aveva sentito la mancanza. Erano state sperate così tanto. Quinn profumava di caramelle, Rachel avrebbe voluto mangiarle un braccio.

Ehi, piccola” rispose Quinn baciandole la testa e trasalendo quando sentì il suo respiro.

Sono venuta a casa per te, Q. Quinnie, bear, Quinnie-Quinn-Quinn!”

A Rachel piacevano da morire i soprannomi. Dov'era Seal? Tolse la testa dal petto di Quinn e si guardò intorno. Amava così tanto Seal, voleva dargli un abbraccio.

Qualcuno è un po' ubriaco” disse Quinn scortandola in salotto.

Rachel camminò dritta verso il tavolo e sobbalzò quando lo urtò con forza. “Quinn chiama un ambulanza!” piagnucolò. Dio, l'anca, aveva bisogno di farla sostituire.

Quinn la prese in braccio e la portò verso la camera da letto con un piccolo sorriso. “No, little bear, va tutto bene. Ma ora è tempo di dormire”.

Rachel provò a lottare fra le sue braccia, ma queste non allentarono. La sua fidanzata era forte, avrebbe potuto battere i cattivi. “Sono tornata a casa perché hai detto che volevi parlare con me. Quindi parliamo. Parla, parla, parla”.

Lasciò che Quinn la mettesse sul letto e scoprì di essere in grado di stare seduta, infine si stese e la guardò scostarle una ciocca di capelli dal volto.

Domani mattina, Rachel. Sei una specie di pasticcio”.

Andiamo. Rachel Berry non era mai un pasticcio. Certo, non riusciva a sostenere la parte superiore del suo corpo, ma non era un pasticcio.

Quinn iniziò a tirarle via i jeans e Rachel sorrise vivacemente verso di lei. Le scompigliò i capelli facendoglieli finire in bocca e Quinn sfuggì alla sua presa.

Lascia che ti tolga i pantaloni, Rachel”.

Ehi, non aveva da chiedere, poteva farlo quando voleva. Lasciò che Quinn la spogliasse e poi la costrinse a darle la parte superiore del suo pigiama. Profumava di magia. Quinn strisciò al suo fianco e cercò di calmare le sue mani curiose.

Beh, ora non era più divertente.

Rachel avvolse tutti e quattro gli arti attorno a Quinn e seppellì il volto nel suo collo. “Ti amo, biggy bear” mormorò, sbavandole sulla pelle.

Quinn non si ritrasse, la tenne stretta. “Ti amo, drunky. Notte, notte” mormorò, accarezzandole i capelli sino a che non cadde addormentata due secondi dopo.

Rachel si svegliò esattamente quattro ore più tardi e rimase immobile per venti minuti cercando di calmare il pulsare alla tesa e la nausea, domandandosi cosa diavolo fosse successo. Si ricordò cosa era accaduto e si voltò, trovando gli occhi di Quinn lucidi e aperti rivolti al soffitto.

Ehi, Quinn” disse piano, sedendosi lentamente.

Dio, stava per vomitare, non c'era niente di peggio del vomito su tutto il letto. Sperava di non doverlo sperimentare.

Sono le tre del mattino, Rach, torna a dormire” le disse con voce roca.

Rachel scosse la testa. Dannazione, non l'avrebbe rifatto molto presto, allungo una mano verso il comodino e accese la luce.

“Non vomitarmi addosso” disse Quinn tranquillamente. Non si era seduta, aveva sepolto il volto in Pooh.

Non lo farò” la rassicurò Rachel, nella speranza di poter mantenere la promessa.

Si chinò verso di lei per guardarle gli occhi. Erano rossi e Rachel sentì il cuore batterle forte.

Quinn, cosa c'è che non va?” le chiese dolcemente. “Perché avevi bisogno di parlare con me?”

Quinn deglutì e asciugò il naso sull'orso. “Possiamo parlarne quando si alza il sole”.

No, sei triste e io voglio farti stare meglio”.

Rachel le tolse i capelli dal volto e guardò Quinn sedersi, schiena contro la spalliera e Pooh stretto al petto.

Non posso permettermi la New York University” disse infine.

Rachel la fissò, quella conversazione sarebbe stata lunga e i suoi postumi della sbronza gli rendevano tutto più difficile.

Cosa? E gli aiuti finanziari?”

No-non sono abbastanza. Coprono solo la metà e poi...” la voce di Quinn si affievolì e Rachel le toccò un braccio.

Beh e se copro io il resto? Posso-”

No” la interruppe Quinn. “Questo è esattamente-questo è il genere di cosa che Tom-Tom ha detto di evitare”.

Rachel socchiuse gli occhi nelle luce fioca. “Troveremo una soluzione. Hai intenzione-”

Ho intenzione di chiamare mia zia” sbottò Quinn, per poi nascondere di nuovo il volto nell'orso.

Rachel passò le dita nervosamente fra i suoi capelli biondi, non sembrava un meraviglioso piano. Quinn riprese la parola prima che Rachel potesse iniziare a farneticare su Lisa e le sue qualità orribili.

Voleva pagare per la Columbia. Credo che pa-pagherebbe pe la NYU. Voglio dire, lo sto facendo, così da poter trovare un vero posto di lavoro”.

Tu hai già un vero lavoro” la interruppe tranquillamente Rachel.

Lasciò andare il braccio di Quinn e si alzò in piedi. Dio, lei aveva sostanzialmente bandito Lisa dalla vita di Quinn. Cazzo.

E wow, indossava una maglietta con dei dinosauri.

Gli occhi di Quinn la seguirono per la stanza. “Sai cosa voglio dire...” disse dolcemente. “È la mia famiglia. Non... lei non è così male come pensi”.

Rachel sospirò e smise di camminare, incrociò gli occhi ansiosi di Quinn. Era fottutamente troppo presto per quello. O in ritardo, a seconda dei punti di vista.

Quinn, piccola, è un'influenza orribile. Forse le stai a cuore ma-”

Non l'ascolterò” disse Quinn in fretta, come se stesse cercando di convincerla. “So quello che sto facendo, so chi sono e non l'ascolterò. Qualunque cosa lei dica. Io ascolto te e Tom, e... me stessa”. Arricciò il volto e venne fuori un'espressione strana.

Rachel sorrise leggermente, Quinn non era così influenzabile o credulona come quando si era trasferita lì. Aveva riso forte quando Rachel le aveva detto che stava per dare via Cornelius ad una famiglia che viveva in una fattoria. Forse la zia non sarebbe stata un cazzo di padrone.

Un padrone malvagio.

La vuoi chiamare domani?” chiese Rachel con attenzione, avvicinandosi di nuovo al letto.

Quinn annuì lentamente, i suoi occhi erano lucidi di nuovo, Rachel si arrampicò sul letto e la strinse forte.

Sei arrabbiata con me?” borbottò Quinn, con la testa sepolta dentro Pooh.

Certo che no, Quinn. Io sono sempre dalla tua parte, qualunque essa sia”.

Quinn sorrise leggermente. “Rendi tutto meglio”.

Tutto meglio” confermò Rachel, mettendo la testa sulla spalla di Quinn quando il male alla testa tornò per vendetta.

Dio, non avrebbe più bevuto. Quinn aveva avuto una grande idea, latte e cioccolato per la vita. Spostò Pooh dal petto di Quinn così da poterla usare come cuscino.

C'era qualcosa che Pooh diceva... che mi ricorda te” disse Quinn con calma, passandole le dita fra i capelli.

Cosa, quel Pooh? Parlava? Era così dannatamente presto.

Quinn continuò. “Ha detto, if you want to make a song more hummy, add a few tiddely poms”.

Rachel si innamorò di nuovo, con tutta la sua sbronza alle tre del mattino, sul punto di vomitare e con la testa che era sul punto di rompersi in due. Poteva però sentire il sorriso nel tono di Quinn.

Ha anche detto, è difficile essere coraggiosi quando si è un piccolo animale”.

Rachel le baciò la pancia, non aveva la forza di raggiungerle il volto. “Sei coraggiosa, piccola” mormorò.

Dio, non riusciva a tenere gli occhi aperti.

Perché sono più grande di lui”.

Aspetta, più grande di chi?

Okay, quella conversazione era deviata ad un certo punto. Rachel si rannicchiò, sperando in qualche altra ora di sonno.

Sì, sei più grande di lui”.

Più grande di Pooh”.

Rachel sorrise sullo stomaco di Quinn, la sua mano nei capelli era semplicemente meravigliosa.

Sì, perché tu sei il mio big bear”.

Rachel realizzò di star dicendo un sacco di cose stupide e sentimentali, ma si addormentò fra le braccia di Quinn prima che potesse anche solo pensarci approfonditamente.



___________________


NoteTraduttrice:

Mi scuso per il ritardo, ma ieri non ho avuto un attimo di tempo, ma state tranquille che finirò la traduzione, potrei avere qualche volta un giorno di ritardo per problemi di vita e lavoro, ma arriverò sempre.

Non ho molto da dire se non che siamo al capitolo 20 e ne mancano solo 10 alla fine! Yey!

Enojy, see next week! :)

ManuKaikan















  
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