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Autore: myavengedsevenfoldxx    20/02/2016    0 recensioni
-allora devi fotterti, noi cerchiamo di aiutarti, ma se non ci dai una mano non possiamo venirti incontro-
-non posso semplicemente rimanere così?-
-stai scherzando?- sbottò James, rimasto taciturno fino a quel momento.
-nah-
-vaffanculo allora, quello che ti raccontiamo non serve a nulla?-
Rimasi in silenzio, Jimmy si stava alterando e non avevo ben capito il perché.
Non che me ne importasse molto alla fine.
Almeno credo.
-Brian cazzo fallo per Angelica- e detto ciò James si alzò e se ne andò seguito dagli altri.
Angelica … Angelica.
Quel nome non mi suonava nuovo, ma non mi diceva niente.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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XIX

I’m so sorry for the errors
Of my life

 

Mi chiamo Synyster Gates, ho 21 anni e sono nato il 7 luglio ad Huntigton Beach, a volte nella vita si commettono degli errori a cui non si presta la minima attenzione, errori piccoli, fatali e micidiali.
Errori piccoli che se si sommano ad altri errori piccoli, creano qualche cosa di gigantesco a cui non si può riparare.

 

Quel giorno ero uscito per andare a ritirare al negozio le magliette che Angelica aveva fatto ordinare con il nostro logo e degli adesivi, per i cd avremmo dovuto aspettare la fine di gennaio in quanto il 10 del mese avremmo avuto la sala prove solo per noi e un ragazzo che ci avrebbe registrato.
Angelica aveva organizzato tutto, come facesse non lo sapevo, ma ero contento, io non ce l’avrei mai fatta. I soldi per il pagamento li avevamo trovati grazie alle esibizioni che stavamo facendo nei vari locali. Stavamo diventando popolari. Nel giro di due settimane avevamo organizzato già alcune esibizioni in bar della zona e alcuni ci avevano chiamato, stavamo sfondando tra i giovani.
I ragazzi ci venivano vicini, si complimentavano, chiedevano foto e se ne andavano. A noi faceva piacere, ci sembrava essere una di quelle band come guns o led zeppelin che erano in circolo da anni e tutti li amavano.
I proprietari ci chiamavano, aumentavano di prezzo e ci davano anche la cena gratis, non male per una band della periferia di Huntington Beach che aveva suonato dal vivo solo pochissime volte. Poi il tutto era aiutato da Zacky che essendo barista, aveva contatti con altri bar della zona e ci inseriva nella serata, stava andando tutto a gonfie vele.
Ed ero contento, molto contento.

Uscii dal negozio con le magliette e i loghi in un sacchetto che recitava l’insegna del negozio a cui Angelica si era riferita e mi avviai verso la macchina. Faceva freddo e un po’ di neve si era accumulata sui marciapiedi, bisognava stare attenti se non ci si voleva ritrovare col culo per terra al gelo.
Svoltai a sinistra e una donna sul ciglio della strada stava facendo segno ad un taxi di fermarsi.
Aveva un che di familiare, ma da dietro non la riconoscevo.
-TAXI- urlò la donna correndogli dietro, ma cadde rovinosamente a terra. Corsi da lei per aiutarla.
-si è fatta male?- chiesi preoccupato. Il suolo era gelato e non si sapeva cosa sarebbe potuto succedere.
-si si grazie- disse mentre la aiutavo a rialzarsi. Si guardò il cappotto fradicio, si sistemò la cuffia e mi guardò.
Era Beatrice.
-oh ciao Brian-
-ah ciao Beatrice- la salutai, non l’avevo per nulla riconosciuta –non pensavo fossi tu-
-non ti avevo visto nemmeno io- rise. Non mi ricordavo che avesse una risata così carina. Era un mese che non ci vedevamo.
-allora, la tua amica?- chiese avviandosi accanto a me di nuovo sul marciapiede.
-l’hanno presa- dissi orgoglioso
-son contenta-
-merito tuo che mi hai lasciato consegnare le carte oltre l’orario- dissi oltrepassando una donna col passeggino.
-son stata gentile, vero?-
-già- dovevo ripagare il favore invitandola a bere qualche cosa? Ovviamente il tutto in amicizia, non volevo che pensasse che potesse esserci qualche cosa, anche perché amavo Angelica e non volevo nessun’altra.
-senti … - incominciai –andiamo a bere qualche cosa? Così da ripagarti per il favore ce mi hai fatto.-
-è un appuntamento?- chiese maliziosa
-no, vedila come un uscita tra amici- dissi subito.
-okay, fammi strada-

 

La portai in un posticino accanto al centro della città, era poco frequentato e ci mettevano ottima musica, andavo sempre lì a fare colazione quando cominciavo il lavoro un’ora più tardi se a casa non avevo nulla, mettevano sempre ottima musica e conoscevo il proprietario. Suo figlio era stato a scuola con me e ora era all’università, eravamo rimasti in buoni rapporti e ogni tanto mi faceva qualche sconto.
Avrei dovuto portarci Angelica, le sarebbe piaciuto quel posto.
-cosa ci fai in giro?- mi chiese Beatrice sedendosi di fronte a me
-ero andato a prendere le magliette e i loghi per la band- risposi guardandomi attorno in cerca del cameriere che stava prendendo l’ordine ad una coppietta di vecchietti.
-uh e come va con la band?- sorrise
-benissimo, abbiamo cominciato a suonare in alcuni locali, ogni tanto qualcuno ci viene a fare i complimenti e a chiedere qualche foto, ogni volta torniamo a casa contentissimi- spiegai
-ti avevo chiesto di invitarmi- fece il broncio. È vero, me l’aveva chiesto e mi ero completamente dimenticato.
-oddio scusa, è che con tante cose mi era passato di mente- dissi vedendo il cameriere con la coda dell’occhio arrivare.
-volete ordinare?- chiese il ragazzo con il septum e un tatuaggio sul braccio, deve essere stato nuovo dato che non l’avevo mai visto prima.
-un caffè- dissi
-una cioccolata calda- disse lei a sua volta.
-okay- rispose annotandosi il tutto su un quadernino nero.
-quando suonate di nuovo?- chiese Beatrice accavallando le gambe. Aveva un vestito nero aderente e abbastanza corto, con le gambe accavallate la coscia era ben visibile, infatti un ragazzo seduto al tavolo a fianco di noi assieme al suo amico, la guardarono che mancava loro solo la bava alla bocca.
Dio che maiali.
-suoniamo sabato al bar di fronte il Ponte sul lungomare, hai presente?-
-si si, ci son stata un paio di volte, bel posto, ci sarò-
-perfetto-  risposi tirando indietro i gomiti in quanto il cameriere stava per appoggiare i nostri ordini.

Parlammo per un'altra ora poi lei disse che doveva andare, le offrii un passaggio ma rifiutò così lei mi salutò con un bacio sulla guancia e mi disse che sarebbe venuta sicuramente al nostro concerto.
Uscii dal bar e mi avviai verso la macchina.
-che cazzo ho fatto- mi dissi calciando una lattina di birra.

   
 
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