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Autore: Spettrodanima    20/02/2016    1 recensioni
''Credo che le persone siano belle a prescindere.
A prescindere da tutto.
Dai loro errori, dai comportamenti strani, dalle parole senza senso, dai discorsi difficili e dagli sguardi incomprensibili.
Sono belle a priori, perché non hai assolutamente nulla da chiedergli e da loro non sai mai cosa aspettarti.
E' questione di coraggio stargli vicino.
Sono le stesse persone che somigliano a me, che oggi decidono di sentirsi belle ma si sentono principesse nel regno sbagliato.
E si sentono splendide, un giorno ogni tanto.
Sono belle perché non ci capirai mai nulla, ti diranno tutto e ti diranno niente, ti parleranno di utopie e dei loro sogni, senza sapere mai se moriranno con loro.
E se gli tendi la mano, l'afferrano senza troppi ringraziamenti, poi tentano di regalarti il mondo, ma è tanto grande, il mondo, così decidono di regalarti un sorriso, perché sanno che chi è riuscito a stargli accanto saprà apprezzarlo.''
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Non ho mai avuto un gran talento nel riuscire a parlare di me stessa, con nessuno. Non mi sono mai raccontata neanche ad un'amica, neanche ai miei genitori, non l'ho proprio mai saputo fare. «Sarà perché sono così estremamente complicata?», mi chiedo tra me e me, stando seduta sul letto riflettendomi allo specchio. E pure, so per certo che se ci provassi ci riuscirei perfettamente, ma forse la verità è che io non voglio assolutamente parlar di me, perché se proprio dovessi farlo uscirebbe una storia tipo così: " Mi presento, sono Vera. Ho ventun'anni e son cresciuta tra asfalto e palazzoni, tra quei mostri grigi che chiamano città. Con una vecchia ferrovia vicino al mare, che se ci entravi era un museo di treni antichi. Son cresciuta anche tra villette a schiera di fronte ad una terra abbandonata, dove spesso andavo a giocare con i miei cani, quand'ero ancora una bambina che giocava a far la guerra con uno scudo ed una spada, fatti di cartone. Mura di casa dalle quali a volte uscivano voci ed urla. Non amo la gente, o almeno non più, eppure ne scrivo poesie. Li guardo, quelli che vanno, dal mio balcone. Ne scrivo poesie, giuro. Non hanno rime, non hanno metriche. Sono ferme, hanno solo emozioni. Ci sono persone che riescono a farmi dare il peggio di me, riescono perché io so essere cattiva solo davanti ad altri cattivi. Ci sono quelle determinate persone che rendono la mia vita un inferno solo perché hanno il potere di farmi essere nervosa in loro presenza. E' da loro che si fugge, è da loro che si sta lontani. Perché altrimenti si cade, e si cade forte. Poi ci sono persone che non sanno fare altro che farmi sorridere, ed io, per sbaglio fuggo anche da loro. Per paura, per codardia, per salvarmi dalla felicità. «Io diventerò una scrittrice.››, mi dicevo. Me l'hanno anche detto in molti, ma io non ci ho creduto mai. Io scopro l'amore attraverso le parole, e ne racconto pezzi. «So scrivere, ma non so parlare, ne' capace di stupire con uno sguardo, non riesco a tener discorsi, non sarò mai una leader.››, io dico. So scrivere, e pratico l'arte in silenzio, combattendo a parole. Io, se scrivo, giuro che divento un'altra persona e so parlar di me. Ne parlo scrivendomi poesie, e mi dico ciò che vorrei sentirmi dire. Capita, ogni tanto, che mi dedico parole che sanno un po', anche solo a malapena d'amore. Io sono un misto di sentimenti forti e lacrime leggere, un misto tra dolcezza ed esplosione di colori. Sono un idea geniale e banalità a vagonate. Sono mille cose, sono un sacco di trappole per me stessa, e mi fido del buio, anche quando mi fa terribilmente paura. Non è vero che io son così, io sono cambiata. Non è mica vero che lo sono sempre stata, è solo che non mi ricordo più cosa facevo prima. Non è vero che ho sempre lottato, c'è stato anche un tempo in cui cercavo la pace e sono arrivati armati fino ai denti. Armati di parole, bugie, pensieri. Pur sempre armati. Non dimentico mai niente, perché le parole rimangono attaccate alle ossa. Io ho paura, ho coraggio, e altre volte proprio no. Ho paura del buio e della luce del giorno, ho paura del vento, della pioggia, delle tempeste, dei rumori, e del caldo, del sole, dell'aria di primavera. Mi spaventa quasi tutto. Ma ho anche coraggio da vendere, perché ce ne vuole per vivere una vita come la mia. Tra grida, pianti, rabbia, botte, dolori, rumori, cicatrici, gioie interrotte, felicità nascoste, delusioni, mura rotte fredde e buie. Di tutte le notti passate a corrompermi l'anima, le notti insonni, i passi della notte, il ticchettio dell'orologio, e caffè infiniti. Di tutti i giorni andati, dei discorsi amletici svenduti per niente. Dei diari segreti, delle paure prese, delle parole perse. Del tetto spiovente, della pioggia, della mia età, delle mie cose, dei miei sogni, dei miei segni, delle cicatrici, del sole, delle valigie, di tutto quello che ho aspettato, di tutto quello che ho temuto, di ciò per cui ho tremato. Di tutto questo io sono stufa, ho avuto la voce stanca, come quella di chi aspetta sempre d'esser ascoltata. Ho sempre lasciato un pezzo di me ovunque andassi, fossero scarponi, fossero poesie. Non ho mai avuto rispetto per nessuna delle mie emozioni, ma mi son tenuta strette nel tempo le lacrime di ciò che non poteva tornare. Io ho due sogni: uno è andarmene, l'altro rimanere. Sono in bilico e non so che fare, prendere e partire è sempre un problema, rimanere è sempre una sfida. Ma io non mi sono mai posta troppi problemi, ho fatto sempre il saltimbanco tra le facce stupide della gente ed i sorrisi finti. Io non saprei dove andare, perché mi son persa troppe volte e non saprei come tornare. Faccio come i gatti io, tento le fusa, per dar graffi. Non amo il mio nome, ne' il timbro della mia voce, ho ventun'anni e non credo più in niente. Lascio appassire le rose per raccoglierne i petali ed attaccarli nei miei diari segreti, perché io ho troppi diari segreti. Nei miei disegni lascio correre gli errori, perché «nessuno vive senza errori», mi son sempre detta. Ho imparato che le ferite non si guariscono mai, ma ora so che posso andare. Perché so che le ferite non sono altro che trofei." Ecco, ne verrebbe fuori una cosa tipo così, ed io non vorrei mai annoiare nessuno con la storia della ragazza che con la scusa di far la guerra con se stessa, fa la guerra anche con il mondo. Io sono una di quelle strane persone che non ama spiegare le cose, ma vorrebbe che gli altri le capissero. E quella volta che capita, mi stupisco come non mai e sento i brividi assalire la mia schiena, quasi come quando vedi un numero di magia e ne rimani incantata. Mi viene facile malcomprendere le persone, e sono una difficile comprensione. Mi vesto spesso di malinconia, come oggi. La notte, guardo la pioggia andare e mi sono accorta che guardo le cose, immaginandone altre, e realizzando tutt'altro ancora. So parlare di tutte quelle emozioni che non riesco mai a dire, e sono un vulcano di parole, che non servono a niente. Perché quelle come me hanno la vita piena di se', e come arma, hanno un fucile pieno di parole. Che non sanno d'amore mai specificamente, ma ci somigliano tanto. La cosa che più mi stupisce di me è il modo con cui abito me stessa da una vita e mi sento l'ospite indesiderata. Da sempre. Un giorno, magari, mi darò lo sfratto. O mi dirò "benvenuta". Io sono l'appuntamento con me stessa, a cui non mi presento mai.
   
 
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