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Autore: Nuel    22/02/2016    3 recensioni
James, Albus e Rose tornano a scuola, ma Hogwarts è, come sempre, luogo di misteri oltre che di magia e stregoneria e un nuovo enigma terrà impegnati i fratelli Potter e i loro amici.
◊ Serie: Imago Mundi
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Imago Mundi ϟ'
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Il Reparto Proibito




La prima settimana di Ottobre era stata interamente occupata dalle selezioni per i nuovi giocatori di Quidditch e dalla stesura del calendario degli allenamenti. La temperatura aveva iniziato ad abbassarsi, e la prima nebbia, bassa e rada era comparsa sulla superficie del lago.
    Finiti i ripassi, le lezioni erano ricominciate a ritmo sostenuto e gli studenti trascorrevano sempre più tempo in biblioteca. Verso la metà del mese, poi, una pioggerellina sottile aveva preso a scendere tutti i giorni, giusto per ricordare che l'inverno si stava avvicinando e per inumidire la terra.
    James Potter, stranamente, non era del tutto infelice di passare tanto tempo nella biblioteca, dato che ciò gli permetteva di ronzare attorno al Reparto Proibito. Naturalmente, non aveva il permesso di accedervi, così si limitava a sbirciare, stando al di fuori dell'area delimitata dal cordone, occhieggiando le costole dei libri, cercando di riconoscere qualche titolo e di memorizzarne la posizione.
    «Questa notte», disse risoluto, un pomeriggio, osservando di sottecchi la bibliotecaia che passava tra i tavoli affollati di studenti.
    «Ma non abbiamo ancora trovato l'incantesimo per leggere la pergamena», protestò Martin, sottovoce. Il ragazzo, seduto davanti a James e di fianco a Rose, aveva alzato la testa dal libro di Incantesimi con un movimento repentino, impallidendo alla sola idea. Rose dovette posargli una mano sull'avambraccio per evitargli una crisi d'ansia.
    «Lo troveremo, ma intanto, prendiamo il libro», insistette James. «Non è detto che lo troviamo subito, ma se Lucius Malfoy è entrato una volta per rubare quella pagina, potrebbe cercare di rifarlo».
    Albus guardò il fratello con preoccupazione. «Ma non sa che l'hai presa tu, vero?», chiese con tono severo.
    «No, ma potrebbe capire di averla perduta qui e tornare a cercarla o per impadronirsi del libro», spiegò James, convinto.
    «Allora qual è il piano?», chiese Rose, gli occhi illuminati dall'emozione, mentre ancora stringeva il braccio di Martin.
    James si sporse verso il centro del tavolo, subito imitato dagli altri tre. «Aspetteremo che tutti siano andati a letto, così da non rischiare di incontrare nessuno, e poi verremo a cercarlo», bisbigliò.
    Rose e Albus annuirono, mentre Martin si tirava indietro sulla sedia. «Mi dispiace di non potervi accompagnare», disse il Corvonero proprio mentre Dominique si avvicinava al loro tavolo.
    «Dove andate?», chiese la ragazza, sedendosi sul posto vuoto accanto a Rose.
    «Parlavano di Hogsmeade», fu rapido a risponderle Albus. «James potrà andarci per la prima volta, quest'anno».
    «E io non so se i miei genitori mi daranno mai il permesso di andarci: per loro è ancora tutto così strano!», aggiunse Martin, supportando la bugia di Albus.
    «Vedrai che riuscirai a convincerli», gli rispose la Prefetto di Grifondoro. «Non vedo l'ora di uscire dal castello e stare un po' con Augustus!», sospirò la ragazza, strizzando l'occhio a Rose.
    «Ancora?», chiese, con una smorfia di disgusto, James.
    «Pensavo vi foste lasciati», commentò Albus, mantenendosi su toni più neutri.
    «Abbiamo litigato, ma poi abbiamo fatto pace», rispose la cugina, visibilmente contenta.
    James mantenne l'espressione schifata fino a quando non seppellì il naso tra le pagine del libro di Babbanologia; l'aveva scelta come materia facoltativa perché la riteneva semplice, ma aveva presto scoperto che era addirittura esilarante: i Maghi sapevano molto poco dei Babbani, soprattutto per quanto riguardava le loro scoperte dopo l'entrata in vigore dello Statuto di Segretezza. Questo lo avvantaggiava sui suoi compagni di classe e sull'insegnante, che, dopo le prime risposte impacciate alle domande che aveva posto sull'evidente discrepanza tra la realtà e quanto scritto nel testo, gli aveva ordinato di attenersi allo studio del libro.
    James cominciò a ridere davanti alla raccomandazione di abbigliarsi secondo l'uso babbano, quando ci si mescolava ai non maghi, sapendo bene come i suoi nonni e zii avessero maldestramente cercato di attenersi a quella regola, ogni qual volta si erano recati a casa loro, suscitando la curiosità e, talvolta, il timore dei vicini.
    Prima dell'ora di cena, rientrò alla torre di Grifondoro per lasciarvi i libri e, quando uscì, trovò Erintja davanti al ritratto della Signora Grassa.
    «Non ho mai visto un gatto più inquietante», si lamentò il dipinto, quando James si piegò a prenderla tra le braccia, «e ne ho visti tanti di gatti, io. Ti ho mai raccontato del gatto di Lady Mildred...».
    James non rimase ad ascoltarla, le rispose con un annoiato: «È solo un gatto», e si avviò verso le scale, grattando Erintja dietro le orecchie. La gatta, in un primo momento, sembrava poco incline a restare in braccio, ma, poiché James non la lasciava andare, si rassegnò. «Dovresti davvero smetterla di scappare, sai», le disse lui, «Martin si preoccupa sempre un sacco per te».
    Essendo quasi l'ora di cena, si diresse verso la Sala Grande, sperando di incontrare il Corvonero strada facendo. Martin, in effetti, stava cercando Erintja, aiutato dai gemelli Scamandro; James era contento che i tre avessero legato, ma, allo stesso tempo, non riusciva a lasciarsi alle spalle quel lieve disagio che sempre gli provocavano Lorcan e Lysander: i gemelli, coi loro capelli chiari e gli occhi pallidi, somigliavano molto a loro madre e, come lei, parlavano spesso di creature che nessuno conosceva. Anche in quel caso, avevano delle teorie sul perché Erintja continuasse a scappare, così, consegnata la gatta al suo proprietario, Jamen se ne andò prima che potessero coinvolgerlo in qualche strana discussione sui Nargilli o su altre creature, dicendo loro di dover parlare con Louis.
    In verità, era da quella mattina che non incontrava il cugino, pertanto, quando lo vide già accomodato a tavola, intento a parlare con Molly, lo raggiunse senza esitare. «Ehi», lo salutò mentre scavalcava la panca e gli si sedeva di fianco. «Dove sei sparito per tutto il giorno?», gli chiese.
    «A studiare con Lotus. Ha iniziato Aritmanzia, quest'anno, e c'erano delle cose che non capiva», rispose Louis, rivolgendogli un sorriso allegro.
    «Non vi ho visti, in biblioteca».
    «Perché non eravamo in biblioteca», rispose con semplicità Louis, strizzandogli l'occhio, «Piuttosto, ci sei stasera, per una partita a scacchi?».
    «Ehm, sì», rispose James, stupendosi della richiesta di Louis.
    «Devo fare pratica», gli disse abbassando la voce, «oggi Lotus mi ha stracciato».
    James ghignò e si servì una cena abbondante, promettendo al cugino di aiutarlo a battere il Serpeverde.
    Quando, però, furono nella Torre di Grifondoro, James non riuscì a concentrarsi sugli scacchi, tanto che Louis lo batté per due volte di fila prima di capire che il cugino stesse pensando a tutt'altro.
    Il maggiore dei fratelli Potter si scusò dicendo di essere molto stanco e, fatto un cenno al fratello ed a Rose, risalì le scale a chiocciola che portavano al dormitorio maschile, in attesa che i Grifondoro andassero a letto.
    Verso mezzanotte, James, Albus e Rose si trovarono nella sala comune vuota e silenziosa. Il fuoco nel caminetto si stava ormai spegnendo e Rose rabbrividì per la tensione.
    «Se volete tirarvi indietro, adesso o mai più!», disse James, in un sussurro, mentre stendeva il Mantello dell'Invisibilità sul braccio.
    «Io vengo!», confermò Albus, senza esitazione e Rose annuì.
    James diede la Mappa del Malandrino al fratello e gettò il Mantello dell'Invisibilità sulle loro teste. Dopo aver controllato che il corridoio fuori dal loro dormitorio fosse vuoto, camminando uno accanto all'altro, lasciarono la sala comune e si diressero a passo rapido verso la biblioteca.
    Il castello, di notte, era silenzioso, illuminato solo da poche torce che gettavano ombre sinistre sui muri. I personaggi dei quadri dormivano saporitamente, mentre qualche fantasma si aggirava silenzioso per i corridoi vuoti e loro stettero molto attenti a non farsi scoprire. Sulla Mappa, individuarono le posizioni degli insegnanti di ronda e di Pix il Poltergeist, che si aggirava al secondo piano assieme a Mrs Purr, per evitare di imbattervisi: nonostante l'eccitazione, erano consapevoli che, essere trovati a girovagare fuori dal loro dormitorio, dopo l'orario del coprifuoco, avrebbe garantito loro un mare di guai.
    «Da questa parte», bisbigliò James, spostando un arazzo dalla parete, infilandosi in uno stretto passaggio che avrebbe permesso loro di sbucare vicino alla meta.
    Quando arrivarono davanti alla porta della biblioteca, Rose estrasse la bacchetta, sussurrando: «Alohomora» e la serratura scattò.
    «Entriamo!», li incitò James, spingendo la porta.
    La biblioteca era buia e spettrale: la luce pallida delle stelle entrava dalle alte finestre a vetrata illuminando sommariamente gli alti scaffali e i tavoli ingombri di libri.
    «Siamo sicuri che non c'è nessuno, vero?», mormorò Rose, rabbrividendo. Sei occhi si spostarono sulla Mappa, accertandosi che la biblioteca fosse completamente vuota.
    «Per di qua», li incitò di nuovo James, andando verso il Reparto Proibito.
    Prima di scavalcare il cordone di delimitazione, si fermarono di nuovo: nel silenzio sinistro che li circondava, sembrava loro di sentire quasi il battito dei loro cuori. Oltrepassare quello sbarramento significava violare la seconda regola in mezzora e, non appena lo realizzò, sul volto di James comparve un sorriso compiaciuto.
    Fu il primo a scavalcare il cordone, subito seguito da Albus, che aiutò Rose a non restare impigliata.
    «Dobbiamo trovare un libro che ringhia o uno che si chiama Delle Magie Fetide e Putridissime. Il libro che cerchiamo era vicino a quelli», disse James, cominciando a camminare verso il primo degli stretti corridoi tra gli scaffali.
    «Non ricordi con un po' più di precisione dov'era?», chiese Albus, prima di uscire dal mantello e mormorare: «Lumos!», per leggere i titoli impressi sulle costole dei libri.
    «Ci vorrà un sacco di tempo!», si lamentò Rose, uscendo a propria volta e  guardandosi attorno con gli occhi sgranati: nel Reparto Proibito c'erano molti più libri di quanti se ne fosse aspettata, i corridoi erano più stretti che nel resto della biblioteca e non vi erano tavoli per la consultazione.
    Nonostante fossero sicuri di essere soli, un paio di volte ebbero la sensazione di essere osservati e si fermarono guardandosi attorno. La Mappa del Malandrino continuava a dire che c'erano soltanto loro, nella biblioteca, eppure, i ragazzi avrebbero giurato di aver sentito una presenza. Non si trattava di un fantasma, era più come una corrente d'aria, un sospiro che faceva loro staccare gli occhi dai titoli dei libri per cercare chi l'avesse emesso.
    «È solo autosuggestione, vero?», chiese Rose dopo l'ennesimo suono che le sembrava di aver udito.
    «Sì, non c'è nulla di cui aver paura, Rose», le rispose James, mentre si appoggiava ad uno scaffale e un ringhio improvviso fece balzare tutti e tre.
    James si era appoggiato ad uno scaffale su cui un libro aveva reagito cercando di morderlo e ora strattonava e spingeva, in mezzo agli altri libri, per liberarsi della stringa che lo teneva chiuso.
    «Conosco quel libro!», esclamò Rose, eccitata, allungando una mano ad afferrarlo tenendosi alla larga dai suoi denti. «Basta accarezzarlo sul dorso e si calma», spiegò ai cugini. Dopo un paio di carezze, il libro cominciò a fare un basso verso simile a delle fusa. «Vedete?», fece la ragazza, entusiasta.
    «È il libro dell'altra volta», esclamò sicuro James.
    «Il Libro Mostro dei Mostri? Ne sei sicuro?», chiese Albus. «Perché era girato con la bocca verso l'esterno?».
    «L'ho rimesso sullo scaffale senza guardare», rispose James, ma un attimo dopo sentirono la porta della biblioteca aprirsi e James si affrettò a coprire Rose e Albus col Mantello dell'Invisibilità. La ragazza strinse a sé il libro, che ronfò sonoramente mentre Mastro Gazza si avvicinava durante il suo abituale giro di ronda, facendo temere ai ragazzi che il custode si sarebbe accorto di loro.
    «C'è nessuno?», chiese con voce malevola, quello, sollevando una lanterna, mentre Mrs Purr si avvicinava loro e soffiava contro le loro gambe invisibili. Il libro reagì ringhiando e Mastro Gazza richiamò la sua gatta. «Lascia stare quel maledetto libro, Mrs Purr, lo sai che non ti fa niente!». L'uomo passò vicino ai tre senza accorgersi della loro presenza e si allontanò assieme alla gatta fantasma che continuava a soffiare, voltandosi indietro con gli occhi tondi puntati esattamente sul punto in cui si trovavano.
    Dopo qualche minuto in cui rimasero immobili come se fossero stati colpiti dall'Incantesimo della Pastoia, sentirono la porta chiudersi e, con un gran sospiro, ricominciarono a respirare. Rose accarezzò di nuovo il libro e lo mise al suo posto, nel verso giusto. «Giuro che ho pensato che ci avrebbe visti!», mormorò, appoggiandosi allo scaffale, le gambe che le tremavano.
    «Il libro deve essere da queste parti», disse James, la voce un po' incerta, mentre sbucava dal mantello e ricominciava la ricerca.
    Per quanto cercarono, però, non riuscirono ad individuare il libro da cui Lucius Malfoy aveva strappato la pagina. «Non sappiamo come si chiama», constatò Rose, sbadigliando, un'ora abbondante più tardi.
    «Sappiamo quanto è grande e che le sue pagine sono di cartapecora», ragionò Albus.
    «Ma dovremmo aprire tutti i volumi che hanno le dimensioni giuste per vedere se hanno anche la carta giusta e se fossero più di uno?», ribatté Rose.
    «Non possiamo arrenderci!», protestò James, continuando a leggere titoli inquietanti.
    «Stiamo cercando un ago in un pagliaio, James. Dobbiamo trovare qualche altro sistema per trovarlo. Ora sappiamo dov'è. Accontentiamoci, per stanotte», disse Albus e a James non restò che annuire: si era fatto molto tardi e dovevano riposare almeno qualche ora o, la mattina seguente, si sarebbero addormentati in classe e, per le prime due ore, lui avrebbe avuto Pozioni. Dormire in classe non era una possibilità da considerare.


 
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Come sempre, grazie a chi legge e a chi ha aggiunto questa fanfiction alle storie seguite... però guardate che mica vi mordo se commentate! ^^
Un grazie particolare a Ladyriddle che commenta... e che come vedete è ancora viva, vegeta e intera. ^^
Se volete, mi trovate sulla mia pagina FB.
   
 
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