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Autore: FedyOoO    22/02/2016    3 recensioni
Long fic che prosegue la One-shot "He found me", la quale le funge da prologo. Nella storia "Psychopath" verrà analizzato il personaggio di Chara, su cui ho notato che da molti viene gettato fango solo perché è il "cattivo" della situazione. Inoltre approfondirò man mano il suo rapporto con Asriel, i sentimenti che non gli ha mai rivelato e i motivi che lo spingono a divertirsi tentando di influenzare Frisk. Sulla falsa riga del gioco, da quando comparirà quest'ultimo il racconto si dividerà in due filoni: uno ripreso nella pacifist, in cui sommariamente (non voglio spoilerare nulla) Frisk troverà degli indizi che gli faranno apprendere molti fatti riguardanti il primo umano caduto e il principe dei mostri avvenuti precedentemente alla sua caduta; nell'altro filone, ambientato invece nella genocide, Chara stesso racconterà le vicende dal proprio punto di vista mentre controlla Frisk, facendo luce anche sul proprio passato in superficie.
Spero che l'idea piaccia. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The true story of the Underground'
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«Figlio mio, come ti senti?»
«Per ora non troppo bene, mamma. Ma tranquilla, mi rimetterò presto»
Toriel sorrise forzatamente. C’era tutt’altro che stare allegri, in quella situazione.
«Sei un bambino forte, Chara»
La madre adottiva gli accarezzò la testa affettuosamente scompigliandogli i capelli. Se ne ritrovò alcuni tra le mani: da quando si era ammalato, Chara ne perdeva più del solito. Peggiorava di giorno in giorno. All’inizio era solo un po’ spossato, ma la cosa non sembrava tanto seria. Semplicemente,  Asriel riusciva finalmente a batterlo nel gioco dell’acchiapparello. I membri della famiglia avevano cominciato a preoccuparsi  quando aveva smesso di reggersi bene in piedi: cadeva ogni tre passi che provava a fare. Era bloccato a letto da allora e non riusciva nemmeno ad alzarsi da solo per andare a bagno, così Asriel lo accompagnava e lo assisteva in tutto. Contemporaneamente però, lo stava lentamente conducendo alla sua fine contro la propria volontà, perché gli aveva fatto una promessa. Quando Toriel ebbe abbandonato la stanza, il capretto comparve davanti alla porta.
«Mamma, posso entrare?»
«Sì, tesoro, Chara è sveglio al momento. Cosa farete oggi?»
«Uhm…credo che gli leggerò una storia. Prima riusciva almeno a muovere le mani per disegnare, così dipingeva il suo mondo in superficie per farmelo vedere…ma adesso non ce la fa più, è troppo debole»
«Capisco…»
Toriel abbassò lo sguardo affranta e sospirò. Non aveva affatto buoni presentimenti e giorno dopo giorno, ora dopo ora, era sempre più preoccupata per il suo bambino. E le dispiaceva anche per il piccolo Asriel, che soffriva più di lei, benché cercasse di non darlo a vedere. Toriel guardò amorevolmente il figlio.
«Divertitevi, allora. Vi lascio soli»
Detto questo, si avviò stanca verso la cucina, sperando che preparare una torta la potesse distrarre almeno un po’. Nel frattempo, nella cameretta dei due, Asriel tirò fuori da uno zainetto una manciata di ranuncoli.
«Chara, eccone degli altri…»
«Perfetto. Stai facendo un ottimo lavoro, Asriel»
«Già…»
Asriel non riusciva a guardare in faccia Chara. Anche se era lui ad averglielo chiesto, si sentiva terribilmente in colpa per ciò che stava facendo al fratello. In pratica lo stava ammazzando, e ciò lo faceva stare malissimo. Perché arrivare a quel punto, si chiedeva. Era abbastanza, avrebbe tanto voluto smetterla di assecondare quel piano insensato, dare un bel ceffone a Chara e farlo rinsavire, poi curarlo e dimenticare quella parentesi buia della loro felice vita nel Sottosuolo. Ma non era abbastanza forte caratterialmente e per questo si sottometteva al volere dell’altro bambino senza ribattere.
«Asriel» lo chiamò Chara destandolo dai suoi pensieri.
«Uh, sì?»
«Mi porti a fare una passeggiata?»
«Cos…sei uscito fuori di testa? Non riesci a muovere nemmeno un muscolo…come dovrei portarti in giro? È già abbastanza difficile aiutarti a raggiungere il bagno…»
Chara ridacchiò debolmente.
«Scherzavo, idiota. Però se muori dalla voglia di prendermi in braccio, sono troppo debole per opporre resistenza, quindi serviti pure! E poi…»
«Mh?»
«Aspetta, mi è venuta un’idea migliore. Perché non vieni sotto le coperte, come quella volta?»
Asriel arrossì leggermente ripensandoci. Era stato parecchio tempo prima, in circostanze molto diverse.
~Doveva fare davvero cattivo tempo in superficie. Lì nel Sottosuolo non c’era un vero e proprio clima, ma in base a dove ci si trovava le zone esse risentivano di quello del Mondo di Sopra. Quella notte si sentivano fortissimi rumori, tuoni, che Chara avrebbe distinto benissimo come tali ma che per i mostri del Sottosuolo erano un fenomeno misterioso.
«Sniff…sniff…»
Mentre stava dormendo beatamente, Chara sentì all’improvviso qualcosa che gli tirava la manica del pigiama e aprì pigramente un occhio.
«Uh…Asriel, sei tu? Cosa c’è?» chiese mettendosi seduto e strofinandosi gli occhi. Dall’altra parte non arrivò una risposta, solo singhiozzi sommessi. Nel sentirli, Chara si riprese improvvisamente e fece una faccia preoccupata.
«A-Asry…va tutto bene? Che è successo? Hai avuto un incubo?»
Nella penombra, Asriel scosse la testa, con le lacrime che sbrilluccicavano sulle sue guance.
«Cosa, allora…?» continuò a chiedere Chara sulle spine, deciso a sapere cosa avesse il fratello.
«Q-questi ruggiti…f-f-fanno tanta p-paura, Chara…» riuscì a pronunciare il capretto tra i singhiozzi.
«Di che stai-»
In quel momento un altro tuono echeggiò nella stanza, come se il temporale fosse direttamente nel Sottosuolo. L’espressione di Chara mutò da preoccupata a scocciata. Asriel era decisamente un piagnucolone: riusciva a piangere per qualsiasi cosa, anche la più stupida. Lo trovava davvero un imbecille, quando faceva così, ma allo stesso tempo, era pervaso da una sorta di tenerezza…che ovviamente avrebbe tenuto ben nascosta.
«Asriel, cretino di un fratello, possibile che tu debba fare un dramma per ogni minima cosa? Quei rumori non sono nulla. Sta solo piovendo in superficie, e a volte insieme all’acqua piovono scariche elettriche chiamate fulmini, che fanno quel rombo che senti, conosciuto anche come “tuono”. Ora che sai che nessuno vuole mangiarti, sei più tranquillo? Posso tornare a dormire? Bene, ‘notte»
«A-aspetta…» fece timidamente Asriel «Ti dispiace se…ecco…ti dispiace se per stanotte dormo nel tuo letto? Ormai non riesco più ad addormentarmi…però magari con te a fianco mi sentirei più sicuro e…»
«Non. Se. Ne. Parla» rispose Chara, scandendo in particolare la parola “non”. Asriel biascicò un “okay” in modo malinconico e fece per avviarsi di nuovo verso il proprio letto, quando il fratello sospirò rassegnato.
«Solo per questa volta, sporco frignone. Alla prossima ti caccio dalla stanza»
E gli permise di sistemarsi nel letto. In realtà, non lo avrebbe mai cacciato, né tantomeno gli dava fastidio che Asriel dormisse con lui. Il fatto è che aveva quella sorta di blocco che spesso gli impediva di essere gentile senza fatica, una corazza che si era costruito negli anni e non gli permetteva di essere premuroso con la gente. Di norma, alla fine cedeva, ma lo faceva sempre in modo un po’ acido. Quando però si ricompose per addormentarsi un’altra volta, sorrideva, e quasi in automatico cinse con le esili braccia il corpo di Asriel, il cui respiro tornò normale. Prima che Morfeo accogliesse i due bambini tra le proprie braccia, si sentì un sussurro di Asriel.
«Grazie»
«Sei uno scemo»
Ed entrambi chiusero gli occhi.~
«D’accordo, se ti fa piacere…» rispose Asriel sistemandosi sotto le coperte accanto a Chara. Rimasero lì per un bel po’ di tempo: all’inizio il capretto lesse al fratello delle leggende da un gigantesco volume rimediato nella fornita libreria della madre, poi presero a parlare di svariati argomenti, finché Chara non si addormentò. Nel frattempo, Asriel osservava i ranuncoli mezzi smangiucchiati dall’altro bambino.
«Chi è l’idiota adesso, Chara?»
Il capretto spostò poi lo sguardo dai fiori al soffitto e rimase a fissarlo per molto tempo con gli occhi vuoti. Qualche ora dopo, Toriel e il marito Asgore, sentendo il silenzio totale, andarono a controllare la cameretta. Lì trovarono i due figli che dormivano, Chara con la testa poggiata sul petto di Asriel mentre questi sbavava sul cuscino ronfando beatamente. Quella scena così buffa quanto tenera fece nascere per un attimo un sorriso compiaciuto sul volto dei due adulti, sorriso che svanì subito quando si concentrarono sul viso malaticcio di Chara. Toriel si lasciò andare una lacrima, mentre Asgore cercava di incoraggiarla a sperare nel meglio. A dire la verità, ormai, nessuno sperava più nulla. Avevano già dato il bambino per spacciato.
«Non abbiamo altra scelta, Asgore»
Il caprone guardò smarrito la moglie. Cosa voleva dire con quella frase? Intanto, lei continuò.
«Devi chiedere aiuto allo scienziato di corte…per quanto detesti che quello psicopatico si avvicini al mio bambino…»
L’ultima frase la disse guardando da un’altra parte, con un espressione di disappunto mista a rassegnazione. Il re aveva già proposto quell’idea, ma Toriel, che non vedeva affatto di buon occhio gli esperimenti che lo scienziato di corte conduceva nel suo laboratorio, aveva bocciato il partito. Ora però si stava ricredendo. Per quanto privo di qualsiasi etica, lo studioso era davvero bravo nel suo lavoro, quasi quanto era fedele al re. Sarebbe bastata una parola di Asgore per convincere lo scienziato a spendere tutte le energie, giorno e notte, alla ricerca di un modo per salvare Chara.
«Capisco, cara, capisco…» esordì il sovrano «Andrò immediatamente da Gaster».
Asgore si mise in viaggio verso Hotland, dove arrivò dopo qualche ora di cammino. Entrò con nonchalance nel laboratorio facendo cadere qualcosa come era suo solito fare a causa della sua stazza e della poca delicatezza delle sue movenze. Quel giorno però, non sentì la voce dello scienziato rimproverarlo. Era strano, molto strano. Si fece largo nella stanza dove Gaster conduceva le sue ricerche. Nulla. Tornò indietro e prese un altro corridoio, poi svoltò verso una stanza dalla porta socchiusa. Si sentivano delle voci provenire dall’interno, voci di ragazzini.
«Shh Pap, non c’è bisogno di piangere…ti proteggo io»
Il re si avvicinò quanto più cautamente gli era possibile senza sembrare il solito elefante in un negozio di cristalleria e aprì la porta. Dentro c’erano solo due mostriciattoli sconvolti, che avevano le sembianze di scheletri; uno doveva essere appena un adolescente e l’altro un bambino in età prescolare.
«S-salve, bambini» li salutò in modo impacciato «Sapreste dirmi dov’è Gas…ehm, lo scienziato di corte? Avrei una richiesta urgente da fargli, quindi mi preme trovarlo il prima possibile…»
«Se cerchi papà, è scomparso» fece il più grande dei due senza mezzi termini.
«Scomparso?»
Stavolta fu il piccolo a rispondere, annuendo con il suo teschietto. Asgore era sconvolto: non solo gli stava per morire un figlio, ma aveva anche perso uno dei suoi più fidati collaboratori. Cosa avrebbe fatto a questo punto? In quel momento però un altro pensiero si fece largo nella sua mente: anche i due ragazzini che aveva davanti avevano perso qualcosa. Anzi, per l’età che avevano tutto era perduto: il loro unico genitore non c’era più. Decise quindi che, quantomeno, li avrebbe aiutati.
«Da quanto tempo siete qui da soli?»
Il più giovane fece il numero tre con la manina.
«Tre giorni?»
«Sì…» rispose l’altro.
«Sapete…» iniziò il re grattandosi la nuca e sorridendo in modo nervoso ai due piccoli scheletri «…io, ecco…non credo di essere all’altezza di sostituire vostro padre. Però, almeno, lasciate che vi offra un posto meno tetro in cui vivere»
«…grazie, Vostra Maestà…» fece il più grande.
«Ah ah, non c’è bisogno di essere così formali. Chiamami pure “Gorey”»
«Uh, okay…»
Asgore prese il ragazzino per mano, mentre con l’altro braccio reggeva il fratello minore e insieme uscirono dal laboratorio. Attraversarono Hotland e le Waterfalls, fermandosi davanti a una bella casetta a Snowdin.
«Che io sappia, qui non ci abita nessuno» li informò Asgore «Potete vivere qui e non avrete bisogno di pagare tributi a nessuno. È vostra».
Non aspettò la risposta dei due, si voltò e riprese la strada verso casa. Toriel lo avrebbe sgridato sapendo che la spedizione era stata un fallimento, ma non poteva fare altro che dirglielo. Quando arrivò, la regina capì immediatamente che qualcosa non andava.
«Si è rifiutato, quell’essere immondo, vero?»
«N-no, è che…»
«Sì, ho capito. Abbattere la Barriera è più importante della vita del figlio del re, vero? Ah, lo sapevo. Non si può contare su quel…»
«Tori, Tori, calma, fammi spiegare. È morto»
L’espressione di Toriel mutò. Era scioccata.
«È…morto?»
«Sembra proprio di sì…»
«Quindi ora…non ci rimane che accettare la morte di nostro figlio?»
«Mi dispiace tanto, cara»
Toriel iniziò a piangere nascondendo il viso con il petto del marito. Nulla avrebbe potuto colmare il vuoto che Chara avrebbe lasciato.
Intanto, nell’altra stanza, Chara stesso stava ascoltando. Tutto stava andando come aveva pianificato. In realtà, gli dispiaceva un pochino far soffrire i genitori, ma la sua causa era più importante. Si sarebbe sacrificato per salvarli tutti. E al tempo stesso, avrebbe avuto la sua vendetta.
   
 
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