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Autore: carmen16    23/02/2016    2 recensioni
E se Bella ricoprisse il ruolo del vampiro e Edward fosse il fragile umano? e se dovessero incontrarsi nel momento più sbagliato che il destino dovesse scegliere? se dovessero anche risultare nemici?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Salve a tuttiiiii. Mi scuso infinitamente per i miei continui ritardi con la pubblicazione e con la storia, ma non avendo molto tempo per scrivere, devo ogni volta farmi un veloce resoconto di ciò che voglio raccontare e dei personaggi per non contraddirmi con gli altri capitoli e distaccarmi dalla storia. Vi prometto che già dal prossimo capitolo si xapiranno molte cose e finalmente avremo l'atteso incontro con Edward! Miraccomando leggete e commentate se potete, mi farebbe piacere conoscere le vostre opinioni.

~POV SCONOSCIUTO

La tasca dei jeans stava vibrando da almeno dieci minuti per i messaggi, che con tutta probabilità, gli stava inviando il suo capo con le coordinate del suo incarico. Stava osservando l'obiettivo delle sue ricerche e del suo viaggiare mentre esso si stava spostando per la boscaglia, quindi non poteva distogliere l'attenzione proprio in quel momento. Erano settimane che la osservava, mesi che la cercava, anni che l'aveva perduta e mai più ritrovata, fino a quando non si era unito ai Cullen. Loro lo avevano salvato dal destino di sangue e morte che lo aveva inghiottito come le fiamme fanno con qualsiasi cosa si trovi accanto, bruciano e distruggono. In cambio della loro protezione lui, per il senso dell'onore che gli avevano insegnato sin da piccolo, per sdebitarsi era diventato loro servitore. Il suo padrone e la moglie lo consideravano come un figlio, o un familiare, ma lui non poteva accettare il loro affetto incondizionato; non quando la sua vera famiglia era smarrita e dispersa per il mondo, non con una missione fallita ed un debito da pagare. Quando avrebbe risolto tutte le sue questioni, allora avrebbe potuto guardare il signor Cullen senza paure e ringraziarli per la loro bontà, per allora avrebbe dimostrato la sua gratitudine con i fatti. Per lui era una questione di principio, per stare in pace con se stesso. Non voleva essere legato alle persone da altro che non fossero affetto e stima, e non debiti, favori  o altro. Di tempo dopotutto ne aveva eccome, l'intera eternità e finalmente dopo secoli era tornato a casa, ritrovando tutto come prima e allo stesso tempo irrimediabilmente cambiato. Lei non era più una bambina, ma una donna, una ragazza vampira che lui non conosceva, e non immaginava come aveva passato tutti quei secoli. In quel momento, quando la vide rientrare nella sua abitazione in compagnia di quello strano vampiro dagli occhi azzurri di cui ignorava l'identità si concesse finalmente di prendere il telefono dala tasca e interrompere quell'incessante vibrare. Guardando il nickname sul display si sorprese notando che non si trattava del suo capo. Rispose al secondo squillo, portandosi il microfono vicino all'orecchio non aspettò che il suo interlocutore rispondesse, lamentandosi per le numerose chiamate alle quali lui non aveva risposto:

- Ciao. Ascoltami, dobbiamo incontrarci il prima possibile. L'ho trovata e devo aggiornarti su alcune cose. Devi fare nel fratempo delle ricerche per me su una persona, se possibile. Aspetto una tua e-mail entro stasera se possibile. Ti invio i dettagli per messaggio. Ci sentiamo. -

Con un sospiro, chiuse la chiamata e guardò nuovamente quella casa nel bosco. Bene, era ora di guadagnarsi il pane!

POV BELLA

Era seduta sul pavimento da diverso tempo, e per qualsiasi umano sarebbe stata una posizione scomoda o avrebbe avvertito il freddo pungente, ma per lei no. Non sentiva nè il freddo nè il caldo più torrido. Aveva assunto la posizione del loto, utile per la meditazione e il dialogo con il proprio spirito. Sembrava una stupidaggine, ma aveva scoperto che in realtà funzionava. Era una tecnica buddhista, che usavano per trascendere al Nirvana, o essere illuminati da esso, solo coloro che ne possedevano le capacità e il potere potevano esercitare la meditazione, e lei, in quanto a concentrazione e poteri psichici era nettamente superiore agli umani. Nonostante negli anni avesse sviluppato quest'arte assime a Ian, ne era rimasta terribilmente affascinata per le infinite possibilità che le si presentavano. Non solo annullava tutto ciò che la circondava, suoni, odori, colori, ma poteva vedere se stessa, la parte più nascosta di sè e conoscere i suoi desideri e le paure più oscure. Per un vampiro il controllo era il mezzo più sicuro per vincere. Senza contare che solo quando era in quel particolare stato mentale era totalmente tranquilla, rilassata e felice. In fondo in fondo non aveva mai scartato l'idea di essere un pò buddhista. Anche Ian, seduto di fronte a lei era totalmente concentrato. La conversazione che stavano per avere non doveva essere sentita da nessun altro, nemmeno da delle eventuali spie dei Volturi, perciò avevano deciso di riaprire il loro canale psichico e poter comunicare liberamente. Era alquanto preoccupata di cosa avesse da riferirle Ian. Da quello che le aveva accennato l'ultima volta, aveva qualcosa a che fare con la cerimonia e il rituale, ma era ancora presto per farlo! Il dubbio che qualcuno l'avesse seguito non l'abbandonava mai del tutto, e iniziava a sentirsi in colpa per il pericolo a cui aveva esposto tutti gli abitanti di Forks, per la sua nostalgia. Dopotutto, quale sarebbe stato il primo luogo dove l'avessero andata a cercare nel caso in cui fosse scappata? Non era forse il luogo in cui era nata e cresciuta? Che ingenua era stata a credere che le sue false piste li avrebbero deviati dallla sua meta. Aveva pensato solo a se stessa e al suo bisogno di scappare. Lei voleva essere diversa da tutti gli altri vampiri che si nutrivano e studiavano gli esseri umani. Lei voleva dimostrare che loro fossero degni di esistere, e invece di trattarli con il dovuto rispetto li aveva messi in pericolo. Pensandoci attentamente, in realtà ovunque sarebbe andata, o chiunque avesse avvicinato, avrebbe messo a rischio le loro vite. Forse tutta questa missione era stata solo un'idea suicida, o dettata dal suo desiderio di evasione. Era stata una sciocca oltre che ingenua. Mentre terminava di formulare questi pensieri, accorgendosi di aver perso la concentrazione, sentì la voce di Ian nella sua mente. Così era riuscito ad aprire il canale. Era un pò infastidita in realtà dal fatto che non se ne fose accorta e che lui stava ascoltando le sue riflessioni senza palesare la su presenza e con indiscrezione. Gli avrebbe dato un pugno se non fosse che avrebbe dovuto interrompere il processo e poi ricominciare daccapo.

Prima che lei potesse commentare la sua mancanza di tatto e educazione il ragazzo la consolòcon il pensiero:

- Preoccupati di tutto, ma non del fatto che mi hanno seguito. Ti spiegherò tutto dall'inizio. Quando sono tornato dalla missione, il giorno in cui tu sei scappata, sono andato a fare rapporto ad Aro, che aveva appena terminato un pasto quindi era abbastanza... Eccitato. Hai scelto il momento perfetto per la tua fuga. Dopo il resoconto della missione, mi ha detto molto compiaciuto che presto il rituale si sarebbe compiuto e che io avrei dovuto supervisionarti. Il tempo per loro scorre differentemente come sai, e ha fissato la data per la notte di Valpurga, il primo maggio. La conosci l'ironia complicata di Aro. Quella notte è speciale perchè si crede che escano le streghe a ballare in onore della luna, considerata di buon auspicio. Se è nella fase crescente è quella adatta per creare incantesimi e formule magiche, mentre se la luna è decrescente è il tempo per i malefici e l'uso della magia nera. Lo stesso giorno, festeggiano anche alcune sette sataniche e per quanto faccia impressione, il folklore ha sempre associato la nostra natura ai demoni e come progenie dell'Inferno, e in qualche modo il nostro capo vuole prendersi beffe di questa leggenda assecondandola. Poi la tua esistenza è assolutamente singolare in un mondo così sterile e chiuso. So che è alquanto strano da credere, streghe e magia... Però se esistiamo noi vampiri, cosa ci dice che non esistano anche altre creature sovrannaturali? Poi non ho mai conosciuto un vampiro che avesse una voglia; e mai con quella forma particolare. Mi sembra troppo casuale l'eventualità che tu abbia il segno di una mezza luna sulla fronte... Lo so che tu non vuoi sapere nulla riguardo le tue origini e i tuoi genitori, ma credo che tu debba sapere di più sul tuo passato. Solo in questo modo potremo scoprire lo scopo della cerimonia, cosa aspettarci e perchè sei un elemento così importante per loro. Dopo che ho trovato il tuo messaggio accanto alla nostra foto, ho giurato che avrei fatto di tutto per proteggerti e aiutarti anche nel momento in cui non l'avresti voluto. Per questo ho atteso di conoscere le mosse di Aro e di nascosto l'ho osservato mentre persa la sua usuale calma lanciava direttive con voce alquanto seccata, e sai cosa succede. Non potevo venirti subito a cercare perchè sarebbe stata la cosa più scontata da fare e loro lo sapevano. Mi hanno messo occhi e orecchie alle calcagna per settimane, e solo quando hanno iniziato ad abbassare la guardia e credere che forse non ero così legato a te da partire, ho potuto agire. Così per togliersi definitivamente ogni dubbio e togliermi d'impaccio, hanno pensato bene di affidarmi una missione dall'altra parte del mondo. Io ho fatto tutto ciò che mi chiedevano di fare, pensando al da farsi. Ho cercato molte volte di contattarti telepaticamente e riaprire il nostro canale di comunicazione ma ti eri chiusa totalmente a me, avevi sbattuto la porta e chiuso la serrature con due mandate. Così ho preso la mia sacca da viaggio mettendovi tutto l'indispensabile e sono partito per la missione, cambiando rotta appena possibile. Conoscendo le tue abitudini e la tua dieta sapevo che ti saresti tenuta quanto più possibile lontana dai centri troppo affollati e che ti saresti tenuta ai margini di boschi e luoghi dove mimetizzarti al meglio e cacciare, perciò rintracciare il tuo percorso non è stato eccessivamente difficile. Il tuo tentativo impacciato di depistarmi è stato totalmente inutile oltre che inefficace. Davvero credevi che sarebbe servito a fermarli dal cercarti? Sai perchè sapevo dove ti saresti diretta? Sono consapevole del fatto di non averne il diritto, e ti arrabbierai tantissimo, ma ho fatto delle indagini negli archivi di Aro e dei suoi compari scoprendo alcune cose su di te che credo che tu debba sapere. -

Bella non sapeva se avrebbe dovuto essere riconoscente verso l'amico che stava cercando di aiutarla e nonostante tutto aveva dimostrato di non averla abandonata, delusa perchè i suoi propositi si stavano dimostrando controproducenti, arrabbiata perchè aveva osato indagare su di lei, a sua insaputa e per di più rischiando di essere scoperto e di non uscire mai più da quell'archivio. Non vivo perlomeno. Una serie di sentimenti contrastanti si stavano alternando dentro di lei, minacciando di rivelare i suoi veri sentimenti e interrompere il collegamento. Era stanca di avere paura e di lottare contro il destino, ma non voleva ancora conoscere tutta la verità, sulle sue origini e sul perchè fossero riusciti a catturarla quasi un secolo prima, strappandola dalle braccia di Carmen e dalla protezione di Jasper... Sentiva in quel momento tutto il peso della sua "vecchiaia". Quei cento anni di addestramento, sangue innocente versto, vergogna e odio per se stessa. Tutto il terrore e la solitudine con cui aveva convissuto soprattutto all'inizio. Desiderava solo diventare incorporea come l'aria, trasformarsi in vento ed andare a poggiarsi delicatamente sugli alberi come gli uccelli, far muovere le foglie e scompigliare dolcemente i capelli delle persone tristi o sconfortate che sentivano di essere sole. Entrare nelle case per respirare calore familiare, oppure litigi, vedere la vita scorrere sotto di lei e per una volta farne parte e non semplicemente essere un'osservatrice dall'esterno. Non avere catene che la imprigionassero o ricordi che la tormentassero ad ogni ora del giorno e della notte, le immagini dei crimini a cui aveva dovuto assistere. Non poteva mai dimenticare il giorno del suo arrivo a Volterra.

FLASHBACK

L'uomo si chiamava Dimitri. Non che glielo avesse detto, anzi non le aveva mai rivolto la parola durante tutto il viaggio. Le aveva solo liberato la bocca dalla sua mano enorme e gelidamente bianca quando lei aveva dato segno di smettere di urlare, ma non aveva accennato a diminuire la presa sul suo corpo. I suoi compagni gli parlavano e si rivolgevano a lui con rispetto e referenza, chiamandolo per nome, oppure capo, ma lui rispondeva a monosillabi, concentrato con lo sguardo di fronte a sè verso qualcosa che probabilmente nessuno vedeva. Nonostante la concentrazione e l'aria pensierosa, era perfettamente consapevole di ciò che lo circondava e dei suoi movimenti, infatti l'aveva atterrata per ben due volte quando lei aveva provato a scappare, guardandola con uno sguardo duro che le aveva fatto tremare le gambe più del freddo o della paura di trovarsi con degli sconosciuti. Lei si trovava sotto casa, giocando con la terra sotto la quercia che amava tanto. Carmen e Jasper si erano allontanati per un periodo da casa per allarmare la popolazione perchè Jasper con i suoi sensi sviluppati era riuscito ad avvertire l'arrivo di un uragano molto potente che avrebbe colto la città di Forks del tutto impreparata. Volevano portarla con sè ma lei aveva insistito per rimanere a casa e proteggerla in loro assenza. Ormai aveva dieci anni ed era diventata grande. Prima di uscire si erano raccomandati mille volte di non uscire di casa e attendere il loro ritorno e lei li aveva rassicurati con un sorriso. Affacciandosi alla grande vetrata  del soggiorno aveva notato di aver dimenticato alcuni suoi giocattoli sotto la quercia, che sicuramente con l'uragano in arrivo sarebbero andati dispersi. Pensò bene quindi di uscire e andarli a recuperare. Voleva tornare immediatamente indietro per non deludere i suoi "genitori". Era la prima volta che la lasciavano da sola. Giunta sotto l'albero però aveva sentito qualcosa di strano, che non andava. Si era tranquillizzata guardando il cielo che non si era ancora oscurato dalle nuvole portatrici di tempesta. Toccare con mano la terra la faceva sentire più sicura. All'improvviso le sfuggì un lungo respiro, a pieni polmoni, quasi come se inconsapevolmente sapesse che quello sarebbe stato l'unico che avrebbe tirato come la bambina Bella Swan. Dopodichè qualcosa la strinse con una rapidità e una forza che non avrebbe creduto possibili, le tappò la mano con la bocca e si mosse con una rapidità incredibile, tanto che lei non riusciva a vedere altro che macchie confuse e colori indefiniti. Sapeva solo che si stava allontanando da casa e che forse non vi avrebbe fatto più ritorno. Avrebbe voluto piangere per la paura e la confusione di non sapere a cosa stava andando incontro; il senso di colpa per non aver dato ascolto a Carmen. Quando l'avevano posata a terra si trovavano in un posto che lei non conosceva, di fronte ad un edificio imponente di pietra antica, pieno di decorazioni, colonne, volute. Un pò le ricordava la cattedrale di Notre-dame che le aveva mostrato Jasper che aveva viaggiato per il mondo. All'entrata si trovavano due statue femminili, di una bellezza stupefacente. La prima, con un vestito lungo che si apriva sulla coscia in modo sensuale stava leggendo un libro, con interesse anche, a giudicare dall'espressione. L'altra invece aveva uno sguardo fisso e determinato, cingendo fieramente una spada con la mano destra mentre la sinistra era stretta in un pugno dandole un'aria combattiva. I due opposti, l'intelletto e la cultura contro la forza e l'aggressività. Nel complesso, dava un effetto sorprendente, che non la intimoriva affatto, e in un'altra circostanza si sarebbe soffermata per ore ad osservare le due donne che avevano quasi lo stesso pallore degli uomini che la circondavano, ma era troppo spaventata. Di certo non l'avevano rapita per farle fare un giro turistico. Cercava di scrutare meglio i volti di quegli uomini senza riuscirci. Ormai si era fatta sera e tutti e tre indossavano cappucci o copricapi. Sapeva però che l'uomo dietro di lei era Dimitri per istinto e poi perchè la sua ombra era la più grande di tutti, che copriva la sua proiettandosi sull'ingresso di quell'edificio che sarebbe diventato la sua dimora e la sua prigione. Fu la sua mano che la spinse rudemente in avanti all'altezza delle spalle. Non vi fu bisogno di fermarsi o di suonare il campanello, perchè la porta si aprì automaticamente come per magia. Forse aveva dei sensori oppure era telecomandata da qualcuno. Con lei in testa, percorsero un lungo corridoio nel silenzio più assoluto. Vedeva da entrambi i lati molte porte che dovevano dare l'accesso ad altrettante stanze, che dovevano essere disabitate perchè non si percepiva nulla. Solo silenzio. Sembrava che l'unica persona viva in tutto lintero edificio fosse lei, con il suo battito accelerato e il respiro che riusciva a stento a controllare. A volte dubitava persino che ci fossero quei tre uomini dietro di sè, tanto che erano agili e silenziosi come gatti. Sussultava ogni qualvolta Dimitri parlava per indicarle la strada o che la spingeva per incitarla ad affrettare il passo. Non era affatto un uomo paziente, l'aveva scoperto subito quando le si erano bloccate le gambe dalla paura e lui l'aveva quasi trascinata per un metro, sbuffando dal fastidio. Se avesse potuto, probabilmente l'avrebbe picchiata. Gli altri uomini restavano in disparte, ad osservare, bisbigliando fra loro. Non sapeva più da quanto tempo stavano camminando. Era vero che dall'esterno era sicuramente un edificio enorme, ma all'interno era ancora più immenso e spazioso. Sembrava più un labirinto, anche se arricchito con un gusto raffinato e opere d'arte che riprendevano i temi delle statue all'ingresso, guerra e pace, lotta e cultura. Quando finalmente si erano fermati, lei avrebbe tanto desiderato proseguire perchè in quel momento aveva visto la scena più violenta e sanguinosa della sua breve vita. Aveva infine scoperto qual'era la vera natura di quegli esseri così veloci, pallidi e silenziosi. Vampiri. Crudeli e letali. Assassini spietati. Un gruppo di loro stava assaltando alcune persone e le loro grida la stordirono e la terrorizzarono. Tutto ciò che avvenne dopo, a parte i loro occhi rossi accesi e il sangue sulle loro bocche, lo ricordava in modo confuso  e frammentato. Sapeva solo che era attesa il giorno dopo in loro presenza e che il capo di tutta la giostra, quei vampiri e del suo rapimento era un vampiro bizzarro e inqiuetante, più pallido di tutti quanti gli altri. Aro. Non sapeva se temere di più quell'essere che con quegli occhi vermigli le parlava con gentilezza e entusiasmo, quasi che il bambino fosse lui, oppure Dimitri. Rispetto alla gentilezza, la metteva molto più a suo agio la durezza del suo rapitore, che non nascondeva nulla perlomeno. Il mattino successivo aveva trovato davanti la porta della sua camera-cella, che le avevano affidato, del cibo. Ovviamente non aveva sentito nessuno passare e nè tantomeno posare il vassoio. Dubitava che fosse stato un pensiero di Dimitri, a meno che non gliel'avessero ordinato. Era rimasta tutta la notte sveglia, tremando per la paura e l'orrore di ciò che aveva visto. Avrebbero fatto la stessa cosa a lei? Ma perchè aspettare Il giorno dopo? Si era affacciata timidamente nel corridoio e non aveva visto nessuno, così aveva iniziato a scappare il più velocemente possibile, considerando il tremore alle gambe. Non conosceva l'uscita ma in qualche modo ci sarebbe riuscita se non avesse incontrato nessuno. Era brava ad orientarsi, aveva un sesto senso. Proprio dopo due svolte a destra era sbattuta contro qualcosa di incredibilmente duro, ferendosi la fronte e le mani. Cos'era, una statua? Quel monumento di granito però la trattenne, impedendole di cadere. Aprendo gli occhi gonfi e inumiditi dalle lacrime versate durante la notte, vide un ragazzo, biondo e con gli occhi azzurri. Allora non era uno di loro! Anche se era freddo e molto forte.

E le stava parlando:

-Hei bambina, dove stavi andando così di corsa? Non volevo spaventarti. Devi stare più attenta, ti sei ferita!-

L'aveva presa in braccio e con dolcezza l'aveva riportata nella sua stanza, l'aveva medicata e nel frattempo le parlava sorridendo.

- Io mi chiamo Ian, e tu? Mi avevano detto che sarebbe arrivata una piccola bambina qui dentro. Volevi scappare vero? Ma qui non vogliono farti del male, è per il tuo bene. Lo so che hai visto delle cose orribili, ma non tutti i vampiri sono così. Presto capirai perchè sei qui e nel frattempo io t'ingnerò tutto quello che so, d'accordo? Non ti faranno nulla. -

Ma non si sarebbe affatto arresa.

FINE FLASHBACK

 
   
 
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