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Autore: magixludo    24/02/2016    1 recensioni
Quando l'eroina si manifesterà
occhi di gelo e capelli di fiamma avrà

Larissa Seleucida ha diciassette anni, occhi azzurro ghiaccio e non è l'eroina di cui parla la profezia.
La prescelta è Rebecca, la sua migliore amica dai capelli rosso fuoco.
La cosa più saggia da fare ora sarebbe lasciarsi cancellare la memoria, ma Lara non è intenzionata a scordare che la magia esiste davvero e insiste per affiancare Reb nel suo ruolo di ”protettrice dell'equilibrio“. Il mondo che inizia a scoprire è incantato e ogni cosa nuova è uno spettacolo, tuttavia non ammetterebbe mai la vera ragione per cui ha deciso di non dimenticare: se per accompagnare la sua amica d'infanzia, se per scoprire quale elemento è in grado di manipolare oppure per seguire la persona che le ha rubato il cuore.
L'ultima opzione è quella più controversa perché se fosse vera allora dovrebbe capire se il ladro sia il ragazzo dagli occhi verdi o l'uomo dagli occhi azzurri.
Nella scelta tra il bene e il male, segui il cuore o la testa?
*(urban)fantasy*storia presente anche su wattpad con lo stesso titolo*
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 2: Conversazione tra amiche
 
Tornata a casa accendo il computer e vedo se Rebecca è online: le devo assolutamente raccontare com'è andato il primo giorno di scuola. I miei genitori mi hanno già avvisata che non sarebbero rientrati per pranzo, quindi posso chattare senza interruzioni. Sullo schermo mi appare una notifica per avvisarmi che ho un nuovo messaggio, non riesco a trattenere un sorriso quando noto che è la risposta al mio saluto.
Io e Reb ci conosciamo dai tempi dell'asilo e abbiamo sempre affrontato i primi giorni di scuola insieme, almeno fino ad oggi; lei è partita tre giorni fa per passare una settimana in America. In effetti è strano che a quest'ora – faccio un rapido calcolo mentale e mi rendo conto che da lei dovrebbe essere notte fonda – lei sia già in linea.
-Ho messo la sveglia. Facendomi trovare alzata, volevo almeno in parte farmi perdonare per non essere stata lì con te.- mi scrive lei, neanche avesse intuito le mie perplessità. In realtà non è così strano che abbia previsto ciò che stavo per domandarle, chi ci conosce sostiene che siamo telepatiche, ma è semplicemente dovuto al fatto che siamo amiche da una vita e ci basta uno sguardo per capirci.
Stavolta tocca a me leggerle nel pensiero, e così, prima ancora che me lo chieda, le racconto delle due ore di lezione che abbiamo fatto, della professoressa di storia che ha già assegnato due paragrafi e di quella di inglese che ha ottenuto il trasferimento e che ci ha lasciati scoperti proprio l’ultimo anno.
-Hanno detto che a breve dovrebbe essere nominato un nuovo professore.- scrivo.
-Speriamo che sia un uomo affascinante!- digita lei in risposta, con tanto di faccina con gli occhi a cuoricino.
Alzo gli occhi al cielo, anche se so che non mi può vedere.
-Non osare alzare gli occhi al cielo!- scrive.
Mi viene da sorridere, un po’ per la nostra telepatia, un po’ per il suo solito comportamento da cacciatrice di uomini: fa gli occhi dolci a qualsiasi ragazzo incontriamo, eppure non è mai uscita da sola con nessuno.
-A proposito di uomini carini, ha incontrato qualche bell'universitario?- scrive.
Per l’appunto. Appena ha saputo della nostra nuova sede invece di disperarsi come tutti per la lunghissima strada che ci avrebbe aspettato ogni mattina il suo primo pensiero è stato per le nuove conoscenze che avremmo potuto fare.
Le mie dita digitano -No-, ma prima di inviare ci ripenso e riscrivo la frase: -Sì, un affascinante gruppetto di ragazzi.
-Ti sei presentata?
-Ovvio.
In questo modo le faccio anche capire che la frase di prima era uno scherzo: sappiamo entrambe che non avrei mai avuto il coraggio di fare una cosa del genere da sola, ma non vedo il problema se romanzo un po’ l’incontro di prima descrivendomi come un’intrepida eroina. Presa da questo desiderio di rappresentarmi come un'avventuriera aggiungo: -Mi sono anche fatta dire il nome di uno di loro, si chiama Tommaso. Appena torni ti presento il mio nuovo migliore amico.
Più palese di così che stia mentendo è impossibile, tuttavia Rebecca decide di stare al gioco e mi scrive in risposta: -È carino?
 
Ovviamente; dovevo immaginare una domanda del genere. Le mie dita digitano in automatico senza che il mio cervello connetta, solo che questa volta non mi fermo a rileggere prima di inviare: -Ha dei magnetici occhi verdi!
Se avessi scritto “non era niente di che” Rebecca probabilmente ci sarebbe rimasta male, anche se ha sicuramente capito che sto rielaborando alcune cose, deve avere anche intuito che l'incontro – in un modo o nell'altro – è avvenuto lo stesso. Mentre aspetto la sua risposta ripenso anche al ragazzo con cui oggi mi sono scontrata per ben due volte e mi rendo conto che è strano che mi sia addirittura ricordata il colore di quegli occhi che ho visto per pochi istanti, e che, in realtà, non erano poi così speciali: dei comunissimi occhi verde smeraldo. In realtà io non ho mai visto nessuno con un colore del genere, così deciso e intenso, ma io non conosco il colore degli occhi di tutti gli individui sulla faccia del pianeta, quindi non sono un metro di giudizio affidabile; comunque sono sicura che Rebecca approverebbe: da quando la conosco sostiene sempre che il suo uomo ideale dovrebbe avere gli occhi verdi o blu; ogni volta le facevo notare che sono due colori troppo diversi tra loro perché le piacciano entrambi indifferentemente, ma lei si stringeva nelle spalle, biascicava un “de gustibus” e poi cambiava argomento. Quanto a me, non so di che colore debba avere gli occhi il mio uomo ideale, ma dopo oggi so per certo che non li vorrei di quell'improponibile verde.
-Scusa ma ora torno a dormire. Ci sentiamo!
Leggendo l'ultimo messaggio arrivato, mi sento un po' in colpa perché persa nei miei ricordi non ho più prestato attenzione a quello che mi ha scritto Reb, che ha cercato di richiamare la mia attenzione per un po’ prima di disconnettersi; ormai è tardi per riprendere la nostra conversazione, quindi mi limito a inviarle una faccina felice e spengo anche io il computer.
Allontano la sedia dalla scrivania, mi stiracchio e poi mi alzo per andare a cercare qualcosa da mangiare.
La cucina non è mai stata una delle mie passioni, ma quando, dopo aver cercato per tutta la dispensa, mi rendo conto che l’unico piatto freddo disponibile è pane e prosciutto e non ne ho voglia, inizio a riempire una pentola d'acqua. Dallo scaffale tiro fuori un pacco di pennette e prendo un panetto di burro dal frigo. Quando vedo che la pentola è piena cerco di metterla sul fornello, però mentre la alzo la presa su un manico mi scivola e tocco l'acciaio.
Un tonfo sordo segna la caduta della pentola, il pavimento è tutto bagnato ma io non ci faccio caso, sono troppo impegnata a controllare di non essermi bruciata la mano. Appena ho toccato quello che credevo sarebbe stato freddo metallo mi sono scottata e per la paura ho perso la presa. Afferro una presina per togliere di mezzo la pentola e poter passare a terra lo strofinaccio, ma non faccio attenzione e tocco di nuovo il metallo.
E niente. Sento solo semplice e freddo acciaio.
Di nuovo mi fermo sorpresa e sconcertata, possibile che mi sia immaginata tutto? Forse il caldo mi ha dato alla testa?
Per cercare di fare chiarezza nei miei pensieri decido di iniziare ad asciugare l'acqua rovesciatasi, ma quando mi guardo intorno mi rendo conto che è già tutto asciutto. Non mi ricordo di aver pulito oppure non è mai successo niente?
Mi passo una mano tra i capelli biondi e la testa inizia a farmi male. Mi rialzo dal pavimento su cui ero inginocchiata e decido che forse, dopotutto, posso accontentarmi di sottiletta e prosciutto.
  
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