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Autore: otpshipperaf    25/02/2016    1 recensioni
E se il bacio stampato sulla fronte di Henry non avesse spezzato la maledizione? Quale sarebbe dovuto essere il gesto rappresentativo del "vero amore" che avrebbe cambiato il destino della piccola cittadina di Storybrooke?
Genere: Fantasy, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Henry non rispose.
La felicità provata un istante prima lasciò strada alla paura. Presi fra le mani il viso del mio bambino e lo agitai leggermente e con voce ansimante urlai ancora una volta:

«HENRY! Sono io, Emma, tua madre. Fai un cenno se riesci a capirmi, ti supplico!»

Le ultime due parole vennero pronunciate con la stessa velocità delle lacrime che cominciarono a rigarmi il viso. Nessun segno.
Lasciai per un attimo la postazione di Henry e mi precipitai verso la porta della grande vetrata, oltre la quale c'erano dei dottori che parlavano disinteressatamente fra di loro. 

«Qualcuno mi aiuti! Henry ha ricominciato a respirare ma non risponde ad alcuno stimolo!»

In men che non si dica, tre di essi entrarono nella stanza ed a passo svelto raggiunsero la barella di mio figlio. Mi avvicinai in fretta anch'io ma l'invito di uno dei dottori deluse le mie aspettative. 

«Signora, lei deve lasciare la stanza, non può rimanere qui. Le faremo sapere la sua condizione il prima possibile.»

Non potevo crederci. Come potevo lasciarlo?Avevo bisogno di sapere, così piantai le radici al suolo. Capita la situazione, uno di essi fece un cenno ad un inserviente di passaggio che non perse tempo nel prendermi sotto braccio e ad accompagnarmi fuori. Una volta lasciata la presa, chiuse la porta della vetrata, impedendomi di entrare.
Lo guardai furiosa ma in cambio ricevetti uno sguardo sommesso. Tuttavia, non era colpa sua se ero lì con le mani in mano, stava soltanto eseguendo gli ordini dei suoi superiori. Feci un cenno di rassegnazione e l'uomo apparve decisamente rilassato, dopodiché mi diede le spalle e tornò a compiere i suoi doveri.

"Mio figlio ha cominciato a respirare" pensai.
"Come ha fatto a sottrarsi dal suo destino così, improvvisamente?" incredibile.
Le domande diventarono sempre più numerose nella mia testa e non riuscii a trovare risposta nemmeno ad una di esse.
"I dottori son dentro, chi mai potrebbe darmi almeno una spiegazione, chi potrebbe essermi d'aiuto?" la tensione cresceva.
Mi sedetti su uno sgabello adiacente alla vetrata e poggiai le mani sulle mie cosce, sfiorando il mio cellulare. 
Finalmente una risposta si presentò e capii che l'unica persona a cui potevo rivolgermi, seppure essa rappresentasse l'ultima persona che al momento avrei voluto accanto, era Regina. Sfilai il cellulare dalla tasca sinistra e cercai il suo nome in rubrica. Esso apparse fra i primi ma aspettai una manciata di secondi prima di inviarle la chiamata. Non riuscivo ad immaginare come sarebbe stata la sua voce, dopo che l'avevo strattonata in quel modo.
Il suo viso mi riapparve davanti agli occhi.
Bella, sorpresa ed impaurita allo stesso tempo.
Chi mai avrebbe pensato di mettere con le spalle al muro il "temuto" sindaco di Storybrooke? Temuto, sì, ma non da me. Con me aveva a sempre avuto un approccio diverso, seppur sempre negativo, ma sentivo che in lei c'era un qualcosa che non le permetteva di tenermi troppo a distanza. Era diversa.
Scossi la testa per accantonare i pensieri che mi distraevano dal dovere che mi spettava e soprattutto perché non avevo voglia di giustificare la crudeltà riposta in quella torta.
Freddamente, pigiai il tasto e la chiamata partì.
Non mi accorsi che stavo percorrendo il corridoio avanti ed indietro, così mi fermai e sospirai. "Regina, rispondi." La mia non era una richiesta ma una supplica.
Ecco una voce.
Mi raggelai.
Era fredda, distaccata e formale.
Rimasi in ascolto.
Non era la sua.
Aveva azionato la segreteria telefonica.
«Segreteria telefonica di Regina Mills, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico, *bip*»
Era il mio momento, dovevo parlare. 
Perché non aveva risposto lei al telefono? Capii che il suo desiderio di risentirmi era pari a zero. I secondi passavano, così mi affrettai a pronunciare un qualcosa di senso compiuto.

«Oh, ehm.. R-regina, sono Emma. C'è una cosa su Henry di cui devo inform..» 

Il tempo esaurì e mi complimentai con me stessa per la mia incompetenza. Dannazione.
Nessuna notizia di Regina, nessuna notizia di Henry. C'eravamo solo io e la mia agitazione.
Mi incamminai per raggiungere il bagno e mi guardai allo specchio. Non avevo mangiato, nè dormito da più di 24 ore o giù di lì. Il mio viso apparve sciupato e di un candore unico. Aprii il rubinetto e mi sciacquai la faccia con acqua corrente, più e più volte. Strappai un paio di fazzoletti dal contenitore attaccato alla parete e mi asciugai con molta calma, lasciandomi coccolare dalla loro morbidezza. Una volta umidi, li gettai e mi pizzicai le guance per darle un pò di colorito.
Rieccolo.
Il rumore dei suoi tacchi riempì nuovamente le mie orecchie.
Era tornata.
Dopo un'ultima occhiata allo specchio, mi sistemai i capelli ed inspirai. 
"Perché sto facendo questo?" dovevo calmarmi.

Uscii dal bagno e notai che stava cercando di forzare la maniglia della porta vetrata.

«Puoi forzare quanto vuoi, la porta non si aprirà.» dissi in tono pacato.

Si girò di scatto e mi ritrovai ad avvampare.
Il suo sguardo era decisamente penetrante.

«..Emma» disse con un tono indecifrabile.

Poche volte mi era capitato di sentire la sua voce pronunciare il mio nome e questo aumentò il mio stato di agitazione.

«..Signorina Swan» si corresse, chiudendo gli occhi durante la pronuncia di queste due parole, rimase in silenzio per un attimo e poi riprese.
«Ho sentito il suo messaggio impacciato sulla mia segreteria telefonica. Di cosa dovrei essere informata riguardo Henry?» terminò la frase preoccupata.

"Signorina Swan? Perché?" probabilmente anche lei non desiderava la mia presenza.

«Io, non so cosa sia successo in realtà.. M-mi sono avvicinata ad Henry e gli ho lasciato un bacio sulla sua fronte fredda ed un attimo dopo ha ripreso a respirare.. p-pensavo che lei potesse dirmi qualc..»

Non feci in tempo a terminare la frase che i suoi occhi divennero rossi, portò la sua mano alla bocca e corse verso di me.
Mi ritrovai in un battito di ciglia con le mie braccia attorno al suo collo, il viso immerso nei suoi capelli, le sue braccia che mi circondavano il corpo.

Non riuscivo a capire.
Un miscuglio di emozioni si intrecciarono fra loro. 
Il cuore mi batteva forte. 
Il suo buon odore puntò dritto alla mia testa, distraendomi da ogni pensiero. 
Persi la ragione.

Una sola cosa mi fu chiara, dovevo interrompere immediatamente quel contatto.



  
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