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Autore: FairySweet    25/02/2016    6 recensioni
L'aveva lasciata andare o almeno ci aveva provato. Non poteva restare ancorato ai suoi occhi, non poteva vivere dei suoi ricordi perché altrimenti si sarebbe perso nel mare vuoto delle lacrime.
Ora però, in quel dipinto ancora mezzo vuoto, prendeva vita un volto d'angelo che costringeva il respiro a rallentare ...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Pensava spesso al passato, ai grandi palazzi pieni di sfarzo che per anni avevano occupato ogni suo pensiero e ad una giovane dagli occhi di cielo che aveva amato silenziosamente tutta la vita.
Anni lunghi e meravigliosi che aveva sopportato solo per assolvere ad un compito, una direttiva che giorno dopo giorno era diventata l'unico pensiero fisso che gli tormentava il cuore.
Ora però, la nuova dimensione che aveva travolto la sua vita lo costringeva a respingere continuamente i ricordi, quei palazzi terribilmente ricchi e quegli occhi tanto dolci che ogni notte tornavano a lacerare i sogni.
Si era sposato, aveva lasciato quel mondo dicendo addio per sempre al passato, all'infanzia, all'amore violento che ancora provava per lei.
Aveva scelto una nuova vita, una giovane bella e con una curiosità impressionante nei confronti di tutto ciò che era nuovo e diverso.
Non era ricca, non era nobile né si vantava giorno dopo giorno del proprio titolo.
Figlia di contadini con un talento innato per la pittura, Marie era capace di cancellare la voglia terrificante di tornare indietro.
Per questo si era sposato, per poter dimenticare il dolore che ancora gli bruciava nel petto ogni volta che pensava al passato, a quel giorno maledetto e lontano che gli aveva strappato quanto di più caro avesse al mondo.
Fece un bel respiro sistemando i finimenti del cavallo, il viaggio era stato lungo e decisamente stancante ma sentiva dentro al cuore un piacevole senso di serenità.
Era arrivato fin lì per affari, crescere cavalli di razza era un ottimo lavoro, se si era bravi e costanti capitava spesso di guadagnare molti soldi ma essere convocato da un nobile straniero, regalava ai suoi sforzi nuovo valore.
Nils Thomas Magnus Gunvald di Närke, un nobile duca arrivato in Francia assieme al vento fresco del nord.
Aveva passato tutto il viaggio a ripeterlo dentro di sé cercando di ricreare davanti agli occhi il suo volto.
Si era chiesto centinaia di volte che tipo di uomo fosse, l'aveva immaginato, disegnato sulla tela invisibile dei pensieri ridendo quando troppe parole creavano migliaia di volti assieme ma di una cosa era certo, al mondo scintillante e pieno di lussuria che offriva Parigi, quel duca straniero preferiva l'aria più tranquilla della campagna.
C'era tuttavia qualcosa di magico nel palazzo di marmo che gli splendeva davanti.
Circondato da giardini immensi e pieni di fiori era un gioiello di rara bellezza, un'opera d'arte che univa assieme eleganza e semplicità.
Le fontane lucenti erano addolcite da fiori di un pallido rosa toccati appena dai raggi del sole.
Era incantato dalle sculture, dalla finezza dei loro lineamenti, da quel silenzioso abbraccio che sembrava prendere vita come se d'improvviso potessero scendere dal loro piedistallo salutandolo divertite.
A pochi metri dall'entrata, abilmente nascosto da un intreccio di rami, c'era un bellissimo pergolato colmo di rose dai colori vivaci.
Conosceva ormai la maggior parte delle famiglie nobili di Francia, aveva frequentato i loro palazzi, i ricevimenti, le cene ufficiali, tutto sommato era divertente, ogni famiglia cercava di superare in grandezza le altre e di volta in volta gli sfarzi aumentavano, i gioielli diventavano d'improvviso più grandi e il numero di servitori raddoppiava.
Si era aspettato la stessa cosa entrando in quel parco ma quello che aveva davanti, era un piccolo mondo protetto che sopravviveva all'interno della nobiltà francese.
Circondato dalle regole, imprigionato dai doveri eppure libero di splendere e di incantare.
Aveva già provato quella sensazione, la prima volta che entrò a Versailles tutto gli era sembrato irreale.
Sorrise stupito da quei pensieri tanto sciocchi, forse non era più abituato a quel mondo.
Si guardò intorno seguendo i passi di una giovane dama che gli camminava affianco.
Il suo volto era sereno, rilassato, sfiorava con le mani le foglie fresce della siepe ridendo assieme ad un giovane.
Era circondato da uomini e donne che passegiavano intrattenendosi gli uni con gli altri, camminavano incuranti dei minuti, delle ore che scorrevano lente.
Le dame sorridevano esattamente come quella giovane, lo facevano per puro piacere e non per folli manie di protagonismo.
Le gonne ampie e scomode erano sparite, sostituite da vestiti leggeri che avevano solo il compito di regalare libertà mantenendo tuttavia un elegante rispetto per quel mondo di sfarzo a cui appartenevano “Perdonatemi” si voltò d'improvviso incontrando gli occhi scuri e profondi di un uomo.
Aveva il volto segnato dal tempo ma nel suo sguardo brillavano ancora forza e vigore .
Sorrideva affabile stringendosi le mani dietro alla schiena “Il duca si scusa per il ritardo, è stato trattenuto da affari di stato. Ci raggiungerà il prima possibile” “Questo posto è talmente bello da rendere l'attesa più piacevole” “Quand'è così allora ...” allargò leggermente un braccio indicando un punto poco distante del parco “ ... vi prego di seguirmi, aspettare richiede una buona dose di pazienza, l'attesa spesso è snervante ed è meglio accompagnarla con un buonissimo tè” un giovanotto sorridente prese le redini del cavallo permettendogli di seguire l'uomo tra i delicati intrecci del parco.
Camminarono silenziosi fino ad un gazebo di ferro dove l'edera saliva verso il cielo aggrovigliandosi su sé stessa.
"Vi prego" un debole cenno del capo per convincerlo a sedere, una giovane dallo sguardo piuttosto allegro posò tra loro un vassoio colmo di dolci mormorando qualcosa in una lingua lontana e sconosciuta “Vi ringrazio” “Sciocchezze” il silenzio scese tra loro colorando d'imbarazzo lo sguardo di Andrè “Scusatemi” si affrettò ad aggiungere l'altro “Dove ho lasciato le buone maniere?” posò la tazza sorridendo amabile“Il mio nome è François” “Siete ...” “La sua balia, il suo buon senso, il suo più fidato amico?” rise divertito annuendo “Sono tutte queste cose" "Sapete, è davvero un piacere fare la vostra conoscenza" "Conosco il vostro nome da mesi ormai, a dire il vero ho passato un'inferno per potervi trovare” “Davvero?” domandò confuso “Il duca ama i cavalli, cerca solo il meglio per le sue scuderie e il vostro allevamento da qualche anno fornisce ottimi esemplari” “Su questo non posso che darvi ragione. Ci vuole tempo per selezionare gli animali migliori, cinque anni mi hanno regalato moltissime soddisfazioni” “Ecco perché, dopo quasi un anno di ricerche vi ho chiesto di venire qui oggi. So che trascinarvi via dal vostro lavoro così d'improvviso è un fastidio non piccolo, lo sarebbe per chiunque. Il duca provvederà a ripagarvi per il disturbo” Andrè rise divertito da quel modo tanto diverso di approcciarsi alle persone.
Un nobile non si preoccupa di queste cose, non chiede scusa per aver interrotto qualsivoglia lavoro né si preoccupa di ripagare il tempo perso.
Forse il duca era davvero così diverso da come lo descrivevano, forse c'era molto di più che un semplice nobile dietro a quel nome sconosciuto “Mia moglie è più che in grado di occuparsi dei miei affari quando io sono lontano. Potete dire al duca che non ho bisogno di risarcimenti” “Una donna intelligente è un buon acquisto. Siete stato fortunato” “Molto fortunato” “Tanti pagherebbero per avere accanto una buona moglie” “Posso chiedervi una cosa?” “Dite pure Andrè” “C'è la possibilità di passeggiare all'ombra di quelle rose? Ne sento il profumo da quando sono arrivato e mi ricordano una persona a cui ero molto legato” “Mi dispiace deludervi ma temo che non sia possibile. La duchessa in questo momento sta leggendo all'ombra di quei fiori” “Non credevo che il duca fosse sposato” “Per quale motivo?” “Cosa? Oh, scusatemi, credevo di averlo solo pensato” rise di sé stesso e di quella leggerezza tanto sciocca appena commessa “Quando il duca mi ha annunciato le sue nozze devo ammettere che mi sono sentito mancare. Credevo scherzasse, fin da bambino ha sempre desiderato una vita libera dagli obblighi della società e del matrimonio” “E cos'è cambiato?” “Non so dirvelo nemmeno io. Da un giorno all'altro il bambino che mi è cresciuto davanti per trent'anni è cambiato. Credevo fosse la vecchiaia a giocarmi brutti scherzi ma quando ho conosciuto la giovane duchessa ho compreso il motivo di quel cambiamento” sorseggiò il tè cercando lo sguardo del ragazzo “La sua dolcezza è riuscita a perforare quella corazza gelida che si era costruito attorno. L'ha preso per mano mostrandogli che la vita non è fatta solo di affari e lavoro” “Da come la descrivete direi quasi che assomiglia ad un angelo” “Forse lo è davvero” mormorò François “Ma per tornare a noi Andrè, temo di non potervi accontentare. Sarò lieto di accompagnarvi in qualsiasi altra parte della tenuta ma quel pergolato e il giardino che custodisce appartengono soltanto agli attimi di pace della duchessa” “Oh non temete, visitare le scuderie mi renderà più che felice” ribatté divertito prendendo un biscotto tra le mani.
Dopotutto quell'accoglienza così diversa e nuova lo incuriosiva perché mai in tutta la vita, si sarebbe aspettato niente del genere “Posso chiedervi io un favore?” “Certamente” “Vorrei chiedervi di evitare con il duca qualsiasi domanda che abbia a che fare con il suo passato o con la mia signora. Certo, non che lei abbia bisogno di protezione al contrario, devo ammettere che è piuttosto brava a proteggersi da sola ma lei per prima rifugge la compagnia dei nobili francesi, fatta eccezione per la propria famiglia ovviamente, non le importa molto di ciò che pensa la gente, tutto quello che desidera è restare lontana da quel mondo scintillante” “Non è mia intenzione chiedere la storia del loro primo incontro se è questo che vi preoccupa” François rise tornando a sorseggiare il suo tè “Proteggete questa duchessa come se fosse un gioiello prezioso” “Lei è diventata il sole e la luna per il duca, l'unica persona in grado di rallentare il cuore troppo veloce che gli batte nel petto. Devo proteggerla Andrè” “Chissà, forse un giorno incontrerò quest'angelo” mormorò divertito ma l'altro tossicchiò lasciando la tazza sul tavolino “Non siete il primo a formulare questo desiderio. Molti viaggiano per giorni chiedendo di poter essere ricevuti dalla duchessa, la delusione sui loro volti quando incontrano una sedia vuota?” scoppiò a ridere divertito da quel gioco di pensieri a lui tanto sconosciuto “Amareggiati, irritati, stanchi. Dopo un po' vi assicuro che diventano noiosi” “Si dice in giro che il vostro signore  porti in sé sangue inglese” “Le vostre voci sono corrette Andrè, il duca custodisce in sé sangue inglese ma è la Svezia a renderlo ciò che è” “Conoscevo un conte una volta, svedese come il duca, elegante e raffinato come immagino sia il duca e ...” “Il conte di Fersen?” lo sguardo confuso sul volto del ragazzo lo fece sorridere “Il conte è un buon amico di questa famiglia, non abbiate paura a pronunciare il suo nome” la governante si avvicinò di qualche passo sussurrando qualcosa all'orecchio dell'uomo.
L'espressione sul suo volto cambiò di colpo, gli occhi si colorarono di allegria e le labbra seguirono quel sentimento piegandosi anch'esse in un tenerissimo sorriso “Il duca sta arrivando, se posso darvi un consiglio Andrè ...” si alzò permettendo alla giovane di togliere la tazza usata “ … parlate apertamente con il duca, le persone usano sottili intrighi per entrare nelle sue grazie e spesso finiscono per abbandonare questo palazzo per non ritornarvi mai più” gli fece l'occhiolino mentre un uomo alto e dal portamento orgoglioso si avvicinava a loro.
Il suo passo era svelto, le mani strette una all'altra dietro alla schiena “Hai fatto un ottimo lavoro François, come al solito” “Adularmi non ti aiuta, non ha mai funzionato nemmeno quando eri bambino” l'altro rise sedendo al posto di François “Dunque voi siete Andrè” non rispose, non si mosse nemmeno, si limitò a sorridere perso in uno sguardo carico di gelo.
I suoi occhi avevano lo stesso colore del cielo e vivevano in essi sfumature di ghiaccio così forti da togliere il respiro.
Il corpo armonioso e muscoloso nascosto da vesti eleganti adatte al nome che portava.
La sua figura imponeva rispetto, la sua forza ammutoliva gli sguardi.
Aveva capelli scuri come l'ebano mossi appena da riccioli naturali appena accennati.
Erano lunghi e ordinatamente pettinati ma non c'era traccia di moda parigina in quell'acconciatura.
Li lasciava semplicemente sciolti sulle spalle, niente fiocchi di velluto né fastidiosi profumi.
Il volto indossava lineamenti forti addolciti da labbra perfette forse dono di una madre figlia del gelo.
Il taglio degli occhi ne impreziosiva il colore rendendo il suo viso un quadro di splendide fattezze.
In lui si leggeva il distacco degli inglesi e il freddo languore del nord mischiati assieme.
Fusi come un solo uomo, quei due passati di genti e popoli brillavano chiari e lampanti nel suo sguardo incuriosendolo ogni secondo di più “Vi chiedo scusa per l'attesa” “Ero in ottima compagnia” l'altro annuì orgoglioso “Mia moglie?” domandò poi voltandosi verso la governante “Sta leggendo signore, desiderate vederla?” “No, assicuratevi che abbia tutto ciò che desidera e fate portare nella sua stanza le rose più belle” l'altra chinò leggermente il capo indietreggiando di un passo “Allora Andrè, conoscete il motivo per cui siete stato convocato non è così? Per anni ho cercato gli esemplari migliori, i cavalli più belli in grado di soddisfare le mie pretese. Sono tornato in Francia per motivi personali che ora non vi illustro ...” si fermò qualche secondo passandosi una mano tra i capelli “ … sono mesi ormai che cerco una giovane puledra ma devo ammettere che nessuno fino ad ora è riuscito a darmi ciò che voglio” sorseggiò il tè studiando il volto di Andrè “Non è mio desiderio restare in Francia tutta la vita e credetemi, se fosse dipeso da me sarei scappato da Parigi due ore dopo il mio arrivo ma la mia sposa è francese. Per lei sono disposto a sopportare qualsiasi cosa, anche restare in un paese dove la ricchezza viene sprecata a scapito della povera gente” “Credetemi, siete forse il primo nobile che mi parla in questo modo” “Ne sono certo” ribatté divertito “Ho fatto costruire questa tenuta solo per mia moglie, un posto sicuro dove possa restare in compagnia dei suoi genitori o dei suoi pensieri. Torneremo in Svezia tra qualche mese e per allora, mi piacerebbe avere un cavallo degno della mia sposa” “Perdonatemi signore, credevo che l'animale desiderato con tanta veemenza fosse un capriccio vostro” “E lo è ma il mio capriccio dipende dal suo. È un regalo, un dono, perché l'unica cosa che desidero è vederla felice” “Sapete, da queste parti non è costume vedere nobili dame eleganti cavalcare come uomini” il duca annuì affabile e un bellissimo sorriso nacque sulle labbra “Nemmeno in Svezia è così comune, anche se devo ammettere che le nostre donne sono piuttosto ostinate. Cavalcano è vero ma conservano sempre quell'altezzosa nobiltà che le contraddistingue dal resto del popolo, mia moglie ...” si fermò qualche secondo e nei suoi occhi lesse tutto l'amore di un uomo nei confronti della propria sposa “ … lei è diversa da qualsiasi altra. Per lei la società farà volentieri a meno delle rigide regole imposte fino ad ora” “Lo credete davvero? Se c'è una cosa che ho imparato signore, è che le regole cambiano solo per la povera gente ma ciò che forma la società, ciò che forma la classe alla quale appartenete non è stato creato per cambiare” lo vide sorridere divertito da quello scambio di opinioni.
Era un uomo severo e rigidamente attaccato alle regole, vi era tutta via un che di liberale nel suo sguardo “Mio padre non è uomo da piegarsi al cambiamento. È legato a quell'antica nobiltà che ha dato i natali alla nostra famiglia ma quando mi sono sposato ...” sollevò appena una mano, la cameriera annuì allontanandosi da loro “ … ha fatto un passo indietro accettando mia moglie, imparando a conoscerla e vivendo di lei esattamente come ho fatto io. Vedete? I cambiamenti sono possibili” sorrise chinando leggermente il capo “Pensate di potermi aiutare? Pensate di riuscire a trovare il dono tanto atteso?” “Provvederò affinché venga portato fin qui l'esemplare raro che state cercando” “Non mi importa il prezzo Andrè” mormorò il duca posando la tazza “Fosse anche fatto d'oro puro sarò pronto a pagarlo” “Abituate male le persone così” “Come si abituano altrettanto in fretta si disabituano. Portatemi il meglio e verrete trattato nel migliore dei modi. Come vedete sono diverso dai nobili arroganti a cui siete abituato, capisco le remore che nutrite nei miei confronti, dopotutto non mi avete mai incontrato, mantengo sempre le mie promesse Andrè” “Anche io signore e vi giuro che tra due settimane, sul selciato della vostra tenuta galopperà il miglior animale fino ad ora mai visto” François sorrise avvicinandosi a loro “Vi avevo detto che ci sapeva fare” “Il nostro generale aveva ragione, siete un brav'uomo e se manterrete la parola vi posso assicurare che tra noi nascerà un ottimo rapporto d'affari” strinse la mano tesa verso di lui imprimendo a quella presa una forza pari all'orgoglio che custodiva nello sguardo “Ora se volete perdonarmi Andrè, devo lasciarvi” “La duchessa vi sta aspettando, siete in ritardo” “Sarà arrabbiata con me?” François scosse leggermente la testa sistemandogli il colletto dell'abito “Solleverà lo sguardo dal libro, sarà silenziosa e probabilmente molto seria, resterete qualche secondo senza parole davanti ai suoi occhi ma vi sorriderà come una bambina e allora tutto andrà al posto giusto” “Quand'è stata l'ultima volta che l'ha fatto?” “Quando io vi ho raccontato questa bugia per la cinquantesima volta” un sorriso diverso colorò il volto del duca rendendolo ancora più bello.
Il distacco era sparito, la freddezza cancellata d'improvviso.
Era agitato e nervoso come un bambino, mascherava dietro alla normalità l'innocente paura di deludere la persona più importante del mondo, del suo mondo “Non fatele promesse se non potete mantenerle” “Ehi, ho buttato fuori a calci il primo ministro francese per poterla vedere” “E ne sarà molto contenta ma questa mattina avevate in programma una passeggiata assieme a lei ricordate?” “Il dottore non le aveva vietato cose folli come le passeggiate?” “È forse folle decidere di passeggiare un po'? ” sussurrò François chiudendogli il primo bottone dell'abito “Nelle sue condizioni? Sì, direi di sì” “L'avete fatta arrabbiare” “Credi che le rose siano poca cosa?” lo sguardo sul volto dell'uomo lo fece sorridere “D'accordo, fai chiamare Romuald. Ricordi quella collana di smeraldi e diamanti?” “Quella che sei anni fa avete considerato futile e priva di senso?” “Ora è diventata importante François” “Come desiderate signore” l'altro sospirò sistemandosi i capelli “Come sto?” “Siete perfetto, andate da lei ora o si arrabbierà” gli fece l'occhiolino e congedandosi da loro si allontanò lungo il sentiero lastricato seguito da due giovanotti in divisa.
“Vi chiedo scusa, quando deve incontrare la signora non capisce più niente” “Oh non temete” mormorò il Andrè alzandosi “Lo capisco sapete? L'amore rende confusi e perfino un uomo forte come il duca può sentire le gambe tremare” “Avete proprio ragione, venite, se non sbaglio c'erano delle scuderie da visitare” seguì François lungo la stradina ammaliato dalla dolcezza che il sole regalava a quel posto.
C'era un buon profumo di fiori nell'aria e colorate farfalle si posavano sulle corolle schiuse verso il cielo, stiracchiavano le ali rubando fino all'ultima goccia di luce possibile “Com'è la Svezia?” domandò d'improvviso, François sorrise portandosi le mani dietro alla schiena “Amo la Francia, ci sono nato e vi ho trascorso parte della mia vita ma le terre del nord ...” si fermò qualche secondo cercando lo sguardo del ragazzo “ … sono intrise di fascino. Le montagne proteggono immense vallate e fiumi che scorrono lenti, come se il tempo per loro non dovesse mai passare. La terra accoglie sconfinate foreste e grandi laghi che d'inverno si trasformano in ghiaccio cristallino. I fiordi e i porti svedesi sono uno spettacolo di rara bellezza e il mare che circonda la terra è ricco di vita” “Sembra davvero molto bella” “Dovreste vederla per riuscire a comprenderne la bellezza. Come vi ho detto poc'anzi la duchessa è francese, nobile e raffinata, abituata al clima di Parigi e alla quiete irruenta e confusionaria di questo mondo ma la prima volta che vide la Svezia ...” rise mentre nel cuore tornava lieto il ricordo di quel giorno “ … ho ancora davanti a me quello sguardo sognante, il sorriso tanto bello e la meraviglia che riempì i suoi occhi” diede una leggera pacca sulla spalla del giovane continuando a parlare “Era talmente innamorata del nord da impararne gli usi e i costumi in poco meno di sei mesi. Ha imparato lo svedese e il finlandese ad una velocità strabiliante” una risata allegra distrasse qualche secondo Andrè.
La stessa giovane che vide giocare con il manto leggero delle foglie era accanto alla fontana, il ventaglio aperto per mascherare il volto e una mano stretta dolcemente tra quelle di un giovanotto “Ogni volta che torniamo a Parigi i suoi occhi si riempiono di malinconia e lo sguardo si spegne” “Non si dimentica la propria casa ...” rispose Andrè “ ... forse la malinconia che prova la duchessa altro non è che il dispiacere di dover dire addio di nuovo” “Addio è solo una parola. Sapete, esistono favole e leggende che profumano di neve, paesaggi incantati che l'inverno rivendica ogni anno, sono luoghi incantati dove la duchessa ama ritirarsi perché può essere sé stessa. La lontananza assume un vaolre diverso e la mancanza della famiglia si traforma. Quando torniamo a Parigi, la duchessa che in Svezia nasce improvvisamente si spegne” il suo sguardo era cambiato.
C'era malinconia nei suoi occhi e il sorriso che poco prima gli aveva colorato il volto era sparito “Torniamo a noi Andrè” esclamò d'improvviso sollevando lo sguardo “Venite, vi mostro la collezione del duca” posò una mano sulla spalla del giovane e senza più aggiungere una parola, si immerse assieme a lui nel silenzio.




 
  
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