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Autore: Vichy90    26/02/2016    9 recensioni
< Buongiorno, i signori Cullen giusto? >
< sì > risponsi io sedendomi sul divano a tre posti di fronte al Dr. Whitlook, il nostro nuovo terapeuta.
Lui ci sorrise per poi prendere appunti sul suo block notes. Mi resi conto che probabilmente aveva osservato che io ed Edward ci eravamo seduti i più distante possibile l'uno dell'altra.
< allora Signora Cullen, perchè ritiene che lei e suo marito abbiate bisogno di una terapia di coppia? >
Mi sentivo in imbarazzo a parlare dei miei fatti privati ad un completo estraneo, ma d'altra parte quella era la mia (la nostra) unica speranza per salvare le cose.
< io ed Edward ci siamo separati sei mesi fà dopo che l'ho trovato a fare sesso con un'altra donna >
< non ci stavo facendo sesso! > mi interruppe lui alzando la voce come faceva sempre quando tiravo fuori la storia del tradimento.
< Signor Cullen, poi le farò la stessa domanda e potrà dire la sua. Per favore lasci parlare sua moglie. >
All'angolo del mi campo visivo vidi Edward squotere la testa contrariato, ma lo ignorai e mi concentrai sullo psicologo.
< e perchè pensa che suo marito abbia deciso di tradirla? >
< perchè non mi ama abbastanza >
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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2.
How Far is it Between



La sveglia suonò alle 6:30am, regolare come sempre.
Come un automa le mie braccia scostarono le coperte, la mano andò a premere il pulsante per zittire il baccano provocato dall’allarme sonoro, i piedi nudi si infilarono nelle pantofole bianche e mi diressero verso la stanza della piccola Lily.
Quando però aprì la porta, pronta a dover combattere come ogni mattina per farla svegliare, alzare e preparar all’asilo nido, rimasi sconvolta nel vedere il suo lettino vuoto.
<< Oddio, Lily?? >> la chiamai a gran voce, guardandomi attorno nella stanza. Non c’era così mi mossi veloce verso il corridoio, in direzione del bagno.
<< Lily?! >> la chiamai ancora non ricevendo risposa.
Aprii come una furia tutte le porte che mi capitarono a tiro senza però trovare traccia della mia bambina.
Solo quando mi mossi in direzione della cucina riuscii a capire dove si trovasse.
<< CocoPops o CrispyJam? È una scelta importante. >>
La voce di Edward mi fece fare un salto al cuore.
Avevo dimenticato che fosse rimasto a dormire sul divano.
Avevo dimenticato l’effetto che faceva sentire il suono della sua voce riempire lo spazio tra le mura di quella casa.
<< mi piacciono tutti e due >>
<< anche a me, ma dobbiamo scegliere. I CocoPops hanno il cioccolato, ma i CrispyJam sono tuttifrutti. Cioccolato o tuttifrutti? >>
Entrai in cucina proprio mentre Edward esponeva alla sua piccola ascoltatrice i pro e i contro dei due cereali offerti per la colazione.
Lily era seduta sulla sedia alta del bancone, con i suo pigiamino rosa e le babucce ai piedi a forma di coniglietto. Edward invece era in piedi vicino alla macchina del caffè, con addosso i pantaloni di una vecchia tuta e una t-shirt bianca.
Quando l’avevo buttato fuori casa non si era portato tutte le sue cose con sé. Molte le aveva lasciate in casa. Un po’ perché sperava in una riconciliazione, un po’ perché l’appartamento che aveva affittato in tutta fretta a pochi isolati di vicinanza da noi non era sufficientemente spazioso per contenere tutta la sua roba.
Per questo molti dei suoi vestiti erano ancora dentro la cabina armadio della stanza matrimoniale.
Per questo quando lo vidi, capii che mentre dormivo doveva essere entrato in camera per prendersi un cambio.
<< mamma tu che dici? >> mi chiese la mia bimba appena si accorse della mia presenza.
Sorrisi vedendola così allegra di prima mattina.
<< cioccolato vince sempre! >> risposi piegandomi su di lei per lasciarle un bacio sul capo.
Edward non disse nulla, come se il mio arrivo lo avesse messo in uno stato di agitazione. Si limitò a riempire la ciotola di cereali e latte e porgerla a Lily, mentre io aggiravo il bancone per riempirmi una tazza di caffè forte.
<< buongiorno >> mormorò Edward avvicinandosi a me e porgendomi la sua tazza portafortuna, chiedendomi silenziosamente di riempirgliela ugualmente di caffè.
Sentivo il suo sguardo fisso su di me e il suo petto premere contro il mio braccio, facendomi sentire totalmente sottosopra.
Patetica.
<< buongiorno. >> risposi piano cercando di allontanarmi il prima possibile e mettere la giusta distanza tra noi. Quella che di certo non ero riuscita a mantenere la sera prima.
Per fortuna venne a soccorrermi Lily che, con la sua parlantina veloce, iniziò a discutere su quanto fossero buoni i cereali al cioccolato.
<< Dopo posso entrare in camera a prendere dei vestiti puliti? >> mi domandò basso Edward per non farsi sentire da Lily che continuava con i suo sproloquio mentre osservava concentrata i cartoni animati del mattino.
<< perché me lo chiedi. Mi pare di capire che l’ha già fatto. >> gli risposi mantenendo lo stesso tono di voce sommesso, osservando scettica il suo vestiario.
<< Ho solo preso dei vestiti comodi, non mi sono neanche avvicinato a te. >> chiarì basso.
<< lo voglio ben sperare. >>
Per un attimo rimase in silenzio, forse per essere certo che nostra figlia non si accorgesse della nostra silenziosa discussione, o forse per prendere coraggio per dire ciò che venne dopo.
<< dobbiamo parlare anche di quello Bella. >>
<< non dobbiamo parlare di niente. >>
<< sì invece. Perché continua a succedere e questo vorrà pur significare qualcosa. >>
<< significa solo che sono una stupida. Che sono debole e che tu approfitti di questo. >>
<< io non mi approfitto di niente, lo vuoi tu quanto lo voglio io. >>
Non risposi perché l’atmosfera si stava nuovamente incendiando e non volevo intavolare l’ennesimo litigio con Lily a pochi passi da noi. Era una cosa a cui tenevo particolarmente che nostra figlia non ci vedesse litigare, nonostante fosse praticamente il nostro passatempo preferito.
<< dopo posso accompagnarti in ufficio? >>
<< no >>
<< perché no? Portiamo Lily all’asilo e poi andiamo a lavoro. Facciamo lo stesso tragitto, non ha senso prendere due macchine >> continuò lui cercando di convincermi.
<< non voglio che ci siano altre chiacchiere in ufficio Edward. >>
Perché ormai era diventata di dominio pubblico la separazione tra me e il Signor Cullen, capo della Cullen&Mansen Society.
Il sospetto era nato quando avevamo iniziato ad arrivare in ufficio con due macchine diverse. Poi si era insinuato il dubbio quando io avevo smesso di andare a pranzo con lui e non ero più andata nel suo ufficio a trovarlo durante i tempi morti.
Infine ne avevano trovato conferma quando le principali riviste di gossip di Manhattan avevano pubblicato foto di Edward che lasciava il nostro attico nell’Upper East Side per trasferirsi in un nuovo appartamento. E in quel preciso momento, e con mia somma gioia, Glamour lo aveva nuovamente incoronato il principale scapolo d’oro di New York.
Perché quella era un’altra delle cose negative dello stare con Edward. La sua società finanziaria, la sua ricchezza, la sua fama negli affari a New York lo facevano stare sempre sotto i riflettori. E quei riflettori spesso finivano per illuminare anche me.
Era stato un duro colpo per la mia autostima vedere i giornali e le riviste scandalistiche sbattere in prima pagina il fallimento del mio matrimonio. Soprattutto perché il fatto che fosse stato lui ad abbandonare il tetto coniugale aveva fatto ipotizzare a molti che fosse stato lui a lasciarmi per una donna più bella, più giovane e di successo, o che lui mi avesse tradito e io di conseguenza mi stessi vendicando approfittando del contratto prematrimoniale per assicurarmi da allora in avanti una vita agiata. Il primo passo era stato l’attico vista Central Park chiaramente.
Erano solo congetture le loro.
Spazzatura di riviste da un dollaro a copia.
Eppure avevano avute tutte il potere di ferirmi.
Girare per la strada e vedere nelle edicole la mia faccia in copertina sormontata dalla scritta “tradimento” aveva avuto il potere di farmi sentire ancora più umiliata.
Mi sembrava di avere costantemente sulla fronte un scritta che diceva “cornuta”, e che tutti la vedessero, la leggessero e mi compatissero.
Per un certo periodo avevo anche pensato di licenziarmi dalla C&M, per allontanarmi da tutto. Da Edward, dalle chiacchiere dei corridoi, dalle occhiate dispiaciute e dall’imbarazzo di tutti per non saper più se chiamarmi “Signora Cullen” o “Signorina Swan”. Poi la mia migliore amica Rosalie mi aveva fatto riflettere e mi aveva fatto cambiare idea. Avevo fatto carriera in quegli anni. Ero diventata Consulente Strategico Assicurativo. Il mio lavoro mi obbligava ad avere frequenti contatti con il Vicedirettore, ma mai con il Direttore. Io ed Edward non ci vedevamo mai durante le ore in ufficio. Quellaa era l’unica cosa che mi rincuorava.


<< Allora ci siete a Natale? >> mi chiese Rosalie durante la pausa pranzo, mentre si strafogava di sandwich di pollo e salsa worcester.
Rose era all'ottavo mese di gravidanza, quel giorno era vestita di bianco e nero, e con il pancione sembrava un pinguino reale di Manhattan.
Era bellissima e la invidiavo tanto.
Lei ed Emmet erano al loro secondo bambino. Marc aveva 2 anni e mezzo e tra circa due mesi sarebbe arrivato Matt. Due maschietti. Rose diceva che sarebbe stato un miracolo arrivare psicologicamente integra a 40 anni con tre maschi McCarty in casa, ma la verità era che non poteva essere più felice di così.
Non erano sposati e non gli importava nulla del matrimonio.
Emmet diceva sempre che voleva fare come Brad e Angelina e che si sarebbero sposati solo quando i loro bambini sarebbero stati grandi e sarebbero stati otto.
Rose diceva che era pazzo, io invece credevo fosse molto romantico.
A volte osservandoli mi domandavo come sarebbe stata la mia vita e se io ed Edward non ci fossimo sposati.
Forse senza la pressione del matrimonio le cose non sarebbero andate così male.
O forse semplicemente non avere quel legame mi avrebbe aiutato a riprendermi più facilmente dalla delusione della nostra rottura.
Probabilmente non sarebbe cambiato niente.
<< allora venite o no a cena da noi? >>
<< sì veniamo >> sospirai << Lily stà passando un brutto momento e credo le farà bene vedere me ed Edward insieme per le feste. Inoltre non voglio abbia il ricordo del Natale con i genitori separati. Le stò già rovinando l'infanzia a sufficienza. >>
<< non le stai rovinando l'infanzia Bella, stai facendo del tuo meglio. >> mi rassicurò Rose.
<< no invece, sono una madre orribile. L'altra sera l'ho sentita piangere chiedendo ad Edward quando sarebbe tornato a casa. >> confessai.
<< e lui che le ha detto? >>
<< Non le ha risposto. Si è limitato a dirle che sarebbe andato tutto bene. Poi è venuto da me e ha provato a parlarmi, come al solito. >>
<< e tu come al solito lo hai mandato a quel paese. >> rispose lei ironica.
Mi passai le mani sul viso, frustrata.
<< no, non l'ho mandato a quel paese. >> mormorai imbarazzata. Io e Rose ci conoscevamo da tanti anni ormai e la nostra amicizia era tanto forte da non necessitare di parole per spiegare qualcosa. Infatti dallo sguardo che mi rivolse mi resi subito conto che aveva capito.
<< D’accordo, sarò sincera. Non credo sia stata una buona scopare con il tuo ex. Ma posso capire perchè l'hai fatto e non ti giudico. >>
<< davvero non mi giudichi Rose? Io invece mi giudico tantissimo. >> le dissi vergognandomi come una ladra.
<< hai ceduto Bella. Tu lo ami ancora e anche se vorresti odiarlo non ci riesci. Non fartene una colpa solo perchè per una volta hai buttato giù la maschera che tieni sempre addosso davanti a lui. Cercavi consolazione e anche se lui è la causa del tuo dolore, è anche l'unico in grado di darti sollievo. Continuo a pensare che non sia stata una buona idea, ma lo comprendo. Ne avete parlato poi? >>
<< no. Ha dormito sul divano e stamattina si è occupato della colazione e di Lily. Dovevi vedere com'era felice perché il padre era in casa. >> le risposi evitando di dirle che non era stata la prima volta che avevo ceduto con Edward. Sapevo che in tale caso mi avrebbe presa ad insulti, e non avevo bisogno in quel momento di qualcun altro che mi sgridasse.
Bastavo io a sufficienza.
<< L'unica cosa che ti consiglio Bella è di fare attenzione. Lo sò che sei confusa sul tuo rapporto con Edward ma non far confondere anche Lily. Vedervi insieme potrebbe crearle delle aspettative. >>
<< si lo sò. Edward mi ha anche chiesto di andare in terapia insieme. >>
<< Beh, a quanto pare Cullen ancora qualcosa di buono la sa fare. >>
<< tu pensi sia una buona idea? >>
<< penso sia una buona opportunità. >>
Fu grazie a Rose quindi che presi il coraggio per mandare un sms ad Edward e dirgli che accettavo la sua proposta di farci seguire da uno specialista.
Io non riuscivo a parlare con lui e questo di certo non era utile per farci chiudere la faccenda ed andare avanti. Sia come individui che come coppia.
Fu Edward a prendere appuntamento e fu sempre lui a passarmi a prendere qualche giorno dopo per andare insieme.
Quando salii nella sua auto mi sentivo stranamente in imbarazzo.
Era stato mio marito per 3 anni, eppure mi sentivo impacciata come una adolescente al primo appuntamento.
Ma quello non era un appuntamento.
Era un’ancora di salvezza per cercare di non sfracellarci al suolo.
<< ciao! >> mi salutò lui sorridendomi contento.
Lo conoscevo abbastanza bene da sapere che si stava già facendo mille film mentali nei quali facevamo pace grazie alle mirabolanti abilità dello psicologo.
Beh, a meno che quell’uomo non mi avesse lobotomizzata, la vedevo difficile.
<< ciao Edward. >>
<< come ti senti? Insomma, sei nervosa? >>
Non ero nervosa, peggio.
Avevo paura di quello che ne sarebbe venuto fuori da quella “chiacchiera”. Ero stata sempre ben attenta a non parlare di quello che era successo quel giorno nell’ufficio di Edward, e l’idea di scoprire cose che mi tormentavano da mesi (chi era quella donna? da quanto tempo andava avanti? avevano una relazione? come l’aveva conosciuta? la preferiva a me?) mi faceva venire la nausea.
<< no. Non sono nervosa. >>
Lui ebbe il gusto di evitare di dire che sapeva benissimo stessi mentendo.


<< Buongiorno, i signori Cullen giusto? >>
<< sì >> risposi io sedendomi sul divano a tre posti di fronte al Dr. Whitlook, il nostro terapeuta.
Lui ci sorrise per poi prendere appunti sul suo block notes. Mi resi conto che probabilmente aveva osservato che io ed Edward ci eravamo seduti il più distante possibile l'uno dell'altra.
<< allora Signora Cullen, perchè ritiene che lei e suo marito abbiate bisogno di una terapia di coppia? >>
mi sentivo in imbarazzo a parlare dei miei fatti privati ad un completo estraneo, ma d'altra parte quella era la mia (la nostra) unica speranza, così mi feci coraggio e parlai.
<< io ed Edward ci siamo separati sei mesi fà dopo che l'ho trovato a fare sesso con un'altra donna >>
<< non ci stavo facendo sesso! >> mi interruppe lui alzando la voce come faceva sempre quando tiravo fuori la storia del tradimento.
<< Signor Cullen, poi le farò la stessa domanda e potrà dire la sua. Per favore lasci parlare sua moglie. >>
Edward sbuffò ma non ribatté.
<< l'ho trovato nel suo ufficio in compagnia di un'altra donna. Lei gli stava facendo.. >> mi schiarì la voce e presi coraggio << .. sesso orale. Sicuramente poi sarebbero passati ad altro. >>
All'angolo del mi campo visivo vidi Edward scuotere la testa, contrariato dalle mia parole, ma lo ignorai e mi concentrai sullo psicologo.
<< perchè pensa che suo marito abbia deciso tradirla? >>
<< perchè non mi ama abbastanza >> ribattei veloce e sicura mentre Edward sbottava con un << questo non è vero! non è assolutamente vero Bella! >>
Il Dott. Whitlook scrisse qualcosa sul suo block notes e poi si rivolse a Edward.
<< Signor Cullen, mi spieghi il suo punto di vista. >>
<< avevamo dei problemi >> cominciò subito << La bambina.. insomma, io amo mia figlia più della mia stessa vita, ma ci ha allontanato come coppia. Io lavoro tantissimo e lei non partecipava più nel cercare di trovare del tempo per noi. >>
<< e così hai pensato bene di unire dovere e piacere e fartene una in ufficio? >> chiesi allora io ironica.
<< non è andata così, cazzo!! >> urlò Edward a quel punto perdendo la pazienza.
<< Signori Cullen per cortesia. Lasciate all'atro la possibilità di parlare. Per comprendevi a vicenda dovete ascoltarvi. >>
Mi sentii ripresa come una liceale, così chiusi la bocca e non ribattei, lasciando a Edward la possibilità di proseguire nelle sue idiozie.
<< faccio un lavoro molto impegnativo che mi obbliga a stare fuori casa tutto il giorno e ad assentarmi anche per trasferte all’estero. Dopo che è arrivata la bambina nei momenti in cui ero a casa non avevamo mai del tempo da trascorrere noi due da soli. Pensavo che le cose si sarebbero stabilizzate quando la bambina fosse cresciuta un pò ma invece con l'andare del tempo Bella si è sempre più allontanata. >>
<< io mi sono allontanata? >>
<< Avanti Bella, non facevamo neanche più sesso >>
<< perchè ero stanca! >>
<< anche io ero stanco, ma non stanco di stare con te! >>
<< ma se sei stato tu a tradirmi! >>
<< lo sò, e ho sbagliato! cercavo solo di sentirmi di nuovo... >> ma si interruppe, passandosi una mano sul viso.
<< Sentirsi come Signor Cullen? >> intervenne lo psicologo << non tema di esprimersi, siamo qui proprio per parlare >>
Lo vidi rialzare gli occhi che ora erano lucidi e in un mormorio rispose: << cercavo solo di sentirmi di nuovo voluto. >>
Per un attimo rimasi in silenzio. Non ci potevo credere che lo stesse davvero facendo.
<< non farlo. Non provare a dare la colpa a ME per quello che TU hai fatto. >>
<< Non stò dicendo che la colpa è tua Bella, stò dicendo che la colpa è di entrambi perchè non abbiamo saputo affrontare la situazione. >>
<< ha mai parlato con sua moglie su come si sentiva? >> lo corresse il Dottore che se ne è stato silenzioso ad osservarci durante tutto il nostro litigio.
<< ci ho provato un sacco di volte ma lei non mi ascoltava >>
<< quanto sei stronzo! >> sbottai io a quel punto incazzata come una bestia.
<< Isabella, non si arrabbi. In questo contesto bisogna sentirsi liberi di dire ciò che si prova. Nessuno la vuole accusare di alcunchè. Lei non sentiva una distanza da suo marito dopo la nascita di vostra figlia? >>
Mi vergognavo a dire che la nascita di Lily avesse in qualche modo fatto allontanare me ed Edward. Lily era la cosa più bella della mia vita.. non volevo sembrasse la causa dei nostri problemi.
Il terapeuta sembrò però leggermi nel pensiero perchè rapido disse: << la nascita di un bambino è un cambiamento molto radicale nella vita di una coppia. Anche per le coppie solide e duratura. E' normale non riuscire ad abituarsi al cambiamento, o perdersi nel tentativo di farlo. Avviene più spesso di quello che si crede. Non è una cosa di cui sentirsi in colpa ammetterlo. >>
Sospirai cercando di riacquistare la calma.
<< Ci eravamo un pò allontanati ma io non credevo che... pensavo che con il tempo le cose si sarebbero sistemate. >>
<< Edward quali atteggiamenti di Isabella la facevano sentire indesiderato? >>
Vidi Edward passarsi un mano sugli occhi, e mi resi conto in quel momento che stava silenziosamente piangendo. E per un attimo mi sentii una stronza. Nell’angolo del divanone, con le braccia incrociate ad osservare cupa lo psicologo e il mio ex marito.
<< Le chiedevo di uscire noi due da soli e lei diceva sempre no. Se le chiedevo di lasciare la bambina con i nostri amici, per ritagliarci un momento per noi, lei rifiutava perchè non voleva lasciare sola Lily. La sera a casa, stava sempre e solo con la bambina e quando Lily veniva messa a dormire andava a letto anche lei. Oppure ancora peggio portava Lily nel nostro letto. L'intimità non esisteva più. IO non esistevo più. >>
<< Isabella si ritrova in quello che dice Edward? Pensa che sia realistica questa descrizione che lui ha fatto sull’attaccamento verso sua figlia? >>
<< Sono sua madre. È normale voler stare con lei. >> ribattei veloce per evitare di ammettere che in effetti il rapporto tra me e Lily era sempre stato molto forte.
<< vero, ma quando una donna diventa madre, il suo essere di scinde in due parti. L’essere individuo e l’essere madre. Non si trasforma, si scinde. Ma alcune donne dimenticano l’individuo concentrandosi solo sull’essere madre, e questo molte volte causa sbilanciamenti. Nella sfera familiare, lavorativa, relazionale. Può essere che questo è ciò che è capitato a lei? >>
Non dissi niente. Continuai solo ad osservarlo.
<< signora Cullen io conosco la sua storia tramite i giornali. So che i suoi genitori, così come quelli di suo marito, sono morti prematuramente a causa un incidente aereo durante una vacanza. Pensa che questo possa aver influenzato il suo rapporto con Lily? >>
Rimasi ancora in silenzio sentitami profondamente colpita da quelle parole.
<< è possibile che le sue azioni siano dovute al timore che lei intimamente prova, che Lily possa prematuramente perderla, così come lei ha perso sua madre? E questo la abbia spinta a passare ogni minuto che lei aveva a disposizione per trascorrerlo con lei? >>

<< Sicura che te la senti di tornare settimana prossima? >> mi chiese gentile Edward mentre salivamo nella sua auto alla fine della seduta.
Non risposi nulla mentre tiravo su con il naso e mi asciugavo le lacrime che continuavano a scendere, nonostante nascondessi lo sguardo da scuri occhiali da sole.
<< mi dispiace, non volevo farti piangere di nuovo. >> mormorò mentre si immetteva nel traffico in direzione di casa.
<< non sei stato tu. È stato lo psicologo >>
<< vuoi che lo cambiamo? Posso chiamare qualcun altro. >>
<< no. Mi piace lui >> mi piaceva che mi avesse capito.. forse più di quanto mi fossi capita io stessa.
<< D’accordo.. allora cambiamo argomento, ti va? Cosa vuole Lily per Natale? L’ha già scritta la letterina? O meglio, tu l’hai già scritta? >> si corresse facendomi sorridere.
Quando me ne resi conto rimasi stupita.
Da quanto tempo Edward non mi faceva più sorridere?
<< mi mancava tanto sai? >>
<< cosa? >>
<< avere il potere di farti sorridere. >> rispose lui facendomi arrossire.
<< Comunque Lily vuole il Pearl Dream Jam. >> dissi allora io cercando di uscire da quel discorso che stava diventando fin troppo intimo.
<< i che? >>
<< Dai, fanno sempre la pubblicità! Sono quegli affari per costruire i castelli delle principesse, unicorni e altre cose fatate >>
<< costruire cose fatate? >>
<< già, vuole quello >>
<< Beh.. ti va se andiamo a prenderlo insieme? >> e notai che fu particolarmente in imbarazzo nel domandarmelo. Come se avesse perso l'abitudine di vedermi e stare con me.
Per un attimo l’abitudine mi spinse a rispondere automaticamente “no”. Ma poi ripensai a ciò che era venuto fuori dallo psicologo, e ai miei continui rifiuti verso Edward, nella nostra vita sia da separati che in quella da sposati. E fu per quella presa di coscienza che mi ritrovai a rispondere senza esitazione
<< Va bene >>




GRAZIEEEE!!!
Grazie mille per l'accoglienza che avete dato alla mia storia!! Sono davvero troppo, troppo contenta di vedere che ancora vi ricordate dei miei Edward e Bella e che vi sia piaciuta l'idea di fare un sequel!
Grazie mille a chi ha lasciato una recensione, a tutti quelli che hanno messo la storia tra i preferiti/seguiti/recordati e naturalmente chi legge e basta.
Grazie mille anche a chi mi ha inserito tra gli autori preferiti!
E dopo tutti questi ringraziamenti, manco fossimo alla notte degli oscar, non aggiungo altro.
Il capitolo parla da se, dice qualcosa, ma non troppo. Di certo inizia a delinearsi meglio la situazione che vivevano Edward e Bella prima del tradimento.. ma non aggiungo altro.. vi lascio la libertà di crearvi una vostra opinione sulla vicenda!;)
Cercherò di mantenere un ritmo di aggiornamenti frequente.
Al prossimo capitolo.
Baci

  
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