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Autore: darkimera    25/03/2009    2 recensioni
"Dio creò l'Uomo a sua immagine e somiglianza. L'Uomo, però, disubbidì alle regole che gli erano state imposte, ritrovandosi così fuori dal Paradiso Terrestre. Fu allora che Loro nacquero. Come il serpente che prima o poi si morderà la coda, così Lui alla fine cercherà Lei." Così fu scritto, così avverrà...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passate due settimane da quando era arrivato quel ragazzo. Due settimane durante le quali Seth aveva cercato di avvicinarsi a me.

Probabilmente questo era un segno che la fine del mondo era prossima, nessun ragazzo si era mai comportato così con me. Nessuno, fino ad ora, mi aveva mai rivolto particolari attenzioni.

Avevamo poche lezioni insieme durante le quali cercavo sempre di sedermi il più lontana possibile da lui, inutilmente. Era una comportamento infantile, lo sapevo, ma non riuscivo a sopportare di restargli vicino. Mi sentivo una nullità e in totale soggezione.

Forse questo era dovuto anche al fatto che non riuscivo a relazionarmi bene con i ragazzi.

Stavo ancora litigando con l’armadietto, quel giorno. Forse aveva davvero qualcosa che non andava o io ero tutto a un tratto incapace di aprirlo. Mentre armeggiavo con la serratura, sentii che qualcuno si appoggiava a quello di fianco.

- Ciao, Melanie. – mi salutò.

Solo la voce mi provocò imbarazzo. Ero davvero messa male.

- Seth. – lo guardai, sembrava divertito. – Che hai da ridere? – gli chiesi nervosa, mentre continuavo ad armeggiare con il lucchetto.

- Hai problemi con l’armadietto? – stava trattenendo una risata.

Mollai la presa sul lucchetto che sbatté sordo sull’armadietto. – No. Non ho problemi con l’armadietto, cosa te lo fa pensare? – gli domandai acida, tirandomi dietro un orecchio una ciocca di capelli.

Rise.

- Hai qualcos’altro da dirmi? Sai, sarei occupata… - indicai l’armadietto alle mie spalle. Strano, stavamo parlando con molta normalità.

Non rispose e prese il mio posto per aprire la serratura. Si aprì. – Et voilà – esclamò compiaciuto.

- Sì, sì, bravo, bravo… - bofonchiai. Posai i libri che non mi servivano e presi gli altri che infilai nella borsa. Poi richiusi l’armadietto facendo sbattere l’anta.

Mi diressi quasi di corsa verso l’aula di storia. Ero terribilmente in ritardo. Seth mi seguiva.

- Beh? Perché mi segui?

- Abbiamo lezione insieme, ricordi?

Feci ruotare gli occhi. Che bello…

Aprì la porta dell’aula. Il prof Foster ci guardò quasi sorpreso da sopra gli occhiali. – Adams, Rogers, che piacere vedervi alla mia lezione.

- Rogers aveva dei problemi con l’armadietto, io l’ho aiutata. – disse pronto Seth.

Già, ma nessuno ti ha chiesto di farlo! Pensai come risposta.

Il prof annuì anche se non particolarmente convinto e ci invitò a sederci. Prendemmo posto nell’ultimo banco.

Mentre stavo prendendo il quaderno dalla borsa mi tagliai. – Oh, al diavolo! – sibilai. Ero nervosa.

- Che succede? – mi chiese in un sussurro Seth.

- Niente. – posai il quaderno sul banco. Lui mi fissava quasi ipnotizzato. Gli sventolai una mano davanti. – Ehi Seth, che hai?

- Ti sei tagliata. – aveva un tono strano. Innocente, quasi.

Mi guardai il dito. – Ah, sì, ma non è niente.

- Esce sangue. – osservò.

- Sì, ma non è …

Non feci in tempo a finire la frase che lo ritrovai a succhiarmi il sangue dal taglio. – Seth…?

Alzò gli occhi. Ora erano grigio verdi con un tono rossastro intorno alla pupilla. Aveva un strana espressione, un misto di rabbia e dispiacere. E dolore, tanto dolore. – Mi dispiace… io… io… - mormorò, ma non riuscì a trovare altre parole.

Si alzò e corse fuori dall’aula. Inutile i tentativi del prof di richiamarlo.

Ma cosa era successo? Perché quell’espressione? Perché… ? Dovevo seguirlo. Dovevo sapere cosa gli era successo. Era colpa mia?

Mi alzai anch’io. – Prof, devo andare al bagno. – accampai come scusa.

- Ma… Rogers! – tentò di ribattere, ma ormai ero fuori dall’aula anch’io.

Mi misi a cercarlo. Dove poteva essere andato? Sembrava star male, quindi…

Provai in bagno. Non c’era nessuno.

Provai in infermeria. C’era solo la vecchia signora Wedding che stava medicando una ragazza. Di lui neanche l’ombra.

Alla fine lo trovai sotto il portico che faceva da riparo alle biciclette.

Mi avvicinai piano, per paura di disturbarlo.

- … Seth… - lo chiamai quasi in un sussurro. Non mi avrebbe sentito, lo sapevo.

Alzò di scatto la testa. – Non avvicinarti! – ringhiò. Mi immobilizzai dov’ero, sia per il suo strano tono di voce, sia per la sua faccia, una maschera di dolore e rabbia cieca.

- Và via, và via, và via… - lo sentivo ripetere con una voce alterata a metà fra quella umana e quella animale, a un volume appena udibile per me.

- Seth, che hai? – urlai. Mi stavo davvero preoccupando. Mi avvicinai di corsa ignorando quello che mi intimava continuamente.

- Ferma! – ringhiò ancora. Lo ignorai.

Ormai ero quasi vicina a lui.

- MALEDIZIONE! – imprecò con un ringhio più alto. Lo vidi tirare un pugno sulla colonna di mattoni di fianco a lui. Rimase il segno del colpo.

Poi per la prima volta mi rivolse lo sguardo. Uno sguardo che chiedeva comprensione, che chiedeva pietà.

- Dimentica ogni cosa. – mi sussurrò.

Un attimo dopo non lo vidi più. Era sparito.

Rimasi imbambolata sul posto a fissare il punto dove era stato fino a poco prima, incapace di capire cosa pensare. Era successo davvero. Non me l’ero sognata, vero?

Decimo mese.

Sono uno stupido, un perfetto idiota.

L’avrò sicuramente spaventata per come mi sono comportato. Sono ancora troppo giovane per riuscire a dominare la Sete. Non sono ancora così esperto. E Lei, anzi il suo sangue, emanava un odore troppo dolce, troppo appetibile per poter resistere.

Intanto, però, ho scoperto che il nostro sangue non è compatibile l’uno con l’altro. I Figli di Adamo non possono bere il Sangue di Eva. Probabilmente funziona anche al contrario. Certo che Dio ha fatto proprio di tutto pur di non lasciare che le due Famiglie potessero avvicinarsi troppo…

Qui in Famiglia non ne ho ancora parlato, probabilmente lo farò quando mi sentirò meglio e cioè quando il veleno non sarà più in circolo nel mio corpo. Probabilmente, però, lo sanno già.

Ci sono troppe cose che mi sono tenute nascoste.

È già qualcosa che riesca a scrivere. Penso che la febbre continuerà a salire, per un po’ non potrò vederLa.

In ogni caso, credo che questa sia anche la soluzione migliore. Meglio non vederLa, meglio lasciarLa pensare, meglio lasciare che Lei cerchi di dimenticare.

S.A.

A tutti quelli che hanno messo questa storia tra le loro preferite:

grazie! Mi fate capire che a qualcuno piace, ne sono contenta!

Ora avrei solo un piccola richiesta:

recensite, vi supplico!

Vorrei sapere cosa ne pensate, almeno so

se continuare o no la storia, se a qualcuno,

oltre alle persone che l’hanno inserita nelle preferite,

piace o se è una vera e propria schifezza…

O se volete dirmi cosa non va in questa storia,

se avete qualche suggerimento…

grazie per tutto, anche solo di leggerla.

Grazie.

darkimera

  
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