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Autore: Emy Potter    27/02/2016    1 recensioni
Londra, 1862.
Nancy Phillips è una ragazza di venticinque anni dall'aspetto ingenuo e infantile, il quale è in netto contrasto con il suo passatempo preferito: rubare. Vivendo a Whitechapel, nella zona est di Londra, capita spesso di imbattersi in situazioni spiacevoli, ma questa volta assisterà ad un sanguinoso omicidio che la lascerà scossa.
E' a causa di questo che si ritroverà alla corte della regina Vittoria, la quale le chiederà di collaborare essendo stata testimone di un tale delitto. Sarà quindi compito di Nancy aiutare quelli che erano i suoi nemici per salvare vite innocenti, portandola anche a doversi allontanare dal suo amico di infanzia Thomas.
Ma quello che più la spaventa non è il rischio che corre, ma il poter perdere se stessa e quello che un tempo era. Sarà il destino a deciderlo, dopotutto, per lei, questo è solamente un altro gioco.
E' la mia prima storia originale, cercate di capirmi.
Spero vi piaccia!
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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Capitolo 2: Quando la neve nasconde ogni traccia


Prima che qualcuno potesse vederla davanti al cadavere, Nancy cominciò a correre lontana da quell'orribile luogo, nella testa ancora le orribili immagini del delitto. Poteva vedere perfettamente quell'inquitante lama affondare dentro il corpo della vittima; sentiva ancora quel rivoltante tonfo. Le venne difficile riuscire a non vomitare per tutto il tragitto.
I tacchi degli stivali schioccavano sulle pietre della strada, i quali quasi non si sentivano in confronto al chiasso che veniva poco lontano da lì. Avevano trovato il cadavere, ne era sicura. Ricordava ancora i capelli del ragazzo imbrattati di sangue, gli occhi vitrei portati all'indietro, la bocca spalancata in una smorfia di dolore mortale.
Non sapeva nemmeno dove stava andando, voleva solo allontanarsi il più possibile, dimenticare quell'esperienza che le aveva fermato il cuore in più momenti.
Si ritrovò dopo poco davanti casa, la quale non le era mai parsa così confortevole e sicura. Con le mani tremanti, prese le chiavi che teneva nella tasca destra del suo cappotto nero, troppo leggero per il freddo clima invernale di Londra. Fece fatica ad infilare la chiave nella toppa, ma quando ci riuscì la girò in fretta, aprì la porta e fece per entrarci.
Non riuscì, poiché una mano le afferrò il braccio.
Istintivamente, Nancy urlò, un urlo breve, come un sussultò. Si voltò di scatto solo per vedere il volto di una donna anziana.
"Signorina Phillips, state bene?" domandò lei.
La ragazza la conosceva molto bene. Era Prim Williams, la sua vicina di casa.
Nancy la soprannominava "Fili d'argento" a causa dei suoi lunghissimi capelli grigi che risplendevano alla luce lunare. Sembravano vere e proprie cascate d'argento. Più di una volta le era anche capitato di chiamarla Argentea, un nome che a parer suo le era cucito su misura. Inutile dire che la donna si indispettiva tutte le volte che accadeva.
"S-sì, sto bene" balbettò la ragazza tentando di calmarsi "Forse ho solo bevuto troppo".
"Beh, voi siete giovane. Goditi la vita finché puoi" cominciò a fare conversazione Prim mentre si infilò all'interno del palazzo, "Ho visto il vostro amico al pub prima, stava parlando con Boris, il barista". Era sempre stata una grande frequentatrice di bordelli, forse per rivivere la sua amata giovinezza perduta.
Per fortuna lui sta bene; pensò Nancy ripensando a Thomas.
"Mi sono meravigliata che non eravate con lui, siete sempre così unit-"
"Mi scusi se la interrompo, signora Williams, vorrei davvero rimanere a parlare con voi, ma ora non sono in vena di una chiacchierata" la interruppe bruscamente la mora.
Inutile dire che lo sguardò dell'anziana si indurì. "Sempre di fretta e scortese, dovreste seriamente rivedere questo vostro comportamento. Buonanotte, signorina Phillips" disse, per poi entrare in casa tutta impettita.
Stupida pettegola, non ho voglia di ascoltare i tuoi fastidiosi giudizi; pensò tra sé e sé Nancy entrando nel suo appartamento.
Si richiuse la porta dietro facendo fare più di tre giri di chiave. Si tolse il cappotto e lo posò sul tavolo. La mente corse di nuovo alla vista di quella sera, vedeva le immagini come se fosse ancora lì, a guardare quello sconosciuto accoltellare con una follia inumana il povero ragazzo.
Il ragazzo.
Solo in quel momento si rese conto che, guardando il suo viso, era tremendamente familiare, come se...lo conoscesse. Era così presa dal panico che non se n'era nemmeno resa conto. Tentò di ricordare dove lo avesse visto, ma tutte le volte che ci provava gli tornavano in mente i suoi occhi privi di ogni luce vitale.
Corse in un angolo della cucina, prese una larga bacinella e, senza riuscire a resistere ancora, vomitò, un pò per la quantità di emozioni e un pò per il disgustoso odore di sangue che sentiva impregnato dei vestiti e nella gola.
Quando ebbe finito si ritrovò seduta a terra, spalle al muro mentre tremava come una foglia.
Gli occhi si posarono sulla finestra, notando che aveva cominciato a nevicare. I bianchi fiocchi scendevano lenti, dolci, coprendo tutto quello che si trovava sotto di loro. Se non si fosse fermato presto, sicuramente tutte le tracce serebbero scomparse nel giro di un quarto d'ora, dando maggiore possibilità all'assassino di farla franca.
Con passo lento e pesante, si diresse verso il suo letto e, senza svestirsi, si sdraiò tentando in tutti i modi di riuscire ad addormentarsi. Solo dopo due ore venne finalmente accolta dalle braccia di Morfeo, il quale la cullò per rassicurarla, per poi ingannarla mostrandole ricordi tristi, ma che le facevano provare una leggera fitta di nostalgia.
 
-O-

Era sempre stata la pecora nera della famiglia, specialmente perché i suoi fratelli sembravano perfetti in confronto a lei, i  figli modello.
Nancy era la secondogenita dei Phillips, i quali avevano avuto ben cinque eredi.
La primogenita era Magdalena Phillips, la quale si toglieva solo un anno con Nancy. Aveva gli stessi splendidi capelli biondi della madre, così come i suoi occhi smeraldini. Inutile dire che era l'essenza stessa dell'eleganza, dai modi di fare aggraziati e dolci che sembravano appartenere a quelli di un angelo. Peccato che fosse viziata e presuntuosa, il tipo di persona a cui piace vantarsi del suo canto da usignolo.
Il terzogenito era Alfred Phillips, due anni più piccolo della mora, il quale le assomigliava a parte gli occhi verdi. Nancy lo aveva sempre visto come un ruffiano, un adulatore, il quale riusciva sempre ad ingraziarsi chiunque per scopi personali, ma comunque ben visto nella società. Aveva un'incredibile talento nelle arti pittoriche, riusciva a catturare su un foglio qualsiasi cosa vedesse e riprodurlo fedele alla realtà.
La quartogenita era Sophia Phillips, anche lei mora, ma dai splendidi occhi azzurri che aveva preso dalla nonna, Agatha. Studiosa ed educata, desiderava sin da piccola studiare medicina o giurisprudenza, anche se era a conoscenza che per una donna fosse difficile sopravvivere in un campo tanto maschile. Il suo portamento era perfetto, la schiena sempre dritta in ogni occasione. Nancy, la quale aveva quattro anni in più, l'aveva soprannominata "Marmo".  
Il quinto e ultimo figlio era Oscar Phillips, cinque anni più piccolo della secondogenita. Anche lui era biondo, ma aveva gli stessi occhi e le stesse fossette di Nancy. Oscar era ferrato negli sport, riusciva a imparare tutto e subito, e per questo molto popolare tra i suoi coetanei.
Certo, Nancy si era dimostrata sempre come una bambina molto intelligente e curiosa, ma il suo essere iperattiva e scontrosa con tutti, la portava ad essere vista come un errore, la figlia che non sarebbe mai dovuta nascere.
"A cosa pensi?" chiese Thomas guardandola.
"A quanto non sopporto quella scema di Magdalena" sbuffò la ragazzina.
Ormai aveva undici anni ed era stanca di quella situazione. La verità è che, se tu dici a una persona di essere una cosa per tanto tempo, questa finirà per pensarlo lei stessa. Ed era questo che era successo a Nancy, la quale era ormai convinta di essere solo un terribile errore.
Solitamente, qualsiasi ragazzino di origini benestanti si sarebbe allontanato da lei sentendo una parolaccia uscire dalla bocca di una coetanea, giudicandola una poco di buono, ma Thomas non sembrò nemmeno sentirla.
"Che ha combinato questa volta?"
Nancy si mise in piedi, lasciando l'amico ancora seduto sul prato, e cominciando ad imitare la sorella con la voce volontariamente acuta e lamentosa. "Mamma, lo sai che Nancy ha detto quello? Mamma, Nancy oggi ha rubato il giocattolo di un bambino. Mamma, Nancy non sta al suo posto. Ci manca solo che si lamenti del fatto che respiro!" esclamò alterata.
"Hai rubato un giocattolo?" chiese Thomas, ma non c'era derisione o disapprovazione nel suo tono di voce, solo curiosità.
"Mi ascolti quando parlo?!" ribatté Nancy sbattendo indignata un piede sul terreno.
"S-sì, scusami" si corresse subito il più piccolo mortificato. Era sempre stato soggetto a lei, per questo i suoi genitori non volevano la frequentasse. Eppure, anche se a volte Nancy lo trattava male, era felice di stare con lei. La sua libertà e voglia di vivere lo facevano sentire incredibilmente bene, lo contagiavano.
La ragazzina abbassò lo sguardo e tornò a sedersi affianco a lui. "No, non devi scusarti. Piuttosto sono io che ti tratto sempre male" la mora non poté fare a meno di portarsi le ginocchia al petto, come per proteggersi dal mondo esterno. "Perché stai sempre con me? Se ti allontanassi avresti moltissimi altri amici, e scommetto anche che ci saranno sicuramente tantissime altre che farebbero la fila per stare con te. Se tu non stai con me, saresti più felice"
"Vuoi che me ne vado?" domandò rattristito e preoccupato il bambino.
"No, non dico questo, anzi mi fa piacere che passi il tempo con me, ma staresti meglio se-"
"Ma io non voglio stare con loro, io sto bene con te. Sono tutti sempre che puntano alla perfezione, sono noiosi. Tu no però, con te so che posso fare quello che voglio" spiegò Thomas.
Nancy lo guardava assente, mentre considerava con attenzione ogni sua singola parola. Poi sorrise, un sorriso tanto allegro e dolce che fece sussultare il piccolo Tommy. "Andiamocene di qui"
"C-cosa?" balbettò il ragazzino.
"Scappiamo insieme. Adesso magari è troppo presto, ma magari, fra qualche anno, possiamo partire. Comincerò a rubare qualche spicciolo dal borsellino di papà e, quando ne avremo abbastanza, ce ne andremo" spiegò la piccola Nancy.
Gli occhi di Thomas si illuminarono a quella proposta. Riusciva a vedersi: un uomo indipendente che poteva fare quello che voleva. Ma soprattutto, sarebbe stato insieme a Nancy per tutto il tempo che voleva, senza nessuno che fosse in grado di allontanarla da lui.
"Sì" annuì entusiasta, la mano che si posò istintivamente su quella di lei.

 
-O-

"Nancy?" la profonda voce di Thomas la svegliò, una mano posata dolcemente sulla sua spalla, seduto su un lato del suo letto.
"Uhm?" mugulò Nancy ancora assonnata.
"Stai piangendo?"
A quelle parole, gli occhi della ragazza si spalancarono, mentre altre lacrime calde bagnavano il cuscino ormai fradicio. Si sedette di scatto e cominciò ad asciugarle in fretta con le mani.
"Sto bene" disse prima che lui gli domandasse come stava.
"Sei sicura? Ho visto del vomito in cucina"
"Sì, ho solo bevuto un pò troppo probabilmente" rispose ridacchiando. Scese dal letto e, quando si guardò allo specchio, si accorse di essere andata a dormire vestita.
Era pallida, i capelli attaccati al viso, zuppi di sudore, sotto gli occhi un paio di evidenti occhiaie, gli occhi gonfi e rossi. Di certo non doveva essere stato difficile per Thomas capire che c'era qualcosa che non andava, il suo aspetto era terrificante, pareva uscita dal romanzo "Frankenstein".
"Credo di avere bisogno di un bagno" scherzò Nancy. "Prepari la colazione?"
"Già pronta. Ti conviene prima mangiare e poi lavarti"
La ragazza accettò e si fece strada verso la cucina, dove sul tavolo c'era un piatto di uova strapazzate, toast, salsiccia, pomodori e bacon.  Normalmente lo stomaco avrebbe brontolato a tale visione, ma i ricordi del giorno precedente si erano riaccesi nella sua testa, togliendole ogni voglia di mangiare.
Si sedette pigramente sulla sedia e cominciò a giocare con il cibo. Prese qualche forchettata di uova, ma si rifiutò mi mangiare la salsiccia. Le ricordava le interiora del cadavere.
"Non mangi?" chiese Thomas.
"Non ho fame, mangiala tu" disse la ragazza alzandosi e chiudendosi in camera.
Cominciò a spogliarsi, per poi posare una bacinella piena d'acqua gelida sul comò. Rabbrividì nel sentire quel freddo a contatto con la pelle, ma piano piano riuscì ad abituarsi.
Quando finì, indossò una semplice camicia bianca, stretti pantaloni neri e il suo fedele paio di stivali marroni.
Sentì bussare alla porta proprio mentre stava asciugando i corti capelli con un asciugamano. "Sei vestita?" la voce di Thomas risuonò nella stanza.
Invece di rispondere, Nancy gli aprì la porta.
"Cos'hai in programma di fare oggi?" domandò curioso.
"Tornare al pub. Ho bisogno di dimenticare un paio di cose"
"E' successo qualcosa?" il biondo tornò preoccupato, temeva che ieri sera le avessero fatto del male.
"Sì. Devo parlarti"
 
-O-

"Sembra un racconto degno di un libro dell'orrore" rabbrividì il ragazzo evidentemente scosso da quella faccenda.
"Già" mormorò lei bevendo un altro sorso di vino.
"E ora cosa intendi fare?"
"Dimenticare" rispose secca.
"Scherzi? Devi andare a dirlo alle autorità" continuò Thomas.
"Certo, rischiando che arrestino me per furto o perché pensano che l'assassino sono io. Non ci penso proprio" Nancy bevve un altro sorso di vino. "Voglio semplicemente dimenticare, è stato solo un altro spiacevole momento della mia vita, niente di più"
"Quell'assassino è ancora in circolazione, potrebbe uccidere ancora" cercò di convincerla, ma nel suo profondo sapeva che lei non avrebbe mai accettato di fare una cosa simile.
"Non sono affari miei" continuò la ladra. "Se sapevo che avresti reagito così non ti avrei detto niente..."
Thomas non poté fare a meno ad abbassare lo sguardo dispiaciuto. "Okay, non insisto"
"Grazie"
Passarono il resto del tempo al pub come se nulla fosse successo, entrambi che fingevano che tutto quello che Nancy aveva visto non fosse mai successo, che quella storia sarebbe finita lì e sarebbe stato davvero solo un ricordo spiacevole.
Non potevano sapere che c'era una persona, oltre a Thomas, che aveva ascoltato tutta la conversazione.
 
-O-

NOTA AUTRICE: Rieccomi con un nuovo capitolo di questa storia. Spero davvero vi stia piacendo!
Ringrazio ancora tutte le persone che la stanno seguendo. Se c'è qualcosa che non va come possibili errori di svista, fatemelo sapere con una recensione, ogni vostro pensiero è un'incoraggiamento per me.
Sto anche lavorando sulla lunghezza dei capitoli, gli altri li ho trovati abbastanza corti, sto cercando di migliorare.
Alla prossima!
Kisses, Emy. 
   
 
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